Alcune riflessioni di Iosif Brodskij sul senso della letteratura

17 Novembre, 2014
Iosif Brodskij

Posto oggi alcuni frammenti di una delle riflessioni più intelligenti che abbia mai letto sul valore dei libri e della letteratura: «Un volto non comune», il discorso per il premio Nobel del poeta Iosif Brodskij nel 1987, contenuto in Dall’esilio [Adelphi, 1988].
Il suo discorso dà una risposta definitiva a due delle secolari discussioni che concernono la letteratura (per ragazzi e non):
– perché la letteratura non viene considerata, dalla politica, una priorità;
– e se la letteratura deve essere edificante (insegnare qualcosa di morale) o solo ‘bella’.
Ditemi se non sono, queste poche righe, un monumento del pensiero.

(…)

“È questo il motivo per cui l’arte in generale, la letteratura in special modo e la poesia in particolare non sono propriamente apprezzate dai paladini del bene comune, dai padroni delle masse, dagli araldi della necessità storica.
Giacché là dove l’arte è passata, dove una poesia è stata letta, costoro scoprono, in luogo dell’atteso consenso e dell’unanimità prevista, solo indifferenza e polifonia; in luogo della volontà di agire, disattenzione e insofferenza. In altre parole, all’interno di quei piccoli zeri sui quali i paladini del bene comune e i signori delle masse fanno conto per le loro operazioni, l’arte introduce delle varianti, «punto, punto, virgola, meno», trasformando ogni piccolo zero in un piccolo volto, non sempre grazioso, magari, ma umano.”

(…)

Nella storia della nostra specie, nella storia dell’homo sapiens, il libro è un fenomeno antropologico analogo in sostanza all’invenzione della ruota. Il libro, nato perché noi ci rendessimo conto non tanto delle nostre origini quanto delle possibilità intrinseche dell’homo sapiens, è un mezzo di trasporto attraverso lo spazio dell’esperienza, alla velocità della pagina voltata.
Questo movimento, a sua volta, come ogni movimento, diventa fuga dal denominatore comune, diventa un tentativo di innalzare la linea di questo denominatore – che inizialmente non arriva più su della cintola – fino al cuore, alla nostra coscienza, alla nostra immaginazione.

(…)

Ogni nuova realtà estetica ridefinisce la realtà etica dell’uomo. Giacché l’estetica è la madre dell’etica. Le categorie di «buono» e «cattivo» sono, in primo luogo e soprattutto, categorie estetiche che precedono le categorie del «bene» e del «male». In etica «non tutto è permesso» proprio perché «non tutto è permesso» in estetica, perché il numero dei colori nello spettro solare è limitato. Il bambinello che piange e respinge la persona estranea che, al contrario, cerca di accarezzarlo, agisce istintivamente e compie una scelta estetica, non morale”.

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2 Risposte per “Alcune riflessioni di Iosif Brodskij sul senso della letteratura”

  1. 1 Susanna
    17 Novembre, 2014 at 14:44

    Riflessioni validissime.

    Piccolo refuso: credo che sia “in luogo dell’atteso consenso e dell’unanimità” non “umanità”

  2. 2 Anna Castagnoli
    17 Novembre, 2014 at 14:51

    Grazie Susanna! Corretto