Pubblicità giapponesi per bambini: da strasecolare

8 Novembre, 2011

Sono di qualche anno fa, le ha pubblicate ieri su Facebook Philip Giordano, che vive in Giappone, e non ho resistito, ho voluto condividerle qui. Sono pubblicità per Kewpie Tarako, salsa al merluzzo rosso per bambini. Oniriche, ipnotiche, fantastiche.
Si fa sempre più forte in me la convinzione che l’occidente abbia perduto la fantasia. Ve le immaginate delle pubblicità così, da noi?

14 Risposte per “Pubblicità giapponesi per bambini: da strasecolare”

  1. 1 illaT
    8 Novembre, 2011 at 11:18

    pasta sauce talakooo … :)
    verissimo, a primo impatto mi viene da pensare semplicemente ” i giapponesi sono fuori di melone”, ma la verità é che loro non hanno PAURA di sfruttare la loro inventiva. Da noi, questo tipo di cose viene bollata come una follia incomprensibile, di cui vergognarsi.

  2. 2 Studio Fludd
    8 Novembre, 2011 at 12:43

    ahahah. Fico!

  3. 3 sandra
    8 Novembre, 2011 at 14:38

    Grandi! moolto meglio delle nostre pubblicità a base di famiglie felici e bambini in pericolo di calo da zuccheri a scuola salvati da merendine tristi! quste sono una riserva di buon umore e allucinazioni !

  4. 4 giovanna
    8 Novembre, 2011 at 15:05

    Mi piacerebbe capire le parole della canzoncina. Se vedessi per strada una matrioska alla quindici metri che canta talakoo! talakoo!, tutto mi verrebbe in mente meno che correre a casa a farmi un piatto di pasta al pomodoro. Ma si sa che i giapponesi sono strani. A loro vien da fare così…

  5. 5 felicita
    8 Novembre, 2011 at 15:46

    inquietante da impazzire e magnifico!

  6. 6 Lisa
    8 Novembre, 2011 at 15:54

    Solo che quelle non sono matriosche ma kewpie travestite da enormi uova di merluzzo!!!

  7. 7 zucca
    9 Novembre, 2011 at 0:27

    aaah sono kewpie travestite da enormi uova di merluzzo… vedi che ho pensato subito a un’altra cosa molto più trash… come sono italiana!

  8. 8 Anna Castagnoli
    9 Novembre, 2011 at 0:47

    Non voglio sapere a cosa pensavi Zucca! :)
    Comunque la pubblicità ha avuto un successo strepitoso in Giappone, e anche la salsa di merluzzo (che dall’aspetto non posso dire mi attiri molto).
    Oggi in metro canticchiavo: Tarako…Tarako…

  9. 9 Fran
    9 Novembre, 2011 at 8:12

    @anna!
    anch’io sto ripetendo come un mantra talako talako taalako… sono le 8.10 di mattino e già ho sorriso… grazie a te e alla tua incommensurabile capacità di postare cose strabellissime…

  10. 10 fran
    9 Novembre, 2011 at 8:13

    ps
    ma credevo fossero pomodori san marzano…

  11. 11 Francesca
    9 Novembre, 2011 at 9:25

    Ahahhaha!!!
    Anch’io pensavo ai san Marzano!
    Se devo dire la verità però mi inquietano un po’ queste pubblicità, soprattutto quella dove gli “uovoni” giganti passeggiano in solitaria per una città deserta…gulp!
    Ti seguo sempre Anna, complimenti

  12. 12 Clyo
    9 Novembre, 2011 at 11:21

    Quella col piccolo Mozart è meravigliosa! Chiederò alla mia quasi-cognata giapponese cosa significa la canzoncina.
    Purtroppo ho idea che l’occidente stia avendo un blocco culturale (vedi le trame dei film: re-make su re-make) mentre il giappone produce una quantità di cose impensabile per noi, non dico tutte di qualità, ma la proporzione è talmente ampia che non c’è paragone!

  13. 13 Rebecca
    29 Novembre, 2011 at 11:13

    Davvero interessanti ma decisamente troppo lynchane per i miei gusti! Le trovo inquietanti quasi quanto la famiglia del Mulino Bianco! Sembrano quei sogni che fai quando la cena (a base di salsa al merluzzo rosso?) ti è rimasta sullo stomaco :). Mi ricordano un po’ i “rosa elefanti” in Dumbo…che inquietudine… :)

  14. 14 Simona
    31 Gennaio, 2012 at 11:05

    Io ho una gran passione per i kewpie (mi piacciono esteticamente), nonostante siano un pelino inquitanti, in effetti.
    Concordo con quanto detto da illaT, ovvero che in Occidente c’è troppa “paura” di provare tutto ciò che non sia già consolidato per paura del rifiuto e dell’insuccesso (e magari anche del giudizio); trovo che in questi ci sia il limite alla fantasia di cui parlavi tu, Anna.