Avere un corpo, avere un sesso, averne due: il caso politico di Tous à poil! (Tutti nudi)
24 Febbraio, 2014IL FATTO
Jean-François Copé, politico francese in cerca di consenso da parte dell’elettorato di destra, il 9 febbraio scorso, durante una diretta (qui), è inorridito davanti a un libro illustrato per bambini intitolato “Tous à poil!” (Tutti nudi!), e ha chiesto che venisse tolto dagli scaffali delle scuole. Il libro faceva parte di una lista di libri consigliati alle scuole elementari da un’associazione che lavora per l’educazione alla parità di genere.
La miccia, già accesa dai dibattiti sul valore del programma ABCD de l’égalité (ABCD dell’uguaglianza), è esplosa.
Claire Franek e Marc Daniau, Tous à poil! Edizioni Le Rouergue, Francia
ABCD de l’égalité è un programma sperimentale, sostenuto dallo Stato francese, che mira a combattere gli stereotipi di genere nelle scuole; programma che dagli inizi del 2013 ha preso il via in 600 classi pilota. Cito l’incipit del programma:
“Trasmettere dei valori di uguaglianza e rispetto tra ragazze e ragazzi, uomini e donne, è una delle missioni essenziali della scuola, alla base della possibile riuscita di tutti gli allievi, delle ragazze come dei ragazzi”.
Tommy Hammarsten
Il progetto è stato preso di mira in modo così virulento e confuso che, per qualche giorno, alcuni genitori non hanno mandato a scuola i figli, convinti che si volesse proporre loro un “cambio di sesso” (!).
In Italia, di recente, sono accaduti episodi simili:
“Leggere senza pregiudizi”, progetto promosso nelle scuole venete da Camilla Seibezzi, delegata ai Diritti Civili del Comune di Venezia, che ha proposto alle scuole materne una lista di libri per educare al rispetto della diversità , progetto poi ferocemente attaccato dalla Udc (vedere video). Per un riassunto della vicenda, leggere Sulle 49 cosiddette fiabe gay di Marnie Campagnaro. Oppure, gli opuscoli dell’Istituto Beck per gli asili e le scuole elementari, promossi dall’UNAR, che, in Umbria, hanno portato alcuni genitori a minacciare di togliere i figli da scuola (qui un articolo, e qui il PDF di uno degli opuscoli).
I temi sollevati da questi episodi sono diversi e complessi: vanno dalla necessaria educazione al rispetto per tutti gli essere umani, a prescindere dal loro orientamento politico, religioso, sessuale (“ABCD” e “Leggere senza stereotipi” mi sembrano andare in questa direzione), al desiderio di mostrare un corpo meno stereotipato (“Tous à poil!”), fino al tentativo di educare all’accetazione di diversi orientamenti sessuali, e alle differenze tra identità biologica e identità di genere (leggere gli opuscoli dell’Istituto Beck).
Claire Franek e Marc Daniau, Tous à poil! Edizioni Le Rouergue, Francia
Ma concentriamoci ora sul caso Tous à poil!, che mi sembra sintomatico.
Jean François Copé ha accusato il libro di diseducare al rispetto dell’autorità e, persino, di istigare alla pedofilia (?). Edito tre anni fa da Le Rouergue, il libro mostra molte persone di sesso, età e mestieri diversi (anche la maestra, il poliziotto, la baby-sitter…) mentre si liberano dai vestiti con allegria, svelando senza inibizione come è fatto il corpo.
I due autori del libro hanno spiegato a LeFigaro l’intenzione del loro progetto:
“Abbiamo quattro bambini e ci siamo interrogati sulla questione (del corpo. N.d.r.). I bambini sono circondati da immagini di corpi più o meno svestiti: nella pubblicità , sugli autobus, sulle copertine delle riviste. Queste immagini sono spesso truccate, ritoccate, modificate dalla chirurgia estetica o da photoshop. Abbiamo voluto proporre uno sguardo più onesto sul corpo. Mostrando delle persone che fanno parte dell’ambiente e dell’immaginario dei bambini. E, soprattutto, lo abbiamo fatto con humor”.
Potete vedere i due autori in una foto provocatoria rivolta a Copé, qui sotto.
Gli autori di Tous à poil! Claire Franek e Marc DaniauCrediti, foto Rémy Artiges, Libération
Per difendere il libro e la libertà di espressione, tutto il mondo dell’edizione per ragazzi francese è insorto contro Jean-François Copé (insieme a loro, il Ministro dell’Istruzione + vari ministri e politici): lanciando messaggi, manifesti e campagne di diverso tipo e sapore. Come quella nella foto qui sotto, dove 14 professionisti (editori e librai) si sono spogliati usando i libri illustrati a mo di foglie di fico. Questo, meno ironico, è invece il manifesto della Charte des auteurs et des illustrateurs : La litterature jeunesse attaquée.
14 professionisti della regione francese Nord-Pas-de-Calais, in una campagna per appoggiare la libertà di espressione nei libri illustrati
Moltissimi illustratori, per protesta, hanno re-illustrato i classici della letteratura per ragazzi, però nudi. Potete seguire questa e altre proteste a sostegno di Tous à poil! sulla pagina facebook dedicata.
Claude Ponti, Tous à poil!
Un altro gruppo di genitori-illustratori, in controtendenza, ha dato il via a un progetto paradossale: tutto il governo nudo!
Questa la provocazione: i ministri e i politici che accusano JF Copé di essersi ridicolizzato a voler censurare un libro per bambini, sono così sicuri che si possano togliere i vestiti proprio a tutti? E se fossero loro a venir spogliati in un libro, lo troverebbero ancora divertente? Così, parodiando il libro, questi genitori-illustratori hanno spogliato anche i ministri. Insomma, c’è tutta la Francia in mutande (o senza) :-)
La domanda che questi genitori-illustratori volevano sollevare è: non ci sono proprio limiti? Si può davvero giocare con qualsiasi cosa, istituzione, valore, sotto il pretesto che un libro illustrato è divertente e innocente? Qui sotto potete vedere il ministro francese delle Funzioni Pubbliche… biotta.
(In realtà , c’è un errore di fondo in questa provocazione: spogliare un’istituzione: –la maestra, il poliziotto-, non è un gesto che può essere messo sullo stesso piano dello spogliare una persona con nome e cognome).
Una parodia del libro Tous à poil con un ministro francese
Non mi interessa, qui, discutere dei risvolti politici della querelle, né di teoria di genere. Vorrei provare a fare un passo indietro e ragionare sul perché proprio dei libri per bambini si trovano al centro di questa ed altre battaglie. Per farlo, penso che Tous à poil! sia una scelta (forse all’insaputa di Copé) perfetta.
IL SENSO DELLA NUDITA’
Vi dico perché è intrigante, secondo me, il libro accusato da Copé. Perché dice chiaramente che ci sono due corpi: uno pubblico e uno privato. Il corpo pubblico è un corpo vestito. Vestito di stereotipi, mode, stili, comportamenti, regole, che fanno i conti con una data società in un dato momento storico (oltre che con una classe sociale, un gruppo religioso, il sotto-gruppo di una famiglia, etc). Il corpo privato, invece, è un corpo spogliato, intimo come il rapporto che ognuno stabilisce col proprio io, ed è sentito come peculiare, irripetibile, personale e diverso da tutti gli altri. Sarebbe interessante ritracciare una storia dell’umanità attraverso il rapporto che questi due corpi hanno intrattenuto.
In molti paesi il divario è sottilissimo, si pensi, ad esempio, al Giappone.
Edgar Degas, Cretesi contro spartani
La Francia è, per tradizione, una nazione dove la separazione tra corpo pubblico e corpo privato è molto rigida. Tutto un protocollo di regole ed etichette sociali sancisce, più rigidamente che altrove, come ci si deve comportare in pubblico.
In Spagna, come in altri paesi mediterranei, la separazione è meno rigida. Per fare un esempio, fino a poco tempo fa, in Catalogna, era legale andare in giro nudi per le strade di una città . Il signore qui sotto, con le mutande tatuate, lo si vedeva spesso per le strade di Barcellona. In inverno, si metteva i calzini. :)
Simbolicamente, un essere umano nudo è un essere spogliato di tutto quello che di più umano abbiamo: cioè, la cultura. Nudi sono gli animali. Nudi sono gli angeli quando cadono sulla terra perché Dio li ha spediti a vedere un po’ cosa significa essere uomini (Cosa fa vivere gli uomini, Tolstoj). Nudi sono i primitivi e la loro nudità , nella prospettiva dei colonizzatori, è segno di barbarie e inciviltà . Nudi sono i fedeli e i santi quando si liberano dell’inutile peso di una data cultura e tradizione (vesti, ornamenti, gioielli, simboli). Nudi erano, per eccellenza, Adamo ed Eva, prima che il frutto della conoscenza portasse loro il sentimento della vergogna.
Colonizzatori spagnoli in America
Giotto, San Francesco d’Assisi si spoglia davanti al papa
La nudità è anche simbolo di verità . E’ un bambino che grida Il re è nudo! nella bella favola di Andersen. Essere messi a nudo, significa, metaforicamente, essere ridotti alla propria verità ultima. Venir smascherati.
Il corpo pubblico e quello privato coincidono volentieri quando si è all’interno di una raffigurazione artistica. (Tutta l’arte è un grande, potente, oggetto transizionale winnicottiano, che si pone a metà strada tra la società e lo sguardo di un dato individuo). Ma anche nell’arte la nudità è concessa (e non in tutte le culture!) a determinate condizioni, sancite dalla legge o dalla tradizione. L’origine del mondo di Courbet aveva destato scandalo per quel primo piano così inusuale.
Giorgione
Gustave Courbet, L’origine du monde, 1866
I bambini, nelle raffigurazioni pittoriche, sono spesso nudi, anche quando hanno intorno adulti vestiti. Lo sono anche i putti e le fanciulle pubescenti. L’equazione innocenza-nudità è un tòpos della storia dell’arte.
Caravaggio
E’ lunghissimo l’elenco di simboli e significati che la nudità ha indossato nel tempo. Ma per riassumere, potremmo dire che nudi, in società , non si può stare. I due corpi, pubblico e privato, stanno insieme a fatica. Quando spogliarsi è concesso, lo è dentro confini ben precisi (una legge o un uso che lo consente in un luogo e tempo dati: un rito, un bagno pubblico, una spiaggia, una pubblicità , un quadro, il cerchio ristretto della famiglia o di una coppia).
Fuori da questo recinto, la nudità è sempre una provocazione.
Per riprendere l’immagine inziale dei due corpi, è come se, fuori dai margini in cui la nudità è legittimata, il corpo privato provocasse quello pubblico con il solo fatto di esserci. Il soggetto si mette, lui solo, con la sua forma precisa e irripetibile, di fronte all’insieme di norme che regolano e sanciscono il corpo pubblico, e ne sottolinea il divario (più o meno grande). Per prendere ad esempio il nostro Tous à poil!, il mago nudo non è così provocatorio come lo è un ministro nudo. Perché il corpo pubblico del ministro è molto pubblico, quindi il divario col suo corpo privato, più grande.
La nudità del corpo privato, con la sua forma irripetibile, basta da sola a mettere in discussione un sistema. La rivoluzione del 68, in questo senso, è stata esemplare. Insieme agli abiti ci si liberava degli abiti di un’intera società .
Un’attivista del movimento Femen
Non credo c’entri molto, con la provocazione del corpo nudo, la sua componente sensuale o sessuale (a meno di non dire che l’unicità dell’individuo è esattamente la cifra della sensualità e quindi della seduzione). Le fotografie degli ebrei nudi nei Lager nazisti non sono oscene perché quei corpi sono nudi: sessuati, o sensuali; ma perché in quella nudità possiamo leggere l’unicità e la fragilità di una singola persona, la sua irripetibilità nella storia. Non c’è equivoco, nonostante la magrezza dei corpi: ognuna di quelle persone non è intercambiabile con un’altra. Ognuno di quei corpi è il segno di un’unicità assoluta. Ed è proprio contro quell’unicità che si abbatte il peso schiacciante dei totalitarismi.
Forte come un orso, di Katrin Stangl, Topipittori: uno dei libri che l’Udc vorrebbe bandire dalle scuole veneziane
Ora, i bambini sono, per la loro nudità , la loro inesperienza, la loro giovinezza, quanto di più provocatorio può esserci per il corpo pubblico. Un neonato ha la massima distanza possibile tra corpo privato e corpo pubblico. Il poco che ha di suo, è solo suo. Da quel momento in avanti la sua peculiarità si misurerà , mescolerà , confronterà con il corpo pubblico: un percorso necessario che darà forma alla sua specificità di persona e cittadino.
Journée de Roger, di M. Vanasek 1925
Secoli fa, quando tutto un popolo era da educare ai nuovi dettami della classe borghese, i bambini, i loro modi, la loro inciviltà , venivano spesso paragonati al popolo, oppure, dopo le espansioni coloniali, ai selvaggi (leggete, a questo proposito, l’illuminante: Il bambino estraneo, la nascita dell’immagine di infanzia nel mondo borghese).
I fratelli Grimm hanno riscritto le loro fiabe cinque volte, adattandole ogni volta all’evoluzione lenta e radicale che ha visto mutare, nell’arco di pochi decenni, il rapporto tra adulti e bambini in Europa.
L’infanzia non è qualcosa di scontato o assodato: ha bisogno di essere inventata. Detto altrimenti, il corpo del bambino, essendo il più nudo dei corpi, è anche quello che ha maggiormente bisogno di essere vestito.
In the night of kitchen, Maurice Sendak
Il bambino nudo di In the night kitchen di Sendak, del 1970, (che resta nudo per tutta la durata del libro) è un bambino che si ribella al destino culturale di diventare in fretta un buon borghese educato: rivendica una nudità che è simbolo di fantasia, originalità , irriducibile specificità . Ma non crediate che non sia, anche quell’infanzia libera e spregiudicata, un’invenzione adulta. Non se ne esce. “I bambini”, al plurale, non esistono. Ogni volta che sentite parlare di bambini al plurale, state sentendo parlare di corpo pubblico. Il corpo privato è sempre uno, unico, irriducibile a un sistema di pensiero. E’ un’esperienza e la conosce, nella sua verità , solo il soggetto che l’ha esperita.
Cartello contro la censura, in una libreria americana
Le società e i sistemi di pensiero, più o meno lentamente, cambiano. L’infanzia, da quando si è costituita come categoria sociale, è il terreno più fertile dove seminare nuove idee, o confermare le vecchie.
I libri illustrati veicolano questi cambiamenti. Non sono mai innocenti. Questo non significa che debbano venir censurati. La cultura è l’unico campo, oltre a quello del gioco, dove il corpo privato e quello pubblico possono incontrarsi, scontrarsi, parlarsi, modellarsi a vicenda senza farsi male sul serio (in Gioco e realtà , Donald Winnicott scriveva che l’oggetto transizionale, il gioco e la cultura svolgono, in un certo senso, la stessa funzione). La mancanza (o l’interdizione) di questo esercizio di confronto genera solitudine e povertà di pensiero nel corpo privato, modelli totalitari nel corpo pubblico. Le due cose vanno sovente insieme.
Questo è quello che penso. E sul tema del genere, che oggi compendia dibattiti molto complessi, come quelli sull’identità sessuale, sull’educazione civica nelle scuole, sul matrimonio e la genitorialità omosessuale, penso questo: al di là di mode e costumi di un’epoca, la vera cartina tornasole di una società è il modo in cui viene rispettato, ascoltato, non deriso, il corpo privato.