“L’ora blu” di Antonio Marinoni
9 Novembre, 2009Antonio Marinoni
Dopo aver avuto il privilegio di ammirare i disegni che Antonio Marinoni faceva da bambino, entriamo dietro le quinte della creazione del suo secondo libro illustrato: L’ora blu, edito dai Topipittori. (Potete leggere la mia critica all’Ora blu qui).
Antonio Marinoni, L’ora blu, Topipittori 2009
INTERVISTA AD ANTONIO MARINONI
Quando ho visto i disegni che facevi da bambino, sono rimasta a bocca aperta. Poi una laurea in architettura, insegnante in un liceo artistico, decoratore di piastrelle e tessuti… Sono passati molti anni dai tuoi primi disegni, prima di vedere i tuoi lavori entrare nel mondo dell’illustrazione. Cosa ti ha attirato verso questo mondo?
Da sempre, mentre disegno – penso sia così per tutti – mi piace fantasticare e immaginare storie, anche quando i soggetti sembrano inanimati, come sedie e sassi.
Era così da piccolo, quando stavo a disegnare per ore, steso a pancia in giù sul pavimento verde e nero del tinello o sul piano in formica rossa della cucina. Ed è stato così quando, a partire dal 1999, avvicinandomi ai quarant’anni, ho sentito di nuovo il bisogno di dedicarmi con intensità al disegno e ho iniziato a produrre, sostenuto da una volontà ferrea, una serie di ritratti di interni – con o senza figure umane – che nel febbraio 2001 sono stati esposti nella galleria milanese di Silvia e Jean Blanchaert.
In quell’occasione ho conosciuto Alberto Casiraghy che mi ha proposto di collaborare con le sue edizioni Pulcinoelefante (“Satori”, con testo di Carlo Prelz, Giugno 2002 ), e Miro Silvera che, in seguito, mi ha chiesto alcuni disegni per illustrare una sua raccolta di poesie ( “Dio nei dettagli”, Novembre 2003 ) e mi ha fatto capire che era il caso di entrare nel mondo dell’illustrazione.
Antonio Marinoni, L’ora blu, Topipittori 2009, storyboard (Ingrandisci l’immagine)
Veniamo al tuo secondo libro coi Topipittori: l’Ora blu. Con una modalità già usata per altri album, gli editori Topipittori hanno dato lo storyboard del tuo libro allo scrittore Massimo Scotti. Guardando le tavole è così evidente la simmetria tra testo e immagini che mi chiedo, chi erano Hortense, Tony Tanner, Il conte di Saint Germain, prima che fossero ancora loro? C’era una storia nella tua immaginazione o solo il desiderio di certi contorni, certe atmosfere?
I Topipittori hanno consegnato a Massimo Scotti lo storyboard delle peripezie di Hortense, che avevo preparato in forma di maquette in scala ridotta del libro, intitolato provvisoriamente e piuttosto banalmente “Il viaggio”.
La struttura della storia era già definita: P., un giovane viaggiatore, trova su una panchina della stazione un vecchio libro. Salito sul treno si lascia trasportare dalla lettura che, grazie ai suoi magici piaceri, gli fa incontrare i due protagonisti della storia: la bella Hortense – giovane aristocratica francese degli anni della rivoluzione – e il suo amato, il Cavaliere di Saint-………, che, direttamente con la loro voce, continuano a narrare a P. le loro avventure, sino a coinvolgerlo nella loro storia.
Nel testo di Massimo, Hortense è rimasta esattamente come l’avevo immaginata. Nel ruolo del viaggiatore, il rappresentante filatelico Tony Tanner ha preso il posto del ragazzo P.; mentre il famigerato e tenebroso Conte di Saint-Germain ha sostituito il giovane e puro Cavaliere di Saint-……… nel ruolo dell’innamorato di Hortense.
Antonio Marinoni, L’ora blu, Topipittori 2009, storyboard (Ingrandisci l’immagine)
Antonio Marinoni, L’ora blu, Topipittori 2009, prova storyboard
Da quali suggestioni è nata l’idea di questo viaggio in treno tra ombre cinesi e sfondi antichi?
L’idea di questo viaggio è nata da suggestioni settecentesche. La prima si è presentata quando, durante una vacanza in montagna nel luglio 2001, ho visto nella vetrina di una piccola libreria antiquaria tre stampe con paesaggi svizzeri, tratte da “Tableaux de la Suisse”, monumentale opera di Beat Fidel Anton Zurlauben pubblicata a Parigi negli anni Ottanta del Settecento: folgorato, sono entrato e le ho comprate subito.
Appena rientrato nella mia casa di quei giorni, ho avuto un lampo di intuizione ( subito fissato in alcuni schizzi ): utilizzare con la tecnica del collage le stampe in tre diverse scene come vedute inquadrate dal finestrino di un treno, con l’aggiunta di viaggiatori. Questa associazione tra le stampe antiche e il treno contemporaneo è all’origine dell’idea di questo libro. Alle prime tre stampe si sono poi aggiunte le altre che ho ricercato per completare la storia.
La seconda suggestione sta nell’attrazione che le silhouettes hanno sempre suscitato in me: sia per la loro capacità di trasmettere, nell’estrema sintesi della tecnica, l’essenza di un volto o di una figura, sia per l’effetto percettivo del nero che rafforza il loro significato di ombre e ne sottolinea il senso di mistero.
Inizialmente ho fatto anche qualche prova di tavola rappresentando i tratti dei volti dei protagonisti, ma poi ho deciso di mantenere le silhouettes nere nelle tavole definitive, dopo aver visto come sono piaciute a Giovanna Zoboli.
Antonio Marinoni, L’ora blu, Topipittori 2009, storyboard (Ingrandisci l’immagine)
Antonio Marinoni, L’ora blu, Topipittori 2009
Quanto tempo è passato da quando hai presentato lo story-board della storia agli editori alla pubblicazione del libro? Che tipo di lavoro avete fatto per “comporre” il libro?
Dopo i primi schizzi in montagna del luglio 2001, finalizzati alla realizzazione di tavole non necessariamente legate da una storia ma destinate ad essere incorniciate e appese, ho pensato che dall’accostamento treno-vedute antiche poteva nascere una storia. E la mattina del 21 maggio 2002, seduto alla cattedra illuminata dal sole, mentre la classe svolgeva tranquillamente una verifica di disegno geometrico, ho schizzato uno storyboard molto essenziale con la storia di Hortense. Quella stessa mattina, a pochi minuti di distanza, è nata anche la prima idea della storia di un ladro che poi è diventata il libro Velluto.
Dopo tre anni, nel maggio 2005, ho presentato la versione più dettagliata dello storyboard, quella in forma di maquette, ai Topipittori, durante il mio primo incontro con loro. Nella stessa occasione ho presentato anche lo storyboard della storia di un ladro insieme a cinque tavole già realizzate (selezionate a Bologna 2004). Il ladro, grazie alle tavole già eseguite, ha avuto la precedenza e Hortense è rimasta quindi ferma sino all’ultimazione delle tavole di Velluto. Paolo Canton, con la sua estrema chiarezza, ha dato i tempi: “Siamo nel 2005, la storia del ladro uscirà nel 2007 e quella di Hortense nel 2009”. E così è stato. Dopo aver ricevuto il testo di Massimo nel novembre 2006 ho prodotto una nuova versione di storyboard, seguita dell’esecuzione delle tavole che, dopo alcune prove con tecniche diverse, sono giunte alla forma definitiva anche con l’aiuto del piccolo Filippo per le velature blu nelle vedute del treno.
Il libro è uscito in Italia lo scorso settembre a otto anni dalla prima intuizione e a quattro anni dalla presentazione dello storyboard agli editori.
Antonio Marinoni, L’ora blu, Topipittori 2009, storyboard (Ingrandisci l’immagine)
Cosa hai provato quando hai letto la storia del rappresentante Tony Tanner scritta da Massimo Scotti?
Il testo mi è sembrato da subito meraviglioso. Massimo ha sì seguito passo per passo le indicazioni dello storyboard per la costruzione della struttura della storia, però poi ne ha fatto un’opera intimamente sua, ricchissima, profonda e con quel tema affascinante e struggente dell’ora blu.
Inoltre, ha aggiunto mistero con il tocco inquietante dato dalla presenza del Conte di Saint-Germain.
Infine mi ha stupito, e ha accentuato il mio processo di identificazione nel viaggiatore, la scelta – per il rappresentante filatelico – del nome Tony, che è l’abbreviazione del mio, e del cognome Tanner , così simile a “Tanne”, la prima parola pronunciata da mio figlio Giacomo e da lui utilizzata per chiamarmi.
Allora, per giocare con le parole, ho aggiunto in una delle pagine del libro con testo la silhouette “Tanne” dell’artista tedesco Tannert. Sono fiero della collaborazione con Massimo Scotti, come lo sono anche di quella con Silvana D’Angelo per Velluto.
Antonio Marinoni, L’ora blu, Topipittori 2009, storyboard (Ingrandisci l’immagine)
Antonio Marinoni, L’ora blu, Topipittori 2009, storyboard (Ingrandisci l’immagine)
Che cosa traduce il disegno del tuo mondo? Perché disegni?
Disegno perché non posso farne a meno: è una necessità , da sempre. Nelle figure dei libri mi piace radunare le tracce dei miei interessi: storia, pittura, scultura, architettura, arti decorative, design, antiquariato, piante e fiori. Per arredare le stanze di Velluto ho ricercato per mesi e mesi una miriade di oggetti che poi non ho potuto inserire tutti per mancanza di spazio. La fase della ricerca documentativa mi piace moltissimo e spesso la protraggo oltre ogni ragionevole limite di tempo.
Nelle pagine dell’Ora blu, oltre alle stampe antiche e alle silhouettes nere, ho sparso e maldestramente incollato i fiori delle ortensie dei miei genitori, necessari per suggerire l’idea del diario di una ragazza innamorata e nello stesso tempo traccia di una delle mie attività preferite, quella di giardiniere. Al richiamo del giardino non so resistere: quando chiede il mio aiuto lascio tutto e accorro. Poi, mi piace che nel mio lavoro, e per riflesso nel suo risultato fisico – il libro – ci sia continuità , come Nabokov fa dire al protagonista de “Il dono”:
Ma l’essenziale è che ci sia un un’unica e ininterrotta progressione del pensiero. Voglio sbucciare la mia mela in una sola striscia, senza mai staccare il coltello.
Penso che un effetto di questo desiderio di continuità nelle pagine dell’Ora blu sia stato raggiunto.
Lo studio di Antonio Marinoni
Due parole sullo spazio dove lavori…
Il mio studio è una parte del soggiorno, con tutti i vantaggi e gli svantaggi del lavorare in casa. I libri hanno un ruolo importante e cambiano spesso di posto per seguire e nutrire i flussi dell’ispirazione , e lasciano allora le librerie, passano al divano e infine arrivano sul tavolo – quando mi servono molto vicini – in un ordine piuttosto promiscuo. Proprio in questo momento, mia moglie passandomi vicino dice: ”Ma cos’è questa accozzaglia sul tavolo? Cosa c’entrano tra di loro Galileo, le simmetrie in giardino, gli interni dell’Ottocento, Virginia Woolf e la Regina di Biancaneve?” C’entrano, c’entrano…
Poi, mischiati ai libri, ci sono tanti sassi artificiali – prodotti dal mare modificando pezzi di vetro e piastrelle rotte – e conchiglie, fiori e foglie secche, una mano di gesso realizzata alla fine dell’Ottocento dal mio bis-zio Giuseppe, un cervo volante e qualche ala di farfalla che, solo all’ultimo momento, mi sono trattenuto dall’inserire nelle pagine della storia di Hortense.