“Scrivere libri per bambini” un corso con Nadia Terranova e Brunella Baldi

Per illustratori o per scrittori, per chi ha già pubblicato qualcosa e per chi invece è un esordiente assoluto, a ottobre parte la seconda edizione di Officina Racconto Illustrato, ideata e tenuta da Nadia Terranova e Brunella Baldi. Un corso sulla scrittura per bambini e ragazzi, sullo stile che è proprio di questo genere e sulla relazione che le parole possono avere con le immagini.

In questi ultimi anni, pullulano e si moltiplicano corsi di illustrazione, mentre scarseggiano i corsi di scrittura per bambini e ragazzi, non si sa bene perché. Quando si sa che scrivere per bambini è più difficile che illustrare per loro. La scrittura per ragazzi ha equilibri, ritmi e ellissi precisi come le carezze di un compasso ed è lontana mille miglia dal tono bonario con cui molti si improvvisano scrittori per bambini. Lo sanno gli editori, che faticano a trovare buoni testi.
Se siete illustratori e volete scrivere le vostre storie, o se vi piace scrivere e volete imparare a scrivere per ragazzi, questo corso è imperdibile.

Nadia Terranova, Gli anni al contrario, Einaudi 2015

Nadia Terranova è una delle più importanti scrittrici del panorama letterario contemporaneo.
Il suo ultimo romanzo per adulti, Gli anni al contrario,  (N.d.r: stupendo), pubblicato da Einaudi, è un successo editoriale che sta ancora mietendo premi. Ma Nadia Terranova è anche una scrittrice per bambini e adolescenti (Bruno il bambino che imparò a volare di Orecchio Acerbo e Le nuvole per terra di Einaudi Ragazzi, solo per citarne due) e non mi viene in mente persona più preparata per spiegare quali sono le differenze stilistiche tra un romanzo per adulti, uno per ragazzi e uno per bambini.
Brunella Baldi è un’illustratrice con molti libri all’attivo (Motus Editions, San Paolo, Lapis Edizioni, Motta Junior, Nuove Edizioni Romane, Principi & Principi, tra gli altri editori). Ha partecipato alla 29° Mostra Internazionale d’Illustrazione le Immagini della Fantasia e alla 2° Biennale d’Illustrazione di Zagabria e a numerose mostre. Mi sembra una scelta intelligentissima che un’illustratrice affianchi una scrittrice in un corso sulla scrittura per ragazzi, anche se il corso non è di illustrazione.

Il corso è alla sua seconda edizione e su questo blog trovate un po’ di materiale della prima edizione.

Per informazioni e iscrizioni: info@cartavetra.com – 3400792997
Quando: dodici ore di lavoro per week end il 3-4 ottobre , 7-8 novembre, 21-22 novembre, 12-13 dicembre.
Dove: Firenze


La voliera d’oro (uscito in Italia!): un dialogo tra Anna Castagnoli e Carll Cneut

Anna Castagnoli e Carll Cneut, La voliera d’oro, Topipittori 2015

È uscito in Italia “La voliera d’oro” (edizioni Topipittori), il libro illustrato da Carll Cneut e scritto da me.
In Belgio, il libro è stato un successo editoriale, migliaia di copie vendute in pochi mesi.
È un’emozione indescrivibile, per me, vedere gli artigli e le ali che sono cresciuti al mio racconto, prima nell’interpretazione magistrale di Carll, ora nelle mani e negli occhi dei lettori.
Insieme al libro, Carll ha illustrato anche un libro da colorare “Uccelli da disegnare e da colorare“.
In questo post in formato intervista, Carll ed io parliamo dei nostri sentimenti verso questo lungo lavoro. Buona lettura!
(Nota: Per avere qualche informazione in più sulla storia di Valentina: questo post e questo)

Anna Castagnoli e Carll Cneut, La voliera d’oro, Topipittori 2015

 

Anna: Quando guardo il nostro libro sono contenta di vedere che ci sono ancora tante cose misteriose. Non tutto è chiaro: non sappiamo perché Valentina sia così nervosa, né perché abbia incominciato una collezione di uccelli, né sappiamo con precisione come finisce la storia.
Non pensi anche tu che i bambini abbiano diritto a una parte di ambiguità e mistero? Oggi è tutto così logico…

Carll: Certamente lo penso. E anche gli adulti ne hanno diritto. Proprio questa ambiguità e questo mistero sono stati per me la cosa più intrigante da illustrare. Mi lasciavano lo spazio per interpretare il personaggio. Ho cercato di creare le immagini e di dare la mia interpretazione senza raccontare tutto. Volevo lasciare un’apertura, uno spazio, all’interpretazione del lettore.

Anna Castagnoli e Carll Cneut, La voliera d’oro, Topipittori 2015
Anna Castagnoli e Carll Cneut, La voliera d’oro, Topipittori 2015, dettaglio

Anna: Ci sono altre cose misteriose in questo libro. Quando ti ho inviato il racconto, non sapevo che tu, da bambino, avevi una collezione di uccelli. L’ho scoperto visitando la tua esposizione, a Bruxelles. Non è strano?
È altrettanto strano che tu abbia illustrato Valentina seduta su un albero di eucalipto. Quando parlerai ancora meglio l’Italiano, ti invierò una copia di Super8, l’autobiografia della mia infanzia. Scoprirai che avevo un solo amico da bambina: un albero di eucalipto. Era il mio rifugio e il mio confidente.
Non sono coincidenze curiose?

Carll: Sei tu che sei strana, Anna! :-))) Un eucalipto come amico?! Questo sì che potrebbe diventare un bel libro!
Scherzi a parte, è vero, ci sono molti elementi nel libro che mi ricordano la mia infanzia: collezionavo uccelli (avevo anche una collezione di cactus). Sono nato in una casa che si chiamava ‘La casa dei tigli’. Era una casa circondata da alberi, giardini e campi, lontana dal resto del mondo.
Durante la mia infanzia passavo molto tempo da solo nei campi, sugli alberi e nei giardini, solo con la compagnia della mia immaginazione. Un po’ come Valentina. Ho riconosciuto molti elementi della mia infanzia nel tuo racconto. Ma a differenza di Valentina, io ero simpatico e buono :-)

Carll Cneut, schizzi preparatori

Anna: Ti ho spedito il racconto di Valentina dopo essere stata tua allieva di illustrazione, a Macerata.  Ricordi? Tu mi hai risposto via mail il giorno dopo, così: “Lo illustroâ€. Quel giorno, credo di aver saltato come un grillo per la casa fino a sera: ero felice. Non tanto (non solo) perché tu eri un illustratore così famoso e il mio maestro, ma perché quando avevo scritto quel racconto, appena alzata la penna dall’ultima parola, avevo sentito che il tuo stile sarebbe stato perfetto per illustrare la storia di Valentina. Mi piace il miscuglio di poesia e di controllo cartesiano (molto nordico) che c’è nel tuo stile.
Che cosa ti aveva colpito di questo racconto per decidere di illustrarlo? Come scegli i testi da illustrare?

Carll: Sono passati così tanti anni! (Ti devo ringraziare per la lunga attesa e la fiducia, anche se questo deve essere stato frustrante per te, in qualche momento). La storia mi evocava una certa atmosfera, anche se all’inizio avevo un po’ paura di dover disegnare tutti quegli uccelli. Una buona storia mi lascia spazio per la mia interpretazione, ed era certamente il caso per la storia di Valentina.
Per farla breve, mi sono innamorato di Valentina alla prima lettura. Sentivo che volevo prendermi un tempo tutto dedicato a questo lavoro, senza interruzioni: è per questo che l’attesa è stata lunga.
Illustrando La voliera d’oro mi è venuta l’idea di fare un libro da colorare che può essere venduto insieme al libro. Volevo creare un’esperienza più grande per il bambino, un’esperienza che rinforzasse la semplice lettura del libro.
All’inizio dell’album vediamo Valentina davanti a un muro pieno di disegni di uccelli: è lei che li ha inventati e disegnati. Anche lei è è una disegnatrice, un’illustratrice. Con il libro da colorare il bambino può diventare un po’ Valentina.

Anna Castagnoli e Carll Cneut, La voliera d’oro, Topipittori 2015

 

Carll Cneut, Uccelli da disegnare e da colorare, Topipittori 2015
Carll Cneut, Uccelli da disegnare e da colorare, Topipittori 2015

 

Di solito, per accettare una storia, ho alcuni criteri: deve essere una bella storia e ben scritta. Deve immediatamente evocarmi delle immagini o un’atmosfera. Devo essere convinto che l’autore è capace di darmi la sua fiducia perché io possa fare il mio lavoro in piena libertà.

Anna: Quante ore, mesi, anni hai lavorato per terminare un libro così sontuoso?
E quali fonti di ispirazione hai utilizzato?


Carll:
In totale ho lavorato un anno e quattro mesi sui due libri (La voliera e Uccelli da colorare). Siccome li ho fatti quasi in contemporanea è difficile dire quanto tempo ho messo per l’uno e per l’altro. Se dovessi fare una stima, direi 10 o 11 mesi su La voliera e 5 o 6 su Uccelli.
Le mie ispirazioni vengono un po’ dappertutto, dalla vita quotidiana, dalla pittura fiamminga e straniera (ma soprattutto fiamminga), e dalla storia; più di tutto dalla storia. È dalla storia che escono le immagini, dalle prime letture della storia. È stato il caso con Valentina, da subito.
La differenza di questo lavoro con altri è stata questa: di solito non studio mai nulla prima di iniziare a disegnare. In questo caso ho dovuto studiare per bene gli uccelli! :)

La scrivania di Carll Cneut durante il lavoro

Anna: Amo molto come sei riuscito a trovare uno stile per illustrare il fatto che Valentina inventa i nomi degli uccelli che desidera. I tuoi uccelli sono per metà realistici e per metà non finiti, incompleti: come se fossero rimasti in parte dentro la fantasia di Valentina, e per questo nessuno può vederli, se non lei. Per me questa è l’‘infanzia’: una terra per metà reale e per metà immaginata.
Potresti parlare delle riflessioni che hai fatto quando hai scelto lo stile per illustrare La voliera d’oro?

Carll: Non rifletto molto quando inizio a creare un album. Piuttosto, mi lascio guidare dalle emozioni del testo e dall’atmosfera che evoca. È una lunga ricerca e disegno molto, disegno e disegno, con la fiducia che a un dato momento troverò la giusta lingua per illustrare il progetto in corso.
Non posso spiegarlo con precisione e non ho teorie per  portare avanti questa ricerca. È un sentimento.
Incomincia con una sensazione di panico interno, nella quale penso che non ce la farò mai, ma intanto continuo a cercare, a immergermi completamente in quella storia.
Nel momento in cui mi accorgo che sto sorridendo mentre disegno, so che sono sulla buona strada. Fino a un punto nel quale sento che non potrei illustrare quella storia diversamente, che la mia stessa anima è nelle mie immagini.

Anna Castagnoli e Carll Cneut, La voliera d’oro, Topipittori 2015, dettaglio

 

Anna: Sono molto affezionata a Valentina, anche se è così crudele. Penso che ogni bambino e ogni adulto abbia dentro di sé, nel suo mondo più segreto, un bambino solo e arrabbiato. Bisogna imparare a conoscerlo per addomesticarlo, e bisogna dargli molto amore per calmarlo.
Che sentimento provavi verso Valentina nel momento in cui la illustravi?
(Ricordo al pubblico che non ha ancora letto la storia, che Valentina fa tagliare la testa a tutti quelli che non le portano quello che vuole).

Carll: Devo amare profondamente il personaggio principale di una storia per illustrarlo. Devo essere capace di entrare nel suo mondo; se non ci riesco, non posso appropriarmi della sua storia e del suo universo.
La storia di Valentina è la storia di tutti i bambini. Lei è una principessa, avrei potuto disegnarla con una corona o un vestito rosa, invece no. Per me lei era una bambina normale. Ogni bambina è una principessa per qualcuno, per i suoi genitori o per i suoi nonni… Per me Valentina era una bambina, e basta. Una bambina troppo viziata.
Devo trovare ogni volta l’equilibrio tra la storia e la mia propria interpretazione della storia.
Nelle mie tavole è una bambina comune, un vestito semplice, persino un grembiule….
E il palazzo: è veramente un palazzo o è una piccola casa che lei considera un palazzo?

Grazie Carll per questo libro indescrivibile.
Anna


Carll Cneut e Anna Castagnoli alla mostra In my head, Gand 2015

ps: Se nella vostra città non c’è una libreria specializzata per bambini, potete comprare il libro su Amazon: QUI. O direttamente dalla pagina dell’editore: QUI.


Concorso Ilustrarte 2016, VII Biennale Internazionale di Illustrazione (scadenza 25 ottobre)

(Nota di Anna: carissimi illustratori,  la scadenza per Ilustrarte è stata prorogata al 25 ottobre. La mostra Ilustrarte è, insieme alla Mostra Illustratori, la vetrina più importante d’Europa per l’illustrazione. QUI potete vedere i vincitori del 2014. Partecipate!).

Ogni due anni ILUSTRARTE riunisce illustratori, editori e lettori di tutte le età e provenienti da tutto il mondo col fine di promuovere l’illustrazione di libri per bambini come una forma d’arte, di creare uno spazio e un’occasione di vedere e discutere  della migliore illustrazione del mondo e di consolidare la posizione del Portogallo come uno dei centri di eccellenza europei, promotori di questa arte.

Cosa: 3 illustrazioni originali inedite o edite dopo il 1 gennaio 2013. Il tema è libero e deve essere lo stesso per le 3 illustrazioni.
Scadenza: 30 settembre prorogata al 25 ottobre 2015
Premio: 5000€

ILUSTRARTE 2016
Museu da Electricidade
Av. de Brasília, Central Tejo
1300-598 Lisboa
PORTUGAL

Alla passata edizione di Ilustrarte 2014 hanno partecipato 2000 candidati provenienti da 72 paesi. La giuria, composta da Chiara Carrer, Carl Cnett e Valerio Vidali, ha assegnato  il Premio ILUSTRARTE 14 a Johanna Benz ( Germania) e 2 menzioni speciali a Diego Bianki (argentina) e Urszula Palusinska (Polonia).
La mostra dei lavori selezionati per Ilustrarte 2016 potrà essere visitata da gennaio ad aprile 2016 presso il Museo dell’elettricità di Lisbona.

Regolamento
Ogni partecipante dovrà inviare entrò il 30 settembre 2015 il modulo d’iscrizione e 3 originali inediti o pubblicati dopo il 1 gennaio 2013.
La dimensione degli originali
non dovrà essere più grande di 40 x 60 cm. Il tema è libero ma deve essere lo stesso per tutte le illustrazioni. La tecnica e il supporto sono a scelta dell’artista. Saranno accettate solo illustrazioni originali ad eccezione dei lavori digitali per i quali si richiedono delle stampe di qualità ad alta risoluzione. Nel caso di illustrazioni pubblicate inviare anche una copia del libro. Le illustrazioni NON devono essere montate su passepartout o alcun supporto.

Ogni originale dovrà essere identificato utilizzando le apposite etichette fornite. Con lo scopo di evitare problemi di dogana scrivere sul pacco “illustrazioni senza valore commerciale”.
La giuria
sarà composta da illustratori, designers, scrittori, editori portoghesi e stranieri. Gli illustratori selezionati parteciperanno alla mostra e uno di loro vincerà il premio Ilustrarte 2016.
Il premio
di 5000€ sarà consegnato durante la serata di inaugurazione della mostra, che si terrà a gennaio 2016.
La mostra
dei lavori selezionati sarà aperta da gennaio 2016 a aprile 2016 presso il Museo dell’Elettricità di Lisbona, Portogallo.
Le illustrazioni
saranno incorniciate a cura dell’ente organizzativo e saranno esposte assieme al nome dell’illustratore e al titolo dell’opera.
Un catalogo
bilingue accompagnerà la mostra. Ogni illustratore avrà due pagine e un nota biografica. Ogni partecipante alla mostra avrà diritto a due copie del catalogo.

L’organizzazione di ILUSTRARTE garantisce che le illustrazioni saranno conservate con cura per tutto il periodo della selezione. Le opere  selezionate saranno assicurate (per un valore di 300€ per illustrazione) per il periodo della mostra.
Tutte le illustrazioni saranno rinviate all’autore per posta raccomandata con l’imballaggio originale. Le stampe dei lavori digitali non verranno restituite.

Gli autori selezionati autorizzano l’ente organizzativo senza alcuna restrizione, o richiesta di compenso, a riprodurre le loro illustrazioni sul catalogo, sul sito internet, su manifesti, cartoline e inviti, articoli di giornali e trasmissioni televisive. Tutti gli altri utilizzi delle illustrazioni saranno concordati con l’autore. Una delle illustrazioni potrebbe venir utilizzata come immagine della prossima edizione del concorso.

Viola Niccolai, una delle illustratrici italiane selezionate nell’edizione 2014

La partecipazione ad Ilustrarte implica la piena accettazione senza riserva del presente regolamento e delle decisioni irrevocabili della giuria.

Regolamento (pagina ufficiale)

Modulo d’iscrizione online

Per tutte le info vistare il sito di Ilustrarte.

 


Di fronte o di profilo: l’orientazione dei volti e il suo significato. Parte 2/2

Rileggi la prima parte del post.

Wolf Erlbruch

Come abbiamo visto nel post precedente, l’orientazione del viso dei personaggi in un’immagine (quadro o illustrazione) ha un significato più esteso della semplice esigenza estetica, da parte dell’autore, di disegnare una quantità maggiore o minore di volto.

“Il dualismo di frontalità e profilo può allora significare la distinzione tra bene e male, tra sacro e meno sacro oppure profano, tra celeste e mondano, tra governante e governato, nobile o plebeo, attivo e passivo, impegnato e disimpegnato, vivo e morto, personaggio vero e immaginario. La corrispondenza tra queste qualità e condizioni da un lato e la frontalità o il profilo dall’altro varia a seconda delle diverse culture, ma comune a tutte è la nozione della polarità espressa attraverso posizioni contrastanti”. (Meyer Schapiro, Words, Script, and Pictures: Semiotics of Visual Language, 1996).


Jindra Capek, Il canto misterioso, edizioni Arka

È uno studio che ho intrapreso da poco e vi invito a cercare anche voi degli esempi che lo avvalorino, ma mi sembra di poter dire che nell’album illustrato il ritratto di profilo, di fronte e di tre quarti ha significati e usi abbastanza codificati. Ovviamente, i significati saranno, di volta in volta, largamente influenzati dal contesto narrativo, dallo stile e dalla composizione dell’immagine, dai tratti somatici dei personaggi e dalle emozioni espresse.

Il ritratto frontale viene utilizzato soprattutto per:
1) Presentare il personaggio in copertina.
2) All’inizio della storia, quando anche il testo presenta il personaggio (se il testo inizia con un’azione, sarà più facile vederlo già di profilo)
3) Per sottolineare il ruolo simbolico, di icona o di protagonista del personaggio.
4) Per presentare lo stato emotivo del personaggio (è più facile capire l’emozione di un volto vedendo entrambi gli occhi).

Alcuni esempi:
Copertina con personaggio frontale.

Prima doppia pagina di La pantera sotto il letto di Mara Cerri, presentazione del personaggio.


Mara Cerri, La pantera sotto il letto, Orecchio Acerbo

Icone.
In Alors? di  Kitty Crowther, la sera di una lunga giornata, alcuni giocattoli accolgono finalmente il misterioso personaggio tanto atteso: è  IL bambino.
La frontalità del personaggio, opposta al profilo dei pupazzi, ci dice che non stiamo vedendo un bambino, ma il bambino. È l’icona-bambino, e sta per tutti i bambini.

Kitty Crowther, Alors? Pastel

In questo libro perfetto è altrettanto interessante che ogni personaggio, quando entra in scena, entri di profilo (anche se l’entrata in scena è in fronte al lettore). Ad eccezione del gatto e del gufo, – gli ultimi due a entrare in scena prima dell’entrata del bambino e gli unici a fare da spalla frontale al bambino al momento di andare a dormire, nelle ultime due pagine – tutti i pupazzi restano di profilo dall’inizio alla fine della storia, per lasciare il protagonismo al bambino e alle sue due ‘spalle’.


Un altro esempio di ritratto frontale con valore di protagonismo e icona allo stesso tempo: Rosa Parks: nell’immagine, tutti sono di profilo o tre quarti, tranne lei.

Maurizio Quarello, L’autobus di Rosa Parks, Orecchio Acerbo

Il ritratto di profilo viene utilizzato soprattutto per:
1) Rappresentare il personaggio in azione.
2) Rappresentare l’incontro di due personaggi o il loro dialogo.
3) Alludere a tratti negativi del personaggio (soprattutto quando il profilo è rivolto a sinistra).

Alcuni esempi:
Azione. (Il tempo cronologico e la direzione narrativa nelle immagini, nell’album illustrato occidentale, scorrono quasi sempre da sinistra verso destra).


Beatrice Alemagna, Je voulais une tortue, Panama

Incontro.

Isabelle Arsenault, Jane, the Fox and Me

Personaggio negativo.

Susanne Janssen, Hansel et Gretel, éditions Être

Il tre quarti viene utilizzato soprattutto per:
1) Azioni meno dinamiche e meno veloci; azioni più contemplative
2) Per presentare lo stato emotivo del personaggio

Esempi:
In questa immagine qui sotto, che ho tratto dallo stesso libro di quella di profilo, più sopra, la bambina cammina più piano e nella scena c’è meno tensione. Perché è di tre quarti (fa più attrito sulla pellicola della storia, che è bidimensionale); perché è più grande a livello compositivo (ha meno spazio per muoversi tra i margini); perché la posizione del corpo è più racchiusa e morbida.


Beatrice Alemagna, Je voulais une tortue, Panama

Suzy Lee: un momento di calma nel vorticoso gioco con le ombre.

Suzy Lee, L’ombra, Corraini edizioni

Questi elencati qui sopra mi sembrano i principali usi di un significato extratestuale (extraiconico) dell’orientazione del volto nell’album illustrato.
Poi ci saranno consuetudini di orientazione date dai movimenti del personaggi. Ad esempio, un personaggio che si volta a guardare indietro, quindi verso sinistra, si volterà, per ovvie ragioni, dalla parte del pubblico (lettore), non certo dandogli la nuca (a meno di non voler alludere a una sua ritrosia o diabolicità). Ma sono, queste, orientazioni più meccaniche, e il loro significato sarà racchiuso interamente nell’azione svolta.

Joanna Concejo, C’era una volta una bambina, Topipittori

Il profilo, per la possibilità che ha di avanzare con meno attrito sulla corrente narrativa della storia, ha sempre un tono narrativo più arzillo, dinamico o drammatico, rispetto al tre quarti. Essere di profilo significa andare spediti dentro la storia, senza resistenze; o al contrario, se il profilo è rivolto a sinistra, non voler avanzare o tornare indietro.
La scelta dell’orientazione del viso contribuisce al ritmo della storia e al suo tono narrativo. Ogni illustratore ha le sue preferenze.
Carll Cneut, ad esempio, è un illustratore che non ha mai usato un ritratto frontale in nessuno dei suoi libri. I suoi personaggi sono sempre di profilo o, con poche eccezioni, di tre quarti. Lui dice, semi scherzando, che non è capace a disegnare i ritratti frontali. In realtà, questa caratteristica dà alle sue storie un tono sempre epico, classico. I suoi personaggi sono interamente, da cima a fondo, immersi nella storia narrata.

Carll Cneut, La voliera d’oro, Topipittori 2015

Fine

Rileggi la prima parte di questo articolo.


Di fronte o di profilo: l’orientazione dei volti e il suo significato. Parte 1/2

Beatrice Alemagna, La promenade d’un distrait, Seuil Jeunesse 2005

Questa estate, a Sarmede, insegnando illustrazione a più di 80 allievi, mi sono accorta che una delle cose che ripetevo più spesso era di girare i personaggi di profilo o di tre quarti, e di non metterli in posa, davanti al lettore, come se si stessero facendo fare una fotografia.
I personaggi, sulla scena dell’album, dovrebbero avere l’aria di vivere in un mondo che non riguarda il lettore, a meno che non ci sia un gioco voluto, esplicito, tra i personaggi e il lettore.

I personaggi di un album sono come attori sul palco di un teatro. Se recitano le loro parti rivolti verso il lettore perché il lettore li veda meglio, devono (dovrebbero) dare l’impressione, il meno forzata possibile, che sia naturale essere in quella posizione, girati così.
Fanno eccezione a questa regola la copertina e la prima pagina, dove di solito viene presentato il personaggio: vedremo meglio queste eccezioni nel prossimo post.
A teatro, tradizionalmente, gli attori entrano in scena e fanno finta che il pubblico sia invisibile. Anche il pubblico ama sentire di essere invisibile.
Una quarta, invisibile, impenetrabile parete separa la finzione in cui recitano gli attori sul palcoscenico dalla realtà della sala dove siede il pubblico.
Un attore, allora, potrà fare un intero monologo con la testa e il corpo rivolti verso il pubblico, ma dare l’impressione di parlare solo a se stesso, come se davanti a lui non ci fosse nessuno.

Teatro della Cittadella dei Giovani di Aosta “Aspettando Godot”

Oppure, gli attori possono entrare in scena e rivolgersi direttamente al pubblico con un dialogo franco e diretto. In questo caso, la quarta parete scompare. Questa diversa maniera di recitare e considerare la distanza tra lo spazio della finizione scenica e quello della realtà dove siede il pubblico dovrà essere esplicita, come è chiaro in un testo il  “Tu, lettore, che leggi queste righe...” con il quale l’autore si rivolge al lettore in un romanzo.
In questo caso, un po’ della finzione che c’è sul palco arriverà fino alla sala e un po’ della realtà che c’è nella sala salirà fino al palco.
Il libro illustrato ha molto in comune con il teatro e con il cinema. L’illustratore deve sempre essere molto chiaro nel far capire al lettore se la quarta parete c’è o non c’è.

L’attore Mauro Monni
Jean-Claude Floch

Fronte e profilo sono due codici molto importanti nella storia del libro illustrato e nella storia dell’arte. Entrambi hanno un significato narrativo che si è depositato, lungo i secoli, nella cultura di chi guarda le immagini.
Riassumo in questo post i principali significati della posizione di fronte e di profilo nell’arte e nell’illustrazione. Tralascio quella di ‘tre quarti’, che è una posizione intermedia meno codificata. Forse, per questa minore codificazione, la posizione di tre quarti traduce una dimensione psicologica più intima e raccolta (M. Schapiro).

Il bacio di Giuda, Cimabue (1240-1302)

Nelle immagini raffiguranti il vangelo, miniate o affrescate, il Cristo è spesso ritratto di fronte e gli apostoli di profilo. Questa posizione lo rende distante dalla vita degli apostoli: egli rivolge lo sguardo fuori dalla scena, il suo viso e il suo sguardo, perpendicolari alla scena, si sottraggono all’azione. Egli è un’icona.
Essere di profilo significa essere paralleli alla storia, al tempo, alla dinamica narrativa che scorre parallela alla tela o alla carta.
Gli apostoli, messi di profilo in opposizione al Cristo frontale, sono dentro il tempo secolare (almeno fino a che non saranno santi o martiri e prenderanno a loro volta la posizione frontale in antagonismo alle belve o ai demoni tentatori), il Cristo ne è fuori.

Quando Giotto illustra il Cristo di profilo mentre Giuda lo bacia, parallelo a Giuda, uguale a Giuda, solo appena più alto, ne sottolinea tutta l’umanità e la fragilità. Egli è un Cristo del tutto umano. Interamente dentro la storia.

Il bacio di Giuda, Giotto, 1303-1305 c. Cappella degli Scrovegni, dettaglio, Padova

Nell’affresco di Giotto, il passaggio dalla posizione frontale con cui Cristo veniva solitamente rappresentato in questa scena, a quella di profilo, avviene  attraverso il movimento, quasi cinematografico, della teste di due soldati dietro i due personaggi principali.
Traccia che svanisce di un Cristo-icona, ma anche stratagemma per seguire con un movimento fluido l’intercambiabilità di Cristo e Giuda.
Forse, solo per un caso, Cristo non è Giuda e Giuda non è Cristo, sembra volerci dire Giotto.

Nell’arte antica egiziana, dove quasi tutte le figure erano ritratte di profilo, una parziale frontalità veniva concessa, come eccezione, alla rappresentazione dei morti.
Nell’arte medioevale, i demoni e i malvagi venivano ritratti di profilo. Nelle rappresentazioni dell’Ultima cena, a volte il profilo è riservato esclusivamente a Giuda, in opposizione alla frontalità di tutti gli altri discepoli.
Sarà per questa tradizione che il lupo di Cappuccetto Rosso è quasi sempre illustrato di profilo o di schiena quando si presenta a Cappuccetto? E lei di fronte o tre quarti?
Ecco alcuni esempi.

Anonimo, (fine 1700?), Musée du loup au Cloître Saint Thégonnec, Bretagna
Gustave Doré, Chaperon Rouge,  1867
Arthur Rachkam, (1867 – 1939) Cappuccetto Rosso

Chissà se Walter Crane, nel 1875, quando ritrae l’incontro di Cappuccetto Rosso con il lupo, mettendo entrambi di profilo, ha un’intenzione narrativa simile a quella di Giotto .

Walter Crane, 1875

Fronte e profilo si sono delineati nel tempo come una coppia dialettica, ma i loro significati non sono mai fissi: è il modo in cui vengono giustapposti che crea il messaggio, l’ipertesto narrativo. Il profilo e il ritratto di fronte, presi individualmente, non sono che due modi diversi di disegnare un viso.

Il critico d’arte Meyer Schapiro, in un saggio sublime del 1996, scrive che possiamo paragonare il profilo alla terza persona del discorso narrativo, e il ritratto frontale, alla prima.
Non è affascinante questo raffronto?

“Il profilo, per dirla nelle grandi linee, è come la forma grammaticale della terza persona, l’impersonale “egli” o “ella” con la forma verbale concordata e appropriata; mentre al viso di fronte viene accreditata un’attenzione, uno sguardo latentemente o potenzialmente rivolto all’osservatore e corrisponde al ruolo dell'”io” nel discorso, con il suo complemento “tu” (…).” Words, Script, and Pictures: Semiotics of Visual Language, 1996

L’affermazione di Schapiro è corretta, secondo me, per tutti i casi in cui il ritratto frontale buca la quarta parete invisibile per rivolgersi volutamente verso lo spettatore. Come il “Tu, lettore…” del narratore di un romanzo.
Ma quando il ritratto frontale è usato per sottrarre alla storia e all’azione il personaggio, per renderlo icona, io credo che non sia più EGLI, ELLA, LORO, ma diventi: IL, LA o I, seguito da un sostantivo e non da un verbo.

Stepan Zavrel, affresco a Sarmede, Treviso

Nelle illustrazioni di Emanuele Luzzati, come in quelle di Stephan Zavrel, che prendono molta ispirazione dall’arte delle icone russe, i soggetti rappresentati hanno spesso la testa rivolta verso lo spettatore, anche quando il corpo è girato di profilo per svolgere l’azione.
È quasi come se, con la loro testa girata verso di noi, ci dicessero che non hanno un nome, che non si chiamano Giovanni, Teresa o Pallino, ma che sono icone. Quando sono bambini, sono ‘I bambini’ e stanno per tutti i bambini del mondo, oppure I pastori, IL principe, LA principessa, etc.
In questo caso, una certa distanza impersonale separa lo spettatore dai protagonisti, ma è una distanza diversa da quella della narrazione in terza persona. E di sicuro non è intima come quella del discorso diretto.
Se si può parlare di ‘tono narrativo’ anche per un’immagine, le illustrazioni dove le teste sono girate di fronte mentre l’azione spinge i corpi trasversalmente avranno un tono esemplare: come quello di una massima, di una favola morale o di una storia proverbiale.

Guardate come è diverso il tono narrativo, il sapore retorico dell’immagine, in queste due scene di Luzzati, che rappresentano entrambe la morte apparente del personaggio principale: Biancaneve e La Bella Addormentata.
Nella prima immagine, la testa di Biancaneve è frontale, così come quella dei nani.
È il simbolo di tutte le fanciulle ingannate da una matrigna gelosa, un’icona. Ed è forse, anche, l’icona della Morte. I nani sono un coro, anche loro simboleggiano il dolore di tutti i lutti.


Davanti alla seconda tavola, qui sotto, proviamo una sensazione diversa. I visi del Principe e della Bella Addormentata sono perpendicolari al lettore (uno di profilo e uno di tre quarti) e paralleli alla bidimensionalità della pagina.
Paralleli, dunque, a quella pellicola sottile che è la storia che scorre sul libro: indifferenti al nostro sguardo, come nascosti dietro un’invisibile velo (la quarta parete), essi si incarnano in due soggetti totalmente immersi nella storia. Non sono icone, sono personaggi credibili nell’azione, umani e reali.
Guardandoli entriamo, quasi cadendo, nella finzione scenica.


La testa di profilo o di fronte nell’immagine è un elemento che influenza il tono retorico della storia che viene raccontata, e in un certo senso, anche il suo stile.
Cari illustratori, se vi ho messo un po’ di confusione in testa, non vi preoccupate, nel prossimo post faremo altri esempi e vedremo che in generale, ad eccezione della copertina e della prima pagina del racconto, nell’album illustrato i personaggi sono quasi sempre di profilo o di tre quarti.

Segue. Leggi la seconda parte…


Buona estate a tutti! Ci ritroviamo a metà settembre

Carissimi lettori,

avrei voluto scrivere un lungo post dandovi i ‘compiti delle vacanze’: alcuni libri da leggere e le tavole da realizzare questa estate per i migliori concorsi che scadono in autunno (Serpa, Mostra Illustratori, Ilustrarte, Tapirulan) -. Poi avrei voluto scriverne un altro raccontando il ‘dietro le quinte’ dell’avventura di Mano a Mano, la serie di documentari sulle tecniche degli illustratori a cui abbiamo dato il via quest’anno Anna Martinucci ed io.

Ohara Sherko, corso “Trovare il proprio stile” con Anna Castagnoli, Sarmede 2015

Poi un altro ancora su alcune cose nuove che ho capito sullo ‘stile’ e l’illustrazione preparando i corsi di questa estate a Sarmede.
Nella mia fantasia, tutti questi post li avrei preparati la sera, qui a Sarmede, dove sto tenendo il primo corso (ho tre corsi di seguito) sullo stile.
Fantasie. La sera, dopo una giornata di corso di 9 ore con 23 allievi, crollo addormentata poco dopo cena.
Quindi, niente, vi saluto con due immagini bellissime realizzate da una allieva in questi giorni, la stessa che il primo giorno ha detto tra due lacrimoni le fatidiche parole: “Io non sono capace”.
Vi auguro una bellissima estate e vi invito a continuare a seguire LeFiguredeilibri sulla pagina FACEBOOK.
A presto,
Anna Castagnoli

Ohara Sherko, corso “Trovare il proprio stile” con Anna Castagnoli, Sarmede 2015