Appunti di lezioni di Pablo Auladell: come si illustra un libro. Parte 1/2

15 Ottobre, 2012

Nota: questo appunti sono stati presi da Laura Campadelli, in diretta, durante un corso di illustrazione tenutosi a Macerata nell’agosto 2012. Pablo Auladell ne ha gentilmente concesso la pubblicazione. Ricordiamo che per la natura stessa degli “appunti in diretta”, i contenuti di questo articolo non sono che parziali frammenti del pensiero  di Pablo Auladell sull’illustrazione.

Alas y Olas, Pablo Albo y Pablo Auladell, Barbara Fiore editora

ILLUSTRARE UN ALBUM: Lezioni teoriche e pratiche di PABLO AULADELL,
appunti di Laura Campadelli, Macerata, estate 2012

17/07/2012

Come creare un mondo

Illustrare un testo significa creare un intero mondo grafico per un album illustrato. E’ quindi necessario leggere il testo, inquadrandolo prima in un genere (poetico, drammatico, satirico, umoristico, ecc), e in seguito osservandone il ritmo, la musicalità, per cercarne l’anima.
Per fare questo il testo dato va letto più e più volte, con enorme attenzione, e durante la lettura vanno stabilite poco a poco delle analogie con altri testi, oppure immagini, film, brani musicali, avvenimenti e così via, al fine di creare un mondo grafico esclusivo, specifico.
Durante la creazione di questo mondo servono: un modello, una metamorfosi, un seme e una legislatura (ullallà!).

Un modello

Esattamente come accade nella storia dell’arte (dove continuamente si guarda al passato interpretando, migliorando, adeguando quanto fatto in precedenza da altri artisti per creare le proprie opere d’arte), così per creare il mondo grafico specifico per un certo testo si deve cercare un modello da cui partire, per poi adeguarlo, interpretarlo o migliorarlo.

Il modello è il punto di partenza per la creazione di tutte le illustrazioni dell’album. Può essere una parola, una scena di un film, un brano musicale, un sapore, un ricordo, un paesaggio. Praticamente qualsiasi cosa può essere un modello, se per noi è significativa rispetto al testo dato.

Alcuni esempi. Pablo Auladell ha usato la luce particolare dei quadri di De Chirico come modello per il lavoro su Isis (che infatti conserva quella luce ma nient’altro, non somigliando per nulla ai quadri di De Chirico sotto qualsiasi altro aspetto). La mimica dei film muti e il sapore dei biscotti (?) sono stati il suo modello per Rasmus e il vagabondo. La voce molto espressiva dello sceneggiatore (che lavora anche come speaker) è stata il modello utilizzato per fare il fumetto a partire da quella sceneggiatura. E così via.

Rasmus e il vagabondo, Pablo Auladell, Kalandraka editora

La ricerca del modello è faticosa e richiede parecchio lavoro, anche prima di avere il testo davanti. Si tratta di assumere un atteggiamento di continua ricerca, annotazione, sperimentazione. Un esempio illuminante:

Pablo Auladell annota nel suo ideario ( un piccolo taccuino in cui scrive solo parole, senza schizzi né disegni) tutto quel che può risultare utile non solo sul momento ma anche successivamente proprio per la ricerca di un modello.

Nel secondo notes, il taccuino da viaggio, fa schizzi veloci quando è fuori casa, anche solo al parco coi bambini, per tenere vivo il gesto e esercitato il segno, dato che la gestualità e la mimica sono fondamentali, danno vita ai disegni che siano fatti in stile realistico o meno, non fa differenza.

Quaderni di schizzi di Pablo Auladell

Infine nel terzo notes, il quaderno ottico, disegna soltanto, specificando anche dei “protocolli di lavoro†quando necessario, cioè scrivendosi tutti i passaggi tecnici e i materiali usati per fare un determinato disegno, e volendo evitare di dimenticarsi tutto quanto dovendo poi rifare l’immagine in un secondo momento. Nel quaderno ottico non prende a modello qualcosa che vede nel quotidiano, come accade nel taccuino di viaggio, ma fa delle illustrazioni vere e proprie, più o meno complete.

Tra tutti e tre, ideario, taccuino da viaggio e quaderno ottico, ha così a disposizione una grande quantità di materiale da far confluire nel suo lavoro e che può rendersi molto utile durante la ricerca del modello.

Una metamorfosi

E’ la seconda cosa di cui si ha bisogno per la creazione di un mondo grafico. In pratica si tratta di un aggiustamento del tipo che Lorenzo Mattotti opera quando passa dal pastello, al bianco e nero, alla pittura. E’ sempre lo stesso illustratore che le usa, ma ogni tecnica ha un suo aggiustamento che le è proprio e produce illustrazioni con atmosfere diverse.

Pablo Auladell, nel corso degli anni, ha fatto una tavola riassuntiva del proprio lavoro in cui ha evidenziato quali sono gli aggiustamenti da operare a seconda del lavoro che deve andare a fare. Dato che lui disegna illustrazioni o di genere lirico/poetico, o drammatico, oppure satirico (non fa mai nulla di comico perché non è il suo genere) nella tavola riassuntiva ha evidenziato una serie di illustrazioni di ogni genere da cui si capisce che nel suo caso la metamorfosi, l’aggiustamento, è una questione di usare il colore oppure il bianco e nero, oppure di usare un certo tratto piuttosto che un altro. Per esempio i disegni drammatici sono in bianco e nero, quelli satirici a colori. Ogni aggiustamento, poi, ha un nome che Pablo gli ha dato anche a partire da come gli “suona†quel nome, cioè la parola ha per lui un significato aggiuntivo, che insieme all’immagine di quell’aggiustamento forma un tutto unico, per lui chiaro.

Quindi Pablo compara il suo lavoro solo con il suo lavoro, e facendo quella tavola riassuntiva si obbliga a rimanere vivo.

Un seme

A questo punto, trovato il modello e avendo chiaro l’aggiustamento, serve l’illustrazione seme. Per trovarla bisogna, ovviamente, disegnare, finché tra tutti i disegni ecco che ne viene fuori uno che come un codice genetico reca in sé stesso tutto ciò che serve per fare le immagini di tutto l’album. L’illustrazione definitiva non deve per forza essere un’immagine definitiva, anzi, a volte può essere anche solo un segno.

In un ultimo taccuino, dedicato solo al lavoro sull’album illustrato in questione, Pablo cerca l’illustrazione seme. Anche questa ricerca, come quella del modello, tende ad essere faticosa da morire.

Susanne Janssen, schizzi preparatori per Hansel e Gretel

Susanne Janssen, per il suo Hansel e Gretel, ha usato come immagine seme una fotografia di una bambina a occhi chiusi (foto di Emmet Gowin), che è diventata tutto il perno del libro (non è sempre così, a volte l’illustrazione seme non ha così tanto a che fare con le immagini finali). Nel suo caso il seme ha condizionato il lavoro al punto da rendere Hansel e Gretel due gemelli identici, e la gestualità dei personaggi è diventata quella delle marionette dato che il viso era sempre lo stesso, fisso, a occhi chiusi, e per esprimere le emozioni si dovevano variare luci, fondi, e appunto gestualità dei personaggi.

Una legislazione stretta

Infine il mondo grafico ha bisogno di una legge, che va rispettata. La legislazione per ogni album è diversa e va dedotta dall’immagine seme, che la reca naturalmente in sé stessa (se è un’autentica illustrazione seme). Se non si rispetta questa legislazione lavorando vengono fuori illustrazioni sbagliate, che non funzionano.

Un altro esempio tratto dall’esperienza di Pablo Auladell. Per la cartolina da Alicante Pablo aveva iniziato la tavola a fumetti con una panoramica molto allargata che però non funzionava, ma cambiando la prospettiva e avvicinandosi di più al personaggio nelle prime vignette, ha raggiunto lo scopo.

Riassumendo

Trovato il modello, operata la metamorfosi, scovato il seme e applicata la legislazione, che si fa? Beh, ci si mette al lavoro, che altro!

Pablo Auladell a questo punto è pronto a fare la maquette del libro, una versione quasi sempre più piccola e maneggevole del libro finale, ma in cui si vedono già impaginazione e immagini. Fare la maquette gli serve a mantenere la concentrazione, il ritmo e la coerenza estetica per tutta la durata del lavoro.

Segue…

 

16 Risposte per “Appunti di lezioni di Pablo Auladell: come si illustra un libro. Parte 1/2”

  1. 1 Nicky
    15 Ottobre, 2012 at 7:12

    Sembra proprio di sentir parlare lui… Quanto lavoro che c è dietro un segno…. Grazie davvero per questo ricco resoconto!!

  2. 2 Lisa Massei
    15 Ottobre, 2012 at 9:49

    grazie per questa bella condivisione…
    non ho ben capito la parte della legislazione stretta, ma venendo dal mondo della grafica pubblicitaria, mi viene da pensare alle “regole comunicative”, alla composizione, al messaggio che voglio trasmettere. ma non so se è esattamente questo.
    Lo stile di Pablo Auladell, mi fa pensare a Picasso, a voi no? :)

  3. 3 Marzia
    15 Ottobre, 2012 at 9:50

    Seguo dei corsi di teatro e questo post mi suggerisce delle analogie con il lavoro che c’e’dietro alla costruzione del personaggio. Bello.

  4. 4 laura38
    15 Ottobre, 2012 at 10:43

    @ Lisa Massei

    Con legislazione stretta intendeva (da quanto ho capito io, eh) che scovata l’illustrazione seme se ne ricavano delle regole dalle quali poi non si esce più.

    Un paio di esempi: a volte l’illustrazione seme è solo un segno con un’espressività particolare. Per esempio una delle mie compagne di corso come “seme” aveva dei segni molto leggeri a matita. Bene, i suoi definitivi hanno conservato proprio quel tipo di tratto (ciao Morena).

    Io avevo un semaforo a luci blu antropomorfizzato, che indicava il cielo con una gestualità molto misurata e un’espressione fissa un po’ inquietante. Pablo mi ha suggerito che i personaggi potevo dedurli dalla faccia del semaforo mentre la sua gestualità suggeriva il tipo di città e di ambientazione da realizzare.

    Come definitivi ho fatto dei disegni pieni di persone simili a automi, in una città fredda, geometrica. Di mio avrei sicuramente disegnato altro sbattendo la testa per settimane, ma il seme era quello e la legislazione, una volta rispettata, ha portato a una coerenza estrema non solo all’interno del singolo definitiva ma anche tra i tre definitivi.

    Spero di averti spiegato meglio!

  5. 5 Lisa Massei
    15 Ottobre, 2012 at 11:54

    Si, Laura, adesso penso di aver capito :)
    mi sembra una sorta di lettura di sé stessi e al contempo rispetto e lettura della propria immaginazione. o forse sto svalvolando? ^-^

  6. 6 laura38
    15 Ottobre, 2012 at 12:07

    Non saprei perché non ho capito bene cosa intendi!

    Credo che nel complesso questo modo di lavorare rispetti molto sia il testo dato che lo stile personale dell’illustratore, perchè tutto parte da un modello e da un “seme” che sono propri e personali.
    Un seme che è tale per te non lo sarà mai per me e viceversa.

  7. 7 Massimo
    15 Ottobre, 2012 at 13:37

    grazie per questa condivisione! molto interessante

  8. 8 Lisa Massei
    15 Ottobre, 2012 at 14:22

    si, Laura, intendevo proprio questo…
    il rispetto per il proprio stile personale, senza perdersi. :)

  9. 9 emanuela
    15 Ottobre, 2012 at 15:25

    Ciao Laura, un grosso grazie per questo resoconto! Mi chiedevo quale o quali sono i modelli a cui ti sei ispirata durante il lavoro con Auladell (dal momento che conosco le tavole sono curiosa….) e quali di queste fasi hai trovato più difficili. Inoltre c’è un criterio o un consiglio che lui da su come individuare il Seme?

  10. 10 laura38
    15 Ottobre, 2012 at 16:15

    Ciao Manu!

    Il modello per me è stato un manifesto affisso in quei giorni per le strade di Macerata: una fotografia al negativo di un bambolotto con la testa mezza staccata, abbastanza inquietante, ho usato la sua espressione soprattutto.

    La fase più difficile in assoluto per me è stata, oltre alla ricerca del seme che si è fatto attendere parecchio, il momento in cui, seme alla mano, dovevo dedurre tutto il resto da quello scarabocchio. A posteriori era molto facile, ma sul momento proprio no, anzi. Per fortuna Pablo mi ha aiutata molto.

    Non ricordo che lui ci abbia dato indicazioni precise su come fare per trovare il seme, a parte il fatto che dovevamo disegnare molto, il che non è strano in un corso intensivo come quello.

  11. 11 Chiara T.
    15 Ottobre, 2012 at 18:46

    Grazie!! questo post è interessantissimo e Auladell è un meraviglioso illustratore!
    Grazie per la condivisione!

  12. 12 Alessandro
    16 Ottobre, 2012 at 9:29

    Bellissimi questi articoli, grande Auladell.
    È interessante quanto cerebrale e organizzato sia il suo processo creativo ed è particolarmente interessante l’idea dell’Immagine Seme: sembra interpretarla come un messaggio da seguire da parte del subconscio, un modo per rimanere in contatto con la parte più istintuale della creazione.
    Ricorda vagamente il tema della scrittura (e quindi della pittura) automatica caro a Dalì e ai Surrealisti.

  13. 13 laura38
    16 Ottobre, 2012 at 9:56

    In realtà non so se sia così cerebrale come processo.
    Già solo il fatto che come modello si possono prendere sapori o ricordi mi fa pensare che l’interiorità giochi un ruolo molto forte.

    Credo che nel complesso ci sia un forte equilibrio tra il razionale e la componente istintiva e emotiva durante tutto il percorso creativo come ce l’ha presentato lui.

  14. 14 Alessandro
    16 Ottobre, 2012 at 10:18

    beh, è cerebrale in quanto è tutto catalogato e ordinato secondo un processo ben strutturato. Però è anche vero che qua si parla di realizzare un libro e farlo richiede una massiccia dote di organizzazione anche solo per pensarlo.
    Comunque il suo procedimento è assolutamente affascinante!

  15. 15 filippo
    28 Agosto, 2018 at 15:22

    molto bello e interssante…come faccio a leggere la seconda parte?

  16. 16 Monica
    1 Settembre, 2018 at 18:09

    Ciao Filippo, eccola :
    http://www.lefiguredeilibri.com/2012/10/16/appunti-di-lezioni-di-pablo-auladell-repertori-e-stile-parte-22/