“Narrare la parità”: vi invito a “non” partecipare a questo concorso finché non modificheranno il bando

AGGIORNAMENTO 5 marzo:
L’Associazione Woman to be ha rivisto le clausole del bando.
La casa editrice Coccole e Caccole ha rivisto le clausole del bando (leggi la loro lettera)

Ieri mi è arrivato via mail un invito per il concorso “Narrare la parità“, organizzato dall’associazione Woman to be.
L’invito era rivolto in mailing list a grossi nomi dell’illustrazione italiana, e molti illustratori (Allegra Agliardi, Gianni De Conno, Simone Frasca, Eva Montanari, Fabian Negrin, Pepi Perisco) hanno risposto che le condizioni di questo concorso non sono accettabili.
Di solito, quando ricevo la sollecitazione di pubblicare sul blog un concorso a pagamento, rifiuto spiegando gentilmente che, secondo me, un concorso serio dovrebbe essere gratuito. Nel caso di questo bando, penso che dobbiamo fare qualcosa di più tutti insieme.
Ho chiesto spiegazione agli organizzatori e spero in una risposta: mi piace sempre dare il beneficio del dubbio prima di giudicare, e forse l’associazione Woman to be non è esperta del settore illustrazione. Quello che mi sorprende è che molti esperti del settore, nonché Enti, Regioni e Comuni, hanno sostenuto e promosso questo concorso. Tra gli altri, la rivista Andersen (leggere aggiornamento nei commenti: la rivista Andersen ha specificato aver appoggiato l’iniziativa per i suoi fini tematici ma di non aver partecipato o approvato il regolamento, e si dichiara d’accordo nel non approvare i punti contrattuali in questione) e la casa editrice Coccole e caccole.

(Alla fine di questo post vi invito a inviare una mail per chiedere alcune modifiche al concorso. Se siete d’accordo, prendete il tempo per farlo: è importante difendere il nostro lavoro).

Brevemente (vi lascio leggere per intero IL BANDO qui):
Oggetto: un album illustrato finito con indicazioni di formato e tema (cito: Il premio letterario Narrare la parità nasce con l’obiettivo di fornire ai piccoli lettori/alle piccole lettrici un immaginario alternativo a quello tradizionalmente veicolato dalla letteratura per l’infanzia, denso di stereotipi sessisti).
Costi di partecipazione: Il concorso è all’interno di un progetto sull’orientamento di genere che ha ricevuto un finanziamento dalla regione Toscana. Oltre a questo finanziamento, che non sappiamo a quanto ammonta, chiede 20 euro a partecipante per le spese di segreteria (calcolo: immaginando un numero basso di partecipanti: 500, solo con le iscrizioni, la somma totale disponibile per le spese di segreteria sarebbe 10.000 euro).
Premio: il premio è 500 euro + la pubblicazione del libro da parte di Coccole e caccole. Non basta. Ciliegina sulla torta, al vincitore viene chiesto di rinunciare alle royalties (diritti d’autore) sulle prime 1000 copie del libro.
Non vengono specificate le royalties dopo le prime 1000 copie, si accenna solo a un futuro contratto da stipulare (ma accettando il regolamento del concorso l’illustratore-autore sarà costretto, mi pare, ad accettare le condizioni contrattuali proposte da Coccole e caccole).

(Calcolo: tenendoci alti e immaginando delle royalties del 10%, se il libro costa, mettiamo, 10 euro a copia, con 1000 copie vendute l’illustratore rinuncia a 1000 euro del suo dovuto stipendio. Siamo a – 1000. Calcolando che ne ha guadagnati 500 col premio, siamo a  – 500. Considerando che ne ha spese 20 per partecipare possiamo quasi affermare che l’autore-illustratore vincitore si è pagato con 520 euro e duro lavoro la pubblicazione di un libro).

La mia domanda è: QUALE E’ IL PREMIO DI QUESTO CONCORSO?

Un illustratore professionista non accetterebbe di partecipare a un concorso con queste condizioni. Forse potrebbe cadere in tentazione un giovane, giovanissimo illustratore, allettato dalla pubblicazione. Al giovane giovanissimo illustratore ricordo che:
– I concorsi seri dovrebbero essere gratuiti (o con spese minime, inferiori ai 5 euro).
– Se i concorsi sono a pagamento, il premio o i premi dovrebbero ampliamente giustificare la spesa.
– Quando il concorso prevede la pubblicazione del libro, nel bando del concorso devono essere specificate: le royalties, l’eventuale anticipo, il tempo di decorrenza dei diritti d’autore.
– Se l’autore-illustratore ha un buon progetto o il talento per realizzarlo, non è necessario perdere soldi per vederlo pubblicato.

Sul tema di questo concorso, non commento. Ognuno è libero di proporre i temi che vuole. Solo mi piacerebbe sapere da quali fonti e ricerche si è arrivati alla conclusione che la letteratura per l’infanzia è densa di pregiudizi sessisti.

MAIL DA INVIARE PER DIFENDERE I DIRITTI DEGLI AUTORI:

Aggiornamento: le mail che avete inviato (sembra siano state tante!) hanno favorito il cambiamento del bando. Il concorso ora è gratuito, il premio resta lo stesso, la casa editrice ha annullato la clausola di mancate royalties sulle prime 1000 copie. Le royalties saranno del 7%.

OGGETTO: Richiesta di modifiche contrattuali del concorso “Narrare la parità”
Gentili organizzatori, sostenitori e promotori del concorso “Narrare la parità” promosso dall’Associazione Woman to be in collaborazione con la rivista Andersen e la casa editrice Coccole e caccole, e finanziato dalla regione Toscana. Pensiamo che le condizioni economiche e contrattuali di questo concorso vìolino i diritti degli Autori. Chiediamo che il concorso venga modificato nei seguenti punti:

– chiediamo che la somma di 20 euro di iscrizione venga azzerata.
– chiediamo che venga annullata la clausola di rinuncia alle royalties delle prime 1000 copie vendute da parte dell’editore Coccole e caccole.
– chiediamo che vengano specificati nel bando di concorso quantità delle royalties, eventuali anticipi,  e durata della cessione dei diritti con l’editore Coccole e caccole.

Suggeriamo inoltre i seguenti cambiamenti:
– chiediamo che l’oggetto del concorso sia uno storyboard, con testo e tre/quattro tavole definitive (come è uso), e non un libro completo. Pensiamo che il premio di 500 euro non sia sufficiente come rimborso spese per il lavoro di un intero libro.

Firma.

Sulla pagina Facebook di Scribarà c‘era già stata un viva discussione su questo concorso, con l’attivo contributo dell’illustratrice Cristina Sestilli. Trovate pubblicate nei commenti le giustificazioni dell’Associazione Woman to be.


I migliori tipi di carta. Parte 1: la Federzeichenblock (Hahnemühle).


La carta è in assoluto lo strumento per illustrare che mi dà più emozioni. Nessun colore, nessun pennello, nessuna matita colorata mi emoziona quanto la sensazione che si prova incidendo la carta con una qualche punta o matita. Per questo nei miei lavori è difficile che lo spessore del colore sia tale da soffocare la carta: ho bisogno di tecniche che mi permettano di tenere sempre il contatto con la texture della carta mentre lavoro.
Ogni carta è un universo a sé, vibra e risponde alle matite e ai pennelli in maniera completamente diversa. La carta è un violino, la matita (o il pennello), l’archetto.

Su wikipedia (qui) trovate una ricca sezione dedicata alla carta. La sua storia e la sua fabbricazione sono spiegate bene.

Per introdurvi nell’universo della carta, inizio parlandovi delle mie carte preferite. In assoluto, a chilometri di altitudine da qualsiasi altra cartiera, svettano la cartiera Hahnemühle (tedesca), la cartiera Magnani (italiana) e la cartiera Canson-Arches (francese). Non hanno rivali, o almeno, io non ne conosco. Queste cartiere hanno carte per tutte le tecniche e i gusti, e ognuna di esse è sublime come uno Stradivari. Vediamone alcune.
Iniziamo dalla Federzeichenblock della Hahnemühle, una delle mie preferite.

La Federzeichenblock è una carta liscissima, vellutata al tatto, spessa 250 g/m2, leggermente giallognola. E’ perfetta per disegni di precisione con grafiti, pennini, matite colorate e china. Non è adatta all’acquarello ed è troppo liscia per l’acrilico usato in modo classico (ma questo non significa che non potete usarla per queste tecniche in modo personale).
Nonostante sia così liscia, è una carta porosa, capace di bere letteralmente il segno della grafite o una macchia di china e fissarli prontamente e con forza: difficile che una matita B o 2B sbavi se ci passate il dito sopra. La china sarà asciutta in breve tempo.


Per questo, nonostante sia così liscia, non è buona per pennarelli o pantoni (li beve troppo).
Se amate la grafite (la classica matita nera) la Federzeichenblock è una carta magica. Io vi consiglio in particolare di usare la gamma di matite CRETACOLOR Fine art graphite (Austria), B o 2B, che sembrano fatte per la Federzeichenblock. Per gli amanti del disegno solo a matita, la Federzeichenblock ha il lieve difetto di non opporre resistenza alla matita, il che rende il gesto di tracciare una linea simile a quello di una scivolata sul ghiaccio (molto veloce) e impedisce il controllo (non è adatta, infatti, a disegno con gessetti o carboncino). Ma una volta presa la mano, vi regalerà emozioni uniche.
La sua liscezza permette campiture uniformi e dense di grande freschezza ed eleganza: macchie di china vibranti, potenti neri, sfumature decise e tinte piatte (realizzate con matite colorate o pastelli di cera dura). E’ anche perfetta per il collage.


La Federzeichenblock è una carta che risponde a meraviglia ai giochi del LIQUIN Original, un prodotto che se lo provate non potrete più lasciarlo. E’ una resina diluente inodore, leggermente oliosa, capace di seccare in fretta.

Ecco un esperimento che potete fare con il Liquin e la Federzeichenblock (ma potete provare il Liquin anche su altre carte!).
Fate un disegno…

Coloratelo con pastelli a cera non acquerellabili (io uso i NEOCOLOR I della Caran d’Ache) o matite colorate non acquerellabili leggermente grasse (come le meravigliose POLYCHROMS della Faber Castell)…

 

Imbevete un pezzo di tessuto di Liquin…

Asciugate un pochino la goccia di Liquin tamponandola  sul tessuto o su un pezzo di carta…

Passate il tessuto umido di Liquin su tutto il disegno sfregando, senza paura di rovinarlo (abracadabra…la matita non se ne andrà e il colore si scioglierà!)…

 

Ora viene la parte emozionante: qualsiasi segno a matita che farete sulla carta umida di Liquin verrà nero intenso, un nero che più nero non si può…

Potete poi sbizzarrirvi secondo la vostra creatività,

il risultato sarà sempre una nuvola di magia…
(Questa è una tecnica perfetta per i fondi marini).

Qui sotto potete vedere il particolare di un disegno molto più complesso che ho fatto sulla Federzeichenblock.
Nella prossima puntata vi spiegherò come fare un’incisione senza bulino né torchio sulla Federzeichenblock e sulla Arches satinata.

 

Continua…


My vintage avenue. Un blog sui libri illustrati vintage

Vi piacciono i libri illustrati vintage? Sul blog MY VINTAGE AVENUE potete farne indigestione! Buona visione.


The cries of London, 1821 o la nostalgia dei suoni scomparsi

The cries of London, edito da Samuel Wood & Sons negli Stati Uniti nel 1821 è un libro curioso. Un libro dei mestieri centrato sul suono, o grido, che fanno i diversi mestieri nelle strade di Londra.
Qui a Barcellona, sotto casa mia, ogni tanto si sente una nenia ipnotica: è il suono del flauto dell’arrotino, un omino che con la sua bicicletta viene ancora di casa in casa per arrotare i coltelli. Non sono nostalgica per natura, ma quel suono, ogni volta che lo sento, mi regala l’emozione straniante della nostalgia. La nostalgia è quel sentimento prodotto da una cosa/persona presente e scomparsa allo stesso tempo. Ha due canali preferenziali, l’olfatto e l’udito. L’arrotino che passa sotto casa mia è vivo. Il suono prodotto dal suo flauto, presente. Eppure è così anacronistico, così già scomparso da tanto tempo (e sul punto di scomparire di nuovo) che la sua vita diventa impalpabile come il suono del suo stesso flauto. Non è un arrotino, è l’Arrotino, ultima testimonianza vivente di un mestiere scomparso.

Ancora oggi, d’estate, nel sud Italia, dall’altoparlante di una macchina carica di frutta, esce il ritornello cantato di un verduraio al volante che snocciola la lista dei suoi prodotti come grani di una poesia futurista.
Sono suoni antichi, sopravvissuti, ancora per poco, all’era dell’immagine. Meno potente, l’immagine, nel suscitare nostalgia. La cosa/persona è troppo presente nel simulacro dell’immagine per suscitare nostaglia. L’immagine, a differenza di un suono o di un odore, dà l’impressione di durare (chissà se i fruitori di immagini digitali avranno la stessa impressione, nel futuro).
Chi pensò, scrisse e disegnò The cries of London (forse la stessa persona), sapeva che tutti quei mestieri sarebbero scomparsi? Sapeva che registrando su un libricino il loro grido stava chiamando l’uccello rapace della nostalgia?


Sul dorso che chiude il libro, una cicatrice (o un fiore?). Un lavoro di minuziosa cura, riparare le ferite del tempo…

Primroses! primroses! four Bunches a penny; Primroses. FINIS.


The books of things, sixteen poems, 1922

 

 

The book of things, Sixteen poems, scritto in ebraico da C.N. Bialik e illustrato da Tom Seidmann-Freud nel 1922 (editore: Offir, Israele – Germania) è un libro di una semplicità commovente. Penso agli influssi benefici che questo libro così semplice deve aver portato a tanti bambini e mi dico che non c’è niente, ma proprio niente di più difficile che illustrare la grazia. Tom Seidmann-Freud, ci riesce.


Cappuccetto rosso per ingegneri…

Dovete illustrare un racconto e non avete idee? Siete sicuri di aver analizzato tutti i dati della storia?!