Internationale Jugendbibliothek, ovvero Monaco non è lontana

IJB, Internationale Jugendbibliothek, Monaco di Baviera

Internationale Jugendbibliothek
di
Geena Forrest

Non so da quanto tempo voi frequentiate questo blog, anche solo come lettori invisibili.

Personalmente, uno dei primi post che ricordo di aver letto su Le Figure dei Libri è questo qui. È la storia dell’IJB, Internationale Jugendbibliothek (Biblioteca Internazionale dell’Infanzia) di Monaco di Baviera, della sua fondatrice Jella Lepman e dell’amorevole, complesso e acutissimo lavoro che questa donna di origine ebrea fece in una Germania sconvolta dalla guerra e da vent’anni di nazismo: risollevare un popolo partendo dai bambini, fornendo loro la migliore letteratura disponibile a livello internazionale.
E non me lo ricordo solo perchè bene o male i “primi appuntamenti” non si scordano mai, o perchè la biografia di Jella Lepman mi colpì davvero moltissimo, ma anche perchè in quel frangente pensai “Caspita, ma Monaco non è mica in America, magari un giorno prendo il treno e vado a visitare questa biblioteca straordinaria”.

Jella Lepman

Ovviamente poi i desideri finiscono nel cassetto, magari si legge qualche altro post che fa tornar la voglia, in fiera a Bologna si passa ogni volta allo stand della IJB a prendere l’annual con le selezioni dei White Ravens e si pensa “ah! sì! la biblioteca che dovrei andare a visitare” e intanto gli anni passano.

Poi arriva il giorno in cui, riordinando le brochures prese a Bologna, aprite quella della IJB e vi fermate su questa frase:

“… a collection of almost 600.000 books, most of which can be consulted in the study library. Among these are 560.000 children’s and young adult books in more than 130 languages – including 60.000 historical children’s books, published between 1574 and 1950…”,

deglutite, vi si appannano gli occhi e una vocina vi si insinua tra i pensieri casalinghi “600.000 libriiiii…. 60.000 libri storiciiii”. Così, quando vien fuori per puro caso che il marito ha cinque giorni di ferie a fine maggio, voi, con fare molto disinteressato, proponete Monaco di Baviera come meta per la vacanza di famiglia.

Queste sono alcune sgangherate istruzioni per l’uso, redatte dopo la mia visita, per quando deciderete di andare anche voi.

La consultazione

Una volta convinta la famiglia a trascorrere le vacanze a Monaco, ho passato le due settimane seguenti immaginandomi romanticamente a passeggiare tra scaffali traboccanti di albi illustrati rari e preziosi, con gli occhi strabuzzati, la bocca piena di aahhh e ooohhh e la possibilità di tirar fuori tutto quello che colpisse la mia attenzione.
Niente di più sbagliato (povera sciocca). Tutta la collezione di libri storici è nella quasi totalità raccolta in uno stabile molto distante dalla biblioteca. Se si vogliono consultare dei libri, bisogna conoscerne l’esatto titolo, autore e numero di inventario, mandare una richiesta scritta (a lesesaal@ijb.de) e precisare il giorno che si andrà a sfogliarli, anche per prenotare una scrivania nell’aula di consultazione. Potete cercare i vostri libri nel catalogo online della biblioteca: qui in tedesco, qui in inglese. Ricordatevi di spedire la richiesta almeno 10 giorni prima, perchè il furgoncino della biblioteca che va nella sede distaccata a prendere i libri che avete richiesto lo fa solo una volta alla settimana. Ve lo sottolineo, perchè la sottoscritta ha pensato bene, nonostante il largo anticipo con cui la famiglia avesse programmato la vacanza, di mandare una mail alla IJB per chiedere informazioni esattamente una settimana prima del suo arrivo a Monaco. Dalla biblioteca le hanno risposto molto cortesemente che era la benvenuta, che avrebbero riservato una scrivania, ma che avrebbe dovuto mandare la lista dei libri che voleva visionare entro la mattina seguente, fatalità (e per fortuna) giorno di carico del famoso furgoncino e quindi ultimo giorno disponibile.

Panico.

Hey Diddle Diddle, Randolph Caldecott

Erano le 17.30. Dovevo mandare una lista entro le 8.00 della mattina seguente, dovevo scegliere tra 60.000 libri (avevo deciso di guardare solo titoli antecedenti il 1950) e non avevo autori preferiti o libri in mente, o meglio non me ne veniva in mente manco uno in quel momento. Avrei potuto prendere i miei Pittori di Carta e vedere che libri ci fossero degli artisti citati nei tre volumi, ma non avrei mai saputo nulla di tutti gli altri illustratori e di libri veramente mai visti disponibili nella IJB.
Avrei potuto scrivere una parola chiave (animali, alfabeto, natura) e fare una ricerca monotematica, ma mi sono accorta che pochissimi libri avevano queste informazioni nella propria scheda del catalogo. Dopo essermi consultata con alcune amiche appassionate, ho deciso di andare a caso.

Nel form del catalogo online mettevo solamente l’anno di pubblicazione (ho iniziato dal 1950 e sono andata all’indietro) e la lingua (ho scelto l’inglese perchè volevo anche capire il testo del libro che mi si sarebbe presentato davanti) e poi pescavo a naso tra le infinite liste di libri risultanti. Non è stato facile.
Anche nel catalogo in lingua inglese molte diciture rimangono in tedesco e non è semplice distinguere senza un’immagine un picture book da un libro di narrativa con alcune illustrazioni. Nell’incertezza, cercavo su google il titolo e mi accertavo fosse un albo illustrato. È stata una procedura lunga ma bellissima, ho scoperto una sacco di illustratori di cui non ero a conoscenza e una montagna di libri interessanti (anche tra quelli che non sarebbero entrati nel mio elenco). Alle tre di notte avevo una lista con un centinaio di titoli. Alla biblioteca ci sarei stata un solo giorno e la sala consultazione è aperta dalle 10 alle 16: anche ipotizzando solo 10 minuti per libro, quei 100 titoli erano troppi. Così alla fine ne ho spedita una con 45.

Il castello

Da quasi trent’anni la IJB ha sede nel castello di Blutenburg, alle porte di Monaco, all’interno di un parco meraviglioso. Per raggiungerla dovete prendere dalla stazione centrale dei treni la linea della metropolitana U1 in direzione Olympia-Einkaufszentrum, arrivare fino al capolinea (Olympia-Einkaufszentrum, appunto), cercare l’uscita che vi porti all’autobus numero 143 (guardate sui cartelloni in alto sulla vostra testa), prendere il numero 143 che parte in direzione Freiham Mobel, sedervi comodamente sull’autobus e, quando il display appeso al soffitto vi dirà che si è in procinto di arrivare alla fermata “Schloss Blutenburg”, prepararvi a scendere. Facile. Per perdersi a Monaco bisogna proprio volerlo.

Il castello come vi dicevo è uno spettacolo e pensare che abbiano voluto metterci dentro una biblioteca, questa biblioteca, rende bene l’idea della preziosità e della regalità del contenuto. Avevo già visto alcune foto, ma essere lì di persona sicuramente è un’altra cosa, anche se la giornata è uggiosa.

Il castello di Blutenburg

Una volta entrata tra le mura ho scoperto che in quei due giorni, per la festa dell’Ascensione, il cortile interno era stato trasformato in un biergarten con stand di wurstel, stinchi di maiale e insalate di patate: la poesia è un po’ scemata, ma non troppo.

Il castello di Blutenburg, il giorno dell’Ascensione

E poi sono arrivata nella famosa aula studio; sulla scrivania a me riservata, posizionata strategicamente di fronte alla responsabile della sala di consultazione (come dar loro torto? voi non controllereste una Geena Forrest qualunque che vi chiede 45 libri datati e rari?), ho potuto tenere solo una matita, un quadernino per gli appunti e la macchina fotografica. Nella stanza entravano e uscivano persone in camice bianco e con la mascherina. E lì ho cominciato a chiedermi se per caso avessi osato troppo, se la passione senza titoli accademici alle volte sia un biglietto da visita non sufficiente per certi posti.

Poi ho aperto i libri, e mi son dimenticata tutto.

I libri

Vi faccio una veloce carrellata di alcuni dei libri che ho visionato (le date si riferiscono all’edizione sfogliata). Ricapitolando: avevo fatto una lista iniziale di 100 titoli, ne ho spedita una con 45, di quei 45, richiesti all’ultimo minuto, sono riusciti a procurarmene trenta, in sei ore ne ho visti bene una ventina.

An alphabet for boys and girls, di Rachel Field, 1928

Nobody loves me, di Racey Helps, 1950

Do not disturb, di Elizabeth Luling, 1937

Manners can be fun, di Munro Leaf, 1936

 

Petunia, di Roger Duvoisin, 1950

Gone is gone, di Wanda Gag, —

Peggy and Peter, di Lena Towsley, 1931

The runaway sardine, di Emma L. Brock, 1930

Surprise for mother, di Lois Lenski, 1934

Stop Look Listen, di Berta e Elmer Hader, —

I know a surprise, di Dorothy Walter Baruch e George e Doris Hauman, 1935
(la risguardia)

Sarà stata l’emozione di essere proprio lì dove da tempo volevo stare, sarà stato il piacere di girare dal vivo le pagine e annusarle, ma a me son sembrati tutti libri a loro modo interessantissimi.

La biblioteca per i bambini

Nel castello oltre agli uffici, la sala consultazione, alcune mostre permanenti e tre sale congressi, c’è anche una biblioteca per bambini e ragazzi, con oltre 25.000 libri, in 15 lingue diverse, che possono essere presi in prestito come in una normale biblioteca. Ho visto un po’ tutto di corsa, ma è stato interessante spulciare lo scaffale “Italia” e sondare quali scelte avessero fatto per rappresentare la nostra editoria, specialmente per la parte di narrativa.

Scaffale Italia

Se la vostra biblioteca abituale qui in Italia è appena sopra la media, rimarrete forse un po’ delusi per le dimensioni ridotte e la semplicità degli spazi (potrei sbagliarmi, ma non ho visto alcun terminale per una ricerca autonoma dei libri e le consultazioni online).

Sicuramente però il trovare racchiuse in uno stesso luogo selezioni mirate di testi da paesi diversi non è cosa da tutti i giorni.

* * *

Mi fermo qui sperando di avervi fatto venire un po’ voglia di visitare questo posto, in fondo Monaco non è lontana! Nel caso decidiate per il sì, avvisatemi che mi aggrego: ho giusto una lista di 55 libri bella pronta…

Appendice

ovvero dove mandare la famiglia per le sei ore in cui voi sarete seduti alla vostra bella scrivania riservata:
– al Deutsches Museum, il museo delle Scienze, se c’è brutto tempo;
– all’Englischer Garten, dopo aver noleggiato una bici, se splende il sole.

All’ufficio turistico danno anche una mappa (la “Kids Guide”) con segnalati tutti i parchi giochi della città, sono tanti e tutti bellissimi.


Illustrazione borderline: tra arte e illustrazione


Joan Benz

 


Maria Sulymenko

 

Edward Pfizenmaier

 

Mizuki Goto

 

Hélène Duclos

 

Alex Badea

 

Jockum Nordstrom

 

Iv Orlov

 

Sophia Martineck

 

Carla Bartha

 

Micah Lidberg

 

Yann Kebbi

 

Eduard Baribeaud e Kevin Lucbert
 Klara Persson

 


Isidro Ferrer

 

 

 

 


Miniconcorso trova il personaggio: tutte le immagini + il vincitore!

 


It’s Raining Elephants, Nina Wherle & Evelyne Laube (le due autrici della copertina Annual 2014)

Carissimi giocatori, il gioco è finito. Si trattava di indovinare tutti i personaggi della storia dell’illustrazione presenti nella copertina dell’Annual 2014 della Fiera del libro per ragazzi di Bologna; copertina realizzata dallo studio It’s raining elephants.


Cover Annual 2013, Bologna Children’s book fair. Ingrandisci l’immagine

Siete stati bravissimi, davvero: con più di 110 commenti (qui), alla fine, mancavano solo 2 personaggi. Il gatto era Pitschi di Hans Fischer e il personaggio che usciva dal libro con il coccodrillo era tratto da Joli Bateau di Hirotaka Nakagawa.
Facendo i conti, mi sembra che il primo premio (un libro di Nina e Evelyne dedicato + una copia dell’Annual) vada a Francesco Zito (!bravo!) perché ha indovinato, per primo, il più grande numero di personaggi.
Mi piacerebbe premiarvi tutti (soprattutto chi ha indovinato libri e autori meno famosi), ma è impossibile.
Ma ci siamo divertiti, e questo è l’importante. Siete d’accordo?
Grazie per aver partecipato!
Anna

1) Isidro Ferrer, Nocturno

2) Maurice Sendak, Where the wild things are

3) Heinrich Hoffmann, Struwwelpeter

 

5) Bernardo Carvalho, Un jour à la plage
6) Hirotaka Nakagawa, Joli Bateau

7) Ghost Knigi, Nieves


8) Brothers Grimm


9) André François, Roland


10) Golden Cosmos, Von einem der auszog das Fürchten zu lernen


11) Cristina Sitja Rubio, Cuchuplum


12) Alois Carigiet, Ursli


13) Annette Tison and Talus Taylor, Barbapapa


14) Supermario


15) Tomi Ungerer, The Three Robbers


16) Edward Lear, Book of Nonsense


17) Roger Hargreaves, Little Miss


18) Crocket Johnson, Magic Beach


19) Wolf Erlbruch, Duck, Death and the Tulip


20) Hans Fischer, Pitschi


21) Martin Handford, Where is Wally?


22) Wolf Erlbruch, Chi me l’ha fatta in testa?


23) E.H. Shepard, Winnie The Pooh


24) Bruno Munari, ZOO

25) Ludwig Bemelmans, Madeline


26) Eric Carle, The very hungry caterpillar


27) Eric Carle, From Head to Toe


28) Eunyoung Cho, La Course


29) Kitty Crowther, Annie du lac


30) Kitty Crowther, La visite de petit morte


31) Leo Lionni, Federico


32) Hans Augusto Rey e Margret Rey, Curious George


33) Laura Carlin, The Iron Man


34) Jean de Brunhoff, Babar


35) Tove Jansson, Moomin


36) E.H. Shepard, Winnie The Pooh, Piglet


37) Lane Smith, E’ un libro


38) Pinocchio

40) Edward Gorey, The Gashlycrumb Tinies


41) Edward Gorey, Zillah

 


Vi aspetto a Milano per un incontro su Maurice Sendak!

Carissimi invisibili, tra poco ci vediamo:
vi aspetto martedì 10 giungo alle ore 19 alla libreria Corraini di Milano (via Savona 17) per una conferenza sull’intramontabile capolavoro di Sendak Nel paese delle creature selvagge (Babalibri). Interverranno anche Matteo Codignola, art director di Adelphi, che sta per ripubblicare tutti i titoli di Sendak, e Stefano Salis, direttore dell’inserto domenicale del Sole24ore, che ha già dedicato preziosi articoli al lavoro di Sendak.
Se volete sapere tutto di Nel paese delle creature selvagge (come è nato, quali fonti di ispirazione hanno guidato Sendak, come funziona la sua magia…), venite!

Un bozzetto di Maurice Sendak, dal libro The art of Maurice Sendak, di Selma G. Lanes

Vi copio la newsletter della libreria Corraini come è arrivata a me (che imbarazzo! :)

Una scoperta Mostruosa! Sendak, i suoi mostri selvaggi e le fonti italiane
Incontro presso la libreria 121* di Milano
con Anna Castagnoli, Matteo Codignola, Stefano Salis

Pensavate di sapere tutto su Maurice Sendak e sui suoi mostri selvaggi? Preparatevi a stupirvi! L’illustratrice e critica del mondo dell’illustrazione e dell’editoria per ragazzi Anna Castagnoli si e’ accorta, ridisegnando i mostri realizzati nel 1964 dal grande maestro americano, che alcune tavole e alcune fattezze avevano radici lontane. Nella mitologia classica, nel rinascimento italiano, nell’interpretazione dantesca di William Blake. Una scoperta filologica importante che serve a inquadrare meglio la grandezza di Sendak e che lo riporta nell’alveo della grande arte. Con Anna, che presenterà  la sua scoperta con tavole e illustrazioni, discutono, in una serata tutta dedicata a Sendak, Matteo Codignola, scrittore, esperto di editoria e art director di Adelphi, che ripubblicherà tutto Sendak e Stefano Salis, giornalista del Sole 24 Ore Domenica.

ps: qui (cliccate sull’immagine) potete leggere l’articolo sulle fonti italiane di Sendak  pubblicato sul Sole24ore


Natalia Ginzburg: Senza fate e senza maghi

Della collana «Tantibambini», edita da Einaudi dal 1972 al 1978 e diretta da Bruno Munari, in molti hanno scritto sottolineandone, perlopiù, il carattere innovativo.
Quella che potete leggere qui è la testimonianza di Natalia Ginzburg, che, con l’acume e il senso critico che le sono propri, opponendosi fortemente al manifesto pedagogico della collana, ne analizza il senso profondo, che è anche il senso profondo di tutta una letteratura.

Senza fate e senza maghi
di Natalia Ginzburg

post curato da Anna Martinucci

“L’editore Giulio Einaudi ha cominciato una nuova collana per bambini. Si chiama «Tantibambini» e la dirige Bruno Munari. Ne sono usciti quattro libri. Li ho avuti. Ho pensato che erano carini. Che costavano poco. Che erano piacevoli a vedersi e maneggevoli. Le illustrazioni più belle, mi sono sembrate quelle che accompagnano una scelta delle Poesie senza senso di Edward Lear. C’è inoltre un libro di Gianni Rodari, un racconto in prosa, che si chiama Gli affari del signor Gatto. L’ho letto subito e l’ho trovato carino. Gianni Rodari è uno dei pochissimi scrittori per bambini che ci siano in Italia. È molto amato dai bambini. Di lui, a dire il vero, io preferisco le poesie alle prose, ma i bambini amano anche i suoi racconti in prosa (o almeno i bambini che conosco io). Dunque fino a qui tutto bene. C’era però qualcosa che mi irritava e non capivo cos’era. Un altro libro si chiama L’uccellino Tic Tic. L’autore si chiama Poi. Non so chi sia questo Poi. Anche questo l’ho letto subito, si legge d’altronde in due minuti. È la storia d’un bambino che ha paura del lupo, ma l’uccellino Tic Tic dà da mangiare al lupo, gli dà molte cipolle, teste di sardine e scarpe vecchie, il lupo non ha più fame e diventa buono, il bambino non ha più paura. Una storia graziosa. A un certo punto mi sono accorta che quello che mi irritava erano le parole scritte sul retro di ogni volume. Queste parole dicono: «Fiabe e storie semplici, senza fate e senza streghe, senza castelli lussuosissimi e principi bellissimi, senza maghi misteriosi, per una nuova generazione di individui senza inibizioni, senza sottomissioni, liberi e coscienti delle loro forze». A poco a poco ho capito che queste parole non solo mi sembravano irritanti, ma le detestavo. Esse mi sembravano piene di una presunzione suprema. Ho pensato che se veniva offerto L’uccellino Tic Tic sbadatamente e senza attribuirgli importanza, e se era lecito aspettarsi da questa collana per l’infanzia libri di ogni natura e di ogni specie, bene, ma se veniva presentato L’uccellino Tic Tic con dietro un programma pedagogico e come bibbia delle nuove generazioni, allora L’uccellino Tic Tic io lo trovavo rivoltante.

Alla luce di questa irritazione, ho guardato ancora L’uccellino Tic Tic e non mi è sembrato niente affatto grazioso. La morale dell’Uccellino Tic Tic è che bisogna dar da mangiare ai lupi perché così diventano buoni. Non è vero. Chi l’ha scritto ha pensato che è bene demistificare agli occhi dei bambini l’idea del lupo. Però i lupi esistono. Si possono sfamare quanto si vuole, restano lupi e usano mangiare gli uomini. Oltre ai lupi, esistono persone che assomigliano ai lupi e il mondo ne è pieno. Non vedo quale vantaggio abbiano i bambini a pensare che i lupi diventano miti se gli si dà da mangiare. Non vedo nemmeno quale vantaggio abbiano i bambini a non aver più paura dei lupi. È un errore credere che la paura sia un male. La paura, è necessario soffrirla e imparare a sopportarla. Inoltre i lupi non mangiano le cipolle. Ora un lupo che mangia cipolle e scarpe vecchie, è lontano dal vero non meno che le streghe o le fate. Così vorrei sapere perché le streghe e le fate sono tenute al bando in questa collana, come superate e retrograde, e destinate ad antiche generazioni che si abbeveravano di fantasie e illusioni, e invece si lascia il passo a questo lupo che mangia le cipolle.

Alla luce di questa irritazione, ho riguardato tutti e quattro i libri di questa collana e ho pensato che se ciascuno di questi libri in sé andava benissimo, la prospettiva di altri libri simili dava la sensazione di asfissiare. Tutto era prevedibile e predisposto. Una collana per l’infanzia dovrebbe essere avventurosa e libera come un bosco. Questa era invece come un’impalcatura di legno.

Non riesco a sentire una vera irritazione contro Bruno Munari, direttore di questa collana, perché non lo conosco di persona. Ma l’editore Giulio Einaudi è un mio amico e mi è carissimo. Nulla di quello che lui fa o pensa mi è mai indifferente. Perciò tutta l’irritazione la provo in verità contro di lui. Egli ha pubblicato anni fa il più bello fra i libri per bambini che siano stati scritti nel nostro tempo: Le fiabe italiane di Italo Calvino. È un libro stupendo. È pieno di fate, di maghi, di principi lussuosissimi e di castelli bellissimi. È pieno anche di contadini e di pescatori. Vi si respira l’aria libera della fantasia e insieme l’aria aspra e libera della realtà. Non contiene insegnamenti morali se non quelli inespressi che ci offre ogni giorno la nostra vita reale. Non contiene intenzioni pedagogiche di nessuna specie. È scritto in una prosa limpida, lineare e concreta, una prosa esemplare perché è così che si deve scrivere per i bambini, una prosa totalmente priva di parole superflue. Sfido chiunque a trovarvi una sola parola superflua. Sfido chiunque anche a trovarvi una sola parola leziosa. Calvino certo non aveva in testa nessuna idea educativa, ma in verità nulla è più educativo dello stile quando è chiaro, rapido e reale. Le Fiabe italiane sono delle vere fiabe, create generosamente per la gioia del prossimo, e così è necessario che siano le fiabe per i bambini, inventate e create unicamente per la felicità. È vero che Calvino non ha propriamente inventato queste fiabe, le ha raccolte nella tradizione italiana e riscritte, ma avendole egli riscritte nella sua prosa rapida e limpida sono sue. Sulle Fiabe italiane, bambini di ogni età si estasiano e si sono estasiati. L’editore Giulio Einaudi, di questo libro ne ha vendute montagne. Non se ne è dimenticato, perché lo ristampa di continuo. Si è accorto, l’editore Giulio Einaudi, d’aver pubblicato un libro fondamentale nel campo della narrativa per l’infanzia? Lo sa o non lo sa? Se lo sa, come mai esce fuori adesso con la frase «senza fate e senza maghi»? Che è come dire «vi daremo delle ottime torte senza farina, senza zucchero e senza burro».

L’editore e il direttore di questa collana avrebbero invece dovuto dire con onestà: «Scrivere per i bambini oggi è difficilissimo. Non ci riesce quasi mai nessuno. Raduneremo i pochissimi che ci riescono. Fiabe nuove con fate e maghi non ce ne sono. È un gran peccato, ma non ce ne sono. Le Fiabe italiane di Calvino sono un capolavoro e un miracolo, ma i capolavori e i miracoli sono rari per forza di cose. Perciò faremo del nostro meglio. Avrete quello che passa il convento».

Forse questa non sarebbe stata una buona frase pubblicitaria. Non importa. Se io pubblicassi o dirigessi una collana per l’infanzia, ci scriverei sopra a grandi lettere queste parole.

Le ragioni per cui oggi scrivere per i bambini è così difficile, sono infinite, ma una certo è che è nata in noi l’idea che ai bambini tutto può far male. La fantasia (ci atterrisce perché è avventurosa, imprevedibile e forte. Noi ne abbiamo poca, e per giunta l’adoperiamo con mani parsimoniose e schifiltose. Quando si scrivono o si stampano libri per bambini, per prima cosa si sbarrano porte e finestre. No alle storie di dolore perché il dolore fa male. No alle storie di miseria perché sono patetiche. No alle lagrime. No alla commozione. No alla crudeltà. No ai cattivi, perché non bisogna che i bambini conoscano la cattiveria. No ai buoni perché la bontà è sentimentale. No al sangue perché fa impressione. No ai castelli lussuosissimi perché sono evasione. No alle fate perché non esistono. I bambini sono fragili e perciò li nutriremo con vivande lavate e disinfettate. Li educheremo alla concretezza, avendo però sterilizzato la concretezza, avendo isolato nella concretezza ciò che non manda né bagliori né lampi. Li nutriremo con sabbia, accuratamente filtrata e senza batteri. Li nutriremo col bicarbonato, col borotalco e con la carta assorbente.

Mi si dirà che ai bambini piace il bicarbonato. Può anche darsi che gli piaccia quando non hanno altro. Il problema però non è che gli piaccia o gli dispiaccia il bicarbonato. Il problema è invece come crescono con questo tipo di alimentazione i bambini. Nelle Fiabe italiane di Calvino, a cui non mi stanco di richiamarmi, ci sono teste tagliate, cadaveri, briganti, ladri, orchi, crudeltà e orrori. I bambini ne sono deliziati. Questo perché le vere e belle fiabe sono in verità inoffensive. Esse sono situate nell’unico luogo dell’universo dove non esiste offesa, cioè nei regni della vita fantastica. Quando mettono paura, è la paura salubre e liberatrice della fantasia, paura di cui lo spirito ha desiderio e alla quale si protende come a una fiamma che lo riscaldi. Della vita fantastica, i bambini hanno fame e sete, le fate e i maghi abitano nel loro pensiero e il fatto che non esistano nella realtà è per loro giustamente irrilevante, perché i regni della vita fantastica sono popolati di oggetti comunque invisibili e intangibili. Nei regni della vita fantastica, anche le immagini più crudeli generano felicità. Si sa bene che la felicità è fatta anche di spavento e di angoscia. Sopprimere lo spavento e l’angoscia, significa sopprimere anche la felicità.

Aggiungerò che quello che detesto nella frase «senza fate e senza maghi, per una nuova generazione di individui senza inibizioni, senza sottomissioni, liberi e coscienti delle loro forze» è la retorica e l’ottimismo generazionale. Auguriamoci pure che le nuove generazioni siano costituite di individui liberi. Però non ne sappiamo proprio nulla. Inoltre non sappiamo affatto se sia un bene crescere senza inibizioni. Forse fra poco si scoprirà che le inibizioni, di cui l’uomo di oggi si fa gloria di essersi sbarazzato, le inibizioni e le lotte dei singoli per superarle o vivere con esse, erano il pane e il sale dello spirito”.

aprile ’72

Ingrandisci per leggere la quarta di copertina

Natalia Ginzburg, Senza fate e senza maghi in Vita immaginaria, Mondadori, Milano 1974, pp. 160-166.


Miniconcorso Trova il personaggio! Cover Bologna Evelyne Laube e Nina Wehrle

Siete drogati di illustrazione? Rubate i libri di Kitty Crowther o di Tomi Ungerer dalla camera del vostri figli? Avete appeso sul frigo un ritratto di William Steig? Avete la sezione “libri illustrati con dedica” nella vostra libreria? Passate le ore nel reparto “bambini” delle grandi librerie seduti per terra? Bene, questo gioco è per voi!

La copertina 2014 dell’ Annual della Mostra  Illustratori di Bologna è stata realizzata da Nina Wehrle e Evelyne Laube, dello studio It’s raining elephants ed è un omaggio alla storia dell’illustrazione.
Sulla copertina ci sono circa 40 personaggi (famosi e meno famosi) che sono comparsi in un libro illustrato: moderno o antico. Altri  personaggi, invece, sono stati inventati dalle due illustratrici per la copertina stessa (quindi sono fuori gara).

Come si gioca: Usate i commenti a questo post per elencare i personaggi che riconoscete. Bisogna specificare libro e illustratore.
Man mano, pubblicherò sul post la fotina del personaggio indovinato.
Ogni giocatore può partecipare più volte, aggiungendo le sue scoperte ai precedenti commenti.
Scadenza gioco: 5 giugno.
Premio: Scopo del gioco è divertirsi insieme, ma se un vincitore ci sarà, sarà quello che indovina il maggior numero di personaggi prima del 5 giugno. Riceverà un libro di Nina e Evelyne dedicato a mano!
(Per gentile concessione delle due artiste, che sono state molto contente dell’idea di questo gioco).
Consiglio: Aiutatevi l’un l’altro, siate carini con i compagni di gara, barate pure (non so come, ma confido nella vostra immaginazione).
Ci divertiremo!

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Trovati:

Ursli, Alois Carigiet

Ancora da indovinare…