Analisi di “BÁRBARO”, di Renato Moriconi. Brasile
19 Giugno, 2014Quest’anno (2014) Renato Moriconi ha vinto il premio brasiliano Monteiro Lobato de Literatura Infantil. Un premio prestigioso più che meritato: oltre a Telefono senza fili, di cui vi ho parlato qui, Renato Moriconi ha dato vita a un libro senza parole di perfettissima fattura: BÁRBARO – edito da Companhia das Lètras.
Barbaro è un libro inusitatamente alto e stretto: 14.50 per 31.60 cm. E non per caso.
Ora vi racconto cosa ho provato mentre lo sfogliavo. (Mi spiace tantissimo dovervi mostrare come funziona il libro, ma è l’unico modo che ho per farlo conoscere in Europa e augurargli di trovare un editore per una co-edizione oltreoceano).
Una premessa.
Quando mi capita tra le mani un album nuovo, ho una sorta di anestesia estetica: è una deformazione professionale. Mi piacerebbe da morire poterne guardare uno “innocentemente”, con gli occhi di un bambino, ma ne ho sfogliati così tanti, in tanti anni di passione e lavoro, che quando ne apro uno nuovo sfodero subito occhiali da critico e binocolo. Un po’ come un venditore di frutta che agguanta da un albero una mela e, invece di addentarla, pronto ne soppesa colore, maturezza, misura.
E’ raro che un picturebook ancora mi stupisca. Conosco i trucchi e i barbatrucchi.
Ma ecco il fatto.
Brasile, San Paolo, convegno sulla letteratura infantile Conversas ao Pé da Página (raccontato qui). Renato è con Gabriel Pacheco e me nella prima tavola rotonda delle tre giornate. Poco prima dell’incontro, sfoglio alcuni suoi libri nella libreria allestita nella hall del teatro. Apro Barbaro, mi sorprendo un po’ del formato – sulle prime, mi sembra inutilmente stretto – e inizio a “leggerlo” – è senza testo. Quanti libri senza testo stanno uscendo! Penso tra me e me.
Noto che il meccanismo è lo stesso di La piccola fuggitiva di Franco Matticchio (qui): un personaggio statico ritorna, pagina dopo pagina, sempre nella stessa posizione, evidenziando così l’incontro con paesaggi o personaggi via via diversi (l’occhio e il cervello registrano i dati e se vedono una cosa uguale, spostano l’attenzione su ciò che cambia).
Anche in uno dei lavori che avevamo selezionato a Bologna, quello di Liu Chen Kuo, c’era una figurina sempre nella stessa posizione che veniva “catapultata” in diverse avventure. La mia testa parte in congetture sul perché di un “soggetto immobile” oggi (come mi distraggo facilmente mentre giro la mela tra le dita!).
Ritorno al libro. Lo scruto. Non mi lascio abbindolare da uccelli blu, serpenti, ciclopi vari: so che un bambino ne sarebbe affascinato, ma io sono esperta in trucchi e prestigi, fisso le mani del mago, non mi lascio distrarre. Voglio capire come funziona prima che sia finito! Noto che gli occhi del Barbaro sono chiusi.
Noto che ad ogni doppia pagina il Barbaro e il suo cavallo vanno in su e poi scendono in giù, in un ritmo regolare: in alto a destra, e poi giù, in basso a sinistra (mi scappa di pensare: un ritmo anche un po’ monotono). Sono molte pagine che sta andando avanti con questo ritmo regolare. Va bene, va bene, e allora? Non è che il trucco c’è già stato e io non l’ho visto? Torno indietro di qualche pagina: cosa cambia nel personaggio? Il braccio e la spada si muovono, il cavallo, il cavallo no, è perfettamente immobile. Non capisco ancora.
Ecco che arrivano le piante carnivore – ci risiamo: cavallo che vola in alto a destra.
Ora qualcosa mi ha sorpreso. Una pagina bianca. Penso: che bello. Bello giocare con la sorpresa di una pagina bianca. Il nulla.
Oh! Ce n’è un’altra. Il Barbaro ha aperto gli occhi. E’ sorpreso anche lui. La coda del cavallo è scesa. Penso: bellissimo come viene sfruttata l’onda di abitudine del lettore, che ormai era assuefatto da un incontro nuovo ad ogni pagina. E’ pazzesco come il cavallo (che già era immobile!) dia la sensazione di essere di colpo fermo, bloccato. Una comprensione profonda dei meccanismi narrativi dell’album, della sua natura cinematografica: il ritmo dei fotogrammi (delle pagine) è movimento; si può anche stopparlo. Ora sono tesa, curiosa, eccitata.
Ancora una pagina bianca!! Tre di seguito senza che succeda nulla è molto, molto, molto in un libro di una trentina di pagine. Mi ha conquistata. Sento la tensione che sale. Bello. Bello. Bello. Cosa succede ora? Il Barbaro, come me, è sempre più perplesso.
Entra in scena un gigante. E’ davvero grande: dopo tutto quel bianco ha sorpreso anche me. Però non capisco chi è. Né perché il Barbaro, ora, pianga disperato. Chi è il grande uomo che tende le mani verso di lui? Un deus ex machina? Un altro ciclope? Ed ecco che arriva l’ultima pagina. Un colpo di genio assoluto. Un colpo al cuore.
Vedo una giostra e un bambino che piange. La bocca e la testa del bambino sono nella stessa posizione di quella del Barbaro. Capisco tutto, ho un brivido lungo la schiena. Non solo la scena è cambiata davanti ai miei occhi in un lampo di magia, ma l’intera realtà – il suo statuto- è cambiato. Prima, eravamo nel regno del fantastico, un mondo immaginato dal bambino, ora siamo nella realtà reale. E questo cambio radicale è avvenuto senza che io distogliessi gli occhi dalla scena. E’ come se un’immensa scenografia fosse mutata davanti ai miei occhi senza il velo di un sipario, senza un attimo di buio in scena. Come è stato? Non ho visto il trucco!
Come un sogno che svanisce, il libro ha cambiato forma tra le mie mani. Il Barbaro cavalcava un cavallo di giostra. L’alto e il basso regolare, i giri concentrici… Le pagine bianche hanno segnato l’arresto della giostra, lo svanire della musica, il lento svegliarsi dal torpore del sogno, lo sbigottimento di ritornare nel mondo reale, la terribile sensazione di venir “portati via”, strappati al mondo del sogno dall’adulto.
Sono caduta dalla sella, come il barbaro bambino.
Barbaro in Brasile costa circa 12 euro. In attesa che arrivi in Europa, lo potete comprare su Amazon.com (a un prezzo molto più caro) oppure, scontato, qui e qui (ma non so se lo possono inviare in Europa e a quanto ammontano le spese di spedizione).