Lo storyboard: Il formato
13 Aprile, 2008Partendo dal presupposto che ogni regola ha per sorella di cuore un’eccezione, provo qui di seguito a delineare alcune linee guida per fare uno storyboard. Sono lineeguida-idee-sensazioni che mi sono fatta nel tempo, arbitrariamente e in modo del tutto personale. Quindi prendetele non come bibbia, ma come spunti per crearne di vostre.
Un errore che facevo all’inizio era quello di leggere il testo e mettermi davanti al foglio pensando da quale scena iniziare ad illustrarlo. La prima cosa da pensare quando si fa un libro è IL FORMATO. Così come ognuno di noi ha una corporatura che esprime meglio di qualsiasi parola come è, ogni libro ha la sua forma. Una persona cicciottella può da subito ispirarci simpatia e rassicurarci, una troppo magra può comunicarci una sensazione di grande dinamicità o di nervosismo e via dicendo. Il formato ci dice, ancora prima di aprire il libro, in che tipo di mondo stiamo per entrare.
35×25 cm Formato gigante
Un formato A4 verticale (il classico album Bohem Press, o Arka) mi rassicura, lo associo a qualcosa di conosciuto e classico… forse una fiaba tradizionale? E’ un formato che mi parla, non so perché, di buoni sentimenti e di storie edificanti. Anche quando ha una copertina tutta nera e dentro le sue pagine Greta la Matta si suiciderà offrendosi al diavolo (Greta la Matta, Adelphi 2005).
30,5 x 22 cm Formato classico (A4)
Se lo stesso formato A4 è tirato e molto allungato in altezza, mi aspetto una grande avventura dell’emozione. La stessa sensazione me la comunica un libro che si apre in verticale (Un lion à Paris di Beatrice Alemagna).
39 x 27 cm Formato allungato in altezza
Un formato “all’italiana” corto in altezza e molto lungo in larghezza è moderno, se è lunghissimo mi dice che sto per entrare in un mondo pieno di sorprese e sperimentazioni. Non mi aspetterò di trovarci dentro una fiaba di Perrault illustrata da Lisbeth Zwerger.
15 x 29 cm Formato “all’italiana”
Un libro quadrato è di nuovo rassicurante. Forse perché di solito viene usato per bambini più piccoli. Ma le sue grandi pagine possono essere teatro di una composizione ardita o di uno stile sperimentale (avrò però l’impressione di scorrerle senza troppa paura, rassicurata dalla sua forma amica).
21,5 x 21,5 cm Formato quadrato
Il formato gigante, simpaticissimo, è spesso usato per bambini più piccoli, a volte ha pagine spesse, cartonate.
36 x 28 cm Formato gigante
Ci sono poi formati storti, (Il libro sbilenco, Orecchio Acerbo), libri fisarmonica, libri animati, libri pop-up… siamo nel regno delle eccezioni. Se scegliete di raccontare la vostra storia in questo modo ricordatevi che in molti casi l’unica possibilità per un editore di ammortizzare i costi di manifattura di un libro così complesso sarà quello di far fare il libro in paesi dove al tavolo di lavoro ci saranno ragazzini sottopagati. Bambini. (Per vincere il concorso di Figures Futur, che è un libro virtuale, io non terrei conto di questo aspetto, pensate però che se il vostro progetto è bello potrà essere pubblicato. Dunque siate pure originali nella scelta del formato, ma vi consiglierei di fare dei progetti realizzabili senza costi troppo alti).
Un libro è un messaggio. Che cosa volete dire con il vostro libro? Un libro è un messaggio per qualcuno. A chi destinerete le vostre emozioni, la vostra arte? A bambini piccolissimi? Alti? A bambine soltanto? A un solo adulto col cuore bambino? A tutti o a una élite di raffinati lettori? Sono domande essenziali da farsi quando si inizia a creare un libro.
Cornwall library
Per ogni risposta che vi darete cercate il formato che secondo voi corrisponde. Dopo di ché andate sui siti delle vostre case editrici preferite e cercate le misure con cui questo formato viene trattato (se lo trattano) e rispettatele. Non sia mai doveste buttare via tutto perché l’editore ha adorato il vostro progetto ma non ha in catalogo il formato che gli conviene.
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