Il mio primo libro: Eva Montanari
13 Febbraio, 2009Ho chiesto a diversi illustratori già affermati di raccontarci l’esperienza del loro “primo libro”. Come hanno preso contatto con gli editori? Che problemi hanno avuto? Quali emozioni? Spero che questi racconti aiutino chi vuole intraprendere questa coloratissima strada. Ecco la prima storia…
Eva Montanari, Pollicina, 1999
EVA MONTANARI racconta:
Diciamo che è andata così:
Qualche mese prima degli esami finali dell’Istituto Europeo di Design di Milano, armata dell’entusiasmo dei miei 22 anni e della cartellina che conteneva le maquettes dei 2 progetti libro che stavo preparando per la “tesi” ho preso il treno per Torino: destinazione Fiera del Libro.
Qui mi sono imbattuta in una piccola casa editrice Italiana, di cui avevo già notato gli albi alla Libreria dei Ragazzi di Roberto Denti. Alcuni erano realizzati da autori o illustratori che apprezzavo, albi cartonati in anni in cui (1999), l’editoria Italiana produceva ben poche cose interessanti. L’editore ha guardato il mio portfolio e i progetti con attenzione, e purtroppo si è dimostrato molto interessato.
Eva Montanari, Piccola tigre, 1999
Sono tornata a casa raggiante, l’idea di poter pubblicare le mie storie e i miei disegni forse non era solo un sogno!
L’editore mi chiamò telefonicamente per i primi accordi, e quelle prime telefonate, testimoni di un interesse per il mio lavoro, mi riempirono di adrenalinica euforia. A qualcuno, un editore, interessava qualcosa che fino a quel momento, sembrava essere interessante solo per me che l’avevo prodotto.
In breve abbiamo stabilito una scadenza per la consegna del lavoro. Gli esami sono passati e libera di quest’ultima incombenza ho accuratamente impacchettato tutte le illustrazioni originali dei miei due libri e le ho spedite alla casa editrice. Prima di me avevano pubblicato con l’editore alcuni grandi nomi dell’editoria Italiana.
Io non avevo ancora in mano nessun contratto, ma cosa importava, loro mi pubblicavano due libri!
E anche quando, solo in seguito, ce l’ho avuto, è comunque importato ben poco.
Eva Montanari, Coda di drago, 1999
Di questo mi sono resa conto durante i tempi dilatati necessari all’editoria per stampare e far arrivare a casa i primi rendiconti di diritti d’autore (non si parlava assolutamente di anticipi!), tempi in cui ho avuto occasione di incontrare diverse personalità che avevano collaborato o prestato servizi alla suddetta casa editrice: illustratori, autori, stampatori… A nessuno di loro era mai stata pagata una lira, i miei miseri due libri erano economicamente ben poca cosa in confronto a chi aveva stampato migliaia di pagine in quadricromia gratis.
Per me, la cosa peggiore non fu nemmeno ricevere la risposta positiva di un altro Editore a cui avevo mandato i progetti per posta prima di andare a Torino e sentirmi rispondergli che i libri erano già stato pubblicati.
La cosa peggiore fu non riavere più i miei disegni originali, non averli all’inizio disponibili per mostre, concorsi etc… E non averli più adesso.
L’esperienza che ho avuto praticamente in contemporanea, è stata quella di imbattermi, con nella cartellina tutte le illustrazioni originali di una “Pollicina” che avevo realizzato per un progetto scolastico, in una casa Editrice di Taiwan abbastanza sconosciuta e con una gran fretta di lanciare sul mercato una collana di classici.
Eva Montanari, Pollicina, 1999
Anche se “serietà †era anche per loro un concetto piuttosto misterioso, per fortuna il lavoro è stato retribuito.
Ma anche in questa occasione mi sono ritrovata a firmare un contratto in cui cedevo tutte le mie illustrazioni originali. Non aggiungo commenti sulla mia attuale attenzione e cura nel visionare tutti i punti dei contratti e neanche considerazioni su presunte onestà e serietà in un settore che si ritiene generalmente popolato solo da chi ci si “infilaâ€per passione.
Non credo che queste mie due prime, tragicomiche esperienze necessitino chiose. Ma per inguaribile ottimismo, rilevo la nota positiva data dall’emozione che solo un primo libro pubblicato può dare e che come in tutte le prime volte della vita, dev’essere stata causa della mia felice avventatezza.
16 Febbraio, 2009 at 15:17
molto bella l’idea di pubblicare queste “testimonianze” !
Utile e interessante
18 Febbraio, 2009 at 17:22
Purtroppo un autore si deve accontetare “dell’emozione che solo un primo libro pubblicato può dare”, ma forse ciò è insito nel mestiere dell’artigiano, e tu Eva sei fortunata e ovviamente talentuosa che il tuo mesterie lo sai fare molto bene. Un caro saluto
23 Febbraio, 2009 at 21:17
Non immaginate quanto sono belle le sue sculture!
Un abbraccio per Eva.
26 Febbraio, 2009 at 7:41
grazie..ci vediamo a bologna!un caro saluto!
26 Febbraio, 2009 at 21:21
Chissà che emozione..cosi giovane e ancora studente..poter avere qualcuno interessato.
Avrei fatto lo stesso.
18 Ottobre, 2010 at 10:52
Amo molto le illustrazioni delicate e gioiose di Eva Montanari, piene di vitalità e di quell’entusiasmo di cui parla, spero veramente che ci siano prima o poi delle leggi che regolino queste professioni poco riconosciute (anche per me, educatrice-tuttofare…!!) in cui servono diecimila lauree ma poi siamo alla mercè di chi ha il coltello dalal parte del manico.E siccoem si fa tutto per il bene dei bambini…noi lo facciamo con passione, i committenti ci speculano. Comunque in bocca al lupo e spero rivedere Eva.