Il mondo di Beatrice Alemagna

9 Marzo, 2008

Beatrice Alemagna, Après Noël, Autrement Jeunesse, 2001

La prima volta che mi sono ritrovata davanti ad un libro di Beatrice Alemagna ho provato una sensazione simile a quella di un innamoramento. E’ stato alla Fiera di Bologna del 2004, con Après Noël, pagina dopo pagina il cuore mi volava via.
Era la mia prima Fiera del libro e niente di tutto quello che avevo visto assomigliava all’universo di quel libro, alla libertà delle forme e dei colori, alla poesia intraducibile del testo. Fu come se qualcuno mi avesse riportato da lontano tutta la mia infanzia, intera, con i suoi lunghi giorni di pioggia, i miei quaderni di scuola, i criceti spariti, le gomme per cancellare alla cannella, gli impermeabili, i temporali estivi, l’ora della merenda…

Per capire fino in fondo l’arte di Beatrice Alemagna abbiamo bisogno di inventare una nuova categoria di emozioni: le infra-emozioni. “Infra” perché si nascondo nelle nervature delle foglie, nei solai, nelle pieghe dei vestiti… ma anche perché possiamo capirle solo se capaci di sguardi infra-rossi, come i grandi occhi umidi dei cani o quelli del bambini.

Beatrice Alemagna, Le trésor de Clara, Autrement Jeunesse, 2000

I protagonisti dei suoi libri sono bambini, cani-bambini, leoni-bambini, forme-bambine, eppure nulla nei suoi libri è solo “per bambini”, bamboleggiante o sciocco. Tutto il sacro dell’essere bambini, dell’essere piccoli viene detto e raccontato con il rispetto di una carezza fatta a qualcuno che dorme e si ama.
Non lasciatevi ingannare dalla dolcezza bonaria delle forme, dall’allegria dei colori, tutto è tremendamente serio nei libri di Beatrice.

Questi piccoli protagonisti sembrano di volta in volta costretti ad un confronto. Confronto con l’altro (Mon amour, Le secret d’Ugolin, Un et sept), confronto con la brutalità o l’indifferenza del mondo (Gisèle de verre, Histoire courte d’une goutte, Un lion à Paris, Une maman trop pressée)…

Beatrice Alemagna, Gisèle de verre, Seuil Jeunesse 2002 (particolare)

Beatrice Alemagna, Gisèle de verre, Seuil Jeunesse 2002

…confronto con impalpabili emozioni date dal sentimento del tempo che passa (Après Noël), o dal passaggio delle nuvole (La promenade d’un distrait), confronto soprattutto con il crescere, evento necessario e problematico (Je voulais une tortue).
Gli esiti di questo confronto sono di volta in volta diversi ed unici, esattamente come unica è la soluzione che ogni bambino trova nella vita per sopravvivere al difficile compito di diventare grande.

Beatrice Alemagna, Je voulais une tortue, Panama 2005

“… I miei genitori avevano ragione: una tartaruga può diventare molto grande!”

Beatrice Alemagna, Je voulais une tortue, Panama 2005

Beatrice Alemagna riesce a raccontarci del difficile compito di crescere dalla prospettiva che può averne un bambino, senza alcun accento pedagogico o moraleggiante. La grammatica della fantasia che Gianni Rodari ci incoraggiava ad usare per raccontare storie ai bambini trova nei suoi libri le forme più belle e imprevedibili.

Beatrice Alemagna, Un lion à Paris, Autrement 2006

Il leone per le strade di Parigi che nessuno guarda perché in una grande città si è ormai abituati a tutto, finisce per trovare la sua felicità come statua di una piazza (Un lion à Paris). La trasparente bambina di vetro (Gisèle de verre) dentro cui si può vedere ogni pensiero, anche il più bizzarro, sarà costretta a viaggiare per sempre per fuggire la paura che gli adulti hanno di lei. La piccola goccia d’acqua che si perde nei cunicoli del mondo in Histoire courte d’une goutte finisce per seccare su un marciapiede.

“Combien sont-elles, toutes ces choses qui disparaissent sans qu’on ait eu le temps de les voir?”

Beatrice Alemagna, Histoire courte d’une goutte, Autrement 2004

Quante sono le cose che spariscono senza che abbiamo avuto il tempo di vederle ? Quanti impalpabili, inestimabili tesori verranno perduti crescendo, vivendo? E’ davanti a questa domanda che Beatrice Alemagna ci obbliga a stare. Siamo noi i testimoni di questo evaporare delle cose più preziose? E’ proprio davanti a noi, alla nostra indifferenza che soffrono le cose, gli animali, i bambini?

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Beatrice Alemagna, Histoire courte d’une goutte, Autrement 2004

Una domanda scomoda, ma i libri di Beatrice Alemagna non ci lasciano soli, ci prendono per mano (Non avevate capito? Siamo noi che ci siamo perduti!), ci guidano con dolcezza verso una risposta, verso un abbraccio, ci sussurrano come un segreto: non lasciare alla loro solitudine le cose-bambine, non averne paura, guarda come sono belle… Sta parlando delle cose-bambine che abitano in fondo al nostro cuore, là dove tutta la fragilità della nostra infanzia, quella che abbiamo dimenticato, quella che non vogliamo più riconoscere nell’altro, continua a esistere e chiamarci.

Beatrice Alemagna, La promenade d’un distrait, Seuil Jeunesse 2005

(L’uso delle immagini di Beatrice Alemagna mi è stato gentilmente concesso dall’autrice stessa. Ogni riproduzione è vietata).

Leggi l’analisi di “Un lion à Paris”…
Leggi l’intervista a Beatrice Alemagna…