L’anatomia del corpo, ovvero che cosa ci abita

7 Ottobre, 2013

«Nel gregge della fatalità non cadono i teurghi » (Oracoli caldaici, frammento 153.)

The anatomy of the human body, Mansur ibn Ilyas, 1480, Persia. Illustrazione su pergamena, National Library of Medicine, Stati Uniti
The anatomy of the human body, Mansur ibn Ilyas, 1480, Persia. Illustrazione su pergamena, National Library of Medicine, Stati Uniti
The anatomy of the human body, Mansur ibn Ilyas, 1480, Persia. Illustrazione su pergamena, National Library of Medicine, Stati Uniti
The anatomy of the human body, Mansur ibn Ilyas, 1480, Persia

Cosa c’è dentro il nostro corpo? Quale è la sede delle emozioni o di un dolore? Sapere che la malinconia è dovuta a una carenza di serotonina e non a un accumulo di bile, ne spiega il mistero? Da secoli e millenni, da milioni di anni, il corpo è oggetto di studi e riflessioni.

Body “Pop Up”, 1884, L.W. Yaggy, Chicago

Quanti di voi ricordano il fascino che avevano le tavole anatomiche in fondo alla classe, con quegli scheletrini dinoccolati in bella posa, quei fegati luccicanti, quei nervi rossi e blu, quei cuori grossi come cuori di bue, quei bulbi allucinati e caprini che portavano la dicitura “sezione di occhio umano”?
Poter vedere dentro! che meraviglia, che sollievo sapere di avere, là dove pensiamo di essere abitati da fantasmi, spiriti maligni e correnti d’aria: un fegato, una milza, qualche metro di intestino. M è tutto qui quello che siamo?

Prima che arrivasse Ippocrate  di Kos (460 a.C. – 377 a.C.)  a dire che la sede di tutti i mali era da individuare nel corpo, nel suo funzionamento e nel suo equilibrio, la cura dell’uomo era affidata a stregoni e sacerdoti che, con riti di vario tipo, fingendo di placare demoni e dei arrabbiati, si rivolgevano direttamente all’inconscio del malato, parlandogli una lingua segreta, fatta di simboli e allegorie. Oggi pochi di noi si affiderebbero ai riti della Teurgia per farsi curare, ma la scoperta (o riscoperta), nel 1900, del potere dell’inconscio sul nostro corpo, riporta in auge il valore fondamentale di quelle pratiche: perché se è vero che siamo pieni di nervi, neuroni, fegatelli e milze, siamo anche abitati dall’inconscio, il quale parla ancora, dopo milioni di anni, una lingua animista, infantile e credulona.


Leonardo da Vinci, 1453-1519


Poster cinese di anatomia, 1940 circa

I miracoli di Val Morel, Dino Buzzati, 1971
A che pensi? Laurent Moreau, Orecchio Acerbo 2012
Beatrice Alemagna, Giselle de verre

“La teurgia si attuava attraverso operazioni rituali, di carattere cerimoniale – gesti ineffabili condotti con precisione e solennità – che utilizzavano simboli, formule o altro che, in senso analogico, erano adeguate ad attirare la divinità desiderata. I simboli, i gesti e la lingua usata non dovevano essere comprensibili e non dovevano in alcuna maniera essere conoscibili in senso razionale. Gli stessi nomi delle divinità evocate erano in “lingue barbare” antiche o comunque sconosciute ai partecipanti. L’efficacia del rito dipendeva dalla sospensione della razionalità umana per consentire l’attivazione degli elementi psichici superiori che ricevevano l’energia divina o daimonica.” (Teurgia, wikipedia).

Dopo Ippocrate, Galeno di Pergamo (130-220 d.C) fu uno dei più importanti medici dell’antichità, solo che basò le sue teorie mediche sull’osservazione della dissezione di animali (buoi, maiali, etc), facendo errori di interpretazione del corpo e dei suoi funzionamenti che si tramandarono per secoli.

Illustrazione tratta dal frontespizio dell’edizione giuntina (Venezia 1541) delle Opere di Galeno

Fu il medico fiammingo Andrea Vesalio il padre della moderna anatomia, con il suo De humani corporis fabrica (1543), 663 pagine in folio illustrate con 300 silografie da Jan Stephan van Calcar. Vesalio corresse molti degli errori di Galeno e prese la sana abitudine di separare il corpo dallo spirito e le sue credenze, separazione che ha contribuito a fare della nostra società post-rinascimentale un ricettacolo di batteri e nevrosi.

Georg Bartischm, Ophthalmodouleia Das ist Augendienst, 1586
Andrea Vesalio, De humani corporis fabrica, silografia di Jan Stephan van Calcar
Tobias Cohn, Ma’aseh Tovviyah, un’enciclopedia del 1707,  via  Varieties of Unreligious Experience

Ascoltiamo Vesalio mentre critica il brutto carattere dei pittori e degli incisori, i quali, insieme ai barbieri muniti di bisturi, sono stati gli indispensabili strumenti della storia della medicina:

« Al presente non avrei più voglia alcuna di trascorrere lunghe ore a portare alla luce delle ossa nel Cimetiére des Innocentes di Parigi, né tantomeno di andarne in cerca a Montfaucon: una volta che mi recai in quel luogo in compagnia di un’altra persona, corsi infatti un grave pericolo a causa della presenza di un branco di cani selvaggi. E non mi metterei più nella situazione di farmi chiudere fuori dell’Università di Louvain, solo e nel cuore della notte, per prelevare da un patibolo delle altre ossa utili per costruire uno scheletro. Non mi abbasserò più a rivolgere suppliche ai giudici perché procrastinino il giorno dell’esecuzione di un criminale fino al momento per me più opportuno per dissezionarne il cadavere, né raccomanderò più agli studenti di medicina di osservare il luogo di sepoltura di una persona o li esorterò ad annotare le malattie dei pazienti in cura dei loro insegnanti, così da poter in seguito entrare in possesso dei loro corpi. Non terrò in camera per diverse settimane cadaveri riesumati oppure offertimi dopo una pubblica esecuzione, e non tollererò il caratteraccio degli scultori e dei pittori, per me fonte di pena più grande dei corpi morti che sono oggetto delle mie esercitazioni anatomiche. Pur essendo troppo giovane per trarre un guadagno economico da quest’arte, ho sopportato con prontezza e di buon animo tutto ciò, spinto dal desiderio di assimilare e far progredire le nostre comuni conoscenze » De humani corporis fabrica, Andrea Vesalio (1543)

Da un manuale di Giulio Casseri
Miriam Wosk, 2004

E’ di Alejandro Jodorowsky un libricino dal titolo: Psicomagia. Una terapia delle ambage dell’anima molto semplice: se l’inconscio si esprime in modo simbolico, è bene parlargli in modo altrettanto simbolico: attraverso azioni.
Non amo la deriva commericale di Jodorowsky, ma ricordo il fascino magnetico della sua persona una volta che ero stata alla presentazione di una sessione di psicomagia, a Genova. Lo avvicinai per chiedergli un atto psicomagico: lui mi rispose, in francese, ridendo: prima, bisogna che lei abbia un problema.

William Fairland, 1869

Per una ritrovata armonia tra corpo e simboli nei libri illustrati vi ricordo il bellissimo Dictionnaire fou du corps, di cui ho parlato qui, Dentro me, di Kitty Crowther, edizioni Topipittori, di cui si parla qui e A che pensi? di Laurent Moureau, edizioni Orecchio Acerbo, di cui si parla qui.

Dentro me, Kitty Crowther, Topipittori

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Nota: le illustrazioni del The anatomy of the human body di Mansur ibn Ilyas sono di edizioni più tarde del manoscritto, datate tra il 1500 e il 1600. Per maggiori informazioni e altre immagini tratte dagli stessi manoscritti: qui.

Dictionnaire fou du corps
Kati Couprie
Un dizionario del corpo reale e letterario
32,21 Euro
Dentro me
Kitty Crowther
Un viaggio dentro il sé
13,60 Euro
A che pensi?
Laurent Moreau
Scopri a cosa pensano con un pop-up
13,03 Euro