Bologna Book Fair 2009, intervista ai giurati: Eduardo Filipe
1 Maggio, 2009Eduardo Filipe
Dopo il dibattito sulla Mostra Illustratori 2009, e una lunga carrellata di interviste agli illustratori ascoltiamo finalmente il punto di vista di uno dei membri della giuria che ha selezionato la Mostra Illustratori 2009: Eduardo Filipe, ideatore e responsabile organizzativo di Ilustrarte (Portogallo)
Non è ideale come inizio per un’intervista a un giurato ma devo confessare che la Mostra Illustratori di quest’anno non mi è piaciuta molto. Molte tavole, per quanto graziose non avevano, trovo, la forza di raccontare una storia. Questo sentimento è stato condiviso da altri addetti al settore.
Ho avuto la sensazione che mancasse un messaggio chiaro da parte della giuria. La mia domanda è: questo messaggio esiste? Al di là dello scegliere una tavola per i suoi meriti, una giuria cerca di indicare delle direzioni stilistiche? Una corrente?
Non credo si possa parlare di un messaggio della giuria. Né di quella di Bologna né di altre. I membri di una giuria scelgono in base ai loro gusti, cioè in base alle loro esperienze, riferimenti, contesti culturali. Se, per caso, c’è una grande affinità di gusti, questo potrebbe tradursi in una coerenza di scelte interpretabile come un messaggio. Questo per dire che non credo che la selezione di quest’anno sia molto diversa da quelle precedenti. Se vogliamo parlare di direzioni stilistiche bisognerà , a mio avviso, osservarne l’evoluzione su diversi cataloghi.
Quali sono i criteri principali che avete utilizzato per scegliere? Ho letto sul catalogo che non eravate perfettamente d’accordo su questi criteri. Ci sono stati dibattiti interessanti?
Questa domanda è tipica. La risposta anche, perché i criteri restano sempre gli stessi: l’originalità , la composizione, la tecnica, il rapporto con il tema, la capacità a raccontare, a creare un atmosfera, in una parola: la qualità . Francamente non credo che questa sia una questione importante perché sono in gioco materie troppo soggettive. Possiamo facilmente difendere un lavoro per le stesse ragioni che qualcuno a fianco può usare per respingerlo. Dunque i dibattiti possono essere molto interessanti per conoscere il punto di vista degli altri, ma non conducono necessariamente a un risultato consensuale. Alla fine bisogna trovare un compromesso, o accettare la decisione della maggioranza.
Nella giuria di quest’anno effettivamente non eravamo sempre d’accordo sulle scelte, ma non più che in altre giurie a cui mi è capitato di partecipare o assistere.
Tu fai questo lavoro ogni due anni, con il concorso Ilustrarte. Quali sono i criteri migliori secondo te per selezionare una mostra? Cosa cerchi quando guardi delle illustrazioni?
Come ho detto sopra, i criteri sono sempre gli stessi. Non mi ripeto, alla fine quello che conta è l’occhio. E’ il fatto di aver visto migliaia di immagini e di essersi fatti un’idea di quella che è la qualità . Io (credo di averlo scritto nel mio testo sul catalogo) cerco l’originalità , la novità , la sorpresa.
La selezione a Ilustrarte si svolge in modo molto simile a quella di Bologna. L’organizzazione non interferisce. I giurati cercano di fare il lavoro più onesto possibile, vale a dire, scegliere i migliori secondo il loro gusto. Ma sono molto consapevole delle difficoltà e delle possibili ingiustizie. Vorrei qui aggiungere una parola per gli artisti non selezionati: non prendetela troppo seriamente. Non è che una scelta tra le scelte possibili, risultato di un gruppo di persone particolari in un dato momento. Nient’altro.
Come si svolge la scelta durante la selezione? Si mettono da parte i disegni più belli? Quanto tempo ci vuole ad elaborare un giudizio finale?
Il processo è semplice. L’organizzazione aveva già operato una preselezione, ma abbiamo lo stesso guardato tutto e ripescato molti lavori. Dopo abbiamo percorso i disegni insieme e votato i rifiuti: 3 voti contro = rifiutato; due voti contro = se ne discute. I disegni rifiutati venivano spostati, ma restavano comunque visibili. La procedura è stata ripetuta fino a quando abbiamo raggiunto il numero di disegni da selezionare. Abbiamo avuto tutto il tempo che volevamo.
Bisogna capire che c’è un problema di quantità . Quest’anno ci sono stati più di 2500 partecipanti e ne potevamo selezionare solo un centinaio. E’ veramente tanto. E’ ovvio che non si può guardare un numero così alto di disegni con la stessa attenzione con cui se ne guarderemmo cento. Ovviamente ci saranno stati ottimi disegni che non sono stati selezionati, ovviamente ce ne saranno stati di meno buoni che sono passati. Malgrado gli sforzi.
Ho notato nella Mostra molti stili simili, alcune volte degli stili-copia di altri illustratori (penso a Iku Dekune e a come ha influenzato il Giappone). Dove si colloca secondo lei la frontiera tra corrente artistica e copia?
E’ difficile dirlo. E si rischia di essere ingiusti. Credo di aver scritto anche questo sul mio testo (nel catalogo): a volte accusiamo un artista di fare sempre le stesse cose. Altre di non avere uno stile personale. A volte elogiamo un illustratore perché ci fa pensare a un pittore famoso. Altre volte lo accusiamo di essere troppo simile a. Bisogna essere coscienti che tutti influenzano tutti e che l’arte è unaricreazione tanto quanto una creazione.
In qualche parola una definizione di illustrazione?
Una illustrazione per me è un’opera d’arte, un’immagine, che racconti.
Prendetela in senso lato: mi ricordo del libro di Rémy Charlip On dirait qu’il neige, dove non ci sono che pagine bianche e, ciò nonostante, raccontano una bellissima storia.