I libri in stoffa di Louise Marie Cumont

 

Sempre alla galleria Les Trois Ourses, ho sfogliato qualche libricino in stoffa di  Louise Marie Cumont. Che meraviglia. Sono tutti cuciti a mano da lei. In Vingt personnages (quello che mi è piaciuto di più), per un gioco di pieghe del libro, sfogliando le pagine, si venivano a comporre diverse relazioni tra gli stessi personaggi.
Il prezzo non ve lo dico neanche, ma ho deciso che tra qualche decina d’anni (meno, facendo il mio mestiere, sarà dura) sarò così ricca che avrò tutta la collezione della Cumont.

Questo qui sotto, invece, è Au lit! (la versione in stoffa costa più di mille euro…).

Nell’ultima pagina di Au Lit!, in una taschina, c’è una morbida bambolina da tenere sul cuore o sotto al cuscino mentre si dorme.
Cosa volete di più da un libro?

Trovate tutti i libri di Louise Marie Cumont qui.
La sua biografia qui.
E potete comprare l’edizione in carta di Au lit! su Amazon, cliccando qui sotto:

Au lit!
Louise Marie Cumont
Un libro per dormire
20,79 Euro

IllustraMeeting – Professione llustratore: Video intervista a 5 illustratori

 IllustraMeeting – Professione llustratore è il titolo di un’intera giornata dedicata alla professione di illustratore, organizzata il 14 maggio scorso a Palermo, presso i Cantieri Culturali alla Zisa. Ad orchestrarla e presentarla è stata l’infaticabile Rosanna Maranto, una mamma appassionata di illustrazione che ha deciso di dare nuova linfa all’illustrazione per bambini nella sua bella e difficile regione. Ha organizzato il festival Illustramente (nel 2013 ci sarà al seconda edizione: dal 21 al 24 novembre), e un concorso finalizzato a una mostra che si è appena concluso: Il faro, una storia illuminata (potete vedere e votare le illustrazioni qui).


Durante IllustraMeeting, gli ospiti si sono collegati via Skipe, e il pubblico li ha visti proiettati su un grande schermo. Tutta la giornata poteva essere seguita su internet in streaming, in diretta. Una prova che oggi, con un po’ di tecnologia, si possono organizzare cose davvero interessanti.

Ed ecco una caterva di consigli sul lavoro di illustratore…

Gianluca Garofalo
Illustratore
“La scelta di essere illustratoreâ€
(Con un intervento di Luciana Giunta, Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, docente di Pedagogia e Didattica dell’arte).

Anna Castagnoli
Autrice, illustratrice e critica di album illustrati (blogger di LeFiguredeilibri)
“Il senso dei libri illustrati e del nostro mestiereâ€

Roberto Ricci
Illustratore e fumettista professionista
“Il netto confine tra fumetto e illustrazione, le tecniche in comuneâ€

Mauro Evangelista
Illustratore professionista, docente dell’Accademia di Belle Arti di Macerata
e direttore di Ars in Fabula – Master in illustrazione per l’editoria
“Ars in Fabula Master e Summer Schoolâ€

Morena Forza
Illustratrice professionista e blogger di Roba da Disegnatori
“La preparazione di un book, l’auto-promozione, gli interlocutori dell’illustratore: autori, art director, editori, aziende di merchandising etc.â€

Infine, cliccando sui nomi, potete vedere le video interviste di: Alessandro Bazan,  qui: (Dominich Buttaccio Tardio, Concetta Di Liberto e Monica Saladino), Alberto Nicolino.


Se vi avanzano ottomila dollari

Fore edge painting
Un taglio di notevole importanza
di Anna Martinucci

Se vi avanzano ottomila dollari vi si possono presentare numerose possibilità. Alla fine di questo articolo ne vedremo alcune, che possono riassumersi così: “Come cadere in disgrazia ed essere oltremodo feliciâ€.

Il post ha preso spunto dalle immagini animate che Colleen Theisen, bibliotecaria specializzata in libri antichi e rari, ha realizzato per la biblioteca dell’Università di Iowa (Stati Uniti), per presentare una delle tecniche meno diffuse di decorazione del libro antico: la pittura sul bordo anteriore.

Nota in inglese come fore edge painting, questa tecnica consisteva nel decorare il taglio (il bordo anteriore del libro, appunto) – per lo più ad acquarello – tenendolo a ventaglio con l’ausilio di una morsa.

In antico regime tipografico (1455 ca – 1830) era frequente riservare al libro (soprattutto agli incunaboli) un trattamento simile a quello destinato al codice manoscritto. Le ragioni sono evidenti: il libro si poteva stampare in più copie, ma la decorazione dell’amanuense o dell’artista (nella maggior parte dei casi, anonimi), avrebbe reso l’esemplare di nuovo unico, perfetto per essere regalato a qualche dama del patronato e godere, di riflesso – e solo qualora la prescelta fosse dotata di raffinato senso estetico – di adulazione per il resto dei giorni.

I soggetti variavano in base all’importanza della commissione, dell’esemplare e al periodo nel quale erano dipinti: stemmi araldici, paesaggi bucolici, ritratti, scene religiose o scene attinenti al soggetto del libro.

Marziale, Epigrammata, 1661
John Milton, Latin and Italian poems of Milton translated into English verse, 1808

Gli esemplari più antichi [1] sono opera del pittore Cesare Vecellio (1530-1600) [parente del celeberrimo Tiziano], cui, negli anni 80 del Cinquecento, fu commissionato di dipingere i tagli di alcuni volumi della Biblioteca Pillone di Belluno, in parte ancora conservati.

Cesare Vecellio, una selezione

Ma il migliore apporto al fore edge painting risale al XVII secolo, quando uno dei legatori della Regina d’Inghilterra scoprì che celando l’immagine dipinta per mezzo di una doratura superficiale o della marmorizzazione del taglio, l’immagine sarebbe tornata visibile solo una volta aperto il libro.

La doratura e la marmorizzazione, nei due libri qui sotto, sono state estese ai bordi superiore e inferiore per nascondere un dipinto.

Un ulteriore passo avanti nella sperimentazione si ebbe con il doppio fore edge painting, variante che consisteva nell’illustrare entrambi i lati del taglio in modo tale che la prima scena fosse visibile con le pagine tenute a ventaglio a destra (e la costa – o dorso – a sinistra), la seconda con le pagine a ventaglio a sinistra (e la costa a destra). Il triplo fore edge painting, infine, estendeva lo spazio del dipinto al bordo superiore e a quello inferiore del libro.

Qualora i libri sui vostri scaffali vi sembrassero improvvisamente spogli, potete trovare consolazione facendo un giro (anche solo virtuale) alla British Library o presso la New York Public Library, o alla Boston Public Library o, ancora, alla Earl Gregg Swem Library of William & Mary’s College: quest’ultima conserva più di settecento esemplari con dipinti fore edge.

Oggi, i due maggiori eredi di questa tecnica sono gli inglesi Martin Frost  e Clare Brooksbank.
Ma non possiamo dimenticare di menzionare il geniale Stefan Sagmeister, autore di Made you look, capolavoro che potete osservare qui e acquistare qui.

Martin Frost
Clare Brooksbank

Stefan Sagmeister

Se non dovesse bastarvi, ecco di seguito qualche possibilità per spendere ottomila dollari e cadere in disgrazia:

Qui potete acquistare un’edizione del 1883 di poesie di Lord Byron a 1.500$; qui Hudibras di Samuel Butler a 6.000$; qui, ancora, Vanity Fair di William Makepeace Thackeray: edizione del 1850 della quale non è visibile l’anteprima, ma versando 7.500$ può esservi recapitata a casa.

Dopo uno di questi acquisti, tutto avrà un senso diverso: passerete intere giornate ad aprire e chiudere il vostro libro, vi causerà commozione la vista di un particolare in un primo momento tralasciato e non vedrete l’ora di svegliarvi per tornare a osservarlo; sentirete l’esigenza di staccare il telefono e chiudere il computer; pur di non abbandonare il vostro esemplare diventerete sempre più abili a inventare scuse, e verrete tacciati di asocialità. Ma sarete felici.

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[1] La pratica di decorare il taglio doveva, in verità, essere già nota durante il Medio Evo: alcuni codici, infatti, riportano sul bordo decorazioni con il nome dell’autore.


Le prossime tappe della mostra Libretto Postale: anche Tokyo e Barcellona!

La mostra Libretto Postale, animali in viaggio, dall’omonimo libro di Franco Matticchio, con 40 illustratori italiani e 15 giapponesi, organizzata da Stefania Camilli (edizioni Vanvere) e dalla sottoscritta, con l’aiuto di Philip Giordano, ha viaggiato tutta l’estate (Roma, Pontremoli, Padova) e si prepara per un lungo tour autunnale.
La aspettano alcune città italiane, più Tokyo e Barcellona. In fondo al post trovate il programma per non perderla o per rivederla.
In Giappone è anche comparso un articolo su Moe, una delle più importanti riviste giapponesi sull’illustrazione.

La mostra a Castel Gandolfo, presso il negozio di giochi in legno Toy Art

Qui trovate molte cartoline esposte e il racconto di come è nata la mostra.
Qui trovate il bellissimo servizio fotografico di Nadia Andreini sull’inaugurazione da ZOO, a Bologna.
Qui trovate un altro post sulla festa da ZOO, con altre cartoline.

Sopra e sotto, le foto sono dell’inaugurazione da Toy Art, a Castel Gandolfo (un grazie per l’aiuto organizzativo a Simone Rea).

 

Ecco l’articolo sulla mostra comparso su Moe:

Condividete il programma sulla vostra pagina facebook!

7 – 29 settembre: Libreria Pel di Carota – Padova;
Via Boccalerie 29 / 35139 Padova

12 – 20 ottobre: Galleria Babele – Firenze;
Via delle Belle Donne, 41/r / 50123 Firenze

23 ottobre – 3 novembre: Libreria La Pecora Nera – Udine;
Via Gemona 46, Udine

27 novembre – 2 dicembre: YOYOGI ART GALLERY – Giappone
3-62-3 Sendagaya Shbuya-ku Tokyo, 151-0051, Japan


Sopra e sotto la galleria Yoyogi, che ospiterà la mostra a dicembre.

6 – 26 gennaio: Libreria internazionale Abracadabra – Barcellona
Calle Gral. Ãlvarez de Castro, 5 08003 Barcellona

Sopra, la libreria per ragazzi internazionale Abracadabra, a Barcellona, che ospiterà la mostra a gennaio.


“Chut!” di Louise Marie Cumont, edizioni Les Trois Ourses (un capolavoro)

Louise Marie Cumont. Chut! Edizioni Les Trois Ourses

L’ho fatto. Ho speso tutto il capitale libri dell’autunno in un colpo solo. Un’edizione numerata e firmata (la numero 15) di 100 esemplari di un libro di Louise-Marie Cumont: Chut! (Zitti!).


E’ andata così. Sabato scorso sono entrata in quel piccolo tempio del libro d’autore che è la galleria-libreria Les Trois Ourses, a Parigi; ho giocato e sfogliato libri per un po’, poi mi è caduto l’occhio su un gigantesco libro (53 x 36 cm) appoggiato su un tavolo: era una novità, ma ne avevo già viste girare alcune immagini su Pinterest. Chiedo notizie più precise del libro: mi spiegano che è un’edizione numerata, stampata in serigrafia, in India, con l’aiuto di Tara Books.

Il libro è rilegato con un cordino nero. E’ immenso. Il colore della carta ricorda quello della sabbia. Una figurina di donna circense e un cavallo nero si vengono incontro in copertina. Figura e spazio. Tutto è teso e essenziale come i muscoli di un atleta. Nient’altro.

All’inizio del libro, nella prima pagina, c’è un gesto. Dolce e fermo insieme. E’ una carezza.
Poi, nessun testo, nessuna storia. Le pagine di sinistra restano vuote, color di sabbia.
La figurina circense, con la sua tutina rossa, le calze bianche, le scarpine da circo, fa un salto. Non un salto facile. Un salto con doppio giro della morte. Prima in avanti, atterrando sulla testa del cavallo, poi indietro, atterrando sulla sella. Nient’altro. Per tutto il libro. Un salto. Sembra facile.


C’è un ritmo cinematografico lentissimo, come rallentato. Si può vedere a lungo cosa significa stare sospesi nel vuoto. E’ quella cosa lì, un salto. Stare sospesi nel vuoto, a lungo.

C’è anche un contrasto. Il contrasto del movimento del salto con l’immobilità scultorea del cavallo nero. Ma se si fa attenzione, si nota che il cavallo segue ad ogni istante i movimenti della ballerina, con la coda. Non muove nient’altro, non le zampe, non la testa, solo la coda. Ma non è mancanza di partecipazione, la sua. Deve restare immobile perché il salto possa compiersi. Il più immobile possibile. Movimento e stasi. Collaborazione di forze opposte. Nient’altro.

Sfogliando le pagine, al lettore (a me) arriva un colpo di vento sul viso, un odore di buio e di stelle, come quello che sale dalla scena di un circo, quando persino il rullo dei tamburi sospende il fiato. Il lettore, lui (io), capisce di essere davanti a una metafora. La metafora di tutta la fiducia che ci vuole nell’immobilità del cavallo, nella trasparenza dell’aria e del vuoto, per compiere un salto come quello: un salto che non sia caduta, ma volo.

Ecco, la ballerina ce l’ha fatta. E’ seduta. Perfettamente seduta.
Ma non è finita, manca ancora una pagina, un gesto…

Una carezza. Questa volta, è piena di scomposta tenerezza, di riconoscenza.

Nient’altro.

Il libro è stato tratto da un gioco in legno che Louise-Marie Cumont ha costruito anni addietro per i suoi figli. Potete acquistare Chut seguendo le istruzioni su questa pagina, o scrivendo a troisourses@wanadoo.fr. Il prezzo è di 100 euro.
In questo post trovate una lunga intervista alle editrici de Le Trois Ourses. Ho chiesto loro se il libro verrà stampato in versione tascabile e quando mi rispondono, ve lo dico.


Dimmi come sbagli e ti dirò chi sei (gli ingranaggi segreti dell’album)

Esistono alcune modalità di lettura dell’album illustrato che vengono date per scontate dal lettore. Modalità che per abitudine, per un linguaggio narrativo ormai codificato,  sono o sembrano così evidenti che non si vedono; non ci si fa caso fino a quando qualcuno o qualcosa, o un errore, ce le fa notare.

Una scena di Rameau’s “Hippolyte et Aricieâ€, Opera de Paris

E’ importante far caso a queste modalità di lettura che si danno per scontate: dietro di loro si nascondo i cardini, gli ingranaggi e i macchinari che muovono l’album. Dovete pensare a queste abitudini di lettura come a nuvolette in un teatro barocco che nascondo il motore con cui viene tirato su nel cielo un attore; o come quei clown che vengono davanti al vostro naso per distrarvi da quello che sta accadendo in scena (qualcosa che non dovete vedere). La lettera rubata che tutti cercavano nei più minuti nascondigli, nel racconto di Edgar Allan Poe, non si trovava perché era sotto gli occhi di tutti, ben incorniciata: a nessuno veniva in mente di cercarla in un posto così evidente.
In questo post, ho cercato qualche esempio (ma potete trovarne anche voi nella vostra biblioteca).
Iniziamo dalla famosa manina che sparisce in mezzo al libro L’onda di Suzy Lee.

Suzy Lee, L’onda, edizioni Corraini

Nel suo eccezionale La trilogia del limite (uno di quei libri che non si può non leggere se si vuole capire qualcosa dell’album illustrato) Suzy Lee ricorda con divertimento come alcuni librai e bibliotecari volessero restituire le copie di L’onda pensando a un errore di stampa: la mano della bambina, a metà della doppia pagina, sembrava essere stata inghiottita dalla rilegatura. Un libro montato male?
Invece, Suzy Lee, lo aveva fatto apposta. Per lei, la linea di confine tra le due pagine rappresentava uno spartiacque tra il mondo della fantasia (il mare, il colore blu) e il mondo “reale” (la spiaggia, il bianco e nero).

Suzy Lee, L’onda, edizioni Corraini

La bambina osa mettere la mano là dove di solito c’è un luogo comune, cioè: la realtà della doppia pagina di un album, se tutta illustrata da una sola scena, è un unicum.
Unicum nel senso del quadro rinascimentale, quello della finestra albertiana, dove l’unità di luogo, d’azione e di tempo è rinforzata e tenuta insieme da alcuni trucchi: la prospettiva, la luce proveniente da una sola fonte, il tono dei colori, la linea d’orizzonte, etc…

Questa unificazione stilistica ha segnato così profondamente il pensiero dell’occidente (e viceversa) da farci credere che la realtà che abitiamo sia una e una sola, con la sua bella prospettiva corretta, e forme e leggi misurabili. Ma siamo così certi che sia davvero così?
Contentiamoci di dire, per ora, che la bambina di Suzy Lee mette il dito nella piaga.

El actor, Uday Prakash, Simone Rea, A buen paso 2011

Un altro luogo comune: la scena in copertina è sempre rivolta verso lo spettatore. Sì, sembra cosa ovvia, ma basta trovare su una copertina un personaggio che ci dà la schiena, come nell’album El actor illustrato da Simone Rea, e vengono fuori pensieri che danno le vertigini. Io ho provato a sondarne alcuni nel mio ultimo articolo per la rivista Fuera de Margen (che potete rileggere in questo post). Nell’articolo scrivevo:

“Ma allora, sono io lettore che sono dalla parte sbagliata? Quale è il lato “autentico†della realtà? Quello costruito dalla finzione narrativa, o quello esterno al libro? Già vacillo. Il sotto-testo culturale: “il libro è uno spazio di finzione” è messo in discussione fin dalla copertina.” (in Le maschere del discorso narrativo, 2013).

Un altro topos: in copertina deve sempre esserci un protagonista, o un’immagine. E se non ci fosse niente? Cosa significherebbe?

Greta la Matta, Carll Cneut, edizoni Adelphi

Oppure, ancora. La lettura dell’azione sulla pagina va da sinistra verso destra (in occidente). Ma cosa succede se un tagliaboschi non vuole andare avanti e si mette di spalle alla direzione di lettura? Non è un messaggio molto forte che sia l’ascia e non l’uomo che vanno nella giusta direzione del racconto? (è l’ascia che rappresenta la violenza matricida della matrigna di Hansel e Gretel, il povero tagliaboschi, fosse per lui, tornerebbe a casa).

 

Susanne Janssen, Hansel et Gretel, editions Être

Ci sono moltissimi album che giocano con questi topoi della lettura, e ne vedremo uno in particolare in uno dei prossimi post. Ma quello che mi piace di questi esempi è vedere come un solo errore, un solo sgarro, basta a mettere a nudo il sistema. Come il gatto nero che passa due volte davanti alla porta, nel film Matrix, e smaschera la realtà.
A volte, per rendersi conto di essere prigionieri di un modalità di lettura, basta uno starnuto.

Winsor McCay, Little Sammy

 

La trilogia del limite
Suzy Lee
Un’auto-analisi del lavoro di Suzy Lee
17 Euro