Yan Nascimbene: un’intervista e l’occasione di frequentare un corso con lui

Yan Nascimbene (Neuilly sur Seine, Francia 1949) è uno dei più raffinati illustratori contemporanei: tre awards alla Children’s Book Fair per la miglior grafica, due medaglie d’argento e una d’oro alla Society of Illustrators di New York.
Per le sue illustrazioni di Aventures di Calvino (e Palomar e Il Barone rampante) ha ricevuto una medaglia d’argento dalla Society of Illustrators di New York e i complimenti sentiti di Esther Calvino. Nel 2011 la sua opera è stata esposta alla biennale di Venezia nella sezione “L’Italia nel mondo”.
Dal 13 al 17 febbraio Yan Nascimbene sarà al Mi Master di Milano a tenere un corso di illustrazione dal titolo “Illustrare Calvino”
(resta qualche posto libero).

Ecco qui di seguito la preziosa intervista che Yan Nascimbene ha regalato a LeFiguredeiLibri.

Il barone rampante, Italo Calvino e Yan Nascimbene, Editions du Seuil 2005

INTERVISTA DI ANNA CASTAGNOLI A YAN NASCIMBENE

Illustrare è…?
Illustrare è trasporre un’idea (un testo, una musica, un evento, un sentimento, qualunque nozione astratta…) in un’immagine.
Ma l‘illustrazione non è adattazione. Mentre un’adattazione (un libro adattato in film, etc) permette tutta libertà, e dunque la creazione di un’opera del tutto originale, l’illustrazione, anch’essa creativa, deve rispettare il contenuto e la forma del modello. Questi limiti, piuttosto di impedire l’ispirazione creativa, obbligano l’illustratore a pensare meglio, con più rigore. Più intensa è la proposta, più preziose e entusiasmanti sono di solito le immagini. (E’ stato più semplice per me illustrare Il barone rampante – racconto ricco d’immagini – che Palomar – in gran’ parte filosofico e astratto – per questo, anche se le illustrazioni del Barone rampante sono piacevoli – almeno, lo spero! – mi sembrano più interessanti quelle di Palomar).

L’idea prima ha una propria forma e un proprio significato, i quali definiscono i limiti per l’illustratore (Il barone rampante, per esempio, si svolge nell’ottocento, così ha deciso Calvino, per cui l’illustratore non può fare indossare a Cosimo e Viola vestiti del settecento).


Il barone rampante, Italo Calvino e Yan Nascimbene, Editions du Seuil 2005

D’altra parte un’illustrazione non può nemmeno essere una copia esatta del modello (se, ad esempio, un racconto evoca un paesaggio con tanti dettagli e personaggi precisi, non occorre che l’illustratore faccia una lista completa di tutti i dati per poi riprodurli, deve invece chiudere il libro, e, con la propria immaginazione, disegnare l’idea, l’atmosfera contenuti nel modello. Si può dire che vale la verità e non la realtà.

L’illustrazione deve raggiungere quest’equilibrio tra la verità del modello e quella propria, cioè la creatività dell’illustratore.

 Lo stile è, secondo me, un modo di relazionarsi alla realtà. Se sei d’accordo, posso chiederti qual’è, nella tua opera, il tuo rapporto con la realtà?
Lo stile, di fatti, è il modo (l’unico modo) per ciascuno di noi di relazionarsi alla realtà. Non è una scelta ma un’imposizione del destino, cioè del nostro proprio materiale genetico e della vita vissuta.  Lo stile è il riflesso di sé; dentro di esso si potrebbe leggere il nostro passato – le nostre qualità e debolezze, quello che amiamo e odiamo, il piacere e le sofferenze, l’angoscia e la serenità – forse anche la vita dei nostri antenati, e magari il nostro futuro e quello dei nostri figli.

Palomar, Italo Calvino e Yan Nascimbene, Editions du Seuil 2003

Non disegno mai quello che vedo, ma quello che immagino. Sono negato a riprodurre dal vero – che, secondo me, dovrebbe chiamarsi soltanto realtà, in quanto il vero è una realtà resa vera dopo il filtro della nostra personalità.

Per definire la mia relazione alla realtà direi che non è diversa da quella del cuoco, del giardiniere, del babysitter, dello scrittore, del fotografo… insomma, cambia ogni volta. Non mi considero illustratore, ancora meno artista (parola che non adopero quasi mai, confusa e spesso prepotente.  Notiamo che in tante lingue le parole usate per lavoro sono le stesse usate per arte. Questo mi piace). Di fatti, se dovessi scegliere, preferirei definirmi un artigiano, ma veramente sono cuoco quando cucino un risotto, giardiniere quando innaffio le mie piante, babysitter quando cambio i panni dei nipotini, scrittore quando scrivo, fotografo quando scatto fotografie.

D’altronde non c’è limite -né fisico, né psicologico- tra la realtà della mia vita e quella del mio lavoro.

Palomar, Italo Calvino e Yan Nascimbene, Editions du Seuil 2003

Mi sembra di percepire nella tua opera un interesse costante per la luce: come se il mondo, le cose, le persone si definissero in base al loro grado di “luminescenzaâ€. E’ così?
Idea bella, però purtroppo non penso che il grado di luminescenza nei miei disegni corrisponda a qualsiasi grado delle cose o delle persone. La loro intensità e il loro contrasto sono casuali (controllo già troppo, grazie al cielo non tutto!). Anche questa luce -ossia la luce e l’ombra- non sono una scelta nel mio lavoro. La realtà è una nozione oggettiva. Questo contrasto tra la luce, spesso abbagliante, e la densità dell’ombra, sono una pagliuzza nella mia verità, del tutto soggettiva.

The creative collection of american short stories, autori vari e Yan Nascimbene

Tra pochi giorni sarai al Mi Master di Milano a tenere il corso: “Illustrare Calvinoâ€. Puoi darci una breve anteprima di cosa significa “Illustrare Calvinoâ€?
Avevi letto l’opera di Italo Calvino in giovane età? Posso chiederti se al momento di illustrarlo hai sentito che le immagini erano già dentro di te da qualche parte?
Difficile definire il lavoro di illustrare Calvino in poche parole. Direi che le mie risposte alla tua prima domanda dovrebbero essere ancora più rigorose quando si tratta di Italo Calvino, particolarmente nell’illustrazione delle Città invisibili. Le regole geometriche e matematiche nell’opera di Calvino devono assolutamente essere rispettate in quanto sono importanti non meno del soggetto.

Ho letto Calvino tardi. Avevo già compiuto trent’anni. Questa lettura è stata da subito molto di più di una piacevole distrazione. Il sentiero lungo il quale camminavo leggendo la sua opera sempre più si avvicinava a quanto ero io;  mentre andavo avanti, leggendo, ricordavo la vita, la mia vita, unica e universale, emozioni straordinarie tra tanta normalità.

Palomar, Italo Calvino e Yan Nascimbene, Editions du Seuil 2003

Mentre leggevo, non potevo non vedere immagini mie. Era già accaduto con Marcel Proust (Du côté de chez Swann). Dovevo disegnare ciò che vedevo e soprattutto ciò che sentivo. Dovevo provarci… anche se forse è impossibile illustrare Proust o Calvino.

Le immagini erano già presenti dentro di me, però bisognava estrarle, e buttarle giù sulla carta. (Il successo non è mai totale. Sarebbe come illustrare cose viste in un sogno: non è possibile farlo, ed è meglio così. Il surrealismo mi sembra un inganno).

Tra l’altro, non posso guardare un’opera (più che altro un film) senza essere distratto dalle forme, sedotto dai colori, dalla luce, percepire il ritmo, gli angoli prospettici, capire i movimenti della cinepresa, le lenti adoperate… per questo non capisco mai la trama della storia e mi dimentico presto anche dei più bei film!

Se dovessi riassumere in una frase quello che hai cercato attraverso la tua opera durante la tua carriera? E domani?
Una vita.

Il barone rampante, Italo Calvino e Yan Nascimbene, Editions du Seuil 2005



Capire l’arte dell’illustrazione: piccola bibliografia ragionata sui libri da leggere

Arte e illustrazione non sono due materie diverse. L’illustrazione è una delle punte dell’iceberg di quel continente sommerso che è la storia dell’arte. Non penso si possa arrivare ad essere buoni illustratori se non si conosce la storia dell’arte, eppure ho notato spesso scarso interesse par l’arte in molti giovani illustratori. Mistero. Molti lettori del blog mi scrivono in privato chiedendomi consiglio sui libri da leggere per capire l’illustrazione. Non ci sono scorciatoie o altre strade: l’unico modo per capire a fondo l’illustrazione e diventare buoni illustratori è studiare la storia dell’arte e capire come funzionano i quadri.
Ecco alcuni testi che secondo me sono indispensabili per iniziare. (Se avete altri suggerimenti, o libri che vi hanno illuminato, non esitate a condividerli!).

La storia dell’arte di Ernst Gombrich è il testo da cui si dovrebbe iniziare. E’ un testo capitale perché più che insegnare la storia dell’arte, insegna come leggere un’opera d’arte. La composizione di un quadro, la prospettiva, i chiari scuri, la scelta del soggetto, l’uso dei colori, il tipo di pennellata, sono tutti indizi attraverso cui possiamo capire come un artista vede il mondo, come lo interpreta. Perché l’arte è soprattutto questo: un’interpretazione storica e soggettiva della realtà. La storia dell’arte di Gombrich si legge a fiato sospeso come un libro giallo.
Tutto quello che ha scritto Gombrich è da leggere, ma vi consiglio anche Arte, percezione e realtà, come pensiamo le immagini.

Un altro grande genio dello studio della percezione visiva è Rudolf Arnheim: nato a Berlino nel 1904, si è formato alla scuola della Gestalt. La scuola della Gestalt ha segnato una rivoluzione nel campo dell’estetica fondendo in una sola materia di studio psicologia della percezione e arte. Arnheim condensa tutta la sua ricerca in un testo fondamentale: Arte e percezione visisva.
Perché noi percepiamo bella un’immagine (scolpita, dipinta o disegnata che sia), dopo aver letto questo libro, non sarà più un mistero in mano alle muse: l’arte risponde, infatti, a un ordine che tutti noi siamo in grado di leggere perché lo possediamo dentro di noi, e quest’ordine ha leggi che lo governano precise come la matematica. Arte e percezione visiva è facile da seguire perché si appoggia sempre ad esempi concreti (quadri o sculture).
Il secondo testo che potete leggere di Arnheim è L’immagine e le parole. Il libro si scompone in brevi capitoli, in ogni capitolo è analizzata un’opera d’arte. E’ interessante leggerlo dopo Arte e percezione visiva perché si può seguire più agilmente l’analisi di Arnheim, ma potete anche iniziare da quest’ultimo, che è più scorrevole e breve.

Un esempio del modo di procedere di Arnheim: in L’immagine e le parole analizza Madame Cézanne sulla sedia gialla di Cézanne e per spigare il senso di sospensione e leggerezza che si sprigiona dal quadro, scrive:

Il quadro è un rettangolo di altezza superiore alla base, con una proporzione di circa 5/4. Il ritratto ne risulta teso in direzione verticale e la posa eretta della figura, della sedia, del capo, ne è rafforzata. (…). I rettangoli (n.d.r in cui si suddivide l’immagine interna) drammatizzano il movimento globale verso l’alto perché in senso verticale il rettangolo inferiore è più alto del superiore. Secondo Denman Ross, l’occhio si spinge in direzione degli intervalli decrescenti: cioè, nel dipinto, verso l’alto. (…) (R. Arnheim)

Un altro libro fondamentale è Punto, linea, superficie, di Kandinsky. Kandinsky prende tre elementi semplicissimi: il punto, la linea, la superficie e ne analizza la potenza e le dinamiche. Un solo punto posizionato al centro di un’immagine, o a lato, cambia la sua energia e il suo significato. Vi ricordo che tutto quello che noi usiamo per disegnare sono in realtà: punti, linee e superfici. Sapere come usarli e che suono fanno quando li usiamo, è un’arte che si può apprendere grazie a questo libro. Non è un libro facile. Se Gombrich e Arnheim li potete leggere scorrevolmente, questo testo di Kandinsky necessita del silenzio di una biblioteca o della calma di qualche giorno di vacanza.

Così il suono fondamentale del punto è variabile in corrispondenza della sua grandezza e della sua forma. (Kandinsky)

Più discorsivo, sempre di Kandinsky, vi consiglio Lo spirituale nell’arte, libro in cui viene riassunta tutta la sua concezione dell’arte (arte come musica dell’essere, colore come manifestazione dello spirito, etc…).

IN ALTRE LINGUE:

Ce ne saranno a centinaia ma uno che mi ha illuminata è stato: L’ordre caché de l’art di Anton Ehrenzweig (in inglese The hidden order of art). Ehrenzweig  mette in discussione le teorie della Gestalt e sostiene che la percezione sia il risultato, non tanto di varie leggi percettive, quanto di un’intuizione olistica sull’oggetto guardato. E’ un libro utile anche per imparare che la creatività per esprimersi al meglio ha bisogno di ostacoli che portano il cervello ad abbandonare i sentieri troppo battuti : è nel disequilibrio verso il nuovo che la creatività si attiva.

SULL’ILLUSTRAZIONE:

Molti di voi mi scrivono per sapere se ci sono testi sulla storia dell’illustrazione o testi che aiutano a capire come funziona un album illustrato. Sulla storia dell’illustrazione in particolare, ne conosco alcuni ma sono sempre limitati alla storia dell’illustrazione di un dato paese e di un dato periodo. In italiano potete cercare: Storia dell’illustrazione italiana, Libri e periodici a figure dal XV al XX secolo (credo fuori commercio), e Storia dell’illustrazione italiana, Cinque secoli di immagini riprodotte, di Paola Pallottino, oppure Guardare le figure. Gli illustratori italiani dei libri per l’infanzia di Antonio Faeti. Ma non so dirvi come sono, non ho letto nessuno di questi tre libri, mea culpa.


I due libri che vi consiglio sulle dinamiche dell’album illustrato non sono in italiano e sono: Lire l’album di Sophie Van der Linden. Un testo sintetico e importante, che analizza tutti quegli aspetti che bisogna conoscere dell’album: impaginazione, rapporto testo-immagine, breve storia dell’album, etc… e il tutto corredato da moltissime immagini ad esempio. E How picturebooks work di Maria Nicolayeva, un po’ didattico ma comunque interessante come punto di partenza.

Buona lettura!

La storia dell’arte
Ernst Gombrich
16,26 euro
Arte percezione e realtà, come pensiamo le immagini
Ernst Gombrich
14,45 euro
L’immagine e le parole
Rudolf Arnheim
15,30 euro
Punto, linea, superficie.Contributo all’analisi degli elementi pittorici
Vasilij Kandinskij
13,60 euro
L’ordre caché de l’art
Anton Ehrenzweig
10,93 euro (+ 6 euro di spedizione dalla Francia)
Arte e percezione visiva
Rudolf Arnheim
Un testo fondamentale per capire come funzionano le immagini
24,23 euro (spedizione gratuita)
Lire l’album
Sophie Van der Linden
Un contributo alla comprensione delle dinamiche dell’album illustrato
34 euro (+ 6 euro circa di spedizione dalla Francia)
How Picturebooks Work
Maria Nicolayeva
46,22 euro (più spedizione dagli Stati Uniti)

Le Lion Devenu Vieux, stop-motion di Ladislas Starevich (1932)

Ladislas Starevich era direttore di un museo di storia naturale di Kovno (Lituania). Affascinato dagli insetti volle girare alcuni documentari su di essi, ma le difficoltà delle riprese lo spinsero a ricreare le scene in stop-motion. Nacque così uno dei primi e più grandi cineasti russi di film in stop-motion.
Forse per la rigidità dei corpi, che associo a qualcosa di mortifero, i film in stop-motion, anche i più moderni e belli, non mi sono mai piaciuti troppo. Questi di Starevich non fanno eccezione, mi sembrano la quinta essenza del kitsch. Vi basti la leonessa egizia con reggiseno d’oro che sviene punta dalla freccia di cupido sull’elefante che vola. Ma forse è questo brutto il loro bello?!

Le Lion devenu vieux
(Jean de la Fontaine)

Le Lion, terreur des forêts,
Chargé d’ans et pleurant son antique prouesse,
Fut enfin attaqué par ses propres sujets,
Devenus forts par sa faiblesse.
Le Cheval s’approchant lui donne un coup de pied ;
Le Loup un coup de dent, le Boeuf un coup de corne.
Le malheureux Lion, languissant, triste, et morne,
Peut a peine rugir, par l’âge estropié.
Il attend son destin, sans faire aucunes plaintes ;
Quand voyant l’Ane même à son antre accourir :
“Ah ! c’est trop, lui dit-il ; je voulais bien mourir ;
Mais c’est mourir deux fois que souffrir tes atteintes. “


Concorso Associazione Illustratori: Le metamorfosi del viaggiatore

Aggiornamento: LA SCADENZA DEL CONCORSO E’ PROROGATA AL 4 MARZO.

Le metamorfosi del viaggiatore 
Stati mentali, onirici e reali del partire e del tornare

CONCORSO E MOSTRA DI ILLUSTRAZIONE, FUMETTO E CARNET DE VOYAGE
SCADENZA 12 FEBBRAIO 2012
SCADENZA POSTICIPATA AL 4 MARZO 2012

Evento espositivo presso la Galleria Gruppo Credito Valtellinese di Milano
Ottobre – Novembre 2012

SCARICA QUI IL BANDO

Il viaggio, un tema stimolante che lascia ampia libertà d’interpretazione…
È possibile partecipare al concorso inviando illustrazioni, fumetti, carnet de voyage, appunti visivi, schizzi e opere d’arte inerenti al tema del viaggio, tutto ciò che rappresenta l’esperienza personale e vissuta del partire e del tornare.
Dalla preparazione al viaggio di partenza a quella del ritorno, dai saluti delle persone che lasci ai volti delle persone che incontri, dallo straniamento alla conoscenza di nuovi luoghi. Ma anche viaggi onirici e immaginati, percorsi interiori e itinerari fantastici.

Un’occasione unica di visibilità e promozione in uno spazio espositivo prestigioso e storico di Milano ma anche un momento di confronto e incontro tra professionisti. Il bando è a partecipazione gratuita, per offrire a tutti gli autori la possibilità di accedere alla selezione per la mostra, la scadenza per presentare la propria candidatura è il 12 Febbraio 2012.

 


Le immagini tantriche di Rajahstan e una riflessione sull’arte astratta

Immagine di contemplazione della dottrina Tantra, India

Rothko? Kandinsky? Malevich? No, le prime immagini astratte di Rajahstan (India) risalgono al 1600. Queste forme astratte, semplici e misteriose insieme, servivano alla pratica tantrica della meditazione. Dipinte su carta, appese con una puntina alla parete, queste immagini erano riservate agli iniziati e tenute segrete a chi non praticava il culto. La maggior parte di queste immagini è conosciuta in occidente grazie al poeta Frank André Jamme che negli anni 80 del secolo scorso fece molti viaggi in India alla ricerca di nuovi esemplari. Lo ossessionava e lo ammaliava l’incredibile somiglianza di queste forme con quelle dell’arte astratta del ‘900.

 

Le immagini qui sopra sono dipinti di contemplazione della dottrina Tantra

Che cosa è l’arte astratta?
Quando le forme e i colori puri dell’astrattismo hanno fatto il loro ingresso nell’illustrazione per bambini (Munari, Komagata, Pacovska, per citare i più noti), molti lettori hanno storto il naso, così come molti fruitori d’arte avevano storto il naso quando Cezanne e Picasso avevano incominciato a liberare l’arte dai suoi debiti al realismo pittorico.
E se oggi Munari e Komagata sono per lo più accettati come maestri indiscussi, c’è ancora molta resistenza quando nei libri per bambini il mondo rassicurante del figurativo viene abbandonato a vantaggio di forme più astratte: “sì bellissimo, ma non è per bambini”, si dice, oppure, con una punta di sarcasmo: “è per figli di architetti”.

Katsumi Komagata

Una volta ho letto un libro illustrato ad un bambino di pochi mesi. La sua attenzione era inequivocabilmente attratta dalla pagina dove compariva il testo. Era chiaro, dal tempo che dedicava alla parte testuale, dal movimento delle pupille, che quelle piccole macchie nere lo affascinavano come una danza di insetti. Lui (non io) stava fruendo della bellezza dei caratteri, del loro rapporto col bianco, lui (non io) sapeva esplorarne gli anfratti, i vuoti, i pieni, i movimenti.

Sam Wiston

Immagino di essere un uomo o ragazzo iniziato alla contemplazione delle immagini di Rajahstan. Eccomi seduto davanti a una parete bianca dove su un foglio di carta è ritagliato un quadrato bianco, il quadrato bianco è contenuto da un finissimo profilo rosso (o è il resto del foglio, dello spazio, della parete, della stanza, della casa, di tutta l’India, dell’universo intero che sono contenuti dal profilo rosso?). Li osservo.
Quel quadrato bianco sembra stare lì come il simbolo di qualcosa d’altro: la sua semplicità, il suo mutismo, sono eloquenti. Ma che cosa dicono? Li capisco, eppure non posso tradurre a parole quello che capisco. Sento che da quel quadrato si libera una forza potente, ne sono quasi abbagliato. Devo liberare la mia mente da ogni condizionamento. Devo ritornare ad essere come il neonato che vede le forme per la prima volta.

Non ero molto distante da questo tipo di pensieri quando all’età di 19 anni, in un museo di Monaco, avvenne la mia conversione all’arte astratta. Lo confesso, fino ad allora avevo snobbato gran parte dell’arte contemporanea. Mi piaceva l’impressionismo, con le sue luci soffici e i suoi papaveri, mi piacevano il periodo blu e quello rosa di Picasso (ma dopo? Che orrore!), mi piaceva Munch, per quelle belle fanciulle bianche sullo sfondo di chiari di luna e pini. Ma che non mi si dicesse che Fontana con il suo taglio su una tela era un artista e non un furbo! Non mi si dicesse che un quadro di Kandinsky era arte quanto un quadro di Vermeer o Piero della Francesca!
E poi, ecco, Monaco. Fu un quadro di Yves Klein. Era gigantesco. Riempiva mezza sala del museo. Era tutto blu o quasi (e quel “quasi” era ipnotico). Vi entrai dentro e non potei più uscirne. Ero travolta da tutto quel blu cobalto. Non ero più il critico con le lunette sul naso che dice questa non è arte, ero una bambina caduta in una piscina di luce e colore e non pensavo ad altro che a sguazzare e godere della sensazione dell’acqua e della luce sulla pelle.

Y.Kkein Large Blue Anthropometry [ANT 105] , c. 1960

Ma questo non era che l’inizio. Qualche minuto dopo sentii che qualcosa mutava all”interno dei miei pensieri. Un profondo senso di ordine e calma si erano sostituiti al brusio dei pensieri. Qualcosa come un’onda che proveniva dal quadro stava lavando via cumuli di disordine e detriti. La mia fronte si era distesa. Sentivo che dal quadro proveniva un suono, una vibrazione che riconoscevo come mia, assolutamente mia, personale come il più intimo dei miei pensieri. Mi riconoscevo attraverso il quadro. Sentivo che io e il quadro eravamo felici di ritrovarci e di comunicare in un linguaggio nostro, antico, primitivo, perfetto. Avevo ritrovato la musica dell’Essere.

Yves Klein, IKB 191, 1962

Da allora, il mio modo di guardare l’arte, è cambiato. Non è più il contenuto simbolico di un quadro (la scena che vi è dipinta, il soggetto) che vedo, quando guardo un quadro o un’immagine, ma quello che vi sta dietro. Mi sembra che l’arte astratta non abbia fatto che mettere a nudo, svelare, la filigrana segreta che compone ogni opera d’arte. Filamenti di una semplicità perfetta, corde di un universo la cui complessità poggia su poche e semplicissime note cantanti.
(Tantra in sanscrito significa “telaio” o “trama”).

L’anno scorso, alla grande retrospettiva sull’astrattismo tenutasi al Moma di New York, ne ho avuto la conferma. Avevo appena letto una legenda in cui si spiegava come Jackson Pollock iniziò a dipingere così solo dopo la seconda guerra mondiale: dopo l’olocausto della guerra (e di quella guerra in particolare) egli sentì che non c’erano più parole per esprimersi, non c’era più niente che potesse essere detto con le forme e gli strumenti che erano stati utilizzati fino a quel momento. Con quali parole, con quali pennellate si poteva dire il Male?
Dopo aver letto quella legenda mi sono ritrovata davanti alla sua Echo: Number 25, (1951). Due metri e mezzo per altrettanti metri di assoluta disperazione e bellezza. Eccolo: il disastro del Male. Eccola: la strozzata, disperata domanda dell’uomo davanti al Male e alla Morte – Perché? Eccola: la risposta di Dio a Giobbe – la sovrumana potenza del creato che trascina via con sé in un vortice di luce il Male e il Bello, senza distinguerli. Eccola: la bellezza che senza giustificare il Male, lo assolve.
Lo sentivo senza ombra di dubbio: Echo: Number 25 diceva ESATTAMENTE la stessa cosa della Porta dell’Inferno di Rodin, e della Caduta degli angeli ribelli di Bruegel. Quelle tre opere sul Male, erano la stessa opera, la stessa intuizione.
(Mi spiace non potervi dare che un’ombra della potenza di queste opere attraverso la loro riproduzione).

Echo: Number 25, (1951)

La porta dell’inferno di Auguste Rodin (1880 -1917)
La caduta degli angeli ribelli, Bruegel il vecchio, 1562
Particolari: da sinistra a destra: Bruegel 1562, Rodin 1880, Pollock 1951

Sul blog Mienkeeper qualcuno ha notato la stessa similitudine tra Echo: Number 25 e Dance of death di  Otto Dix (1924).


Dance of death, Otto Dix, 1924

a sinistra Otto Dix, 1924, a destra Jackson Pollock, 1951

E voi cosa sentite davanti all’arte astratta? Avete avuto anche voi una conversione?
Se c’è ancora qualcuno fra voi che non ama l’arte astratta, c’è una strada per avviciniarsi a capirla: vedere le opere in originale, non riprodotte, e provare a liberarsi, davanti ad esse, di ogni cosa si sa sull’arte. E’ terribile come tutta l’educazione scolastica all’arte sia mirata ad allontanare la gente dall’arte, dalle pratiche tantriche e peccaminose della contemplazione pura dell’arte.
Vi consiglio anche la lettura di Lo spirituale nell’arte di Kandinsky.

Ringrazio Florizelle del blog Le Divan Fumoir Bohémien per avermi fatto scoprire le pitture di  Rajahstan. Le ritrovate tutte nel libro Tantra Song di André Jamme, affinacate dalle sue poesie.

Tantra Song
Franck Andre Jamme
Poesie di A. Jamme e immagini indiane di contemplazione tantrica
35,99 Euro
Lo spirituale nell’arte
Vasilij Kandinskij
15,30 Euro

MACERATA E LA FABBRICA DELLE FAVOLE: un senso, una storia. Di E. Sarti (parte II)

Dietro ogni problema si nasconde un’opportunità. (Confucio)

La collaborazione tra me e Mauro Evangelista è iniziata all’insegna del progetto ARS IN FABULA, che nasce dall’individuazione di un problema comune a molti illustratori anche affermati, quello cioè di essersi sentiti particolarmente soli nel costruire il proprio percorso artistico, soprattutto rispetto agli anni della formazione. Se era stato comunque possibile per tutti confrontarsi con grandi maestri, ciò era stato utile dal punto di vista artistico, ma il confronto con gli editori ed il mondo editoriale in genere si era rivelato sempre difficile, senza aiuti o indicazioni su come muoversi. Inoltre l’illustrazione è stata a lungo etichettata come “arte di serie B†e sembrava superflua una formazione istituzionale e di livello.

Da tutto questo deriva l’idea di distinguere, nelle attività di fabbricadelleFavole, la divulgazione dalla formazione, con l’obiettivo di creare un progetto tutto nuovo, che affrontasse la questione da un diverso punto di vista.

Abbiamo pensato quindi ad ARS IN FABULA come progetto formativo nato per soddisfare le esigenze di chi desidera entrare nel mondo dell’illustrazione per l’editoria, perfezionando il proprio livello tecnico-artistico, attraverso un percorso complessivo di alta formazione, che comprende: Master di 1° livello in Illustrazione per l’Editoria; Corsi di Illustrazione (liberi, di perfezionamento e speciali); Seminari di Editoria.

I Corsi di illustrazione (estivi e invernali) offrono la possibilità a chi desidera dedicarsi all’arte dell’illustrazione di confrontarsi con alcuni dei più autorevoli illustratori, autori internazionali ed editori, che coordinano gli allievi sia per l’aspetto ideativo, sia per quello artistico-realizzativo di un progetto, e che, con la loro esperienza guidano gli allievi più avanti nel loro percorso artistico e creativo.

 In aula con Carll Cneut (estate 2011)      
           Incipit d’autore con Dusan Kallay, Kamila Stanclova, Javier Zabala e Luigi Raffaelli (di fianco, nel pubblico, Ginevra Viscardi di Edizioni ARKA)
La “classe†di Gek Tessaro (febbraio 2011)

I Seminari di editoria, invece, sono incontri di approfondimento con cadenza settimanale, finalizzati a far conoscere il panorama editoriale internazionale ed il mondo del libro illustrato da vari punti di vista. Sono tenuti da esperti del settore (storici, critici, scrittori ed illustratori), dai responsabili delle principali case editrici italiane o dagli editori stessi, che presentano il proprio lavoro, affrontando tematiche riguardanti le scelte editoriali, i progetti futuri, le tendenze e le problematiche del mercato.

 
Seminario con Corrado Rabitti di Zoolibri (nella seconda foto, da sinistra: Joanna Concejo, Pablo Auladell, Eleonora Sarti)
Un momento del seminario tenuto da Gaia Stock, Edizioni EL (luglio 2011)

Ma sicuramente il cuore di tutto il progetto è costituito da ARS IN FABULA – Master di 1° livello in Illustrazione per l’Editoria, il primo ed unico percorso di alta formazione post lauream riconosciuto dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MIUR) nel 2006, attivato presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata, la quale già vanta un prestigioso Dipartimento di Illustrazione e Graphic Design per il triennio ed il biennio specialistico, con docenti ordinari come Mauro Evangelista, Maurizio Quarello e Luigi Raffaelli.

 Inaugurazione dell’anno accademico Master, nella foto da sinistra: Mauro Evangelista (docente coordinatore Master), Romano Carancini (Sindaco di Macerata), Alessandra Sfrappini (Dirigente Istituzione Macerata Cultura), Anna Verducci (Direttore uscente dell’Accademia di Macerata), Eleonora Sarti (presidente di fabbricadelleFavole)

Il Master è annuale e a numero chiuso ed è rivolto ai possessori di diploma di laurea di primo livello, che durante il percorso formativo si confrontano con un’effettiva commissione editoriale, lavorano cioè ad un progetto-libro assegnato ad ognuno da uno degli editori partner del progetto (Rizzoli, Orecchio Acerbo, Topipittori, Zoolibri, Donzelli, Carthusia, L’Atelier du poisson soluble, Kalandraka, Prìncipi e Princìpi etc.), coordinati nei vari moduli in aula da maestri dell’illustrazione internazionale (Pia Valentinis, Fabian Negrin, Maurizio Quarello, Mauro Evangelista, Roberto Innocenti, Pablo Auladell, Javier Zabala etc.), oltre che da editor ed editori (Paola Parazzoli della Rizzoli e Fausta Orecchio di Orecchio Acerbo).

Pia Valentinis e Paola Parazzoli (editor Rizzoli) docenti del 1° modulo Master, insieme ai loro allievi.

Fabian Negrin e Fausta Orecchio (Orecchio Acerbo), docenti Master durante la lezione.

Il piano didattico del Master prevede, oltre alle materie pratiche del primo modulo, in aula con illustratori ed editori, anche materie teoriche nel secondo modulo attraverso la piattaforma online, a cura dei principali esperti e studiosi del settore, come Walter Fochesato per Storia dell’illustrazione per l’infanzia; Luigi Dal Cin per Analisi del testo;  Francesca Chessa per Psicologia del colore e l’Associazione Illustratori per Impresa. Durante tutto il percorso gli allievi sono anche seguiti dal docente coordinatore Mauro Evangelista e dalla tutor Alessandra Sconosciuto, due figure di fondamentale riferimento.

Un momento topico del percorso di alta formazione è la Fiera del Libro di Bologna, occasione in cui gli allievi master incontrano il proprio editore e discutono di persona il progetto-libro a cui stanno lavorando; contestualmente organizziamo una mostra dei progetti degli allievi nel foyer del Teatro Testoni Ragazzi di Bologna, un’importante occasione di incontro con addetti ai lavori (in genere intervengono anche editori e agenti), di promozione e visibilità per i giovani  illustratori.

 
Un momento dell’inaugurazione della mostra al Teatro Testoni (marzo 2011)

Nel terzo ed ultimo modulo master, gli allievi affrontano lo studio della grafica editoriale, svolgono ulteriori attività pratiche, imparando a conoscere anche alcuni aspetti artigianali del mestiere, come “fabbricare†la carta, grazie ad un laboratorio tenuto da uno dei rari mastri cartai di Fabriano.

Alcune fasi del Laboratorio sulla fabbricazione a mano della carta

Infine, durante lo stage, gli allievi si misurano con nuove commissioni editoriali, che rappresentano un’ulteriore possibilità per farsi conoscere dagli editori ed eventualmente essere scelti per illustrare volumi di collane importanti, come nel caso di SAVE THE STORY, progetto nato dalla collaborazione di Scuola Holden di Alessandro Baricco e Biblioteca di Repubblica – L’Espresso, in cui 4 volumi su 10 sono stati illustrati da nostri allievi  del Master.

Promessi Sposi riscritto da Umberto Eco e Gilgamesh riscritto da Yuyun Li entrambi illustrati da Marco Lorenzetti

Antigone riscritto da Ali Smith e illustrato da Laura Paoletti

I viaggi di Gulliver riscritto da Jonathan Coe e illustrato da Sara Oddi

Oltre a questi, che reputo eccellenti risultati, diversi progetti-libro assegnati agli allievi durante il Master sono stati finora pubblicati:

Da sinsitra a destra: Sara Gavioli, Orecchio Acerbo, Claudia Palmarucci, Orecchio Acerbo, Marco Lafirenza, Rizzoli

 Da sinsitra a destra: Alfonsina Ciculi, Rizzoli, Elena Del Vento, EMME Edizioni, Giulia Frances Campolmi, Kalandraka

Certamente il progetto Master è molto impegnativo, sia per gli allievi che per noi, ma è un’innegabile fonte di gratificazioni: abbiamo visto negli anni molti nostri studenti iniziare la loro carriera di illustratori, non soltanto in Italia, partendo proprio dalla nostra scuola, come Marco Somà che ha illustrato per Einaudi Ragazzi “Il bambino di vetro†scritto da Fabrizio Silei.

Molti allievi tra l’altro sono entrati a far parte di un nostro nuovo progetto, chiamato GiovinAstri,  con il quale intendiamo valorizzare e fornire supporto nella gestione della propria attività professionale ai neo-diplomati al Master ritenuti esordienti di talento.

Devo dire che il 2011 ha rappresentato un po’ il completamento di una fase cruciale nella realizzazione del progetto ARS IN FABULA, coronato anche dall’importante riconoscimento attribuito a fabbricadelleFavole proprio lo scorso maggio con il Premio Andersen, per:

“Aver saputo creare, nel volgere di pochi anni, una realtà forte e consolidata e di alto livello qualitativo nel campo della valorizzazione del mondo dell’illustrazione. Attraverso ARS IN FABULA  e LIBRIAMOCI viene offerta una proposta articolata e quanto mai significativa che spazia dai corsi e master per giovani illustratori a seminari di editoria fino alle mostre internazionali d’illustrazione”.

La FabbricadelleFavole a Genova per il Premio Andersen 2011, da sinistra: Alessandra Sconosciuto (tutor Master ARS IN FABULA e non solo); Michela Avi (Ufficio Stampa fdF); Eleonora Sarti. Mauro Evangelista è ovviamente dietro l’obiettivo.

Naturalmente non ci fermiamo qui! Continuiamo a lavorare a pieno ritmo e riserviamo tutte le novità sui nostri nuovi programmi per la prossima Fiera di Bologna.

Biografia:
ELEONORA SARTI
, presidente fabbricadelleFavole , presiede l’associazione dal 2008, dopo 15 anni di esperienza nel marketing e nella comunicazione per aziende di moda. Laureata in Lingue e Letterature Straniere, indirizzo filologico e semantico, ha approfondito, in particolare, gli studi su linguaggi e semiotica del teatro. Autrice di testi teatrali, ha sempre avuto tra le sue passioni l’arte e la letteratura, connubio coronato lavorando nel settore editoriale per ragazzi attraverso l’organizzazione di eventi finalizzati alla promozione della lettura. Insegna “Lingua inglese” all’Accademia di Belle Arti di Macerata, collaborando anche alla gestione della Mobilità Erasmus.