Intervista a Sinnos: identitĂ  di un editore

18 Maggio, 2010

Intervista a Della Passarelli, editrice di Sinnos

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L’altracittĂ , Mia Lecomte e Andrea Rivola, Sinnos 2010

Perché editori e perché editori per bambini.
All’inizio per caso, anche se per fortuna nulla nasce, e soprattutto cresce, per caso.
Nel 1990 un gruppo di volontari decise di sostenere la nascita di una cooperativa all’interno del carcere romano di Rebibbia penale, fortemente voluta da alcuni detenuti italiani e stranieri che avevano seguito un corso di Desktop publishing e che volevano creare una struttura lavorativa in grado di “uscire” dal carcere. Molto presto il lavoro di service editoriale (attività che svolgiamo tutt’ora e che da anni si è allargata al service grafico) ha stimolato il desiderio di proporre un proprio progetto, legato a temi importanti per tutto il gruppo: l’interculturalità e l’educazione alla cittadinanza responsabile. Così siamo diventati editori.

Inoltre, da subito, abbiamo condiviso l’idea di rivolgerci ai ragazzi, e di far nascere da un luogo dimenticato, rimosso e soprattutto con una forte valenza negativa, libri che potessero offrire la ricchezza dell’incontro tra culture, sostenere l’importanza della consapevolezza delle scelte individuali e collettive, partecipare, per contribuire alla costruzione di un futuro dove – magari – non ci sarà più bisogno di carceri.

Quanti titoli in un anno?
24, 4 per ogni giro di promozione. Sono comprese anche le nuove edizioni o le ristampe di titoli esistenti.

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Il mercante e il pappagallo, tratto da Rumi, rielaborato da Marjan Fuladmand, illustrato da Ahmad Khalili, Sinnos 2006

Nella scelta dei libri che pubblicate potreste individuare un filo conduttore? E’ uno stile? Un messaggio? Un’idea? Un desiderio?
Il filo conduttore è quello ci lega all’inizio della nostra storia: fatto di intercultura, interesse per la diversità, impegno per il rispetto dei diritti di tutti. Questi i temi, anche se il modo di raccontarli ha dovuto necessariamente cambiare ed evolversi.

Tanti anni fa (ne sono passati 20) per parlare di intercultura raccontavamo storie di Paesi lontani (così è nata la collana Zefiro, racconti portati dal vento) o più coraggiosamente le vite di immigrati stranieri in Italia (I Mappamondi, biografie bilingui). Oggi tutto questo non basta più.

La società è sempre più articolata e il concetto di diversità si complica e si arricchisce di eccezioni: diverso e straniero, certe volte, rischia di diventare anche chi semplicemente non la pensa come noi, chi crede in cose diverse.

L’educazione al rispetto, alla tolleranza, ma soprattutto alla curiosità nei confronti dell’altro ha bisogno di storie eccezionali ma quotidiane (come L’altracittà, o Piano forte), spunti di riflessione e di domande (la collana Nomos cerca di farlo spiegando il diritto ai ragazzi), ma anche di confronto tra i piccoli e i grandi che vivono vicino a loro.

Quali caratteristiche deve avere un testo o un’illustrazione per sedurvi? Cosa è che vi fa dire: “questo illustratore (autore) è per noi”?
In entrambi i casi devono sorprenderci ed emozionarci. Avere un contenuto e uno stile che mostrino la vita che c’è dietro le storie, le immagini. Che possano trasmettere ai bambini e ai ragazzi passione e attenzione. Naturalmente devono entrare nel nostro progetto editoriale, vale a dire che tocchino i temi della interculturalità e della partecipazione.

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Piano forte, Patrizia Rinaldi, Sinnos 2010

Nella situazione culturale e politica del vostro paese vi sentite inseriti in una rete che vi sostiene? Come la definireste? Quali sono i suoi fili principali?
La attuale situazione culturale e politica italiana non sostiene nulla, in particolare è gravemente disattenta alla promozione dei libri rivolti a bambini e ragazzi. In questo Paese molti bambini e ragazzi non hanno accesso ai libri, non hanno librerie o biblioteche pubbliche dove andare. Non esiste l’istituzione della biblioteca scolastica nelle nostre scuole. La lettura a scuola è considerata un extra che raramente ci si può permettere. Ora poi – con i tagli di questi ultimi tempi – le scuole sono impegnate sul fronte della sopravvivenza. Abbiamo visto il numero di insegnanti presenti quest’anno alla Fiera del Libro di Bologna ridursi, e questo la dice lunga. Insistiamo sul fatto che non vogliamo sostegni economici, ma luoghi dove i nostri libri possano vivere. Vorremmo anche poter vendere i nostri libri ad un prezzo giusto, nel rispetto del lavoro che c’è dietro, senza sentirci in difetto se non possiamo offrire grossi sconti od omaggi, come ormai ci hanno abituato le “grandi” case editrici. Ci sarebbe molto da dire e da spiegare su questo…

Nel suo piccolo la Sinnos, con il progetto LeBibliotecheDiAntonio, dona ogni anno libri di qualità di tutti gli editori per ragazzi ad una scuola, che presentando un progetto dimostri di non avere accesso ai libri e di avere invece un progetto di biblioteca scolastica sensato. Compriamo i volumi dagli editori italiani con dei soldi che ogni anno vengono destinati al progetto e li portiamo fisicamente alla scuola, organizzando una grande festa per l’occasione. Ma è una goccia nel mare.

La rete però esiste: una rete di piccoli eroi che ogni giorno si spendono per far conoscere ai più piccoli la bellezza e l’importanza di leggere, per immaginare, conoscere, provare empatia, divertirsi, commuoversi, porre attenzione. Queste persone combattono una battaglia importante tanto quanto quelle per l’ambiente e per la pace. Come ha fatto Jella Lepman nella Germania post-nazista. Questa rete di persone straordinarie, ma così invisibili, ci conforta e – quando pensiamo che se smettessimo di pubblicare non se ne accorgerebbe nessuno – pensiamo invece a loro… che se ne accorgerebbero!

Le co-edizioni: che politica avete di vendita e acquisto dei titoli? Preferite creare i vostri libri, venderli e/o comprarli dall’estero? Perché? Rispetto ai titoli che comprate e/o vendete ci sono differenze di accoglienza nei diversi mercati internazionali?
Non abbiamo molta esperienza in questo campo e stiamo cominciando ora a capire come funziona. Sicuramente preferiamo creare i nostri libri perché ci piace immaginare un progetto,  seguirlo in tutte le sue fasi e vederlo infine nascere, ma è capitato anche di acquistare libri che avevano molto a che fare con noi, come la storia persiana de Il Mercante e il Pappagallo. Ci piacerebbe avere la possibilità di fare delle coedizioni, e speriamo di riuscire a realizzare questo desiderio prima o poi.

Fabbricare cultura nell’Italia di oggi: una missione, una sfida o una  passione “a perdere”?
Sicuramente una missione. Speriamo non una passione “a perdere”.

Una cosa che vi piace del vostro lavoro e una che non vi piace.
Ci piace vivere in mezzo alle storie e ai disegni, avere a che fare con persone straordinarie: autori, illustratori, librai, bibliotecari, insegnanti… Non ci piace per niente vivere in un Paese dove libri e lettura siano così poco considerati.

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Diego e i diritti dei lavoratori, Flaminia Fioramonti e Rachele Lo Piano, Sinnos 2010