Nuovi romanzi illustrati per adulti: una riflessione sul perché delle immagini nei libri

16 Aprile, 2012

Questa fotografia è stata scattata alcuni mesi fa, da me, alla libreria La Central di Barcellona, forse la più importante. Un intero banco era stato riempito da romanzi per adulti (classici) illustrati.

Questa nuova tendenza di illustrare libri per adulti è interessante da capire. Non è nuova, ma è rinata dopo una lunga pausa.

Primavera, estate, autunno, inverno, Francesco Pittau e Bernadette Gervais, Topipittori

Perché illustrare un libro per adulti? Le ragioni dietro un’illustrazione per bambini ci sembrano più chiare: un bambino domina ancora poco il significato delle parole scritte. Ha bisogno che qualcuno gli illustri cosa significano. Oppure, pensiamo che un bambino abbia bisogno di esplorare mondi possibili (grafici, immaginari, reali o didattici) perché la sua conoscenza è ancora limitata, mentre pensiamo che un adulto abbia già compiuto questo esercizio e non ne abbia più bisogno. Per le stesse ragioni possiamo capire un libro illustrato per adulti prima della nascita della fotografia (come sapere come è fatta una tigre? Una giungla?). Ma oggi?

Immaginate l’importanza che doveva avere un’immagine in tempi in cui il mondo era ancora inesplorato, e con esso la maggior parte dei fenomeni, in tempi in cui l’ignoranza popolava il mondo di bestie fantastiche e lettori creduloni.

Aviarium, Hugo de Folieto, British Library, Sloane MS 278, Folio 48v

Il lettore, in fondo, sia ieri che oggi, è sempre stato sempre un San Tommaso: se non vede, non crede. E’ proprio questa capacità dell’immagine di assomigliare all’oggetto reale e quindi di evocarne i poteri, ad aver fatto dell’immagine, nei millenni, uno oggetto di persuasione, di incanto, di voto, o di malia.

Raffaello, Madonna dei Garofani, 1506/1507

La chiesa cattolica è stata uno dei più grandi mecenati della storia dell’arte, perché ha capito da subito l’immenso potere dell’immagine (così forte che intere religioni ne hanno vietato l’uso). Potenza di un volto dipinto, di una macchia di sangue su un lenzuolo funerario, potenza drammatica di una via Crucis,  potenza straniante di una madonna divina dai tratti umani, potere di un santino che protegge da tutti i mali.

Van Eyck, autoritratto, 1432

Quale altra prova avremmo dell’esistenza di una realtà condivisa e della nostra stessa esistenza, se non esistesse l’immagine prodotta dall’uomo? Come potrei essere certo che il passato è esistito, che la mia memoria non è un sogno, che la mia percezione della realtà non è che un’allucinazione, se non avessi questo manufatto tra le mani, del tutto umano, prodotto dai miei simili, che è un’immagine?

L’immagine, dunque, assomiglia alla realtà. Ma che cosa è la realtà? La realtà è l’oggetto dei nostri sensi? E’ tutto quello che è visibile, dimostrabile, solido e misurabile? La realtà è ciò che accoglie, insieme, noi come soggetti e gli oggetti dei nostri sensi? E’ reale quello che proviamo? L’oggetto di una fede personale, è reale? Siamo sicuri che i nostri sensi ci diano una fotografia corretta di cosa esiste? Come è la realtà di un pipistrello che percepisce la forza magnetica degli oggetti come noi ne percepiremmo il colore? Siamo svegli o siamo il sogno di qualcuno che ci sta sognando? Cosa è oggettivo, cosa soggettivo?

 

Hieronymus Bosch, il giardino delle delizie, 1480 – 1510

Non c’è filosofo, artista o epoca, che non si sia scontrato con questo problema. Oggi, da bravi nipotini di Cartesio, siamo tutti più o meno convinti che la realtà sia qualcosa di esterno a noi, misurabile e concreto. Sogno e realtà sono due entità ben distinte e si tende a dar molto credito alla prima (più pratica alle esigenze della vita quotidiana) e poco alla seconda (non fare il sognatore!).

Vladimir Kush

Mi sono chiesta perché, proprio adesso, c’è un ritorno così potente all’immagine illustrata nei libri per adulti. Le poesie di Baudelaire, Moby Dick di Melville, Kafka, Stevenson, Edgar Allan Poe, il pranzo di Babette della Blixen, Allen Ginsberg, Conrad, Conan Doyle, Le mille e una notte, Dickens, sono solo alcuni dei grandi scrittori e delle opere che sono stati illustrati in edizioni per adulti negli ultimi anni. Le immagini di questi libri sono realistiche o astratte? Possiamo capire il perché di questa esigenza cercando uno stile delle immagini? No. Le immagini si permettono di giocare in mille modi coi testi, aprendo scenari e relazioni testo-immagine ogni volta impreviste.

Las mil y una noches, Frederic Amat, Galaxia Gutenberg/Círculo de Lectores, 2005

Las mil y una noches, Frederic Amat, Galaxia Gutenberg/Círculo de Lectores, 2005

Las mil y una noches, Frederic Amat, Galaxia Gutenberg/Círculo de Lectores, 2005

Le mille e una notte (Galaxia Guntenberg) è illustrato in modo astratto da Frederic Amat, alcuni racconti di Kafka sono illustrati con un realismo pulito e atmosfere rarefatte da Nikolaus Heidelbach (Zorro Rojo), Conan Doyle viene interpretato con un’illustrazione dal sapore di grafica vintage da Javier Olivares (Nordica Libros), etc…

Franz Kafka, Nikolaus Heidelbach , Zorro Rojo edizioni

Franz Kafka, Nikolaus Heidelbach , Zorro Rojo edizioni
El perro de los Baskerville, Arthur Conan Doyle e Javier Olivares, Nordica Libros

Sembra che il bisogno sia quello di interrogare il testo, o di provocarlo, per aprirsi di nuovo a una pluralità di mondi possibili. Siamo forse saturi della versione unilaterale, compatta, scevra di fantasia, che ci restituiscono i media di oggi?
Il mondo sembra essere diventato un posto dove impera una visione economica della realtà, non ci sono più dubbi su cosa è la realtà. Televisione, quotidiani, reality show, documentari (ma anche tanta letteratura cronachistica) sembrano muoversi all’interno di una geografia politica e sociale che non mette più in questione l’arbitrarietà del punto di vista. Tutti parlano la stessa lingua, e si riferiscono agli stessi oggetti. Ma che cosa è la realtà? è una domanda che continua a vibrare, più viva che mai, nel rapporto testo-immagine dei libri. Come se le parole, da sole, o le immagini, da sole, stessero esaurendo la forza di dare una risposta?

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