L’anatomia del corpo, ovvero che cosa ci abita

«Nel gregge della fatalità non cadono i teurghi » (Oracoli caldaici, frammento 153.)

The anatomy of the human body, Mansur ibn Ilyas, 1480, Persia. Illustrazione su pergamena, National Library of Medicine, Stati Uniti
The anatomy of the human body, Mansur ibn Ilyas, 1480, Persia. Illustrazione su pergamena, National Library of Medicine, Stati Uniti
The anatomy of the human body, Mansur ibn Ilyas, 1480, Persia. Illustrazione su pergamena, National Library of Medicine, Stati Uniti
The anatomy of the human body, Mansur ibn Ilyas, 1480, Persia

Cosa c’è dentro il nostro corpo? Quale è la sede delle emozioni o di un dolore? Sapere che la malinconia è dovuta a una carenza di serotonina e non a un accumulo di bile, ne spiega il mistero? Da secoli e millenni, da milioni di anni, il corpo è oggetto di studi e riflessioni.

Body “Pop Up”, 1884, L.W. Yaggy, Chicago

Quanti di voi ricordano il fascino che avevano le tavole anatomiche in fondo alla classe, con quegli scheletrini dinoccolati in bella posa, quei fegati luccicanti, quei nervi rossi e blu, quei cuori grossi come cuori di bue, quei bulbi allucinati e caprini che portavano la dicitura “sezione di occhio umano”?
Poter vedere dentro! che meraviglia, che sollievo sapere di avere, là dove pensiamo di essere abitati da fantasmi, spiriti maligni e correnti d’aria: un fegato, una milza, qualche metro di intestino. M è tutto qui quello che siamo?

Prima che arrivasse Ippocrate  di Kos (460 a.C. – 377 a.C.)  a dire che la sede di tutti i mali era da individuare nel corpo, nel suo funzionamento e nel suo equilibrio, la cura dell’uomo era affidata a stregoni e sacerdoti che, con riti di vario tipo, fingendo di placare demoni e dei arrabbiati, si rivolgevano direttamente all’inconscio del malato, parlandogli una lingua segreta, fatta di simboli e allegorie. Oggi pochi di noi si affiderebbero ai riti della Teurgia per farsi curare, ma la scoperta (o riscoperta), nel 1900, del potere dell’inconscio sul nostro corpo, riporta in auge il valore fondamentale di quelle pratiche: perché se è vero che siamo pieni di nervi, neuroni, fegatelli e milze, siamo anche abitati dall’inconscio, il quale parla ancora, dopo milioni di anni, una lingua animista, infantile e credulona.


Leonardo da Vinci, 1453-1519


Poster cinese di anatomia, 1940 circa

I miracoli di Val Morel, Dino Buzzati, 1971
A che pensi? Laurent Moreau, Orecchio Acerbo 2012
Beatrice Alemagna, Giselle de verre

“La teurgia si attuava attraverso operazioni rituali, di carattere cerimoniale – gesti ineffabili condotti con precisione e solennità – che utilizzavano simboli, formule o altro che, in senso analogico, erano adeguate ad attirare la divinità desiderata. I simboli, i gesti e la lingua usata non dovevano essere comprensibili e non dovevano in alcuna maniera essere conoscibili in senso razionale. Gli stessi nomi delle divinità evocate erano in “lingue barbare” antiche o comunque sconosciute ai partecipanti. L’efficacia del rito dipendeva dalla sospensione della razionalità umana per consentire l’attivazione degli elementi psichici superiori che ricevevano l’energia divina o daimonica.” (Teurgia, wikipedia).

Dopo Ippocrate, Galeno di Pergamo (130-220 d.C) fu uno dei più importanti medici dell’antichità, solo che basò le sue teorie mediche sull’osservazione della dissezione di animali (buoi, maiali, etc), facendo errori di interpretazione del corpo e dei suoi funzionamenti che si tramandarono per secoli.

Illustrazione tratta dal frontespizio dell’edizione giuntina (Venezia 1541) delle Opere di Galeno

Fu il medico fiammingo Andrea Vesalio il padre della moderna anatomia, con il suo De humani corporis fabrica (1543), 663 pagine in folio illustrate con 300 silografie da Jan Stephan van Calcar. Vesalio corresse molti degli errori di Galeno e prese la sana abitudine di separare il corpo dallo spirito e le sue credenze, separazione che ha contribuito a fare della nostra società post-rinascimentale un ricettacolo di batteri e nevrosi.

Georg Bartischm, Ophthalmodouleia Das ist Augendienst, 1586
Andrea Vesalio, De humani corporis fabrica, silografia di Jan Stephan van Calcar
Tobias Cohn, Ma’aseh Tovviyah, un’enciclopedia del 1707,  via  Varieties of Unreligious Experience

Ascoltiamo Vesalio mentre critica il brutto carattere dei pittori e degli incisori, i quali, insieme ai barbieri muniti di bisturi, sono stati gli indispensabili strumenti della storia della medicina:

« Al presente non avrei più voglia alcuna di trascorrere lunghe ore a portare alla luce delle ossa nel Cimetiére des Innocentes di Parigi, né tantomeno di andarne in cerca a Montfaucon: una volta che mi recai in quel luogo in compagnia di un’altra persona, corsi infatti un grave pericolo a causa della presenza di un branco di cani selvaggi. E non mi metterei più nella situazione di farmi chiudere fuori dell’Università di Louvain, solo e nel cuore della notte, per prelevare da un patibolo delle altre ossa utili per costruire uno scheletro. Non mi abbasserò più a rivolgere suppliche ai giudici perché procrastinino il giorno dell’esecuzione di un criminale fino al momento per me più opportuno per dissezionarne il cadavere, né raccomanderò più agli studenti di medicina di osservare il luogo di sepoltura di una persona o li esorterò ad annotare le malattie dei pazienti in cura dei loro insegnanti, così da poter in seguito entrare in possesso dei loro corpi. Non terrò in camera per diverse settimane cadaveri riesumati oppure offertimi dopo una pubblica esecuzione, e non tollererò il caratteraccio degli scultori e dei pittori, per me fonte di pena più grande dei corpi morti che sono oggetto delle mie esercitazioni anatomiche. Pur essendo troppo giovane per trarre un guadagno economico da quest’arte, ho sopportato con prontezza e di buon animo tutto ciò, spinto dal desiderio di assimilare e far progredire le nostre comuni conoscenze » De humani corporis fabrica, Andrea Vesalio (1543)

Da un manuale di Giulio Casseri
Miriam Wosk, 2004

E’ di Alejandro Jodorowsky un libricino dal titolo: Psicomagia. Una terapia delle ambage dell’anima molto semplice: se l’inconscio si esprime in modo simbolico, è bene parlargli in modo altrettanto simbolico: attraverso azioni.
Non amo la deriva commericale di Jodorowsky, ma ricordo il fascino magnetico della sua persona una volta che ero stata alla presentazione di una sessione di psicomagia, a Genova. Lo avvicinai per chiedergli un atto psicomagico: lui mi rispose, in francese, ridendo: prima, bisogna che lei abbia un problema.

William Fairland, 1869

Per una ritrovata armonia tra corpo e simboli nei libri illustrati vi ricordo il bellissimo Dictionnaire fou du corps, di cui ho parlato qui, Dentro me, di Kitty Crowther, edizioni Topipittori, di cui si parla qui e A che pensi? di Laurent Moureau, edizioni Orecchio Acerbo, di cui si parla qui.

Dentro me, Kitty Crowther, Topipittori

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Nota: le illustrazioni del The anatomy of the human body di Mansur ibn Ilyas sono di edizioni più tarde del manoscritto, datate tra il 1500 e il 1600. Per maggiori informazioni e altre immagini tratte dagli stessi manoscritti: qui.

Dictionnaire fou du corps
Kati Couprie
Un dizionario del corpo reale e letterario
32,21 Euro
Dentro me
Kitty Crowther
Un viaggio dentro il sé
13,60 Euro
A che pensi?
Laurent Moreau
Scopri a cosa pensano con un pop-up
13,03 Euro

I libri in stoffa di Louise Marie Cumont

 

Sempre alla galleria Les Trois Ourses, ho sfogliato qualche libricino in stoffa di  Louise Marie Cumont. Che meraviglia. Sono tutti cuciti a mano da lei. In Vingt personnages (quello che mi è piaciuto di più), per un gioco di pieghe del libro, sfogliando le pagine, si venivano a comporre diverse relazioni tra gli stessi personaggi.
Il prezzo non ve lo dico neanche, ma ho deciso che tra qualche decina d’anni (meno, facendo il mio mestiere, sarà dura) sarò così ricca che avrò tutta la collezione della Cumont.

Questo qui sotto, invece, è Au lit! (la versione in stoffa costa più di mille euro…).

Nell’ultima pagina di Au Lit!, in una taschina, c’è una morbida bambolina da tenere sul cuore o sotto al cuscino mentre si dorme.
Cosa volete di più da un libro?

Trovate tutti i libri di Louise Marie Cumont qui.
La sua biografia qui.
E potete comprare l’edizione in carta di Au lit! su Amazon, cliccando qui sotto:

Au lit!
Louise Marie Cumont
Un libro per dormire
20,79 Euro

IllustraMeeting – Professione llustratore: Video intervista a 5 illustratori

 IllustraMeeting – Professione llustratore è il titolo di un’intera giornata dedicata alla professione di illustratore, organizzata il 14 maggio scorso a Palermo, presso i Cantieri Culturali alla Zisa. Ad orchestrarla e presentarla è stata l’infaticabile Rosanna Maranto, una mamma appassionata di illustrazione che ha deciso di dare nuova linfa all’illustrazione per bambini nella sua bella e difficile regione. Ha organizzato il festival Illustramente (nel 2013 ci sarà al seconda edizione: dal 21 al 24 novembre), e un concorso finalizzato a una mostra che si è appena concluso: Il faro, una storia illuminata (potete vedere e votare le illustrazioni qui).


Durante IllustraMeeting, gli ospiti si sono collegati via Skipe, e il pubblico li ha visti proiettati su un grande schermo. Tutta la giornata poteva essere seguita su internet in streaming, in diretta. Una prova che oggi, con un po’ di tecnologia, si possono organizzare cose davvero interessanti.

Ed ecco una caterva di consigli sul lavoro di illustratore…

Gianluca Garofalo
Illustratore
“La scelta di essere illustratoreâ€
(Con un intervento di Luciana Giunta, Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, docente di Pedagogia e Didattica dell’arte).

Anna Castagnoli
Autrice, illustratrice e critica di album illustrati (blogger di LeFiguredeilibri)
“Il senso dei libri illustrati e del nostro mestiereâ€

Roberto Ricci
Illustratore e fumettista professionista
“Il netto confine tra fumetto e illustrazione, le tecniche in comuneâ€

Mauro Evangelista
Illustratore professionista, docente dell’Accademia di Belle Arti di Macerata
e direttore di Ars in Fabula – Master in illustrazione per l’editoria
“Ars in Fabula Master e Summer Schoolâ€

Morena Forza
Illustratrice professionista e blogger di Roba da Disegnatori
“La preparazione di un book, l’auto-promozione, gli interlocutori dell’illustratore: autori, art director, editori, aziende di merchandising etc.â€

Infine, cliccando sui nomi, potete vedere le video interviste di: Alessandro Bazan,  qui: (Dominich Buttaccio Tardio, Concetta Di Liberto e Monica Saladino), Alberto Nicolino.


Se vi avanzano ottomila dollari

Fore edge painting
Un taglio di notevole importanza
di Anna Martinucci

Se vi avanzano ottomila dollari vi si possono presentare numerose possibilità. Alla fine di questo articolo ne vedremo alcune, che possono riassumersi così: “Come cadere in disgrazia ed essere oltremodo feliciâ€.

Il post ha preso spunto dalle immagini animate che Colleen Theisen, bibliotecaria specializzata in libri antichi e rari, ha realizzato per la biblioteca dell’Università di Iowa (Stati Uniti), per presentare una delle tecniche meno diffuse di decorazione del libro antico: la pittura sul bordo anteriore.

Nota in inglese come fore edge painting, questa tecnica consisteva nel decorare il taglio (il bordo anteriore del libro, appunto) – per lo più ad acquarello – tenendolo a ventaglio con l’ausilio di una morsa.

In antico regime tipografico (1455 ca – 1830) era frequente riservare al libro (soprattutto agli incunaboli) un trattamento simile a quello destinato al codice manoscritto. Le ragioni sono evidenti: il libro si poteva stampare in più copie, ma la decorazione dell’amanuense o dell’artista (nella maggior parte dei casi, anonimi), avrebbe reso l’esemplare di nuovo unico, perfetto per essere regalato a qualche dama del patronato e godere, di riflesso – e solo qualora la prescelta fosse dotata di raffinato senso estetico – di adulazione per il resto dei giorni.

I soggetti variavano in base all’importanza della commissione, dell’esemplare e al periodo nel quale erano dipinti: stemmi araldici, paesaggi bucolici, ritratti, scene religiose o scene attinenti al soggetto del libro.

Marziale, Epigrammata, 1661
John Milton, Latin and Italian poems of Milton translated into English verse, 1808

Gli esemplari più antichi [1] sono opera del pittore Cesare Vecellio (1530-1600) [parente del celeberrimo Tiziano], cui, negli anni 80 del Cinquecento, fu commissionato di dipingere i tagli di alcuni volumi della Biblioteca Pillone di Belluno, in parte ancora conservati.

Cesare Vecellio, una selezione

Ma il migliore apporto al fore edge painting risale al XVII secolo, quando uno dei legatori della Regina d’Inghilterra scoprì che celando l’immagine dipinta per mezzo di una doratura superficiale o della marmorizzazione del taglio, l’immagine sarebbe tornata visibile solo una volta aperto il libro.

La doratura e la marmorizzazione, nei due libri qui sotto, sono state estese ai bordi superiore e inferiore per nascondere un dipinto.

Un ulteriore passo avanti nella sperimentazione si ebbe con il doppio fore edge painting, variante che consisteva nell’illustrare entrambi i lati del taglio in modo tale che la prima scena fosse visibile con le pagine tenute a ventaglio a destra (e la costa – o dorso – a sinistra), la seconda con le pagine a ventaglio a sinistra (e la costa a destra). Il triplo fore edge painting, infine, estendeva lo spazio del dipinto al bordo superiore e a quello inferiore del libro.

Qualora i libri sui vostri scaffali vi sembrassero improvvisamente spogli, potete trovare consolazione facendo un giro (anche solo virtuale) alla British Library o presso la New York Public Library, o alla Boston Public Library o, ancora, alla Earl Gregg Swem Library of William & Mary’s College: quest’ultima conserva più di settecento esemplari con dipinti fore edge.

Oggi, i due maggiori eredi di questa tecnica sono gli inglesi Martin Frost  e Clare Brooksbank.
Ma non possiamo dimenticare di menzionare il geniale Stefan Sagmeister, autore di Made you look, capolavoro che potete osservare qui e acquistare qui.

Martin Frost
Clare Brooksbank

Stefan Sagmeister

Se non dovesse bastarvi, ecco di seguito qualche possibilità per spendere ottomila dollari e cadere in disgrazia:

Qui potete acquistare un’edizione del 1883 di poesie di Lord Byron a 1.500$; qui Hudibras di Samuel Butler a 6.000$; qui, ancora, Vanity Fair di William Makepeace Thackeray: edizione del 1850 della quale non è visibile l’anteprima, ma versando 7.500$ può esservi recapitata a casa.

Dopo uno di questi acquisti, tutto avrà un senso diverso: passerete intere giornate ad aprire e chiudere il vostro libro, vi causerà commozione la vista di un particolare in un primo momento tralasciato e non vedrete l’ora di svegliarvi per tornare a osservarlo; sentirete l’esigenza di staccare il telefono e chiudere il computer; pur di non abbandonare il vostro esemplare diventerete sempre più abili a inventare scuse, e verrete tacciati di asocialità. Ma sarete felici.

———

[1] La pratica di decorare il taglio doveva, in verità, essere già nota durante il Medio Evo: alcuni codici, infatti, riportano sul bordo decorazioni con il nome dell’autore.


Le prossime tappe della mostra Libretto Postale: anche Tokyo e Barcellona!

La mostra Libretto Postale, animali in viaggio, dall’omonimo libro di Franco Matticchio, con 40 illustratori italiani e 15 giapponesi, organizzata da Stefania Camilli (edizioni Vanvere) e dalla sottoscritta, con l’aiuto di Philip Giordano, ha viaggiato tutta l’estate (Roma, Pontremoli, Padova) e si prepara per un lungo tour autunnale.
La aspettano alcune città italiane, più Tokyo e Barcellona. In fondo al post trovate il programma per non perderla o per rivederla.
In Giappone è anche comparso un articolo su Moe, una delle più importanti riviste giapponesi sull’illustrazione.

La mostra a Castel Gandolfo, presso il negozio di giochi in legno Toy Art

Qui trovate molte cartoline esposte e il racconto di come è nata la mostra.
Qui trovate il bellissimo servizio fotografico di Nadia Andreini sull’inaugurazione da ZOO, a Bologna.
Qui trovate un altro post sulla festa da ZOO, con altre cartoline.

Sopra e sotto, le foto sono dell’inaugurazione da Toy Art, a Castel Gandolfo (un grazie per l’aiuto organizzativo a Simone Rea).

 

Ecco l’articolo sulla mostra comparso su Moe:

Condividete il programma sulla vostra pagina facebook!

7 – 29 settembre: Libreria Pel di Carota – Padova;
Via Boccalerie 29 / 35139 Padova

12 – 20 ottobre: Galleria Babele – Firenze;
Via delle Belle Donne, 41/r / 50123 Firenze

23 ottobre – 3 novembre: Libreria La Pecora Nera – Udine;
Via Gemona 46, Udine

27 novembre – 2 dicembre: YOYOGI ART GALLERY – Giappone
3-62-3 Sendagaya Shbuya-ku Tokyo, 151-0051, Japan


Sopra e sotto la galleria Yoyogi, che ospiterà la mostra a dicembre.

6 – 26 gennaio: Libreria internazionale Abracadabra – Barcellona
Calle Gral. Ãlvarez de Castro, 5 08003 Barcellona

Sopra, la libreria per ragazzi internazionale Abracadabra, a Barcellona, che ospiterà la mostra a gennaio.


“Chut!” di Louise Marie Cumont, edizioni Les Trois Ourses (un capolavoro)

Louise Marie Cumont. Chut! Edizioni Les Trois Ourses

L’ho fatto. Ho speso tutto il capitale libri dell’autunno in un colpo solo. Un’edizione numerata e firmata (la numero 15) di 100 esemplari di un libro di Louise-Marie Cumont: Chut! (Zitti!).


E’ andata così. Sabato scorso sono entrata in quel piccolo tempio del libro d’autore che è la galleria-libreria Les Trois Ourses, a Parigi; ho giocato e sfogliato libri per un po’, poi mi è caduto l’occhio su un gigantesco libro (53 x 36 cm) appoggiato su un tavolo: era una novità, ma ne avevo già viste girare alcune immagini su Pinterest. Chiedo notizie più precise del libro: mi spiegano che è un’edizione numerata, stampata in serigrafia, in India, con l’aiuto di Tara Books.

Il libro è rilegato con un cordino nero. E’ immenso. Il colore della carta ricorda quello della sabbia. Una figurina di donna circense e un cavallo nero si vengono incontro in copertina. Figura e spazio. Tutto è teso e essenziale come i muscoli di un atleta. Nient’altro.

All’inizio del libro, nella prima pagina, c’è un gesto. Dolce e fermo insieme. E’ una carezza.
Poi, nessun testo, nessuna storia. Le pagine di sinistra restano vuote, color di sabbia.
La figurina circense, con la sua tutina rossa, le calze bianche, le scarpine da circo, fa un salto. Non un salto facile. Un salto con doppio giro della morte. Prima in avanti, atterrando sulla testa del cavallo, poi indietro, atterrando sulla sella. Nient’altro. Per tutto il libro. Un salto. Sembra facile.


C’è un ritmo cinematografico lentissimo, come rallentato. Si può vedere a lungo cosa significa stare sospesi nel vuoto. E’ quella cosa lì, un salto. Stare sospesi nel vuoto, a lungo.

C’è anche un contrasto. Il contrasto del movimento del salto con l’immobilità scultorea del cavallo nero. Ma se si fa attenzione, si nota che il cavallo segue ad ogni istante i movimenti della ballerina, con la coda. Non muove nient’altro, non le zampe, non la testa, solo la coda. Ma non è mancanza di partecipazione, la sua. Deve restare immobile perché il salto possa compiersi. Il più immobile possibile. Movimento e stasi. Collaborazione di forze opposte. Nient’altro.

Sfogliando le pagine, al lettore (a me) arriva un colpo di vento sul viso, un odore di buio e di stelle, come quello che sale dalla scena di un circo, quando persino il rullo dei tamburi sospende il fiato. Il lettore, lui (io), capisce di essere davanti a una metafora. La metafora di tutta la fiducia che ci vuole nell’immobilità del cavallo, nella trasparenza dell’aria e del vuoto, per compiere un salto come quello: un salto che non sia caduta, ma volo.

Ecco, la ballerina ce l’ha fatta. E’ seduta. Perfettamente seduta.
Ma non è finita, manca ancora una pagina, un gesto…

Una carezza. Questa volta, è piena di scomposta tenerezza, di riconoscenza.

Nient’altro.

Il libro è stato tratto da un gioco in legno che Louise-Marie Cumont ha costruito anni addietro per i suoi figli. Potete acquistare Chut seguendo le istruzioni su questa pagina, o scrivendo a troisourses@wanadoo.fr. Il prezzo è di 100 euro.
In questo post trovate una lunga intervista alle editrici de Le Trois Ourses. Ho chiesto loro se il libro verrà stampato in versione tascabile e quando mi rispondono, ve lo dico.