A world of your own, di Laura Carlin. Un laboratorio di creatività

5 Febbraio, 2015

Laura Carlin, A world of your own. Phaidon 2014

Aggiornamento 2018:
Questo libro è stato pubblicato in italiano da Terre di Mezzo, con il titolo: Il mondo come piace a me.

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David Hockney una volta ha scritto:

“Posto che la rappresentazione, l’urgenza della rappresentazione, fa parte della natura umana, come ci poniamo di fronte a essa? Quali metodi usiamo e quali posizioni prendiamo rispetto al rappresentare in questo o quel modo?”

Evidentemente, Hockney stava riflettendo sullo stile, ma voglio fermarmi qualche virgola prima, quando dice: “l’urgenza della rappresentazione fa parte della natura umana”.
È importante ricordarsi che il bisogno di una rappresentazione del mondo che ci circonda fa parte della natura umana, perché di solito, quando si parla di arte, si ha la tendenza a pensare che l’arte sia qualcosa che riguarda uno stretto nugolo di gente: gli artisti. Anzi, gli artisti e i bambini. E non gli esseri umani in generale.

Laura Carlin, A world of your own. Phaidon 2014

È curiosa l’associazione artisti-bambini. Di solito viene usata per sminuire l’urgente impulso di rappresentazione di un adulto: se si è appena arrampicato su una sedia per cantare; se è uscito una mattina per andare a comprare il latte ed è tornato – senza sapere bene perché – con tre tubetti di colore ad olio, una tela e due pennelli; se sta tamburellando con le unghie sul tavolo un motivetto inventato lì per lì; se mentre racconta aggiunge al racconto una rosa di dettagli del tutto innecessari alla narrazione,  -come farebbe un attore che prende la sua rivincita su un regista troppo pedante – gli si dice: non fare il bambino.
E viceversa, nei bambini, l’inclinazione a rappresentare in modo urgente il mondo in un modo tutto personale la si tollera fino a una certa età, o in certe ore del giorno ben compartimentate.
Poi bisogna crescere, fare i conti con la realtà.
Sì, ma cosa è questa benedetta ‘realtà’ se non il concerto di tante diverse rappresentazoni personali? Possiamo accedere a un mondo non rappresentato in qualche modo?

Questa lunga premessa mi serve per descrivervi il senso di profonda, improvvisa, legittimata libertà creativa che ho provato leggendo A world of your own (in francese è stato pubblicato con il titolo: Un monde rien qu’à toi. In Italia non mi sembra che sia uscito, ma spero venga tradotto presto), di Laura Carlin. Una specie di libro-laboratorio per la fantasia intorpidita.

Il libro si apre sull’immagine fotografica di una bambina (non è un caso che sia una fotografia) che dice:
Mi chiamo Laura, per creare il Mio Mondo, inizio guardandomi intorno. Ecco, questa è la mia casa nel mondo reale. Per prima cosa ne copio la forma. Poi, penso al modo di renderla più interessante, gli metto qualche piano in più. Le scale sono davvero noiose, così decido di metterci uno scivolo; e anche delle grandi finestre, così posso vedere cosa succede fuori“. Nell’illustrazione, la casa, all’interno si anima di figure poco domestiche… Un dinosauro, un serpente, un cavaliere a cavallo.

Questo è l’inizio di un libro che all’apparenza sembra pensato per far fare laboratori creativi ai bambini, e nei fatti viene anche utilizzato per questo (vedere questo post sul sito di Phaidon), e che è in realtà un’intelligentissima, brillante, riflessione sul ruolo della creatività e dell’arte nella costruzione della nostra visione del mondo. Nonché sullo stile.

Nel ‘nostro mondo’ possiamo fare quello che ci pare e piace.
La sua casa, Laura, la fa più alta di tutte le altre perché le piace sentisi importante, ci mette una piscina sul tetto e poi, non paga, la mette in cima a un albero.
Sì, perché nel mondo della fantasia si può fare quello che si vuole! La creatività non ha morale e limiti ed è giusto che non li abbia, sembra dirci Laura Carlin.
Finita la casa, Laura invita il lettore a fare lo stesso, disegnando.

Poi passa a guardare e reinterpretare (migliorandoli a suo piacimento) i vicini di casa; poi la città intera, con i negozi e tutto. Bando al politicamente corretto, siamo nel mondo della fantasia!
Nel ‘proprio mondo’ si può anche mentire per divertirsi. Infatti, a Laura piace ingannare i passanti. Dietro il muro con un’insegna di negozio di fotocopie mette un negozio di scarpe per supereroi. “Mi piace che nel Mio Mondo le cose non siano mai quello che sembrano”.

“Cosa ti piace fare durante il giorno? Che posti ti piace visitare? Che ne dici di una galleria di diversi tipi di nasi o di un museo di case sugli alberi?”
C’è anche una scuola nel ‘mondo di Laura’, ma vi si imparano solo cose importanti: come fare dolci, tagliare i capelli (vedere illustrazione associata), dipingere…

Dopo queste prime pagine che sono una vera e propria palestra di esercizi di fantasia, nella seconda parte del libro, Laura Carlin invita il lettore (bambino o adulto) a una riflessione su ‘come’ si possono rappresentare le cose. Una persona timida è meglio farla con tratto delicato, una sicura di sé con un segno deciso. Lo stile è un attrezzo che va usato come attrezzo: robusto, utile a trasmettere un’emozione o una visione del mondo, non un orpello estetico che serve a fare più o meno carino un disegno.


Dopo molti esercizi creativi in cui tutto il mondo reale è ribaltato per essere reinterpretato, il libro si chiude con questa domanda: Il lampione che vedi dalla tua finestra, sei proprio sicuro che sia un lampione?



Ho chiuso le pagine di questo libro davvero emozionata, con un senso di libertà creativa rivitalizzata, necessaria.
Un libro fondamentale per interrogarsi su che cosa sia la realtà; sul ruolo della creatività nella società; sui confini della realtà, che devono essere sempre permeabili al dubbio e alla creatività; sul senso profondo dell’arte, che è ponte per il confronto e la mediazione tra diverse e molteplici rappresentazioni del mondo.

Ma ho chiuso questo libro anche con un senso di sgomento pensando alla penuria di fantasia e creatività nella nostra società.
Se nei luoghi dove (si) crescono gli esseri umani (la scuola, ma anche la casa, la televisione, le riviste, i libri, la radio…) la creatività, che è prima di tutto esercizio del pensiero, viene limitata, censurata, non incoraggiata, il pericolo non è solo, come molti pensano, quello di futuri adulti poco creativi, depressi e poveri di idee. Il pericolo è che a qualcuno venga in mente che la propria personale visione del mondo è migliore di altre e che un nugolo di depressi poveri di idee la prendano per l’unica possibile.
Educare alla creatività e al pensiero è una questione di vita o di morte.

IL MONDO COME PIACE A ME
Laura Carlin
Un laboratorio di creatività
12,71