Cinguettando allegramente si può fare tutto (Polonia 1954)

Vi auguro un cinguettante week-end.


Illustrazioni: Olga Siemaszko
Autore: Samuel Marszak
Titolo: Wesole czyzyki (chi lo traduce?)
Editore: “Czytelnik”, Warszawa, Polonia, 1954


Non ho tempo, non ho spazio, non ho l’ispirazione: 3 buone scuse per disegnare di piĂą

Non vorrei rubare il mestiere all’infaticabile Maria Popova, che con il suo blog Brainpickings porta avanti uno tra i piĂą interessanti e ricchi discorsi sulla creativitĂ  in circolazione sul web. Come nasce, cosa è, cosa ha prodotto, come si coltiva la creativitĂ . Le rubo solo un video. Vorrei invece darvi qualche consiglio che è servito a me in varie occasioni per disegnare senza trovare troppe scuse per non farlo, o per rimandare a domani.
Scappare da noi stessi e dalle cose che ci rendono felici è uno dei mestieri per cui siamo più dotati. Non è così?

Maria Mackiewicz, Polonia 1964

NIENTE SCUSE 1) LO SPAZIO
Se avete poco spazio, usate un foglio piccolino, una piccola matita, un piccolo temperino, una piccola gomma.

Non ricordo dove, (non nell’intervista che le avevo fatto qui), Joanna Concejo aveva raccontato che per un certo tempo aveva rinunciato a illustrare perchĂ© le dimensioni della sua casa e l’ingombro della famiglia e delle sue esigenze non glielo permettevano, fino a che un giorno, sull’angolino di un tavolo, su un piccolo foglio da quaderno, ha inventato una tecnica che poteva essere realizzata nel poco spazio che aveva.

Joanna Concejo

Memore di questo aneddoto, questa estate, in una strettissima stanzina d’albergo dove pensavo che non avrei avuto modo di disegnare, mi sono inventata la “tecnica di disegno dal letto”.

Ingredienti: un letto (ma va bene anche un divano), un piccolo album che serve anche da leggio, una matita, un temperino, una gomma pane, un sacchettino da congelazione per la matita temperata, una finestra. Stando sul letto, ho copiato il cortile che vedevo dalla finestra, ho aggiunto due personaggi e un luna, e ho fatto la tavola che domani spedirò a Sarmede per la mostra di ottobre. Mi chiedo se sono la stessa persona che durante gli scorsi 5 anni ha girato 4 studi di Barcellona, 3 stanze di casa, 6 scrivanie, affermando che non trovava un luogo abbastanza buono (luminoso, non troppo luminoso, silenzioso, non troppo silenzioso, piatto, inclinato, all’altezza giusta, con la gente giusta, senza troppa gente…) per disegnare.

Anna Castagnoli, Il cortile. Mostra di Sarmede 2013

Ci sono mille luoghi dove poter disegnare o scrivere: giardini pubblici, biblioteche, graziosi caffè, case di amici in vacanza…
Paul Simon
(genio musicale dei Simon & Garfunkel) ha scritto The sound of silence, una delle più belle canzoni della storia della musica leggera, chiuso nel bagno di casa sua (non vogliamo sapere di più). No more excuses.

NIENTE SCUSE 2) IL TEMPO
Se avete poco tempo, difendetelo; se ne avete troppo, organizzatelo.

Trovare tempo è uno dei problemi piĂą ostici per chi vorrebbe illustrare (o scrivere) ma deve fare qualche lavoro “vero” per sopravvivere, o per chi ha la casa ingombra di bambini (uno solo a volte è giĂ  molto). Veramente, ho conosciuto un’illustratrice, anni fa, che aveva 5 figli e disegnava moltissimo. Quando le chiesi come faceva, mi rispose: disegno mentre dormono. Però non è diventata nĂ© famosa nĂ© appena conosciuta, per cui non la teniamo in conto. Susanne Janssen ha tre figli, ma è un genio, meglio scartare anche lei come esempio utile.

Quentin Blake, St Pancras International station

Il problema del tempo, quando si fa un mestiere vaporoso come l’illustratore, è un problema grosso, anche perchĂ© nessuno sembra mai capire che il tempo dedicato alla creazione è un tempo serio, e necessita di silenzio e privacy tanto quanto quello di un chirurgo che sta operando. Io ci ho messo un bel po’ a far capire a mamma, amici e mariti che quando sono in casa a disegnare, o anche solo a pensare, o anche a fare niente: “sto lavorando”.
Ma anche quando se ne ha in abbondanza, di tempo, il tempo è un problema. Perché il tempo creativo non è un tempo come tutti gli altri. Nel video qui sotto, John Cleese, (genio comico dei Monty Python) dà alcuni preziosi consigli su come gestirlo (in inglese).

Datevi un tempo per creare e difendetelo a spada tratta. Ma ricordate che i “disturbatori” sono fuori E dentro di voi. Siamo i primi a farci disturbare da noi stessi e non saper difendere il nostro tempo, perché stare a contatto con se stessi senza interferenze fa sempre un po’ paura: restare sospesi in un tempo incerto, non produttivo, dove non si sa bene che fare (eppure è da lì, da quel vuotino disagevole che escono le buone idee!) è difficile. Se vi viene da alzarvi perchĂ© vi siete ricordati che avete dimenticato di telefonare alla zia Evelina, non alzatevi. Nel tempo che avete scelto di dedicare al lavoro creativo, imponetevi di stare. State lì. Non è  necessario fare qualcosa. Se non vi viene nessun disegno, nessuna frase, nessuna idea, state lì lo stesso. Potete anche girarvi i pollici, se vi fa sentire meglio.

Eli W. Buelca, Top Hat, 1870

NIENTE SCUSE 3): L’ispirazione
Per farvi venire l’ispirazione, invece, tutte le scuse sono buone.

C’è un libricino delizioso, scritto da Giorgio Agamben, che si intitola Genius. Ve ne cito un paio di passaggi:

“I latini chiamavano Genius il dio a cui ciascun uomo viene affidato in tutela al momento della nascita. L’etimologia è trasparente ed è ancora visibile nella nostra lingua nella prossimitĂ  fra genio e generare. (…)  Vi è un’espressione latina che esprime meravigliosamente il segreto rapporto che ciascuno deve saper intrattenere con il proprio Genius: indulgere Genio. A Genius dobbiamo concedere tutto quello che ci chiede, (…). Anche se le sue esigenze possono sembrare irragionevoli e  capricciose, è bene accettarle senza discutere. Se, per scrivere, avete – ha! – bisogno di quella carta giallina, di quella penna speciale, se ci vuole proprio quella luce fioca che spiove a sinistra, è inutile dirsi che qualunque penna fa il suo mestiere, che ogni carta è buona. Se senza quella camicetta di lino celeste (per caritĂ , non la bianca con quel colletto da impiegato!) non vale la pena di vivere, se senza quelle sigarette lunghe con la carta nera non ve la sentite proprio di andare avanti, non serve ripetersi che sono soltanto manie, che sarebbe ora di mettere giudizio. Genius suum defraudare, frodare il proprio genio, significa in latino: rendersi triste la vita, imbrogliare se stessi.” Genius, Giorgio Agamben

Sapete voi quali sono le cose di cui non potete proprio fare a meno per disegnare, scrivere, illustrare di piĂą e meglio. Fatele!

Edward Gorey

Infine, vi consiglio di leggere (e fare) La via dell’artista. E’ un libro da prendere con le pinze, è un po’ un’americanata, ma come tutte le cose made in America, funziona perfettamente. Consiste in una serie di esercizi pratici che servono a liberarsi un po’ da quella vocina interna che ad ogni piè sospinto ci dice: non sono capace, non sono capace…

Anche questo post può tornarvi utile:
Il potere dei gruppi, breve trattato sulla felicitĂ  e tre buoni consigli

Per oggi è tutto. E ora, al lavoro!

Genius
Giorgio Agamben
Una riflessione sul nostro Genius
2,13 euro

Genius potete anche scaricarlo in versione per Kindle: qui.

La via dell’artista.
Julia Cameron
Come ascoltare e far crescere l’artista che è in noi
20,40 euro

Face(illustrators)book: i ritratti dei grandi illustratori


Bruno Munari, Italia,  1907 – 1998

Carissimi Invisibili,
ecco, inizia una nuova stagione delle Figure dei Libri: mi sembrava carino inaugurarla rendendo omaggio agli artisti che ci hanno regalato la storia dell’illustrazione, con tutti i suoi conigli vestiti, gatti con e senza stivali, personaggi, ranocchi, le sue atmosfere cupe, ironiche o sognanti, gli elefanti, le giraffe, le avventure e i castelli. Ma anche, e soprattutto, le idee.
Ho tante sorprese in serbo per voi – sempre che riesca a scuotermi dal torpore estivo- , e spero che mi accompagnerete con lo stesso entusiasmo di sempre, settimana dopo settimana, post dopo post, concorso dopo concorso. Pronti? Via!

William Steig, Stati Uniti, 1907-2003

Vladimir Lebedev, Russia, 1891 – 1967


Nathalie Parain, Russia 1897 – Francia 1958

Tove Jansson, Svezia, 1914 – 2001

Saul Steinberg, Stati Uniti, 1914 – 1999

Takeo Takei, Giappone, 1894 – 1983


Sergio Tofano (Sto), Italia, 1886 – 1973

Richard Scarry, Stati Uniti, 1919 – 1994

Randolph Caldecott, Inghilterra, 1846 – 1886

Arthur Rackham, Inghilterra, 1867 – 1939

Carl Larsson, Svezia, 1853 – 1919

Norman Rockwell, Stati Uniti 1894 – 1978

Emanuele Luzzati, Italia, 1921 – 2007


Aubrey Beardsley, Inghilterra,  1872 – 1898

Beatrix Potter, Inghilterra, 1866 – 1943

Edward Gorey, Stati Uniti, 1925 – 2000


Jean de Burnhoff, Francia, 1899 – 1937


Edmund Dulac, Francia (naturalizzato inglese), 1882 – 1953

Maurice Sendak, Stati Uniti, 1928 – 2012

Ĺ tepán Zavrel, Repubblica Ceca-Italia, 1932 – 1999

John Alcorn, Stati Uniti, 1935 – 1992


Remy Charlip, Stati Uniti, 1929 – 2012

AndrĂ© François, Romania – Francia, 1915 – 2005

Quentin Blake, Inghilterra

John Burningham, Inghilterra


Katsumi Komagata, Giappone

Tomi Ungerer, Francia


Iela Mari, Italia

Enzo Mari, Italia


Blog in pausa. Ci rivediamo il 16 settembre.

 Il blog Le Figuredelibri è in pausa fino al 16 settembre

La poesia dei mesi, Giuse Quarenghi e Anna Castagnoli, in prossima uscita con Topipittori, particolare

Un metodo per cercare il proprio stile. Corso con Anna Castagnoli (Venezia)

ALLA RICERCA DEL PROPRIO STILE, CORSO INTENSIVO CON ANNA CASTAGNOLI
L’illustrazione per bambini ha un linguaggio molto specifico che non è quello del fumetto e non è quello dell’arte. All’interno di questo linguaggio c’è spazio per moltissime voci personali.
Lo stile è qualcosa di molto personale, ma è difficile trovarne uno se non si comprende quali sono i limiti e i binari del linguaggio proprio dell’illustrazione per ragazzi. Nel corso, attraverso un percorso di esercizi intervallati da parti teoriche,  si studieranno le diverse famiglie di stili (realista, lirico, grafico) e per iniziare un cammino di ricerca verso un segno personale, in linea con le esigenze del mercato editoriale contemporaneo.
Quello che insegnerò, soprattutto, è un metodo.

Al corso verranno insegnate anche alcune tecniche che faciliteranno la ricerca: come la monotipia diretta e indiretta e l’incisione con pastello ad olio incolore e china.



Quando: 24 e 25 agosto 2013.  Orari: dalle 9 del mattino alle 18, con un’ora di pausa pranzo. Il 24 sera si cena tutti insieme.
Dove: Venezia, presso gli spazi dell’Associazione Barchetta Blu, in centro (Dorsoduro 614 Calle Capuzzi)
Cosa: corso intensivo di due giorni sulla ricerca dello stile e lo studio del linguaggio proprio all’illustrazione per ragazzi
Costo: 150 euro + 21% di IVA
Numero massimo partecipanti: 14

Come iscriversi:
Ho scelto di mettere un limite di 14 iscrizioni per poter seguire ogni allievo con piĂą attenzione.
Per iscrivervi scrivete a anna.castagnoli(at)gmail.com entro il 30 luglio 2013

Non vedo l’ora!
Un saluto caro a tutte
Anna

Per capire di cosa tratta un mio corso sullo stile leggete questo post:
Alla ricerca del proprio stile
Per un assaggio delle emozioni che abbiamo vissuto a SĂ rmede a giugno leggete questo post:
A SĂ rmede, dove GesĂą ha perso un sandalo e l’anima si è ritrovata.

Se siete interessati a futuri corsi scrivetemi una mail con oggetto: interessata/o ai futuri corsi, e nella mail specificate la vostra cittĂ  di provenienza.

La lista dei materiali vi sarĂ  inviata via mail dopo l’iscrizione.


A SĂ rmede, dove Giuda ha perso un sandalo e l’anima si è ritrovata

Foto e disegno di Anna Martinucci

Siamo abituati dall’interpretazione medioevale della parola greca ànemos (il soffio, il vento) a pensare che l’anima sia qualcosa di candido, etereo e gentile. Basta ascoltare la parola ebraica ruah (il vento, lo spirito) per ritrovarne tutta la forza primigenia:

Come una spinta al continuo spostamento, ruah è il veicolo inafferrabile del nume, il fremito che agita gli animi, lo schianto che rovescia alberi e case, la sventura che muta le sorti (…). Quando si identifica con l’ispirazione ruah riempie le menti, conferendo una lucida comprensione della realtà. (…) – ma può anche essere un timore incontrollabile, un turbamento che rattrista l’animo, un torpore che impedisce d’agire, o persino un istinto alla prostituzione. (…) Ruah Ellhim è inoltre la sostanza delle origini che, all’inizio del Genesi, aleggiava sulla superficie delle acque, la misteriosa essenza di ruah è, in questo caso, un permanere lieve, che pare custodire l’estensione illimitata dell’oceano primordiale. (1)

Sarà che la piana padana che si stende sotto la frazioncina collinare di Rugolo, con tutte quelle lucine accese a sera come lampare, sembra un oceano primordiale, sarà che a Sàrmede deve esserci, come nell’isola di Lost, qualche fenomeno magnetico che fa che il tempo scorra in modo sinistro (uno passa una settimana a Sàrmede, torna a valle e scopre che sono passati cento anni). Sarà che l’aria è buona e la mattina si viene svegliati dal grido del pavone. Saranno le lucciole, la notte. Saranno gli alberi da frutto che ammiccano al passante offrendo il fianco tornito. Sarà che nella pausa pranzo si può stare coi piedi nel fiume a fare a gara a chi sputa più lontano i noccioli di ciliegia. Fatto è che a Sàrmede l’anima si risveglia. E, nonostante i suoi miseri 21 grammi, l’anima non è cosa da prendere alla leggera.

Poi c’è il fatto che qualcuno che prende un trenino o un tornante per arrivare in cima a un colle sperduto tra i colli a fare un corso di illustrazione, o sta cercando qualcosa che ha perso (Miguel Tanco ha soprannominato SĂ rmede con un detto spagnolo: “Il posto dove Giuda ha perso un sandalo”) o ha qualcosa da dire che non gli lasciano dire giĂą a valle. Insomma, ha una buona ragione.
Infatti, a SĂ rmede ci viene (e a volte ci si ferma) quel tipo di gente che nella vita di tutti i giorni, nella vita degli omini che vanno al lavoro lustrati tutti i giorni, non trova requie.


Ci viene chi ha l’anima di traverso che non gli va nĂ© su nĂ© giĂą, con quello sguardo di leprotto spaurito, timoroso che esista una qualche pena capitale per chi ha l’anima di traverso. Lo so, perchĂ© a SĂ rmede ci andai quando avevo 20 anni: per la stessa ragione e con lo stesso sguardo (leggere qui).

A Sarmede come studente, nel 2002, con Marta Farina

Lo sapete vero che l’anima è il bersaglio numero uno, il nemico più acerrimo, il solo centro di tutti i cecchini della società di massa e dei consumi? Che ruah vuole cose che non hanno prezzo, e c’è poco da guadagnarci coi desideri di ruah.
Tornare a Sàrmede dopo 20 anni, tornarci da professore, è una sensazione impagabile. La scusa è stata quella di un corso sullo stile, ma io ci sono tornata perché avevo una cosa da dire, una cosa che ho imparato nel frattempo (20 anni sono tanti):

Quando uno ha l’anima di traverso, deve buttarla fuori, non inghiottirla.

Il disegno è uno degli strumenti migliori per farlo. Lo stile, gli stili, le tecniche, sono rotaie (o scuse) per cacciarla fuori dalla tana. Avevo anche una seconda cosa da dire, ed è questa:

L’anima non è affatto bella.

E’ una cosa maledettamente importante, perché la propaganda della società dei consumi ha fatto di tutto per farci dimenticare che quella cosa tutta storta, tutta buchi, fine come un tessuto liso, impalpabile come dita di vento nell’erba, imprecisa come un errore, incerta come un bambino davanti a due vasi di marmellata, è esattamente la nostra anima.

Diane Lingjaerde
Elisa Galleano
Francesca Alberti

Crediamo di doverla correggere, crediamo che sia sbagliata. Non c’è errore più madornale.
Se siamo attratti dall’arte, dall’illustrazione, se ci infiliamo in un reparto sotterraneo di libri per bambini (vi siete chiesti perchĂ© lo mettono sempre in fondo alle librerie, quasi nascosto?!), se leggiamo un libro, una poesia, il disegno in filigrana di una foglia smangiata da un insetto, non è mai per trovare qualcosa di efficiente, di bello, di funzionante, di perfetto, ma è perchĂ© abbiamo sete di qualcuno che ci dica che il dubbio, la paura, l’incertezza, la fragilitĂ , sono cose nostre, legittime e preziose.
Dove il segno si fa incerto, l’anima respira. Dove un artista ci lascia vedere la sua imperfezione, l’anima si sente a casa.

Diane Lingjaerde
Daniela Benghi
Eugenia Pesenti

La linea, il segno, il colore, devono essere strumenti morbidi e duttili per tradurre tutta la fragilitĂ  dell’anima, o la sua forza. L’anima non è mai politicamente corretta.
Disegnare è quel processo alchemico che trasforma l’anima e le sue contraddizioni in qualcosa di visibile a tutti. Il suo linguaggio, quando trova le parole (il segno), è chiarissimo.

Anna Crema
Debora Farina
Anna Martinucci
Sara Mognol
Mariangela Ballatore
Margherita Giacosa

Abbiamo sperimentato tante tecniche, scoperto come la stessa immagine declinata in stili diversi dia emozioni diverse, abbiamo imparato come ristrutturare una composizione a partire dall’emozione che si vuole trasmettere, abbiamo imparato a sintetizzare, semplificare…

Ilaria Gabrieli

Veronica Meitre

Elena P.

Abbiamo studiato tantissimo e lavorato come matti…

Michela Gastaldi

Ma nessuna delle cose che abbiamo scoperto e studiato avrebbe avuto il minimo effetto sui progressi di ciascuno se dietro la teoria e la tecnica non ci fosse stata l’energia misteriosa dei boschi, le lampare sul mare d’erba, le ciliegie portate alla classe rischiando l’osso del collo, i sorrisi, le sere nel giardino a raccontarsi le storie, la mia fiducia assoluta nel fatto che si può avere fiducia in sĂ© e negli altri (e nelle proprie mani).

Il secondo gruppo, 19 allievi
Il primo gruppo, 23 allievi

Provate a dire ad alta voce: ruah. Ecco, il vostro stile è quella trasparenza impalpabile che traduce il suono della vostra voce quando dite: ruah.
Nel video qui sotto, il brindisi finale del primo corso. A volte ruah è così prezioso che lo si può solo sussurrare.
Un grazie speciale a tutti per esserci stati.
Anna

Se volete leggere la storia di SĂ rmede andate qui e qui.
Sulla mia storia da studente ad insegnante a SĂ rmede: qui.
Per un’idea di quello che si fa in un corso sullo stile: qui.


Natascia Gobbo

Note:
(1) Simboli del pensiero ebraico, Giuli Busi, Einaudi 1999