Susanne Janssen, Hänsel e Gretel. Parte 4

15 Gennaio, 2008

(ritorna all’inizio…)

Quarta tavola. Ecco cosa ha prodotto lo sguardo cattivo della matrigna, una gemellazione distorta, un freak:

 

Ricordo che da bambina non distinguevo mai Hänsel da Gretel durante l’ascolto del racconto. Chi era la bambina e chi il bambino? Ho creduto a lungo che questa confusione fosse dovuta alla mia poca dimestichezza con le lingue tedesche. Ma nella versione anteriore a quella dei Grimm, nel Pentamerone di Basile, Hänsel e Gretel si chiamano: Nennillo e Nennella. C’è dunque qualcosa di più profondo nella confusione dei due nomi, qualcosa di più antico.
Quale è il bambino? Quale la bambina ? Nell’infanzia, nell’inconscio, non c’è ancora questa differenza di generi, l’altro non è ancora separato dall’io.

Giovanni Filippo Ingrassia, Palermo, Giovanni Matteo Mayda, 1560.

Tutto il lavoro di Hänsel e Gretel sarà quello di riuscire a sciogliersi da questo groviglio di corpi. Come il lavoro di ogni bambino consiste nel differenziarsi dal corpo della madre, dal corpo dell’Altro e dire: Io. Faticosissimo lavoro, tanto che a un tratto esausta dalla fatica di servire la strega e davanti alla minaccia sempre più vicina di una separazione definitiva Gretel esclama:

Ci avessero divorato le bestie feroci nel bosco! Almeno saremmo morti insieme.”

Hänsel e Gretel, Romolo e Remo, Iside e Osiris, la coppia indistinta uomo-donna nel mito raccontato da Platone. L’Indifferenziato si sveglia dal sonno, balbetta la prima parola che è doppia e crea “i generi”.

Statuette votive precolombiane (Cultura Tlaltica), Messico 1550 a.C-55 d.C.

Nuremberg Chronicle, Hartmann Schedel (1440-1514)

Nella cosmogonia degli Hmong (antico popolo della cina del sud) un fratello e una sorella accoppiandosi generano l’umanità. Nel mito la sorella non vuole acconsentire ad unirsi al fratello per generare gli uomini, ma il fratello le dice: “Portiamo delle pietre sulla collina e facciamole rotolare a valle. Se le pietre atterrano una sull’altra, allora mi sposerai.”

Ed ecco come magistralmente la Janssen interpreta questa fusione ancestrale:

Susanne Janssen “Hänsel e Gretel” Éditions Être 2007 (diritti riservati)

La tavola della Janssen non ci dice che Hänsel e Gretel sono due graziosi fratellini che abitano vicino ad un grazioso boschetto. Ci dice che siamo davanti a due bambini-dèi. Coppia di demiurghi: loro inventeranno la storia che leggeremo, loro la popoleranno di streghe e assassini, loro la vivranno e ci si perderanno dentro dimentichi di esserne gli artefici.

Osservate come l’illustratrice gioca sul taglio della metà pagina per accentuare la specularità dei due fratelli. Ancora una volta siamo stati noi lettori ad alterare l’equilibrio della storia: come in una macchia di Rorschach, scollando piano le due pagine, abbiamo per sempre separato Hänsel da Gretel.

(prosegui l’analisi…)

Una risposta per “Susanne Janssen, Hänsel e Gretel. Parte 4”

  1. 1 Paolo
    16 Gennaio, 2008 at 9:40

    che bello, dunque ci sei riuscita! ^_^