“Non importa se è di carta”. Una riflessione sull’album contemporaneo

13 Aprile, 2017

È uscito da poco il nuovo numero della rivista Hors-Cadre[s]: Nouvelles Perspectives.
Una riflessione congiunta di tanti autori, critici e illustratori sugli ultimi dieci anni di produzione dell’album illustrato e sulle sue future tendenze. Qui di seguito trovate il mio contributo. Ringrazio Sophie van Der Linden per l’invito.

Potete comprare il numero qui o qui.

Non importa se è di carta
di
Anna Castagnoli

Articolo comparso in francese sul n°20 della rivista Hors-Cadre[s]

Tra una cinquantina d’anni, o poco più, qualche turista intrepido atterrerà su Marte; i bambini giocheranno con cuccioli robot; potremo spostare oggetti a distanza con un elettrodo posato nel cervello; conoscere l’intera opera di Shakespeare inghiottendo una pastiglia.
E mentre la serie fiction Black Mirror ci regala immagini del futuro difficili da credere, al CERN di Ginevra indicono ogni anno una borsa di studio rivolta ad artisti perché fanno fatica a immaginare le cose sconcertanti che scoprono sul nostro universo.
Alla fiera del libro di Francoforte di quest’anno c’era una camera oscura, simile a un antico tendone delle meraviglie, dove potevi scegliere di entrare in un libro di Jimmy Liao.
In un hotel simile all’Overlook di Shining (versione benigna) una bambina entra in diverse stanze per cercare il suo cagnolino: ogni stanza si rivela essere un susseguirsi infinito di corridoi e sorprese. (1).
Ho scelto la stanza dove si intravedeva un fiume sotterraneo da attraversare in barca. Mi hanno fatto sedere su una sedia, messo un casco virtuale sugli occhi, le cuffie sulle orecchie e… puff, sono saltata come Mary Poppins dentro la materia del colore. Quando la barca ha iniziato a muoversi non sono riuscita a trattenere le lacrime per l’emozione. Ero lì. Era la realtà. Ero la protagonista di un libro. Più tardi, a mente lucida, ho pensato che quella roba lì, quel casco, rivoluzionerà il nostro concetto di realtà né più né meno dell’invenzione della prospettiva centrale del Rinascimento. Forse di più.

Nel frattempo, l’album illustrato, come in un ultimo canto del cigno, prova tutti i solfeggi possibili, si interroga sulle sue forme e limiti, si fa irretire da dibattiti sulla morale come se fosse ancora in un salotto ottocentesco, si imbellisce di carte pregiate, gioca con codici di lettura sedimentati tra sue le pagine come argini di fiumi millenari, giura che non farà la fine del rotolo di pergamena.

Bisogna leggere da cima a fondo Il potere delle immagini di David Freedberg (2) e ripassare le ultime scoperte nel campo della neuroscienza applicata all’estetica per scoprire che – dalle grotte di Lascaux a oggi – la pittura, l’illustrazione, il fumetto, la letteratura, la musica, il teatro, la fotografia, il cinema, il gioco privato della nostra immaginazione e quello pubblico che si traduce in rito hanno in comune un solo potente obiettivo: offrirci uno specchio.

Jimmy Liao

In questo specchio noi non vediamo una realtà diversa dalla nostra, sognante e immaginifica.
Noi vediamo noi stessi, e ne siamo rapiti. Ci specchiamo nelle forme come davanti a danzatori vestiti di colore e “sentiamo†il gesto dei loro movimenti (3). Ci specchiamo in un personaggio che corre, cade, si rialza e “sentiamo†quello che lui sente (4).
Questo esercizio di empatia lo esercitiamo in ogni istante della nostra vita, ma pare che nello spazio della fiction, quando la cornice è chiara e la sappiamo interpretare come confine tra immaginazione e realtà, ci lasciamo andare a ‘sentire’ con maggiore coraggio e godimento.
Forse consapevoli del fatto che, in questo mondo specchiato, non possiamo farci male sul serio.

Anonimo, 1886

Agli albori delle teorie educative sull’infanzia, nel 1700, alcuni educatori sostenevano che il bambino potesse imparare l’educazione, per imitazione, guardando le illustrazioni dei libri. (5)
Per quanto oggi questa visione moralista del libro ci sembri antiquata, le ricerche sul cervello ci confermano che avevano ragione. L’essere umano non sa “leggere†le immagini del mondo (addirittura non sa sopravvivere) senza avere dei modelli culturali e simbolici che gli permettono di farlo.
L’arte, e nel nostro caso il libro illustrato, diventa allora una immensa palestra dove esercitare, non l’immaginazione, ma la stessa capacità di elaborare il reale. Di esperirlo. Di pensarlo.
Che conclusioni dobbiamo trarre da queste scoperte noi che lavoriamo dietro le quinte dell’album?
Dobbiamo stare tre volte più attenti perché quello che stiamo offrendo ai bambini in forma di libro è un possibile frammento di realtà?

Io sono arrivata alle mie conclusioni, potete non essere d’accordo. Potremmo smetterla con questa mania di voler tirare fuori dall’album virtù e poteri di altri medium: agitandolo, rovesciandolo, accostandolo a una tablette, scrivendo al rovescio, con inchiostro invisibile, su carta pregiata o su carta moschicida. Non preoccupiamoci di giustificare la necessità di un libro su carta usando effetti speciali.
La fortuna più grande che può avere un bambino è quella di specchiarsi nel sentimento di un altro essere umano. Per quanto divertenti siano i libri animati dell’ottocento che imitavano il movimento, non riescono a competere con il più piccolo gesto disegnato dal più mediocre illustratore, se ispirato da un sentimento. Vince il secondo, e commuove.

Marigard Bantzer, Evchen im Winterwald, Otto Maier Verlag 1932

I sentimenti sono equazioni. Forse le più complesse che l’apparato “uomo†abbia mai prodotto. Attraversano i secoli e i supporti. Non passano di moda.
È per questo che il CERN invita ogni anno un artista a dare forma all’infinito. Per questo produciamo arte.

© Anna Castagnoli, Peu importe, si c’est en papier, «Hors-Cadre[s], Nouvelles Perspectives», n°20, aprile 2017

 
1) Jimmy Liao, My World Is All About You, HTC Vive (http://www.vive.com/eu/)
(https://www.youtube.com/watch?v=tHi6Yduo4oI), tratto dal libro: All of my word is you. Locus Publishing 2015
2) David Freedberg, Il potere delle immagini. Il mondo delle figure: reazioni e emozioni del pubblico, Piccola Biblioteca Einaudi, 1993. (The Power of Images, Studies in the History and Theory of Reponse, The university of Chicago Press, 1989).

3) Alessandra Umiltà, Cristina Berchio, Mariateresa Sestito, David Freedberg, Vittorio Gallese, Abstract art and cortical motor activation: an EEG study, in «Frontiers in Human Neuroscience», 16 novembre 2012 (www.columbia.edu/cu/arthistory/faculty/Freedberg/Umilta-Freedberg-Gallese-2012.pdf)
4) Vittorio Gallese, Michele Guerra, Lo schermo empatico. Cinema e neuroscienze, Raffaello Cortina Editore, 2015; Stanislas Dehaene, Les Neurones de la lecture, Odile Jacob, 2007
5) Dieter Richter, Il bambino estraneo. La nascita dell’immagine dell’infanzia nel mondo borghese. Storia e Letteratura, 2010

6 Risposte per ““Non importa se è di carta”. Una riflessione sull’album contemporaneo”

  1. 1 Simonetta Felli
    13 Aprile, 2017 at 19:51

    che bell’articolo Anna…le tue riflessioni sono sempre illuminanti!… e come mi piacerebbe rivivere i sentimenti che mi suscitano le immagini di Jimmy Liao…saltando dentro i suoi disegni!!!(altro che mondi inesplorati…) :-)

  2. 2 Anna
    13 Aprile, 2017 at 19:54

    Fin da piccolissima le illustrazioni mi hanno letteralmente affascinata, assieme alla lettura. Anche le parole, certo, ma le immagini hanno avuto sempre un grande potere su di me, bambina di famiglia modesta e possibilità molto limitate… le ringrazierò sempre, mi hanno accompagnata nella crescita, alimentando sogni e desideri (proprio quello specchio di cui parli).
    Grazie e buona serata…

  3. 3 Rebeccah
    14 Aprile, 2017 at 6:18

    Concordo pienamente

  4. 4 Anna Castagnoli
    15 Aprile, 2017 at 17:53

    Grazie per i commenti Simonetta, Anna e Rebeccah!

  5. 5 Valentina
    11 Luglio, 2017 at 12:23

    Ciao Anna, mi hai davvero commosso con il tuo articolo. Il fatto che l’elemento più importante di un albo illustrato, o in generale, di ogni libro, sia la capacità di far risuonare, in chi legge, un sentimento, è l’insegnamento che più mi è rimasto impresso anche dal tuo corso. E lo trovo essenziale.
    Per questo secondo me, hai perfettamente ragione nel dire che un albo che riesce a comunicare a un bambino (o anche ad un adulto) un sentimento, è un albo senza tempo. Grazie davvero.

  6. 6 Anna Castagnoli
    18 Luglio, 2017 at 12:29

    Grazie Valentina.
    È Anno che commuove, io ho fatto da tramite per farlo conoscere :)