Gli antenati dei Picture books, di Paolo Canton. parte III

26 Marzo, 2008

Paolo Canton ci regala un altro illuminante passaggio della storia dell’illustrazione… (Grazie mille Paolo!)

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L’evoluzione della tecnica xilografica è stata rapida, e ha subito una brusca accelerazione all’arrivo della stampa in Italia. Ma non chiedetemi perché: prendetelo come un dato di fatto. Già nel 1499, a Venezia, Aldo Manuzio stampava uno dei più straordinari e misteriosi libri illustrati rinascimentali: l’Hypnerotomachia Poliphili.

Ma torniamo al nostro Esopo…
L’edizione di Napoli del 1485

A soli sei anni di distanza dall’edizione di Augusta, viene stampata l’edizione di Napoli del 1485. Un’edizione particolarmente importante perché apre una nuova strada all’illustrazione, attribuendole una nuova funzione. Qui l’impostazione della pagina e la qualità dell’incisione rivelano una maturità in via di raggiungimento, con le prime concessioni alla ricerca estetica e stilistica a segnalare che la tecnica incisoria si è ormai consolidata. L’illustratore comincia a manifestare il desiderio di stupire: l’illustrazione si fa anche decorazione e crea l’impianto della pagina.


L’inserimento di elementi decorativi anche complessi, spesso ripetuti, contribuisce alla percezione di uniformità e alla sensazione di unità fra testo e immagine, oltre che attribuire un ritmo battente alla lettura.

È forse questa una delle prime occasioni nel quale il libro a stampa invita a essere sfogliato, prima che letto o studiato. Mi ha fatto notare Simone Rea (grazie!) che queste illustrazioni hanno connotati simili ai rebus della Settimana Enigmistica: hanno la stessa capacità di gestire il contenuto simbolico del testo, in Esopo esplicito e celato nei rebus. Mi sono sorpreso nello scoprire che nella prefazione all’edizione BUR delle Favole di Esopo, Giorgio Manganelli sottolinei appunto la natura enigmatica, se non enigmistica del testo. Forse è proprio per questo che mi paiono così efficaci.

Questo modo di strutturare lo spazio pagina è stato dimenticato per i successivi quattro secoli: troppo costoso realizzare le incisioni a inquadramento dell’illustrazione principale e tropo difficile stampare il blocco xilografico composito, ingabbiato da una reggia di ferro troppo tenera per resistere alle pressioni del torchio. Solo l’evolversi della tecnologia poligrafica ha permesso a Walter Crane di riprendere (per primo, secondo me, ma con i libri non si sa mai) una struttura analoga, innovando completamente – con il suo Baby’s Own Aesop del 1887 – l’illustrazione e il libro illustrato.

Walter Crane, Baby’s own Aesop, London, Routledge 1887

Walter Crane, Baby’s own Aesop, London, Routledge 1887

Alla prossima puntata, con una capatina in Francia.
Paolo Canton

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