Diario del giorno 5: Selezionare la Mostra Illustratori, nuovi linguaggi
30 Gennaio, 2014Mario Onnis, selezionato alla Mostra Illustratori 2014
READ ENGLISH TRANSLATION (thanks Sergio Ruzzier!)
(Torna alla prima parte di questi post: I giurati si conoscono)
A proposito di nuovi linguaggi (o correnti), vi confermo alcune caratteristiche che avevo evidenziato nei post di studio sulla Mostra illustratori dell’anno scorso (che potete iniziare a ri-leggere qui). Ho notato un cospicuo interesse per la realtà . Numerosissimi i lavori in bianco e nero con tecnica a grafite quasi fotografica (scarso, invece, l’uso della fotografia vera e propria). Molti i lavori che ritraevano città , o scene di vita reale.
Il gusto vintage un po’ modaiolo (lo chiamavamo per ridere: Pinterest style), era relativamente ricorrente e lo abbiamo penalizzato: non ci piaceva quando, nell’illustrazione, sembrava prevalere uno stile vanitoso e estetizzante troppo “già visto” su blog, riviste, muri Pinterest. Abbiamo trovato una quindicina di illustratori stile “ugly” (quello stile un po’ naif alla Attak, per capirsi): avevamo deciso di prenderne almeno uno come esempio, ma poi alla fine non ne abbiamo selezionato nessuno. Il Pop surrealismo, tranne un solo caso, era assente.
Abbastanza ricorrenti i lavori dal sapore anni 50, e molti i collage di ispirazione dadaista (stile Hannah Hoch).
Da un punto di vista tecnico, ho notato un ritorno a tecniche antiche: molte incisioni, acqueforti, qualche litografia e xilografia.
Ma la caratteristica più eclatante dei 3188 lavori ricevuti è relativa al colore: in generale, era spento. A parte due eccezioni coloratissime, il tono finale di tutta la nostra selezione era grigiastro, scuro, sbiadito; quando gli organizzatori ce lo hanno fatto notare, mi sono guardata in giro: era un tono generale di tutta la sala. Veramente tantissimo bianco e nero.
In questo post vorrei parlarvi di alcune immagini che ho difeso a spada tratta. Mi spiace far sapere agli illustratori in questione che in un primo momento della discussione non hanno ricevuto il consenso di tutti i giurati, ma credo che possano capire che il dubbio non era legato alla qualità del loro lavoro, quanto, piuttosto, alla novità che portavano nel campo dell’illustrazione per ragazzi.
Marco Bassi, Italia, selezionato alla Mostra illustratori 2014
Il primo lavoro di cui vi voglio parlare è di un italiano: Marco Bassi.
Alla prima selezione ci ha colpiti subito la luce e la finezza del disegno e lo abbiamo messo da parte; io ho detto subito (posso gongolare un po’?) che trovavo molto interessante la tavola con la deformazione degli alberi. L’espressione di un altro giurato invece è stata categorica: no, quello era un errore. Poi non ci abbiamo più pensato fino al momento di decidere se lo avremmo messo in Mostra nella categoria Fiction o Non Fiction. Era un libro sui dinosauri? Qualcuno suggerisce di lasciare fuori dalla Mostra l’ultima tavola (potevamo scegliere di non mettere in mostra tutte e 5 le tavole). Non riusciamo a decidere se metterlo nella Non-Fiction o nella Fiction.
Guardando con più attenzione per capire, ci rendiamo conto che è strana la presenza di un orso panda tra i dinosauri. Cosa ci fa un panda tra i dinosauri? Decidiamo di mettere le tavole in ordine, cerchiamo sul retro i numeri: 1,2,3,4,5. A poco a poco la storia si chiarisce: c’è un orso che si è addormentato. Si sveglia in mezzo ai dinosauri. E’ curioso, li osserva. Ma a un tratto (ultima tavola, quella qui sotto)…
Marco Bassi
… si… si sveglia da un sogno? Si perde la connessione? C’è un’interferenza di onde elettromagnetiche? Improvvisamente, quell’interferenza sull’immagine ci è sembrata un colpo di genio. Traduce lo spaesamento dell’orso ma anche un dubbio sulla realtà stessa della rappresentazione pittorica (espresso con un codice televisivo, digitale o da videogioco). Questo per me è un esempio perfetto di “ricerca di linguaggi innovativi”.
Un altro lavoro che ho difeso dall’accusa di “non essere per bambini” è stato quello di Leïla Chaix, una studentessa dell’Esade di Parigi.
Leïla Chaix, Francia
Le cinque tavole, molto grandi, rappresentavano, da diverse distanze prospettiche, una città di cubi deserta, quasi algida. Nessuna finestra, nessun segno di vita umana, animale o vegetale. E’ un lavoro che mi ha innamorata al primo sguardo (ho subito pensato alla Città ideale del cinquecento portata in chiave moderna), ma gli altri giurati, pur riconoscendo la qualità del lavoro, erano molto scettici. Potevano illustrare un libro adatto ai bambini, queste cinque tavole?
Ho usato la mia prima cartuccia: con un testo adatto, sì (tra parentesi, io, da editrice votata al fallimento, lo pubblicherei anche senza testo).
Ho raccontato ai miei colleghi il libro N°3, edito da Topipittori. Nel libro si susseguono tavole che rappresentano un giardino in modo quasi astratto. Nelle immagini non succede nulla. Ma il testo getta tutta un’altra luce su quel giardino: racconta di una coppia di bambini affacciati alla finestra, che spiano il giardino abbandonato dei vicini e si fanno mille domande su chi possa abitarlo, inventando mille risposte: è un fantasma, e fa questo e quest’altro, etc.
N° 3, Giulia Goy e Julia Binfield, Topipittori (per leggere il testo cliccate sulla seconda immagine)
L’immagine, nel caso di N° 3, forniva pochissimi elementi (come cubi o sassi o bambole steineriane senza occhi) che i bambini protagonisti del racconto usavano per costruirsi “il loro film”.
Ecco, anche le case di Leïla Chaix, secondo me, potevano essere usate dal piccolo lettore come si usano cubi semplici o sassi.
Il lettore avrebbe potuto proiettarci sopra la storia che voleva, intrigato dalla profonda suggestione di questa città abbandonata (vedrete che dal vero è molto suggestiva).
In un’epoca di lettori digitali, abituati fin da piccoli a un’enorme interazione con le immagini (videogiochi, app) è interessante pensare a immagini statiche che diventano interattive per una mancanza di informazione.
Là dove c’è un vuoto o un’assenza, il lettore (o la sua immaginazione) ha un luogo da abitare.
Leïla Chaix, selezionata alla Mostra illustratori 2014
Studiavo i visi dei miei colleghi, qualcosa si stava smuovendo. Errol van der Werdt ora stava difendendo il lavoro insieme a me: diceva che in quelle immagini il vuoto e l’assenza erano protagonisti vivi, e che in un’epoca saturata di tutto e di troppo, era un bel soggetto.
Ho usato la seconda cartuccia. Le ombre. La cosa più viva di questa città di cubi erano le ombre che le case proiettavano sul suolo. Il resto era molto geometrico, ma le ombre erano morbide, e cambiavano di tavola in tavola. Abbiamo messo le tavole in sequenza e abbiamo scoperto che c’era un sottile gioco narrativo, misterioso.
Intanto, la narrazione, essendo la città immobile, era fatta utilizzando solo la posizione della camera da presa (del punto di vista) che si allontanava e poi si avvicinava. Era interessante. Poi, nell’ultima tavola, c’era un colpo di scena: la camera faceva una grande carrellata indietro e scopriva un orizzonte dietro la città . Dietro l’orizzonte, sorgeva un sole. Emozionante riflettere su tutto quello che può significare quell’orizzonte…
Leïla Chaix, Francia
Ma c’era ancora una cosa che non convinceva Kitty Crowther: due tavole sembravano ripetersi identiche. Ho guardato meglio: non era possibile che l’illustratrice si fosse fatta un “cuculo” così con la grafite per fare due tavole identiche. Prestando attenzione mi sono accorta che alcuni particolari erano diversi. Era impercettibile al primo sguardo. Ma una scala non c’era. Un muro sbarrava un passaggio che, prima, era aperto. Un camino mancava. Ci è venuto un brivido. Cosa aveva di magico quella città abbandonata? Era viva e mobile? Poteva trasformarsi sotto lo sguardo del lettore come La palude definitiva di Manganelli sotto gli zoccoli del cavallo?
Leïla Chaix, Francia
Senza più dire nulla, abbiamo porto le illustrazioni verso le braccia di Deanna Belluti perché le appoggiasse sul tavolo dei sì.
Kitty Crowther, la sera, mi ha detto che in camera d’albergo aveva pensato ancora a quella città . Aveva immaginato una storia possibile con quelle immagini. Era convinta.
Un altro lavoro un po’ particolare che mi è piacuto è quello del lituano Rimantas Rolia, ma non sono riuscita a convincere nessuno degli altri giurati. Mi piaceva così tanto che è stato il mio Joker (avevamo ognuno un Joker da giocare, nel caso ci piacesse qualcosa che non convinceva nessun altro). Lo vedrete in Mostra. Ha qualcosa di modernissimo e tenero insieme. Peccato non avere altre fotografie da mostrarvi.
Rimantas Rolia, Lituania
Lo immagino per bambini molto piccoli. Mi seduce questo viso di animale stilizzato con pochi punti che si ripete in diversi contesti: diventa luna che spunta tra palazzi futuribili, un cartello, etc…
Se mi sforzo di ricordare come vedevo il mondo da neonata, mi sembra che lo vedessi così: cercavo sempre una faccia nelle cose, ma ogni volta mi sfuggiva, proprio come un muso di leone o di una luna dietro i tetti.
Sono curiosa di sapere cosa ne pensate quando lo vedrete in Mostra o sul catalogo.
Ecco, finito. Nell’immagine qui sopra siamo in mezzo alla Mostra definitiva, distesa sui due tavoli. Siamo stanchissimi e soddisfatti fino all’ultima cellula.
Spero che questi post vi abbiano dato la misura della serietà con cui si svolge la selezione della Mostra Illustratori, ma anche della sua arbitrarietà (ogni giuria sceglie i suoi criteri, personalissimi, opinabili e per questo promotori di domande e dibattiti). Spero che vi sia venuta, come è venuta a me, voglia di mettervi in gioco e crescere come illustratori. E’ stata una delle esperienze più belle e arricchenti della mia vita.
Ci vediamo tra poco a Bologna! Farò una specialissima visita guidata della Mostra per i lettori delle FiguredeiLibri e siete tutti invitati.
APPUNTAMENTO CON LA GIURIA: La conferenza dei giurati, la premiazione e la consegna dei diplomi agli illustratori vincitori sarà mercoledì 26 marzo dalle ore 11 alle 13/13.30, al Caffè degli Illustratori. Vi aspetto e aspetto i vostri commenti!
La giuria della Mostra Illustratori 2014. Da sinistra, Isabel Minhos, Errol van der Werdt, Anna Castagnoli, Kitty Crowther
Un consiglio a tutti gli illustratori selezionati: aiutate gli editori e i blogger… Se non l’avete già , aprite al più presto un sito o un blog dove si possano trovare le vostre immagini (anche solo le 5 selezionate) e la vostra mail.
Forse può interessarvi leggere…
Il racconto di Isabel Minhos (Planeta Tangerina) sulla sua esprienza di giurata (in portoghese):
A BOLOGNA COME NAVIGARE (E NON NAUFRAGARE) IN UN MARE DI ILLUSTRAZIONI
Alcuni post di analisi del concorso di Bologna e della Mostra Illustratori 2013 che scrissi l’anno scorso:
UN’ANALISI DELLA MOSTRA DEGLI ILLUSTRATORI 2013: CHE COSA È LA REALTÀ?
MOSTRA ILLUSTRATORI DI BOLOGNA. COSA È, COME FUNZIONA. PARTE 2
MOSTRA ILLUSTRATORI DI BOLOGNA. ARTE, ILLUSTRAZIONE, INNOVAZIONE. PARTE 3
STILI DELL’ILLUSTRAZIONE, MODA E PERCEZIONE: COSA È IL GUSTO? PARTE 4
E questo post dove Paolo Canton (editore Topipittori) racconta la sua esperienza di giurato alla Mostra 2011:
HO DETTO «NO» NOVECENTOVENTI VOLTE AL GIORNO