La vera morte di Cock Robin (la simbologia del pettirosso)
20 Gennaio, 2010Death and Burial of Cock Robin, pubblicato da John Harris nel 1819
Randolph Caldecott, The babes in the wood, Frederick Warne & Co., Londra 1879, particolare
Quello che mi affascina nella ballata The babes in the wood è la comparsa in scena, ancora una volta, del pettirosso (in inglese il pettirosso si chiama robin, robin-redbreast o ruddock). Avevo già parlato in questo post di Cock Robin e della mia passione per la filastrocca Who killed Cock Robin?.
Se nella filastrocca di Who killed Cock Robin?, il pettirosso viene ucciso da una freccia e seppellito dagli amici (tutta la filastrocca è una descrizione dei riti della sepoltura), nella ballata di The babes in the wood invece, è il pettirosso che si fa carico della sepoltura dei bambini (coprendoli di foglie).
Who Killed Cock Robin? fu pubblicato nel 1744 nella raccolta Tommy Thumb’s Pretty Song Book, ma la filastrocca non è che la parte finale di una ballata molto più lunga: la versione integrale venne stampata solo nel 1770.
Nei secoli si sono mescolate molte varianti, in quella più conosciuta Cock Robin (il pettirosso) si innamora di Jenny Wren (lo scricciolo). Viene celebrato il loro matrimonio (ampia descrizione del banchetto). Tutti sono felici, bevono e mangiano cose deliziose, ma a rovinare la festa entra in scena il cuculo, che vuole portarsi via Jenny Wren. Il passero allora, con arco e frecce, prende la mira per toglierlo di torno, ma sbaglia il colpo e uccide Cock Robin (anche nella realtà il cuculo ruba i nidi già fatti). In altre varianti una lite tra i due uccellini innamorati precede il matrimonio.
(…)
The concert it was fine;
And every bird tried
Who best should sing for Robin,
And Jenny Wren the bride,
When in came the Cuckoo
And made a great rout;
He caught hold of Jenny,
And pulled her about.
Cock Robin was angry,
And so was the Sparrow,
Who fetched in a hurry
His bow and his arrow.
His aim then he took,
But he took it not right;
His skill was not good,
Or he shot in a fright;
For the cuckoo he missed,
But Cock Robin he killed!—
And all the birds mourned
That his blood was so spilled.
Who killed Cock Robin?
“I,†said the Sparrow,
“With my bow and arrow,â€
I killed Cock Robin.â€
(etc…)
Leggi la versione integrale
The marriage of Cock Robin and Jenny Wren, J.L. Marks, Londra, c 1800
Il pettirosso e lo scricciolo sono entrambi uccelli venerati nelle mitologia antica. Lo scricciolo era considerato il re degli uccelli nella mitologia greca, e il più furbo tra essi nella mitologia celtica (vedi la storia L’aquila e lo scricciolo).
Ma ora viene il bello. Lo scricciolo si chiama Jenny Wren. Wren day è il nome irlandese della nostra festa di Santo Stefano (26 dicembre), che, insieme a Natale, corrisponde alle antiche feste del solstizio d’inverno. Nell’antica tradizione celtica uno dei riti di questa festa era… l’uccisione dello scricciolo (!). Tradizione rimasta molto a lungo in Irlanda, da cui il nome Wren day.
Nel suo libro La dea bianca, Robert Graves spiega che nella tradizione celtica, la lotta tra le due parti dell’anno, è rappresentata dalla lotta tra il re-agrifoglio (o vischio), che rappresenta l’anno nascente e il re-quercia, che rappresenta l’anno morente. Al solstizio d’inverno il re-agrifoglio vince sul re-quercia, e viceversa per il solstizio d’estate (vedi The Holly King). Nella tradizione orale, una variante di questa lotta è rappresentata dal pettirosso e lo scricciolo, nascosti tra le foglie dei due rispettivi alberi. Lo scricciolo rappresenta l’anno calante, il pettirosso l’anno nuovo.
Il nostro albero di Natale e la tradizione del vischio sono il retaggio di questi miti, come le cartoline natalizie che associano il vischio all’immagine di un pettirosso.
Ma non è finita qui! Ancora oggi, in alcune zone dell’Irlanda è tradizione celebrare una simbolica caccia allo scricciolo, il 26 dicembre. Durante il Wren Day l’effige di uno scricciolo viene posta su un ramo o un palo, e tutti i bambini del villaggio devono colpirla con bastoni o sassi, fino a farla cadere. Una volta “ucciso” lo scricciolo, i bambini dovranno bussare alle porte del paese con un rametto di agrifoglio in mano, chiedendo soldi per seppellire lo scricciolo. Ecco la filastrocca che devono cantare:
The wren, the wren, the king of the birds,
On Stephen’s Day was caught in furze;
Up with the kettle and down with the pan,
And give us some money to bury the wren.
Ho trovato anche riferimenti a un rito più antico durante il quale uno scricciolo e un pettirosso venivano messi insieme in una gabbia perché si uccidessero l’un l’altro.
Cock Robin, Illustrazioni di Barbara Cooney, 1965
Alla luce di queste nuove scoperte, torniamo alla filastrocca di Cock Robin e proviamo a darne un’interpretazione. Ecco che ritroviamo tutti gli elementi: lo scricciolo e il pettirosso, simboli delle due parti dell’anno, il loro matrimonio, simbolo dell’unione mistica tra le due parti (anche nel mito celtico il re-quercia e il re-agrifoglio erano gemelli e uniti simboleggiavano l’anno), la morte di uno dei due uccellini, simbolo della morte dell’anno vecchio.
Il banchetto descritto può essere quello delle feste del solstizio d’inverno (o d’estate). Il cuculo (uccello primaverile) arriva per portar via l’inverno, rappresentato dallo scricciolo. Una delle due parti dell’anno (il pettirosso) viene uccisa e poi sepolta. Grande spazio al rito di sepoltura, che rappresenta il passaggio necessario alla rinascita della primavera.
Non è chiaro perché sia il pettirosso a lasciarci le penne e non lo scricciolo, potrebbe essere che con l’accumularsi dei significati nello scambio orale del racconto, il pettirosso e lo scricciolo siano diventati simboli intercambiabili.
Una versione della prima parte della filastrocca nella quale Cock Robin e Jenny Wren litigano e vanno davanti a un giudice
Il pettirosso che seppellisce sotto le foglie i due bambini in The Babes in the wood, potrebbe essere ciò che resta della versione arcaica del mito; con The babes in the wood siamo in una cornice simbolica più strutturata, in cui non ci sono più uccelli, ma bambini, il maschile e il femminile, che uniti in un abbraccio (il matrimonio) rappresentano la morte come passaggio necessario verso l’anno nuovo. E’ interessante in questo caso che in alcune versioni della ballata, più tardive, il pettirosso copra di foglie i bambini per proteggerli dal freddo della notte, in un rito in cui il passaggio morte-rinascita si fa più breve e meno angoscioso: sonno-veglia.
Altrettanto interessante è la credenza inglese che sia compito dei pettirossi seppellire i morti restati senza sepoltura nei boschi. Questo ribaltamento dei significanti: pettirosso che muore/pettirosso che si prende cura dei morti – è tipico delle metamorfosi dei miti nel tempo (ed è anche un meccanismo tipico dei sogni). Il pettirosso, antico simbolo dell’anno nuovo, è colui che facilita il passaggio dall’inverno alla rinascita.
A conferma del ruolo del cuculo nella filastrocca ho trovato questo proverbio dell’Italia meridionale: Canta il cuculo sulla quercia nera, ricordati padrone che è primavera. Nella tradizione del centro italia al cuculo si potevano chiedere pronostici sulla propria morte: Coch, bel coch d’abril, quant’ho gia? da muri?? (Bel cuculo di aprile, quanto tempo avro? prima di morire?), recita un proverbio romagnolo.
Raffaello, Madonna del cardellino, 1506
Nella tradizione cristiana il pettirosso è associato sia alla morte, che alla nascita di Gesù. E’ di origine medioevale (ma me la raccontava ancora mia nonna!) la storia del pettirosso che con grande sforzo sfila una spina dalla corona di Cristo in croce. Una macchia di sangue gli resta sul petto e a partire da quel giorno tutti i pettirossi, in ricordo del suo gesto generoso, avranno il petto rosso. In un’altra versione, nella capanna dove è nato Gesù, un uccellino passa la notte a volare vicino alle braci del fuoco, perché non si spengano. In ricompensa Gesù lascia sul suo petto il segno del fuoco.
Molti i quadri della tradizione cristiana di Madonne con uccellino, dove il bambin Gesù tiene in mano, o al laccio, un cardellino, o un pettirosso o altri uccellini non meglio identificabili. Detesto queste scorciatoie da “mitologia per dilettanti“, ma mi sembra possibile il richiamo agli uccellini dell’antico culto del solstizio d’inverno.
Vierge du boissons des roses, Martin Schongauer, 1473, particolare
Finalmente ho una chiave di lettura della filastrocca che amavo di più da bambina. La sepoltura di Cock Robin è una sepoltura simbolica, il passero assassino è in realtà innocente come l’inverno che porta via le foglie agli alberi. Devo dirvi la verità , per quanto sia stato elettrizzante scoprire quanto si piantano profonde le unghiette del mio amato pettirosso nella storia della nostra cultura, la filastrocca mi piaceva di più prima, con la sua aura completamente surreale. Ma, come amava ripetere Robert Musil, nostro compito è quello di perdere il sogno e conquistare la realtà . Avanti dunque. Aspetto le vostre interpretazioni!
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