Textures di abiti illustrati

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Carll Cneut

Non ricordo dove, una volta lessi il suggerimento di un illustratore affermato ad altri illustratori, a proposito dei personaggi illustrati: per favore – scriveva – non vestiteli come idioti. E invece eccoli saltare fuori dalle vetrine di qualche libreria di second’ordine, o affacciarsi al carrello di un supermercato – dove una mamma, di fretta, ha comprato un libro illustrato in offerta al prezzo di due banane- vestiti da idioti: con magliette troppo attillate, pantaloni anni ’70, sempre a righe o a quadri. E non so voi, ma io – faccio un mea culpa-, non so quante volte, nella fretta, cercando di infilare una maglietta a un personaggino alto tre centimetri, mi sono detta: gliela faccio a righe. Gli illustratori seri, ci pensano un po’ di più. Ecco una carrellata di magnifiche textures. Pensate. Curate. Amate. Che possano darci ispirazione!

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Carll Cneut

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Carll Cneut

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Isabelle Vandenbeele

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Lisbeth Zwerger

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Elena Odriozola

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William Steig

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Beatrice Alemagna

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Beatrice Alemagna

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Rebecca Dautremer

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Rebecca Dautremer

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Sara Fanelli

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Sara Fanelli

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Laurent Moreau

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Octavia Monaco

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Simone Rea

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Suzy Lee

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Philip Giordano

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Dusan Kallay

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Anne Herbauts

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Joanna Concejo

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Maurice Sendak

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Quentin Blake

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Louise Marie Cumont

Atelier pour enfants (un blog)

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Pari no kodomo di Takeshi Motai dal blog  Atelier pour enfants

Odile e Junko sono, rispettivamente, una grafica e un artista plastico. Insieme condividono due cose: la cura di meravigliosi laboratori per bambini nella città di Parigi, e la passione per raffinatissimi libri illustrati. Il loro blog Atelier pour enfants raccoglie immagini di laboratori (loro, e non solo) e immagini di libri illustrati (molto grafici) uno più bello dell’altro.

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Architektur für Kinder, dal blog Atelier pour enfants

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Modelli per decoupages, dal blog Atelier pour enfants


Candidature ai “nobel” dell’illustrazione

Nel mondo, ci sono due premi per l’illustrazione che corrispondono a un premio nobel: L’Hans Christian Andersen Award (da non confondere col nostrano premio Andersen) biennale, gestito dall’organizzazione mondiale Ibby (nel 2008 fu vinto da Roberto Innocenti e nel 2010 da Juta Bauer) e il premio Astrid Lindgren Memorial.
Oltre che essere premi cospicui in denaro (mi sembra che l’Astrid Lindgren si aggiri introno ai 500.000 euro), sono i più alti riconoscimenti alla carriera di tutto il settore.

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Francesco Tullio-Altan, La Pimpa

Ecco gli illustratori candidati per il 2012 all’Hans Christian Andersen Award:
qui la lista completa
Italia: Francesco Tullio-Altan
Spagna: Javier Zabala
Francia: Henri Galeron

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Gabriel Pacheco

Oggi, 13 ottobre, si è riunita la commissione per le nomine all’Astrid Lindgren Memorial, ecco alcuni candidati per il 2012:
Qui la lista completa
Italia: nessuno (?)
Spagna: Miguel Calatayud, Elena Odriozola
Francia: Olivier Tallec,  Claude Ponti
Belgio: Carll Cneut
Messico: Gabriel Pacheco
Germania: Wolf Erlbruch


E.T.A Hoffmann illustrazioni per il gatto Murr

Così, en passant:
Illustrazioni di E.T.A. Hoffmann per “The Life and Opinions of the Tomcat Murr“.Inchiostro e pennino.
(di E.T.A Hoffmann, da non confondere con Heinrich Hoffmann, avevamo parlato qui).

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I segreti del colore: seconda lezione con Francesca Chessa

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Farbstudie, Wassily Kandinsky, 1913

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“Tutti gli accostamenti di colori che mescolati non danno il grigio, sono espressivi o disarmonici†(J.Itten)

Gli studi teorici di Johannes Itten si inseriscono in tutta una tradizione di studi sul colore: basti pensare alla teoria di Goethe e agli studi di Isaac Newton. Alla fine di questi post, vi darò una serie di riferimenti bibliografici nel caso vogliate approfondire l’argomento.
Itten costruì la sua teoria partendo dagli studi di Isaac Newton sulla scomposizione della luce bianca del sole nei colori dello spettro (quello che noi chiamiamo comunemente “arcobalenoâ€).

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Colori nella fisica di Isaac Newton

In particolare, Itten basava la sua ricerca su alcuni studi dei processi fisiologici della percezione cromatica: se, ad esempio, dopo avere osservato per un certo periodo un quadrato rosso, chiudiamo gli occhi, ci apparirà nella retina un quadrato verde.
Possiamo ripetere l’esperimento con qualsiasi altro colore e allo stesso modo, chiudendo gli occhi, ci apparirà il complementare di quel colore.
Questo fenomeno accade perché l’occhio ha bisogno di ritrovare il colore grigio per sentirsi “beneâ€. Se mescoliamo un colore con il suo complementare, otterremo, infatti, il grigio. Il grigio è quel colore (o insieme di colori) che produce nell’occhio uno stato di equilibrio armonico, di pace.
Quando manca, l’occhio richiede sempre, oppure produce, il colore complementare per tentare di ricreare il grigio, e ristabilire l’equilibrio.

Itten osservò che i tre colori, la cui mescolanza generava il grigio e che quindi creavano equilibrio armonico, erano: il GIALLO, il ROSSO e il BLU. Definì quindi questi tre colori PRIMARI.
Per ogni colore PRIMARIO individuò il rispettivo colore COMPLEMENTARE: partendo dai tre colori principali, se ne sottraiamo uno, e sommiamo i due colori rimanenti, si ottiene un colore che, sommato a quello sottratto, genera di nuovo il grigio.
Se si sottrae il rosso, e si sommano il blu e il giallo, si ottiene il verde. Il verde è quindi il complementare del rosso.
Il complementare del blu è l’arancione (giallo+rosso).
Il complementare del giallo è il viola (rosso+blu).

I colori secondari (o complementari) sono dunque VERDE, ARANCIONE, VIOLA. I colori ternari si ottengono mescolando un colore primario con il secondario adiacente. Quindi il verde sarà compreso tra i colori terziari blu-verde e giallo-verde, il giallo tra il giallo verde e giallo arancio e così via. Itten costruì in questo modo il suo cerchio cromatico.

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I colori opposti all’interno del cerchio cromatico sono complementari tra di loro (quindi danno come risultante della loro somma, il grigio).
All’interno del cerchio cromatico possiamo ottenere vari accordi cromatici, di due o più colori.
Ad esempio, per ottenere un accordo cromatico a due colori, l’unica condizione è che i due colori si trovino in posizione simmetrica rispetto al centro.
Per ottenere accordi cromatici di tre colori possiamo ruotare all’interno del cerchio un triangolo equilatero o isoscele: i colori toccati dalle tre punte saranno triadi di accordi cromatici.

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Invece, scegliendo sul cerchio due coppie di colori collegate tra loro da linee rette perpendicolari formanti un quadrato o un rettangolo, si ottengono gli accordi cromatici armonici a quattro.

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In questo modo riusciamo a trasferire il concetto di armonia dei colori dal piano emozionale soggettivo ad un piano oggettivo.

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L’accostamento di due o più colori genera delle sensazioni in chi li guarda: i nostri sensi analizzano l’accostamento di colori e giudicano quell’accostamento con una sensazione. Si potrebbe dire che la sensazione visiva nasce e si rafforza proprio grazie all’accostamento di due o più colori. Possiamo chiamare questo accostamento un “contrastoâ€.
Come avevamo già scritto nel post precedente, citando Josef Albers: “Il colore è il mezzo più relativo in campo artisticoâ€.
Così come una superficie sembra grande solo se è posta accanto ad una più piccola, così un colore non può considerarsi luminoso in assoluto, ma risulterà più o meno luminoso a seconda dell’accostamento con un altro colore. Oltre alla luminosità, il contrasto tra due o più colori, farà risaltare altre caratteristiche specifiche del colore: leggerezza o pesantezza, trasparenza o opacità, chiarezza o scurezza, etc.

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Partendo dal presupposto che ogni colore possiede una caratteristica e che questa caratteristica viene rafforzata dal contrasto con una qualità opposta, ecco che Itten formulò lo studio dei contrasti come un capitolo fondamentale della sua teoria del colore.
Si parla quindi di contrasto quando si avvertono differenze evidenti tra due effetti cromatici posti a confronto. I sette contrasti di colore di cui tratta Itten sono da intendersi come contrasti di colore in accordo cromatico armonico che tendono a dare come risultante della loro somma, il grigio.

Itten si interessò principalmente agli accordi cromatici armonici perché il problema dell’armonia era per lui centrale nello studio del colore e delle sue caratteristiche. Voleva liberarsi dalle limitazioni del soggettivismo ed esaminare il problema seguendo leggi più oggettive. Definito cosa era un accordo armonico era quindi più semplice definire un accordo non armonico. Come dice Itten nel libro Arte del colore “Esistono in pittura molti capolavori di carattere altamente personale, non composti secondo il principio di armonia cromatica qui definito e che risultano eccitanti e sconvolgenti (…) non è necessario che la composizione cromatica sia sempre armonicaâ€.
Ma è solo definendo le regole per un accordo armonico che si può definire cosa è un accordo disarmonico. Secondo Itten: “Tutti gli accostamenti di colori che mescolati non danno il grigio sono espressivi o disarmoniciâ€.

Analizziamo ora una prima coppia di contrasti armonici:
IL CONTRASTO DEI COMPLEMENTARI

Vi ricordo che sono complementari quei colori la cui somma dà grigio. Per la ricerca di un colore complementare potete anche farvi aiutare da questo bel sito www.olorschemedesigner.com dove con un semplice click riuscite ad avere il complementare di qualsiasi colore.
Le illustrazioni che utilizzano un contrasto di complementari sono illustrazioni molto armoniche e riposanti per l’occhio.
Eccone di seguito qualche esempio.
Qui sotto un contrasto di complementari rosso e verde, notate che la coppia rosso-verde possiede un uguale grado di luminosità e di lucentezza.

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Teatro a mezzanotte,  Kveta Pakoska, Nord-Sud edizioni

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Fabian Negrin, In bocca al lupo, Orecchio acerbo

La coppia blu arancio che mette in rapporto il colore caldo aranciato e il freddo del blu.
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Beatrice Alemagna, La promenade d’un distrait, Seuil Jeunesse

La coppia viola giallo dà luogo ad un forte contrasto di chiaro-scuro.
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Paul Gauguin

In questa figura di donna con mango è introdotto anche un altro contrasto, il contrasto di quantità…ma di questo parleremo nei prossimi post

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La mia infanzia in un libro: intervista ad Anna Castagnoli su “Super 8”

Cari lettori, concedetemi questo momento di vanità. Pubblico qui l’intervista che mi ha fatto Elena H. Rudolph per la rivista Figli e Famiglia, sul mio primo romanzo autobiografico per ragazzi Super 8, uscito in Italia nel 2010.

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Io negli Stati Uniti nel 1973

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Super 8, Anna Castagnoli, Topipittori 2010

“Ero sempre vissuta felice, in armonia col sole, di cui sapevo misurare il movimento con un semplice bastoncino piantato per terra; sempre fiduciosa che la luna seguisse me e nessun altro, come una bàlia che mi avrebbe protetto da tutto, quando di notte volavamo via in macchina sulle autostrade. Ero sempre vissuta sentendo che nella natura c’era una forza benigna che mi preferiva agli altri bambini, per l’amore e il rispetto che portavo ai suoi alberi, alle sue formiche, ai fili d’erba che quando ti butti a pancia in giù sul prato e li guardi da vicino, sembrano foreste. Mai avevo dubitato d’essere la beniamina del vento, del sole che passa tra i rami di mimosa, della terra, dell’acqua dei ruscelli di montagna. Ma a un tratto qualcosa si ruppe.â€
(da Super8, di Anna Castagnoli)

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Per chi ha già letto Super 8, o lo leggerà: questo era un bell’albero, ma non il “mio” albero!

Intervista ad Anna Castagnoli, di Elena H. Rudolph

Helena Rudolph: Lo confesso: soffro di ‘voyeurismo letterario’, mi piace curiosare nelle vite degli altri, entrare nei meandri dei loro ricordi e sapere come hanno affrontato i turbamenti dell’infanzia e dell’adolescenza e, soprattutto, da dove vengono, quale percorso hanno seguito e come sono arrivati ad essere ciò che sono oggi.
La collana della casa editrice Topipittori Gli anni in tasca, storie vere di infanzie e adolescenze, è un’ottima panacea per la mia curiosità: echeggiando il celebre film di Truffaut, dà voce ai bambini di ieri, ormai adulti, che si raccontano con grande generosità e offrono al lettore uno spaccato di storie personali e di Storia, illustrandoci come eravamo soprattutto negli anni ‘70.
Leggere i volumi di questa collana è come entrare in soffitta e aprire la scatola dei ricordi. Ognuno di noi, anche se ha vissuto un po’ prima o un po’ dopo quegli anni, troverà qualcosa di piacevolmente familiare e conoscerà qualcosa di nuovo.

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Mia sorella ed io in Val di Funes, Dolomiti

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La foto della mia casa sotto la neve trovata per caso su internet

HER: È stato difficile raccontare la tua infanzia in Super 8 o ti sei sentita a tuo agio con la scrittura e, in particolare, con l’autobiografia?
AC: Quando nel 2008 i Topipittori mi avevano chiesto di scrivere la storia della mia infanzia, ho pensato che non ne sarei stata capace. L’autobiografia è uno degli esercizi narrativi più difficili, una parete di decimo grado: chiede al narratore di essere un testimone, ma si può essere testimoni di se stessi? Ho lasciato passare più di un anno.
Poi un giorno, per caso, in un sito sulla Pineta di Arenzano, paese ligure dove avevo vissuto dopo il ritorno dagli Stati Uniti, ho trovato una foto della mia casa sotto la neve. Non l’aveva scattata nessuno della mia famiglia, era lì per caso, scattata da qualche sconosciuto. L’emozione di vedere “dall’esterno†la mia casa, immaginare che forse in quel momento noi eravamo dentro, forse coi nasi schiacciati contro i vetri a guardare la neve, è stata straniante, fortissima. Per la prima volta vedevo la mia infanzia “dal fuoriâ€, avevo la prova che era esistita. Quella foto mi ha fatto scattare il clic. In tre settimane di ticchettio quasi ininterrotto sui tasti del computer, avevo finito la prima bozza del romanzo.

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In val di Funes, Dolomiti

Il lavoro difficile è venuto dopo: nelle successive versioni e durante l’editing dell’editrice. Non è stato facile modellare e lasciar modellare una materia così intima come quella dei propri ricordi. Ma mi fidavo ciecamente di Giovanna Zoboli e mi sono lasciata guidare. Un paio di settimane prima del lancio del libro sono andata in tilt, non volevo più pubblicarlo, mi sembrava difficilissimo accettare che centinaia di sguardi che non conoscevo sarebbero entrati nell’intimità della mia storia più personale. Ma mi sono ricordata di una frase di Rilke, poeta che amo follemente: tutto quello a cui mi dono, diventa ricco e mi spende. Frase in cui trovo il senso più vero della scrittura. E ho dato l’ok per la pubblicazione.

HER: In Super 8 parli della ‘visione traslucida’ dei bambini che permette loro di “guardare davvero le cose†e non “per finta†come fanno gli adulti. Quanto è importante riuscire a recuperare quella visione per un’artista (illustratore o scrittore che sia)?
AC: Io credo che non si possa recuperare del tutto la visione traslucida dell’infanzia, ad eccezione di certi stati di grazia che sono proprio quelli della creazione artistica. Tutta l’arte è il frutto di momenti più o meno prolungati, più o meno intensi, di visone traslucida.
Credo ci sia un solo modo per poterla stimolare: avere il coraggio, sempre, o quando si riesce, di non sedersi comodamente in quello che già sappiamo, ma trovare la forza di spiegare le vele verso nuove sfide. Anche se il mare aperto è pericoloso e la terra che avevamo trovato così rassicurante: partire.

HER: L’oggetto del tuo “ultimo amoreâ€, che conclude il tuo libro, è molto particolare. Che rapporto hai oggi con la natura? Ti senti ancora libera come negli anni ‘70?
AC: Sì, mi sento ancora libera, se vedo un albero che mi ispira, non ci penso un momento: mi tolgo le scarpe e lo scalo! Con la natura ho ancora lo stesso rapporto di allora, quasi mistico. Il mare, gli alberi, l’erba, le stelle, la luna, il vento, le persone, gli uccelli: la natura è il solo luogo dove sento la presenza del divino, di un afflato benigno della vita, positivo, più saggio di ogni nostro pensiero. Nel libro scrivo che il mio dio era un albero di eucalipto e che rifiutavo tutti gli altri. Non sono cambiata, anche se mi manca molto poter passare le giornate sugli alberi, come allora. Sono un Barone Rampante che ha deciso di scendere, perché anche le città mi piacciono, e il peso dell’essere sulla terra.

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Sempre nell’incantata val di Funes

HER: Fin da piccola hai viaggiato molto (sia in Italia sia all’estero) e hai vissuto in diversi paesi, ti senti ‘sradicata’?
AC: Sono nata a Versailles, abbiamo poi vissuto negli Stati Uniti, dove è nata mia sorella, poi siamo tornati a Torino, dove è nato mio fratello. Mi sono sentita sradicata, completamente sradicata, fino a quando, all’età di 34 anni, non ho incontrato mio marito, che è francese. Anche lui aveva viaggiato molto, vissuto parte della sua infanzia all’estero. Così abbiamo deciso che saremmo stati sradicati in due. Attualmente viviamo a Barcellona, ma domani chissà. Vogliamo viaggiare. Oggi mi sento radicata nel mio lavoro, in mio marito, negli affetti che sopravvivono agli spostamenti. È come se avessi costruito una casa su trampoli mobili.

HER: Raccontaci un po’ di te e di come sei diventata illustratrice.
AC: Dopo la maturità avevo frequentato un corso d’illustrazione tenuto da Stephan Zavrel, a Sarmede. Dovevo restare una settimana e ci sono restata un mese, incantata da quel paese di fiaba e dalle persone che avevo incontrato. Poi mi sono iscritta alla facoltà di Lettere e Filosofia. Ho continuato a scrivere, ma non a disegnare. Dopo la laurea, ho lavorato per 5 anni come responsabile di un centro che si occupava di accogliere donne senza casa. Era un lavoro appassionante, ma difficile, così verso i trent’anni ho deciso di provare a riprendere in mano la mia passione per l’illustrazione e sono ritornata a Sarmede per un nuovo corso. L’anno dopo ho venduto il mio primo progetto a Bologna: Il libro delle cose perdute (oggi fuori stampa).

HER: Quanto è difficile (o facile) entrare nel mercato editoriale italiano? E il tuo rapporto con il mercato estero? Ti sembra più accessibile?
AC: Non è così difficile, dappertutto cercano buoni progetti, e c’è lavoro. La difficoltà in Italia è che ci sono poche case editrici, e con stili abbastanza definiti. Il mercato è un po’ stretto. All’estero ci sono più editori tra cui scegliere, soprattutto in Francia. Bisogna avere un briciolo di talento, pazienza, e professionalità, conoscere qualche lingua e pubblicare il primo libro, poi tutto è in discesa.

HER: Generalmente quando ti viene commissionato un lavoro hai carta bianca o segui gli spunti che ti vengono suggeriti?
AC: Dipende dal progetto e dall’editore. Generalmente mi piace avere carta bianca, pensare un progetto da zero, lasciare che prenda forma senza troppe costrizioni. Poi quando è abbozzato, lo presento a un editore. Ma a volte capita che lavori per commissioni più noiose, come una serie di libri sulla vita dei musicisti che sono usciti con La Vanguardia, un quotidiano spagnolo. In quel caso avevo tantissimi limiti, addirittura il colore dei capelli e l’altezza dei due protagonisti. Ma si fa anche quello, è lavoro. Basta farlo un po’ in sordina e senza perderci troppo tempo.

HER: A cosa stai lavorando adesso? Progetti futuri?
AC: Finalmente ho trovato un editore italiano per il Calendario Città del Sole 2009, che verrà trasformato in libro, con delle splendide poesie di Giusi Quarenghi.
Carll Cneut
sta lavorando su un mio testo, e questo è uno dei progetti che mi emoziona di più: è da molto tempo che ci lavora e ha promesso che sarà il libro più bello che abbia mai fatto! E io non sto più nella pelle, non vedo l’ora di poterlo vedere.
Poi ho testi a cui sto lavorando, e mi piacerebbe moltissimo farli illustrare a Simone Rea e Antonio Marinoni, i miei illustratori italiani preferiti. E altre mille idee, che ribollono, scompaiono, ritornano… Molti viaggi, corsi di illustrazione da tenere, vacanze sul mare.

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L’albero dei pappagalli fotografato attraverso il binocolo dalla finestra del mio studio

HER: Mi descrivi l’ambiente in cui lavori?
AC: Ho un appartamento molto luminoso sulle alture di Barcellona, con due belle terrazze. Il mio studio dà su un parco pieno di pappagalli, ma non lo uso quasi mai. Mi ritrovo invece a lavorare ovunque nella casa, sparpagliando libri, fogli e matite dappertutto (mi sa che ormai sono diventata allergica a qualsiasi forma di radicamento!). Mi piace anche molto andare in biblioteca, dove posso studiare o leggere circondata da persone. Lavorare sempre in casa da soli, a volte, è un po’ alienante, anche se ho due amiche che vivono sul terrazzo (libere): Ludmilla e Rodrigo, due tortore che abbiamo addomesticato.

ps: Se foste interessati a leggere Super 8, potete acquistarlo su Amazon cliccando sul banner qui sotto o direttamente sulla pagina dei Topipittori.