“L’ora blu” di Massimo Scotti
12 Novembre, 2009Dopo l’intervista ad Antonio Marinoni sull’album L’ora blu, edito dai Topipittori, ascoltiamo la storia della nascita di questo magnifico libro vista dal suo autore, lo scrittore Massimo Scotti.
Lo scrittore Massimo Scotti
“Breve storia della nostra storia“, Massimo Scotti racconta…
La gioia di vedere un libro realizzato è paragonabile solo al ricordo del lento piacere tormentoso di un’idea che nasce, prende forma e si trasforma sotto le tue dita, fra penne, carte, matite, schermi e tastiere, luci tenui di lampade, sere, occasioni e accensioni improvvise. Così ringrazio Anna perché mi ha chiesto di parlare di questo libro e mi concede il lusso di tornare con la memoria a un momento felice di qualche anno fa, quando iniziavo L’ora blu.
L’ora blu, Massimo Scotti e Antonio Marinoni, Topipittori 2009
Durante uno dei nostri incontri in un caffè del tutto fuori moda, frequentato esclusivamente da vecchie signore avide di pasticcini, Giovanna mi aveva mostrato, in gran segreto, dei magnifici disegni. Erano le future tavole di Velluto. L’autrice del testo c’era già , purtroppo per me; ma Silvana D’Angelo è così brava e si è rivelata poi talmente simpatica che non posso nemmeno odiarla. Però, che peccato.
Velluto storia di un ladro, Silvana D’Angelo e Antonio Marinoni, Topipittori 2007
Mi piacevano così tanto quei disegni… Infatti Velluto, lo sapete tutti, è bellissimo, nel testo come nelle illustrazioni. Giovanna, comunque, che mi conosce e sa che posso fare orribili capricci, aveva pronto, per tenermi buono, un regalo speciale: altri bozzetti di Antonio Marinoni, di cui mi consegnava una copia senza impegno. “Se ti fanno venire in mente una storia, prova a scriverlaâ€.
Storyboard de L’ora blu, Antonio Marinoni, Topipittori 2009 (INGRANDISCI L’IMMAGINE)
La storia, quei disegni, la raccontavano da soli, grazie anche alle didascalia del pittore; ero sconcertato dal fatto che la fantasia di Antonio avesse un misterioso accordo con la mia, come se da piccoli avessimo visto e amato le stesse cose, come se fossimo stati insieme a scrivere e disegnare in tinello, davanti al nostro comò che aveva, sulle ante, vecchie immagini di dame sperdute in paesaggi montani, fra tempietti neoclassici e foschi dirupi.
Avevo portato con me gli schizzi di Antonio durante un viaggio in treno, verso Parigi e verso il tramonto. Nella storia di Tony Tanner ci sono tanti dei miei viaggi in treno, ma quella volta il paesaggio aveva qualcosa di particolare: passavo per la Svizzera e le montagne che vedevo erano incredibilmente simili alle cime sulle antiche incisioni che il protagonista vede oltre il finestrino. La luce sembrava sospesa e non si attenuava, perché stavo viaggiando in direzione nord-ovest, proprio come Tony Tanner; in quel prolungato crepuscolo avevo cominciato a scrivere qualche frase dell’Ora blu. Mi accompagnavano, durante il viaggio, sempre le stesse domande: “E se il tempo si fermasse, senza passare più, cosa succederebbe? E se in quell’eternità due persone che si amano non potessero mai incontrarsi, per uno strano incantesimo, mentre l’unica cosa che desiderano è ritrovarsi?â€.
Ha ragione l’amica di Anna quando ricorda che negli scompartimenti dei treni, una volta, c’erano piccoli quadri con riproduzioni di vecchie stampe, ed è solo una di tante coincidenze rivelatrici; il nome del protagonista, per esempio, appartiene a un grande critico di letteratura inglese, esperto di rapporti fra letteratura e paesaggio, come ha notato Silvia Arzola nella sua recensione (i critici possono essere meravigliosamente gentili). Ma sinceramente, non avevo pensato che Tony è un diminutivo di Antonio – sembra ovvio, ma me ne sono accorto soltanto leggendo quanto ha scritto Marinoni; e non potevo sapere che suo figlio lo chiamasse “Tanneâ€. D’altra parte, nei bozzetti preparatori la silhouette del viaggiatore non era quella dell’autore: un particolare che è stato aggiunto dopo. Nessuno crederà se dico la verità : non ho mai conosciuto di persona Antonio, almeno per ora, ci siamo solo scritti messaggi via mail. Eppure mi sembra di aver lavorato a stretto contatto con lui, e sono sempre più convinto di questo: le parole, le immagini, i libri ne sanno molto più di noi, sulla verità .
Massimo Scotti