Nostalgia per un futuro mai stato: Bruce McCall

8 Maggio, 2014

“La “tecnoarcheologia” consiste nello scavare a ritroso per ritrovare miracoli passati che non sono mai successi, normalmente per dei buoni motivi.”

Ho scovato su Ted una bellissima conferenza di Bruce McCall.
McCall è un curioso illustratore canadese che per decenni ha riempito riviste e copertine delle più grandi testate americane con illustrazioni a tempera rappresentanti macchine fantastiche volanti, dirigibili e scenari futuristici. Il suo lavoro, che lui definisce di tecnoarcheologia, è quello di scavare nel passato per trovare futuri che non sono mai accaduti.
Se non capite bene l’inglese trovate la conferenza sottotitolata in italiano su Ted: qui

Cito alcune parti della trascrizione in italiano della conferenza:

“Non so che cavolo ci faccio qui. Sono nato in Canada, in un ghetto scozzese presbiteriano e ho lasciato gli studi durante la scuola media. Non ho un telefonino e dipingo a tempera su carta, un metodo sempre uguale da 600 anni. Tuttavia, tre anni fa circa, ho fatto una mostra a New York e l’ho intitolata “Serie assurdità”. Quindi, penso di essere il primo qui: do l’esempio. L’ho chiamata “Serie assurdità”, perché, dal lato serio utilizzo la tecnica del realismo scrupoloso tipica dell’illustrazione editoriale sin da quando ero bambino. L’ho copiata e non l’ho mai dimenticata. È l’unico stile che conosco. È abbastanza serio e formale. Allo stesso tempo, uso l’assurdo, come potete vedere.

(…)Il mio lavoro è così personale e così strano che devo inventarmi le parole per descriverlo. Lavoro molto in quello che chiamo “retrofuturismo”, che consiste nel riscoprire come si vedeva il futuro nel passato. Ci si sbagliava immancabilmente, in un modo ridicolmente ottimista. L’apogeo ci fu negli anni Trenta, perché la Grande Depressione era così lugubre che qualsiasi cosa serviva per scampare al presente e rivolgersi al futuro, e la tecnologia era l’incaricata di farlo”.


McCall aveva iniziato la sua carriera nel 1950, disegnando macchine per la Ford Motor Company di Toronto. Da allora ha riempito le pagine delle più grandi riviste americane (dal New Yorker al National Lampoon) con immagini di un mondo futuribile. Ha scritto una autobiografia dove racconta il suo universo creativo: Thin Ice, e numerosi saggi sui paradossi delle società contemporanea, tutti venati di umorismo.