Tanti auguri luna!

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Che cosa c’è di strano nell’ipotesi che sulla luna si levino venti da essa stessa riscaldati, e che facciano costante seguito all’agitazione del suo corso brezze che si diffondono disperdendo rugiada e un umor lieve, le quali basterebbero alla vegetazione? O nell’ipotesi che il suo clima non sia ardente e secco ma mite e acquoso? Si consideri che da essa non giunge a noi nessun influsso di tipo secco, molti invece di tipo umido e femminile: piante che crescono, carni che si corrompono, vini che cambiano di gusto e perdono vigore, legna che intenerisce, donne che partoriscono agevolmente. Se aggiungo come esempi della forza liquefacente della luna le maree dell’oceano e il crescere e il riversarsi dell’acqua alta negli stretti temo che Farnace, momentaneamente tranquillo, si senta provocato da concetti a lui congeniali e insorga di nuovo.
ca 46-127, Plutarco, Il volto della luna, Adelphi, Milano 1991

E un altra meraviglia vidi nella reggia. Un grandissimo specchio sta sopra un pozzo non molto profondo; chi scende nel pozzo ode tutte le parole che si dicono da noi sulla terra; e chi riguarda nello specchio vede tutte le cittĂ  e i popoli, come se li avesse innanzi: e io ci vidi tutti i miei, e il mio paese: se essi videro me non saprei accertarlo. Chi non crede tutte queste cose, se mai monterĂ  lassĂą, saprĂ  come io dico il vero.
ca 180-192 Luciano di Samosata, La storia vera (racconto in prima persona di un viaggio sulla luna, è considerato il primo racconto di fantascienza della storia della letteratura, e il primo viaggio sulla luna). (Testo).

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secolo XVI, Illustrazione tratta da “Falnameh,” Il libro delle profezie, manoscritto persiano

Le lacrime e i sospiri degli amanti,
l’inutil tempo che si perde a giuoco,
e l’ozio lungo d’uomini ignoranti,
vani disegni che non han mai loco,
i vani desideri sono tanti,
che la piĂą parte ingombran di quel loco:
ciò che in somma qua giù perdesti mai,
lĂ  su salendo ritrovar potrai.

1532 Ludovico Ariosto, Orlando furioso, (Astolfo va a cercare sulla luna il senno perduto di Orlando).

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1610, Galileo Galilei, Sidereus Nuncius (Galileo punta il primo telescopio verso le stelle)
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1611-1687, Johannis Hevelii Selenographia
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1659, Savinien Cyrano de Bergerac, The government of the world in the moon,  J. Cottrel, Londra

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1785, The Surprising Adventures of Baron Munchausen, Rudolf Erich Raspe, (Il viaggio sulla luna)
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1793, William Blake, The Gates of Paradise The Lessing J. Rosenwald Collection, Library of Congress, Washington DC

[Moonlight]w2cFEHM9yMw[/Moonlight]
1801
, Piano Sonata No. 14 in C-sharp minor (Moonlight), Ludwig van Beethoven

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
di mirar queste valli?
1829-1830, Giacomo Leopardi, Canto notturno del pastore errante dell’Asia

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1835, The Great Moon Hoax,  Il New York Sun pubblica sei articoli su una (finta) scoperta della vita sulla luna
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1865 c., Voyage a la lune. Litografia, Francia

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1865, Dalla terra alla luna, Jules Verne, Hetzel, Parigi
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1879, Astolfo sulla luna, Gustav Dorè, illustrazioneper l’edizione francese dell’Orlando furioso
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1894, Aubrey Beardsley, Lucian’s Strange Creatures, (Illustrazione per La storia vera di Luciano di Samosata)
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1900, Voyage dans la Lune , Beinecke’s library

[luna]7Kpnbl3tn58[/luna]
1902, Le voyage dans la lune, Maries-Georges-Jean Méliès,

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1901, H.G Wells, The first man in the moon, Inghilterra
dolittle
1928, Doctor Dolittle in the moon, Hugh Lofting’s Doctor Dolittle,  illustrato da Jonathan Cape, Inghilterra
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1954, On a marché sur la lune, Hergé
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1968, 2001: odissea nello spazio, Stanley Kubrick
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20 luglio 1969, Neil Armstrong scende sulla luna

[amstrong]RMINSD7MmT4[/amstrong]


L’ours et le chat sauvage, di Komako SakaĂŻ

L’ours et le chat sauvage (L’orso e il gatto selvatico), illustrato da Komako SakaĂŻ, edito in Francia da L’Ă©cole des loisirs (in Spagna da Corinbo), è un capolavoro sull’esperienza della morte. Ma prima di parlarvene vorrei aprire una riflessione sullo spazio che la morte occupa oggi nella nostra cultura.

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L’ours et le chat sauvage, Kazumi Yumoto (testo) e Komako SakaĂŻ, L’Ă©cole des loisirs 2008, Francia

Qualche giorno fa un’amica mi scrive quasi sconvolta: suo figlio di 4 anni e mezzo, la sera precedente, con gli occhi lucidi, le ha detto: mamma, non voglio che tu muoia. E poi. Mamma, ma se io muoio, dopo, ci sono ancora i colori? E poi, piangendo in un modo contenuto, doloroso: anche se io divento grande, non voglio che tu muoia.
La madre era sconvolta dal fatto che un bambino così piccolo potesse interrogarsi sulla morte.
Pensava che le domande testimoniassero un disagio non normale del bambino. E’ troppo piccolo! Mi scriveva. A questa età non dovrebbero pensare a giocare e divertirsi?

Ho riportato questo aneddoto come testimonianza del fatto che, l’angoscia della finitudine, della morte, sono sentimenti che appartengono all’essere umano fin dalla sua piĂą tenera etĂ . Non era l’interrogare del bambino anormale, ma la reazione della madre.
Un tempo nonni e bisnonni, zie e prozie decrepite, morivano in casa, per giorni la famiglia era intorno ai loro ultimi respiri, ai loro sudori, fino al contrarsi delle mandibole, fino alle finestre aperte, fino al silenzio che si sospende sopra il cadavere. Oggi i bambini dove possono fare esperienza della morte? Oggi l’unica morte di cui si può fare esperienza è quella veloce passata ai telegiornali (con morbosa attenzione su questo fenomeno così curioso: le lacrime dei cari (!)), quella di serie televisive come Lost o di confusi videogiochi, dove gli eroi muoiono e risorgono in barba al tempo, come burattini di gomma che rimbalzano. Ma l’altra morte, quella che ci abita dentro, quella che non ha altra voce che un dolore silenzioso, lungo, rauco, quella che dà senso come un orizzonte alle cose che facciamo ogni giorno, quella che chiede sgomenta: ma dopo, ci sono ancora i colori? Dove incontrarla?

Per fortuna, esistono i libri. I libri nei quali ancora si tramanda una cultura dell’anima (questa sconosciuta), i libri attraverso i quali i bambini possono fare esperienza di tutto quello che fa paura ai grandi.

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L’ours et le chat sauvage, Kazumi Yumoto (testo) e Komako SakaĂŻ, L’Ă©cole des loisirs 2008, Francia
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L’ours et le chat sauvage, Kazumi Yumoto (testo) e Komako SakaĂŻ, L’Ă©cole des loisirs 2008, Francia

Quella mattina l’orso piangeva, il suo amico, il piccolo uccello, era morto.
Inizia così l’adagio poetico di questo libro sui sentimenti del lutto. La morte accade. E’ da questo accadere che ha origine la storia. Non c’è altro inizio possibile per una storia che questo: la morte accade.
L’orso ricorda la conversazione che aveva avuto con il suo uccellino proprio il giorno prima.
“Vedi uccellino? Oggi è oggi, non è così? Ma ieri e l’altro ieri, anche era oggi. Non è strano?
E quando verrà domani sarà ancora oggi, ogni giorno è oggi, e ogni giorno noi siamo insieme. Che ne pensi?”
L’uccellino aveva scosso la testa e risposto: “E’ vero orso. Ma sai cosa? E’ oggi il mio giorno preferito. Mi piace più di ieri e più di domani”. E ora il piccolo uccello non c’era più.

In una paginetta di album Kazumi Yumoto, l’autore, ha sintetizzato 1500 anni di pensiero filosofico sul tempo, da Sant’Agostino ad oggi. (Noi insegniamo ai bambini con grande sforzo l’idea del tempo, e poi ci stupisce vedere come l’idea della morte sgorghi naturalmente, con tutto il dolore ad essa correlato. Con o senza filosofia, l’esperienza del tempo è esperienza della morte).

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L’ours et le chat sauvage, Kazumi Yumoto (testo) e Komako SakaĂŻ, L’Ă©cole des loisirs 2008, Francia

L’orso costruisce con amore una piccola bara di legno, la arreda di petali di fiori e bacche profumate e ci adagia dentro il suo piccolo amico. Non vuole piĂą separarsene. Tutti gli animali del bosco gli chiedono: “cosa c’è dentro la tua scatola?” Ma quando l’orso apre la scatola per mostrare il contenuto tutti scuotono la testa, rimproverano l’orso che non l’ha ancora seppellita, gli dicono che, anche se è difficile, non deve piĂą pensare al suo amico. Allora l’orso, nel buio della sua casa, si isola in una solitudine sempre piĂą terribile. Non risponde piĂą agli inviti (via via piĂą sporadici) degli animaletti che vengono a chiamarlo. La depressione è illustrata da una grande doppia pagina nera, senza piĂą confini, solo la pagina finale con il prato fiorito, dove l’orso di spalle camminerĂ  col gatto selvatico verso il mondo, sarĂ  altrettanto grande.
Un giorno l’orso apre la finestra e vede che fuori fa bel tempo, il vento porta i profumi, l’orso respira forte e decide di uscire di casa. Camminando nel bosco e poi lungo il fiume incontra un gatto selvatico con una cassa. Gli chiede cosa c’è dentro. Il gatto dice che mostrerĂ  il contenuto della sua scatola solo se l’orso gli mostrerĂ  il contenuto della sua. L’orso apre la cassa col piccolo uccellino. Il gatto dice: “Questo piccolo uccello doveva contare molto per te. Deve mancarti terribilmente”. Era la prima volta (dice il testo) che qualcuno gli diceva così. Il gatto selvaggio apre la sua scatola e tira fuori un violino. Annuncia che suonerĂ  una musica per l’uccellino morto.

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L’ours et le chat sauvage, Kazumi Yumoto (testo) e Komako SakaĂŻ, L’Ă©cole des loisirs 2008, Francia

Al suono della musica l’uccello rivive nel ricordo dell’orso, in tutte quelle avventure che avevano vissuto insieme. Dopo questo straziante passaggio di ricordi l’orso potrà seppellire infine la bara di legno e partire in viaggio in compagnia del suo nuovo amico.

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L’ours et le chat sauvage, Kazumi Yumoto (testo) e Komako SakaĂŻ, L’Ă©cole des loisirs 2008, Francia

Vi ho raccontato in sintesi la storia del libro per darvi un esempio di “come si scrive una storia” (spero che qualche editore abbia già comprato i diritti in Italia o li compri presto, così che possiate leggere questo tesoro). Non ci sono paroline decorative, non c’è retorica, non c’è il desiderio di “aiutare i bambini a capire l’esperienza della morte”. C’è solo una storia raccontata, con parole scarne, necessarie. La storia di un orso che aveva come amico un piccolo uccello molto amato, che è morto.
Komako SakaĂŻ interpreta il testo in modo magistrale.

Metto questo libro nel pugno di album piĂą belli che abbia mai letto.


Tokyo Big Sight 2009 (Tokio Book Fair )

Valentina Mai mi ha inviato dal Giappone qualche fotografia scattata al Tokyo Big Sight, la piĂą importante fiera del libro per ragazzi annuale. Mi ha scritto di essere stata un pochino delusa, non moltissimi gli stand e pochi i libri orientali davvero interessanti. In diretta da Tokyo per Figuredeilibri ecco un piccolo giro virtuale nel salone! Grazie Valentina.

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A.I. stila un codice deontologico per l’illustrazione

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L’Associazione Illustratori inaugura il nuovo sito e mette a disposizione dei suoi soci e del pubblico il nuovo Codice deontologico dell’illustrazione, un documento preziosissimo che finalmente getta le basi per un uso corretto e condiviso dei contratti che regolano il mercato dell’illustrazione.

– Che differenza c’è tra vendere un originale e vendere i diritti di riproduzione di un’illustrazione?
– Un illustratore è meglio che sia pagato “a forfait” o sulle “royalties”?
– Quali limiti e responsabilitĂ  hanno reciprocamente autore ed editore?

Queste e molte altre risposte sul nuovo Codice deontologico dell’illustrazione.
NB: Per sconfiggere il malcostume che (troppo) spesso regola la nostra professione, è molto importante che editori ed illustratori si impegnino nella promozione della prassi contrattuale stilata da A.I.


Pablo Auladell: il mio primo libro

Pablo Auladell, uno dei piĂą grandi illustratori spagnoli, ci racconta gli esordi della sua carriera, prima come fumettista, poi come illustratore di libri per bambini.

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Dal blog: Quadreni di bozzetti di Pablo Auladell

Nel mio caso, è stato fondamentale prendere contatti con l’APIV (Associazioni Illustratori Valencia) e conoscere qualche illustratore della mia età già professionista. Grazie a questo ho potuto rompere l’isolamento e la ignoranza che mi imprigionavano nella mia piccola città di mare. Osservai come preparavano tutto, in particolare i book che presentavano ai clienti. Imparai tante cose. Fino a quel momento avevo disegnato per disegnare, senza pensare, avevo vinto qualche concorso di quelli che organizzano i comuni per spendere i budget destinati alla gioventù. Presto mi resi conto che dovevo stabilire un obiettivo molto concreto e lavorare sodo per raggiungerlo.
In quegli anni, fine anni novanta, l’Istituto della gioventù (injuve) stabilì vari premi in diversi campi (fumetto, illustrazione, fotografia, musica..). Erano premi molto incoraggianti per gli autori, perché l’injuve era riuscito a fare del premio un premio  prestigioso, la cosa più importante era che c’era la collaborazione degli editori, che si prendevano in carico le spese di produzione della prima opera che pubblicavano al giovane autore. Destinai tutte le mie forze per raggiungere quell’obiettivo. Era un periodo nel quale non c’erano molti altri modi per pubblicare fumetto, e con questo premio vidi l’opportunità d’accedere agli Editori chiamati indipendenti che in quel momento stavano nascendo ed erano quelli più interessati nel Certamen.
Nel 2000 vinsi il Premio di fumetto, ed effettivamente, l’editore Francisco Camarasa, delle edizioni De Ponent, mi offrì la possibilità di editare un albo. Gli presentai tre progetti: un fumetto a colori di nome Circe, del quale avevo solo i bozzetti in forma di storyboard; una prima versione di quello che poi sarebbe stato La Torre Bianca, anche questo a colori (questo già finito); ed un progetto meno lavorato El camino del titiritero (Il cammino del burattinaio) che doveva essere realizzato con tonalità acquarellate di grigi. Lui considerò questo ultimo come il più interessante, ed idoneo per alla collezione, che era solo di fumetti in bianco e nero.

camino_titiritero_auladell1El camino del titiritero, Pablo Auladell, Edizioni De Ponent 2001

Mi misi al lavoro e finì il fumetto in tre o quattro mesi (in quel periodo lavoravo anche in un gruppo d’illustratori dell’università di Alicante, facendo un corso di spagnolo online per stranieri). La cosa riuscì abbastanza bene, ci furono buone critiche e una nomination come autore esordiente nella Fiera del Fumetto di Barcellona. Anche se l’edizione del fumetto lascia, a mio parere, molto da ridire, soprattutto per colpa mia. No feci caso al tipo di carta ne alla stampa e realizzai il fumetto con colori diluiti di tinta china che in stampa rimasero spenti e con un effetto da fotocopia.
Allora cominciai a provare anche nel mondo della letteratura infantile e giovanile. Ricordo che le prime cose che ho mostrato all’editore Antonio Ventura di Anaya, non gli piacquero per niente.

mar_de_sabanas_auladellMar de sabanas, Pablo Albo e Pablo Auladell, Anaya 2003

Anche se mi sentì ferito e altero, poi gli diedi ragione: non avevo capito niente di quello che significava illustrare. Così cominciai a riflettere di più, a guardare con attenzione il lavoro degli altri, e solo così imparai a guardare il mio proprio lavoro. E credo di aver preso il cammino giusto. Mi presentai con Pablo Albo (autore)  al premio “Ciudad de Alicante” e vincemmo con Mar de sabanas (Mare di lenzuola). Antonio Ventura adesso mi pubblicava il primo albo illustrato, e da qual giorno mi ha affidato vari incarichi che sono stati molto importanti per la mia carriera.

Traduzione di Ermisenda Soy


Riflessioni sul mercato dei libri illustrati in Italia, di Giovanna Zoboli

“IL PARADOSSO DI ANNA KARENINA
Riflessioni sul mercato dei libri illustrati in Italia”

è il titolo di un interessantissimo articolo scritto da Giovanna Zoboli, editrice della Topittori, e pubblicato sulla rivista on-line Fili d’aquilone: un articolo “forte”, una denuncia intelligente e allarmante sul degrado della nostra cultura dedicata all’infanzia. Potete leggere qui l’articolo per esteso.

Invece, credo che a fare di una nazione un paese civile sia proprio l’attenzione riservata all’infanzia in se stessa, in termini di responsabilità educative e pedagogiche assunte tout court dal mondo adulto, complessivamente, e penso alle più varie categorie professionali: urbanisti, architetti, medici, scienziati, intellettuali, artisti, imprenditori, politici, amministratori, sportivi, operatori culturali, ma anche operai, impiegati, commercianti eccetera. Fra l’altro, credo sia proprio dall’impegno di tutti nei confronti dell’infanzia che si misuri la capacità di un paese di progettare il proprio futuro. E va detto che se gli adulti prestassero attenzione alle esigenze dei bambini nella loro attività, senza ombra di dubbio migliorerebbe il benessere di tutti.
Credo che nel nostro paese, l’indifferenza ai bambini sia molto diffusa.
(Giovanna Zoboli, editrice)
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