Cock Robin, Death and Burial of Cock Robin
4 Marzo, 2008Death and Burial of Cock Robin, published by John Harris ,1819
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“Death and Burial of Cock Robin” è una delle più famose e misteriose filastrocche inglesi per bambini, data molti secoli. (V. O.). Era, nella libera traduzione di Nico Orengo, la mia filastrocca preferita quando ero bambina (ero una bambina macabra, degna di un racconto di Gorey).
Mi piaceva il girotondo di prospettive che si tesseva intorno all’evento della morte. Mi incantavano gli obblighi che stabiliva il linguaggio. L’azione dei personaggi, i loro sentimenti, non venivano definiti dalla loro natura, dalle loro qualità , venivano definiti dal gioco di parole che si intesseva nel verso. Questo potere della parola aveva per me un fascino perverso.
(…)
Il Passero assassino, la Colomba innamorata, gli amici animali legati alla morte del Pettirosso dalle rime…
Chi leggerà la Messa?
Io, disse il Corvo,
per antica promessa
leggerò la Messa.
tutti avevano un compito. Era questa posizione meccanica nell’orologio della morte del Pettirosso ad essere importante, la sua precisione. Nessuna differenza morale distingueva i personaggi e le loro funzioni. Dentro di me, ricordo (avevo sei, sette anni), era già ben presente il senso della colpa e della pena. La filastrocca me ne affrancava. Creava un mondo nuovo, nuove leggi, sancite dai suoni, dalla forma delle s, dai nomi inusuali (Nibbio, Tarabuso, Fanello), dalle assonanze. Questo nuovo mondo era altrettanto rigido, altrettanto severo, ma la sua struttura morale non si organizzava più intorno alla colpa, in una struttura gerarchica, come nel mio mondo di bambina, ma intorno alla cura, in un universo bidimensionale, più semplice.
Non smetteva di turbarmi e affascinarmi la sensazione che anche il Passero (la morte), assassinando il Pettirosso, aveva avuto cura di lui.
John Anster Fitzgerald, Who Killed Cock Robin, 1860
Published by M. Morgan e A. Morgan, Stafford , ca. 1800
Vai al post: La vera morte di Cock Robin (simbologia del pettirosso).
Vai al post: The babes in the wood
4 Marzo, 2008 at 21:04
Bellissime le immagini dell’edizione Harris, con quella acquarellatura finissima. È la copia della Osborne Collection o è la tua?
Ma non ti scrivo per questo. È che mi diverte l’idea di una bambina italiana di pochi anni fa, affascinata da un classico delle moral tale puritane che hanno devastato l’infanzia di generazioni di bambini anglosassoni al grido di «not too little to go to Hell» (per quanto qui già reso tragicommedia dallo spirito di un tempo nuovo. quello dei chapbook). Prova a rileggere le esilaranti pagine in cui Huckleberry Finn descrive la cugina appassionata di piccoli morti (se vuoi, vado a cercarle: me le aveva segnalate Giovanna proprio qualche giorno fa).
E trovo interessante la lettura che ne facevi:Bunyan e Cotton Mather si stanno rivoltando nella tomba. E gli sta bene.
5 Marzo, 2008 at 11:56
Le immagini acquarellate vengono dalla Osborne Collection, c’è un bellissimo libro che le raccoglie: “A treasury of illustrated children’s books”, l’ho preso in biblioteca e ora ne compro una copia su Amazon perché soffro troppo a separamene.
Mi hai dato un’idea di lettura, leggerò Huckleberry Finn, o come suggeriva Calvino di dire a proposito dei classici: lo RIleggerò…!
5 Marzo, 2008 at 12:24
La filastrocca “in morte del pettirosso†e i tuoi commenti che mettono così perfettamente in luce la percezione infantile di questa narrazione mi hanno fatto venire in mente il film “Giochi proibitiâ€, di René Clément, che nel 1952 vinse il Leone d’oro a Venezia. Tema: i bambini e la morte. Scenario: la seconda guerra mondiale. Un bambino e una bambina, circondati dall’orrore, decidono di costruire un cimitero per animali (e torna il tema della cura che tu individui nella poesia). In generale, sull’argomento morte tali sono i problemi degli adulti (oggi, poi, siamo alla patologia), che la censura è costituita semplicemente dal silenzio sull’argomento. Semplicemente, la cosa non esiste. Così i bambini, lasciati a se stessi, si danno le loro spiegazioni in merito. Che poi immancabilmente lasciano gli adulti a bocca aperta, per la profondità e la lucidità che rivelano (come nel film). Tu hai citato, a proposito della tua infanzia “melanconicaâ€, anche Gorey e a me è subito venuto in mente Tim Burton: entrambi eredi del gotico, di Poe, di Washington Irving, di tutte quelle atmosfere nere che costellano la cultura anglosassone, fra ironia (come in Huckleberry Finn) e terrore. Stephen King ha scritto un saggio interessantissimo sulla fascinazione che esercitano i temi della paura, della morte, del mostruoso su bambini e ragazzi. Si intitola “Danse macabreâ€, edito da Sperling & Kupfer. Si legge come un romanzo, e fa luce su questioni di solito ipocritamente lasciate al margine…
7 Marzo, 2008 at 8:43
Era anche la mia filastrocca preferita…
20 Marzo, 2008 at 12:54
una danse macabre con i miei danzatori preferiti: Gorey, Burton (nella sua doppia versione di regista e poeta e penso all’imperdibile Morte malinconica del bambino ostrica edito da Einaudi)e naturalmente Stephen King. Cara anna, mi sembra che i tempi siano maturi per poter parlare di Erlbruch e del suo L’anatra, la morte e il tulipano (L’ho letta come una promessa, quella fatta a Paloma a proposito dei picture books!) Aspetto con ansia riflessioni tue o di altri su uno dei libri che considero al momento tra i migliori (per senso e qualità formale)pubblicati recentemente.
A presto
29 Giugno, 2010 at 11:29
grazie Anna per farmi scoprire sempre dei libri bellissimi! questo proprio non lo conoscevo e si, mi avrebbe affascinato molto!Per me però la morte non era un segreto, papà quando avevo la febbre mi raccontava per ore i promessi sposi e io mi facevo ripetere all’infinito i particolari sulla peste.
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14 Settembre, 2010 at 0:12
il perdono è la nostra più grande forza