Alfabeti illustrati

Pochi grandi illustratori sono sfuggiti al fascino dell’alfabeto, ho deciso quindi che questo blog è lo spazio adatto per ospitarne una piccola collezione. Avanti e indietro attraverso secoli di lettere, per guardarle evolversi nel tempo, per guardarle e basta… ecco le prime tavole di questo nuovo capitolo delle Figuredeilibri.

The new ABC book for children, Nuremburg 1750

Illustratore sconosciuto, Brown,Taggard & Chase, Stati Uniti 1857
(Fonte:childrenslibrary.org)

Illustratore sconosciuto, Mayhew & Baker, Stati Uniti 1858
(Fonte: childrenslibrary.org)

George Cruikshank, A Comic Alphabet, 1836 c.

Walter Crane, Baby’s Own Alphabet, George Routledge and Sons, Londra 1874

Walter Crane, The absurd ABC, George Routledge and Sons, Londra 1874

Kate Greenaway Alphabet, George Routledge & Sons, Londra 1885

Edmund Dulac, Lyrics, Pathetic and Humourous from A to Z ,Frederick Warne, Londra1908

“Contes pour enfants pas sages” di Prévert: il mistero di Elsa Henriquez

Voi immaginate di avere, esattamente sulla strada che fate tutti i giorni, una libreria antiquaria con in vetrina il libro che vedete qui in alto. Io ho provato, conoscendomi, a passare dritta dritta per più e più giorni con la speranza che il libro magicamente sparisse, comprato da un altro cliente. Niente. Risoltami ad entrare e con la buona premonizione che avrei dilapidato i risparmi di mesi, scopro una delle più belle librerie di Barcellona, specializzata in libri d’arte antichi, in prime edizioni di poesia e in rare copie di album illustrati. Il libro era numerato: copia 707 su 1500 esemplari. Il testo, di Jacques Prévert, era composto da alcune prose sulla vita degli animali: incantevoli. La carta, spessa e appena ingallita dal tempo, conservava l’impronta lieve dell’inchiostro dei caratteri tipografici, con i capolettera di ogni racconto in rosso. Le pagine erano ancora legate, vergini, pronte ad essere ferite dal tagliacarte. Le illustrazioni, spiate tra carta e carta, sembravano incisioni di rara bellezza. Inutile aggiungere a questo punto che il libro, ora, è mio.

Contes pour enfants pas sages, di J. Prevert, illustrazioni di Elsa Henriquez, riedito nel 2008 da Gallimard Jeunesse



Contes pour enfants pas sages di Jacques Prévert, illustrazioni di Elsa Henriquez, Editions du Pré aux Clercs 1947

Una volta a casa, tagliato da mani tremanti, il libro non aveva ancora finito di sciogliere il suo mistero. Dopo un’accurata ricerca su internet scopro che Elsa Henriquez, l’illustratrice, fu amica e modella di Balthus e posò per il celebre quadro La fenêtre. Altro non so dirvi, se non che, da poco, la Gallimard ha riedito questo capolavoro.
Un aneddoto racconta che Balthus accolse nel suo atelier Elsa, una timida ragazza sudamericana, indossando una vecchia uniforme militare e brandendo una spada, appena la ragazza entrò lui le si scagliò addosso fingendo di volerele strappare la camicetta. Il quadro, per cui Elsa posò, conserva probabilmente l’esperessione di terrore che doveva aver avuto la modella prima di capire che si trattava di uno strano scherzo.

La fenêtre, Balthus 1933 (modificato nel 1962)

BibliOdyssey.blogspot.com: uno dei più bei blog di collezioni di immagini

Oggi vi invito a scoprire un meraviglioso blog: BibliOdyssey. Un catalogo di antiche illustrazioni di ogni genere ed epoca, ogni volta corredate di storia e aneddoti. Il blog ha avuto talmente tanto successo che due editori (Murray e Sorrel) hanno già raccolto parte dell’immenso e meticoloso lavoro di PK (l’autore del blog) in un libro. BibliOdyssey non smette mai di incantarmi ed è fonte di continua ispirazione. Guardate che perle vi si possono incontrare, qui sotto un’immagine tratta da “The cheerful cricket” (potete sfogliare il libro su Bibliodyssey o sul sito della Library of congress)…

The cheerful cricket di Jeannette Marks, illustrazioni di Edith Brown, Small, Maynard & Company, 1907

La fotografia nel libro illustrato

Premetto che non sono un’amante della fotografia. Il tempo mi piace al galoppo, fermato prende sfumature cadaveriche. L’istante che gli è stato forzatamente sottratto diventa un tutto-pieno ambiguo, che mi ricorda certi animali imbalsamati o la realtà esagerata del teatro. Fanno eccezione alcune fotografie dei grandi fotografi, perché vi indovino in filigrana il mondo interno dell’artista e una nuova interpretazione di quello esterno.

Negli album la fotografia viene spesso usata per scimmiottare l’illustrazione, per riprodurne effetti e tagli e il risultato che ne consegue è sovente di dubbio gusto. Fanno eccezioni i libri in cui il cattivo gusto sconfina nel kitsch, che diventano divertenti, come nel caso di The Lonely Doll (trovato sulle bancarelle di San Francisco…).

The Lonely Doll, di Dare Wright, Houghton Mifflin 1957

The Lonely Doll, di Dare Wright, Houghton Mifflin 1957

The Lonely Doll, di Dare Wright, Houghton Mifflin 1957

La storia tratta di una bambola che vive sola e triste in una grande casa, un giorno arrivano nella sua casa un orso padre col figlio per tenerle compagnia. Lei e l’orsacchiotto piccolo combinano una marachella e la bambola viene punita severamente dal padre orso, dopo molto tribolare lei avrà il perdono e la promessa di non essere abbandonata mai più. La scena della punizione, non priva di un suo ambiguo fascino erotico, sembra destinata più ad un Humbert Humbert che a dei bambini, ma dobbiamo ricordare che negli anni 50 i bambini avevano purtroppo più dimestichezza con questi repertori sadico-pedagogici di noi cresciuti qualche generazione dopo con i libri di Spock.

The Lonely Doll, di Dare Wright, Houghton Mifflin 1957

Se lo stesso libro fosse disegnato, non sarebbe altrettanto inquietante. Non perché il disegno è finto e fa meno paura. Al contrario. Il disegno è reale, è il mondo creato e vivo di qualcuno (l’artista). Qui invece abbiamo una scenografia arbitraria, una natura morta che pretende, a torto, di essere viva e l’effetto è quanto mai assurdo.

Ma ecco un altro caso di uso della fotografia. Un filo meno spaventoso. L’intento di creare una scenografia teatrale è dichiarato. Diciamo che l’illustrazione in questo caso non è la fotografia, ma l’opera scultorea (l’oggetto) che vediamo attraverso di essa.

L’invention des oiseaux à plumes, Xabi M. e Olivier Thiébaut, Sarbacane 2006

Per quanto adori questo tipo di sculture, non sono convinta della loro resa dentro un album illustrato. E’ un’illustrazione statica, alla terza pagina sono già annoiata. Inoltre la distanza tra l’oggetto e la pagina è troppo netta, quello che mi incuriosisce è l’opera oltre la pagina, e l’equilibrio narrativo del libro viene messo in secondo piano (sarà un caso, ma non ho ancora avuto la curiosità di leggere la storia).

L’invention des oiseaux à plumes, Xabi M. e Olivier Thiébaut, Sarbacane 2006

Invece guardate che meraviglia quando un grande fotografo decide di “illustrare con la fotografia” un testo. La fotografia diventa uno strumento per esprimere un messaggio, si sente la forza creativa dell’artista, il vento, la sua emozione. Nel libro Le petit chaperon rouge, Sarah Moon interpreta la fiaba di Perrault mettendosi in relazione con i contenuti più profondi del testo. Usa la fotografia come un illustratore userebbe il disegno perché quello è il suo linguaggio, la sua voce. E’ l’esigenza narrativa che conta, non i mezzi.

Le Petit Chaperon Rouge, Perrault et Sarah Moon, Grasset 1983 (INGRANDISCI L’IMMAGINE)

Le Petit Chaperon Rouge, Perrault et Sarah Moon, Grasset 1983 (particolare)

Le Petit Chaperon Rouge, Perrault et Sarah Moon, Grasset 1983

“Anansi” nell’interpretazione di Atak

Se ci fosse ancora qualche aspirante vincitore al concorso Figures Futur in cerca d’ispirazione, ecco alcune tavole tratte da un interessantissimo libro uscito in Francia per Thierry Magnier nel 2007: Comment la mort est revenue à la vie. Nel libro una delle tante leggende di Anansi, rivista da Muriel Bloch e illustrata da Atak, cerca di rispondere alla domanda: perché esiste la morte. Infinite citazioni alla storia dell’arte e del comic tessono i disegni di Atak (Georg Barber), regalandoci un libro mozzafiato, vivacissimo, ricco di figure e simboli, davvero stupefacente (con tutte le sfumature che l’aggettivo può evocarvi!).

Comment la mort est revenue à la vie, Muriel Bloch e Atak, Thierry Magnier 2007

La casa della Morte, dalla quale Anansi ruberà un tesoro attirandosi la vendetta della Morte, sembra quella del film Psycho…

Psycho, Alfred Hitchcock 1960 (immagine tratta dal blog Errata)

La Morte è rappresentata da una femme fatale, anche lei uscita dalla migliore tradizione del comic o del cinema del secolo scorso. Si incontrano robot e cerchi psichedelici, scimmie che fumano pipe, tigri, civette e case che sorridono…
In una scena cittadina possiamo addirittura vedere passeggiare Snoopy.

Comment la mort est revenue à la vie, Muriel Bloch e Atak, Thierry Magnier 2007

Comment la mort est revenue à la vie, Muriel Bloch e Atak, Thierry Magnier 2007 (particolare)

Lauren Bacall (immagine tratta dal blog Zoesknittingbag.typepad)

Naturalmente tutti questi riferimenti non compaiono nel testo, il quale scorre a fianco delle illustrazioni ignaro della ricchezza che lo circonda. Tutto è tratteggiato con uno stile di pittura volutamente naïf, che richiama il surrealismo pop, l’arte votiva, il comic e il cinema…L’illustratore sembra trovare e far vibrare, in queste diverse espressioni dell’arte, una misteriosa radice comune. Un grande affresco perfetto per gli accenti superstiziosi e ancestrali delle leggende di Anansi. Questo secondo me è essere originali (come richiesto dal bando del concorso). Spero che queste immagini vi aiutino a liberare la fantasia!

Comment la mort est revenue à la vie, Muriel Bloch e Atak, Thierry Magnier 2007
INGRANDISCI L’IMMAGINE

Arrivederci (blog in pause)

Anni fa a Genova, su una vecchia saracinesca nella città addormentata d’estate, qualcuno aveva scritto: “Chiuso per amore del mare”.

Io vi lascio invece questo passaggio di alberi nel tempo. Per dire arrivederci alle figure dei libri, per dirvi grazie di avermi seguita con così grande entusiasmo, mese dopo mese. Ci ritroviamo nella seconda metà di luglio! Mi mancherete.

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Katsumi Komagata, Little tree, One Stroke 2008


Dear english speaking friends, this blog will be paused for a month. I’ll be visiting San Francisco and the parcs for a few weeks. See u later!