visi e stili

15 Novembre, 2010

Si dice “avere uno stile”, “cercare uno stile”, “lo stile di…”, ma cosa significa in realtà avere uno stile ? Chiunque bazzichi da qualche anno nel mondo dell’illustrazione saprà riconoscere al volo, anche senza leggere la didascalia, gli autori dei visi qui sotto riprodotti. Impossibile non riconoscere un viso di Komako Sakai, Quentin Blake o Lisbeth Zwerger. Io ho scelto dei visi, ma presto vi porterò ad esempio alberi, palazzi, città, e sarà la stessa cosa: se lo conosciamo, riconosceremo il loro autore. Non è la tecnica usata da un illustratore che ci permette di riconoscerlo, non sono i suoi colori, le sue forme, spesso non è neanche un certo grado di sintesi: ma è il fatto che l’autore, come un piccolo dio, ha creato terre, mari, flora, fauna, uomini, forze di gravità, ombra e luce. Nel tempo, libro dopo libro, in una lenta evoluzione, l’autore modificherà l’aspetto delle sue creature, forse lo migliorerà, forse lo semplificherà, forse cambierà loro abitudini e costumi, smorzerà entusiasmi, farà più cupo l’arco di un sopracciglio, ma non cambierà mai la loro “essenza”: quel primo soffio con cui ha dato loro la vita. Questa essenza, questo soffio, è lo stile, impalpabile al pari di un’anima.

zwerger

Lisbeth Zwerger

auladell

Pablo Auladell

concejo

Joanna Concejo

odriozola

Elena Odriozola

erlbruch

Wolf Erlbruch

janssen

Susanne Janssen

lefiguredeilibri.Komako sakai

Komako Sakai

dautremer

Rebecca Dautremer

sowa

Michael Sowa

giordano

Philip Giordano

pacheco

Gabriel Pacheco

lopiz

Violeta Lopiz

quarello

Maurizio Quarello

lefiguredeilibri.evangelista

Mauro Evangelista

brown

Anthony Brown

alemagna

Beatrice Alemagna

Monaco

Octavia Monaco

montanari

Eva Montanari

tony_ross

Tony Ross

fanelli

Sara Fanelli

herbauts

Anne Herbauts

bernardo carvalho

Bernardo Carvalho

blake

Quentin Blake

crowther

Kitty Crowther

14 Risposte per “visi e stili”

  1. 1 Andrea Calisi
    15 Novembre, 2010 at 7:49

    carissima anna, grazie come sempre per il tuo lavoro d’informazione…nella lista dei volti perchè non aggiungere lele luzzati, inconfondibile, spesso molto di più dei pur bravissimi e fantastici lopiz,auladell,concejo, etc.
    ma in fin dei conti: e chisse ne importa dello stile? credo che una bella storia sia più importante da ricordare che uno stile di un viso illustrato; ti faccio un esempio puramente personale e ovviamente soggettivo: ho comprato il tuo libro il grande viaggio e la sera mi sono messo lì con mio figlio a leggergli la storia. lui continuava a distrarsi non riusciva ad entrarci dentro e io non mi ci racapezzavo – ma come? questa è la nuova letteratura per l’infanzia?!!.poi mia moglie si legge il libro e mi dice: e ti cdredo che non gli è piaciuta! la storia è molto bella ma i disegni buttano indietro!! e io: – che intendi con buttare indietro? è gabriel pacheco!! – e lei: è come dare pane e salame con sopra lo zucchero! illustrazioni belle ma che c’entrano con questa storia?? va bè ti volevo fare partecipe di questa simpatica discussione con mia moglie intorno ad un tuo libro intorno e quindi, intorno al mondo dell’illustrazione. un caro saluto andrea

  2. 2 fraN
    15 Novembre, 2010 at 9:04

    idea geniale la tua. serve tantissimo per cogliere lo stile poter confrontare gli autori in modo così immediato.

  3. 3 Pois
    15 Novembre, 2010 at 14:09

    è stato un godimento scorrere questa galleria di “amici”
    io mi affeziono cosi tanto agli autori e ai loro personaggi che li senti come parte della mia famiglia
    si cresce insieme

  4. 4 giovanna
    15 Novembre, 2010 at 14:36

    Il volto di Alice della Zwerger è una vetta assoluta, in relazione anche ai tanti volti che sono stati dati a questa celebre bambina. Qui Alice è in uno stato di veggenza, allucinazione, trance. Del resto la conversazione fra i commensali che sta ascoltando è fatta apposta per fare perdere la ragione e smarrire qualsiasi punto di riferimento.

  5. 5 Cristina Storti Gajani
    15 Novembre, 2010 at 15:01

    Chissà se c’è qualcosa di autobiografico in quei volti, se sono delle specie di autoritratti. C’è ovviamente sempre qualcosa di noi in quello che disegniamo, ma i volti ho sempre l’impressione che ci rappresentino di più di ogni altra cosa. Del resto, più prosaicamente, è il volto che vediamo più spesso e che abbiamo sempre a disposizione.

  6. 6 brunella baldi
    15 Novembre, 2010 at 16:04

    cara Anna bellissima carrellata di di volti, espressioni, sentimenti…
    è sempre un piacere curiosare nel tuo blog.
    Grazie brunella

  7. 7 lucia
    15 Novembre, 2010 at 17:12

    ho sempre pensato che uno stile intrappoli la libertà di espressione di un illustratore,
    a volte ci si sforza quasi ad averne uno..
    Tempo fa lessi un pensiero di Fabian Negrin, proprio qui nel tuo blog :..Diversi sono i veri stili, forme che ricorrono in diverse tecniche, da libro a libro. Questo ha una sua innegabile bellezza, ma, diciamocelo, anche un altissimo grado di noia: dopo il terzo libro con lo stesso stile dello stesso illustratore che riconosco già dall’ingresso della Fiera di Bologna, prima di aprire il libro so esattamente come sarà l’ultima pagina…..

    devo dire che la penso così anche io..
    ogni racconto ha un suo stile di rappresentazione… meglio non farsi intrappolare

  8. 8 Chiara C.
    16 Novembre, 2010 at 10:29

    Cara Anna, grazie per questa ulteriore lezione che ho letto avidamente.
    Concordo con quanto detto da Lucia che citava Fabian Negrin e credo possibile esplorare sempre nuovi stili, sperimentare nuove tecniche seza necessariamente nascondere l’io creatore. Mi spiego meglio: ritengo che un autore sia riconoscibile malgrado la sua capacità di confrontarsi con vari modi espressivi… naturalmente questo è possibile solo se l’artista ha maturato una sua coscienza espressiva, un suo modo personale e unico di vedere il mondo. Per cui non saranno i colori o le linee a deviare o confondere lo spettatore.

  9. 9 Anna Castagnoli
    16 Novembre, 2010 at 17:53

    Sono d’accordo su questa libertà di esprimersi dello stile, però sinceramente, anche negli autori meno versatili di Negrin, io ho sempre visto libro dopo libro una crescita, una ricerca, anche se meno evidente, molto fine.

    Quello che volevo dire nel post è che lo stile non è un’imposizione esterna (es: un autore decide di disegnare gli occhi così o cosà, perché va di moda, perché è più carino, perché etc) ma un’imposizione che viene dall’interno: nel senso che non si può prescindere da se stessi, e quando un autore disegna prendendo forme e linee dal fondo di se stesso, si adatta per forza di cose a uno “stile” che è in realtà qualcosa di così vicino a lui come il modo che ha di muoversi, camminare e mangiare.

    In questo senso non si può fare a meno di uno stile. No siete d’accordo?

  10. 10 Chiara C.
    16 Novembre, 2010 at 18:20

    Cara Anna,sono daccordo quando dici che lo stile non è un’imposizione esterna ed è proprio su questa libertà di espressione che si valuta la reale capacità dell’artista di creare un modo tutto personale di rappresentare il mondo. Partendo da questo presupposto bisogna ammettere che vi sono vari modi di estrinsecare la propria creatività: chi ha bisogno di provare sempre nuove possibilità per mantenere viva la fiamma dell’ispirazione, chi invece necessita di sviluppare lo stesso punto di vista alla ricerca della sua personale perfezione. In entrambi i casi credo si possa evidenziare uno stile, una linea guida che permette all’artista di essere riconosciouto… questa linea guida altro non è che la sua anima, il suo bisogno di raccontarsi.

  11. 11 Cristina Storti Gajani
    16 Novembre, 2010 at 18:22

    Io sono d’accordo e in questo senso dicevo che ho l’impressione che i disegni dei volti ci rappresentino più di ogni cosa, che siano una sorta di autoritratto.
    E poi, in fondo, anche Negrin è abbastanza riconoscibile anche se utilizza “modi” diversi, così come viceversa, come già detto da Anna, si vede un mutamento anche in autori meno versatili.

  12. 12 lucia
    16 Novembre, 2010 at 19:26

    non vorrei che lo stile sia legato al tipo di capacità personale di usare le tecniche…il più delle volte

    se hai più possibilità di scelta e la capacità di giocarci, sei più libero

    certo è che gli editori spesso sono legati da questo “collocamento” dello stile per ogni singolo artista, quindi in un certo senso, stile uguale a sicurezza per l’editore

  13. 13 fede
    16 Novembre, 2010 at 20:02

    che bella carrellata, che bello! grazie!

  14. 14 marina
    24 Novembre, 2010 at 8:43

    Anna, hai usato una terminologia per spiegare il termine “stile” a dir poco divina… così eterna mi è giunta all’orecchio… mi hai soffiato dentro una brezza invernale, asciutta, pura, tanto soffice da non volerla più lasciare andare….
    Accoccolata ad un sogno…