Dick Bruna, il padre di Miffy. Parte 2/2 (lo stile)
10 Marzo, 2017Vai a: Dick Bruna, il padre di Miffy. Parte 1/1 (la biografia)
Dick Bruna (1927-2017), Olanda
L’estate scorsa ho visitato l’Olanda in lungo e in largo sui piccoli trenini che l’attraversano e ho capito perché ha partorito così tanti geni della pittura e del pensiero, oltre che ottici. È per via della luce. Il modo in cui la luce scolpisce oggetti, tetti e orizzonti è particolarissimo. Una luce bianca, purissima, così netta… come se prima di arrivare a colpire la terra avesse attraversato una delle lenti di Spinoza.
Nella fotografia qui sotto, scattata durante il mio viaggio, potete vedere la veduta di Delft trecentocinquantasette anni dopo che la dipinse Vermeer, nel 1660. Davanti a quella veduta ho capito che noi umani sbagliamo tutto. Costruiamo rigidi monumenti, torri, muri, bastioni sperando di strappare alla finitudine qualche brandello di mondo, quando -senza grande sforzo- quello che davvero attraversa il tempo e resta sono le nuvole, l’acqua, la luce.
Fotografia di Delft vista dal canale, (c) Anna Castagnoli
Johan Vermeer, La veduta di Delft, 1660, al museo Mauritshuis de L’Aia
In quel viaggio ho anche visitato lo studio di Dick Bruna, riprodotto all’interno del Central Museum di Utrecht e ho avuto la sensazione che la stessa luce avesse influenzato la sua opera.
Per capire fino in fondo la semplicità dell’opera di Dick Bruna bisogna ricordare che è cresciuto negli anni di massima espressione di uno dei movimenti culturali più importanti del ‘900: il Neoplasticismo, chiamato anche Movimento De Stijl o Costruttivismo olandese, nato proprio nei Paesi Bassi.
Nel 1917 (Bruna nasce dieci anni dopo) viene fondata in Olanda da Theo Van Doesburg, Piet Mondrian e Bart van der Leck la rivista di design e architettura De Stijl. È il manifesto di una rivoluzione nel campo dell’arte, del design e dell’architettura.
Gli oggetti della vita quotidiana (design), le pagine dei giornali e dei libri (grafica), le case e le città (architettura), l’arte (Astrattismo): tutto doveva ritornare a esprimere un ordine assoluto e ideale, a misura di uomo.
La nuova parola d’ordine olandese – che influenzò lo sviluppo della Bauhaus in Germania – era: essenzialità . Il cubismo aveva rotto i canoni della prospettiva centrale, il Neoplasticismo semplificò quei cubi ancora e ancora, rendendoli pura forma e puro equilibrio.
La nettezza della luce olandese, che aveva scolpito la veduta di Delft, aveva portato a termine il suo lavoro di lima: forma, colore puro e luce disegnavano, ora, se stessi.
Sopra: Piet Mondiran nel suo studio; sotto: un servizio di moda di Yves Saint Laurent
Piet Mondrian
Dick Bruna, Miffy al museo, Franco Panini Editore
Theo van Doesburg
Logo originale di De Stijl; poster di Bart van der Leck; poster di Van der Leck (c) printingcode.runemadsen.com
Bart van der Leck, Composition meisje met koe, ca. 1921
Al Costruttivismo, Dick Bruna prese in prestito la libertà di scomporre il mondo in elementi primi, e metterli in scena senza bisogno di null’altro, come nell’esempio qui sotto, così evidentemente ispirato dall’opera di van der Leck (sia Bruna che van der Leck abitavano a Utrecht). Nel poster, la parte nera è il muro esterno della casa oppure è il nulla: non importa saperlo. Quella piccola finestra illuminata basta a se stessa e all’orsetto che legge.
Una semplicità perfetta per i bambini piccoli: la finestra gialla è come un piccolo cubo che possono prendere con lo sguardo, per iniziare a capire e comporre il mondo.
Dick Bruna, Black Bear, poster, 1963
Dick Bruna, Blues voor Voetstappen, copertina
Un altro esempio lo troviamo nella casa di Miffy: è a misura di Miffy, come insegnavano le nuove teorie della architettura De Stijl e razionalista, le quali prendevano l’altezza di un uomo come misura per progettare l’altezza di una stanza. Una rivoluzione rispetto alle ampie, altissime stanze dell’archietettura ottocentesca.
Schröder House di Gerrit Rietveld, Olanda
Dick Bruna, La casa di Miffy
Le Corbusier (1887-1965), la casa a misura d’uomo
Prima di diventare graphic designer e illustratore, Bruna tenta la carriera di artista. Dopo alcuni stage infruttuosi presso librerie e case editrici (come ricordavo nello scorso post, il padre voleva che diventasse editore), si iscrive all’Accademia di belle arti di Amsterdam, che abbandona dopo solo sei mesi. È un’altra la scuola che lo interessa, ed è fuori dalle stantie aule delle accademie.
I suoi maestri sono Picasso, Matisse, Léger.
Di Fernand Léger lo colpisce la separazione netta della linea nera dai colori (oggi ci sembra una cosa facile, ma pensate a come era l’arte prima che queste avanguardie aprissero la via alla libertà di disporre linee e colori sulla tela! Questi artisti, all’epoca della giovinezza di Bruna, erano considerati dalle accademie degli imbratta-tele e, dai regimi totalitari, dei degenerati da mettere al bando).
Dick Bruna riprenderà questa separazione tra nero e colore nella sua opera di grafico, ma chiudendo le forme libere di Léger dentro quelle, più geometriche, del quadrato e del rettangolo, maggiormente in linea con le teorie del Costruttivismo olandese.
Fernand Léger, La racine noire (The Black Root), 1948
Fernand Léger, Two Women Holding Flowers, 1954
Dick Bruna, mostra al Rijksmuseum, 2015 (foto: Jo Biddle/AFP/Getty Images)
Nel 1947 Henri Matisse pubblica Jazz, un libro d’artista stampato in un numero limitato di copie, dove le immagini sono semplici forme ritagliate da fogli di carta colorata. Dick Bruna, folgorato dal libro, riesce a acquistare una delle rare copie numerate (nella foto qui sotto la riproduzione della copia di Dick Bruna, nel suo studio al Central Museum di Utrecht), e inizia a sperimentare l’arte del collage. È con questa tecnica che realizzerà molte delle copertine per la casa editrice del padre, a partire dal 1953. Ed è ai colori primari di Matisse che si ispirerà per la paletta cromatica dei suoi futuri libri per bambini.
Il libro Jazz di Matisse appartenuto a Dick Bruna. Studio di Dick Bruna al Central Museum, Utrecht
Matisse, Jazz, 1947
Dick Bruna, un poster con il suo personaggio icona Black Bear
Henri Matisse, 1953, National Gallery of Art, Washington
Dick Bruna, Miffy al museo
Henri Matisse “Patitcha” 1947, acquatinta
Henri Matisse. Apollinaire, Matisse, Rouveyre (Trois têtes. A l’amitié). (c. 1951-52, printed 1966)
Dick Bruna, Miffy
Un’altra importante sorgente di ispirazione è la scoperta giovanile del libro Leggende chassidiche illustrato da Hendrik Nicolaas Werkman, che Dick sfoglia appena terminata la guerra (vi preparo un post su questo libro meraviglioso, l’ho scoperto facendo questa ricerca).
Bruna viene conquistato dalla possibilità di dare una sensazione di profondità di campo con la semplice sovrapposizione di macchie di colore piane. La tecnica di Werkman si avvale dell’uso di stencil successivi: uno per ogni forma e colore. Il colore viene steso con un rullo intorno – o dentro – lo stencil. È una delle tecniche che utilizzerà Bruna per i suoi lavori di graphic designer.
Hendrik Nicolaas Werkman, Chassidische Legenden, 1941-43
Dick Bruna, monotype, 1962. A destra: Rooster, Dick Bruna, collage (fonte immagine)
Immagine tratta dal libro-catalogo “Dick Bruna artist”, in vendita su questa pagina
A partire dal 1959 la grafica dei libri per bambini di Bruna prende una caratteristica peculiare. Il formato diventa quadrato e lo resterà per i successivi cinquant’anni di edizioni (più di 120 titoli).
L’immagine è sempre a destra, il testo sempre a sinistra.
Dick Bruna, Cappuccetto rosso (fonte fotografia qui)
Il grafico che maggiormente ha ispirato Bruna è stato l’olandese Willem Sandberg (immagine qui sotto). Ritorna nella grafica di Bruna questa idea di modulo, di elemento che non ha bisogno di orepelli.
In questo post trovate le font (caratteri di testo) utilizzate maggiormente da Bruna: Helvetica, Mercator, Compacta, Volta. Quasi sempre caratterizzate dall’assenza di grazie.
L’opera di Bruna, come quella di tutti i grafici, è una continua ricerca delle leggi auree che regolano la doppia pagina del libro. Testo, colore e immagine non rivaleggiano tra loro, ma si fondono in una perfetta unità . È una scelta stilistica in opposizione a un tipo di illustrazione che cerca di restituire l’illusione della realtà . Più c’è intenzione di realtà (prospettiva, chiaro scuro, profondità di campo), più l’immagine dell’illustrazione si allontana da quella del testo.
Dick Bruna è stato un grafico, si sempre interessato alla dimensione compositiva dell’immagine. Ma è stato anche un illustratore per la grazia con cui ha saputo dare un’anima a delle piatte superfici di colore.
I suoi personaggi assomigliano a icone bidimensional, sono rigidi come cartelli stradali, eppure, sono vivi.
Questa magia è l’Arte.
Dick Bruna, B is een beer
Nemo profeta in patria, recita il proverbio latino. La prima retrospettiva su Dick Bruna è stata allestita al Centre Pompidou di Parigi nel 1991. Solo nel 2015 il Rijksmuseum di Amsterdam ha dedicato a Bruna una grande mostra. Le sue illustrazioni sono state appese accanto ai quadri di Léger, Matisse, Bart van der Leck; sotto lo stesso tetto dei capolavori di Rembrandt e Vermeer.
Ma i bambini di tutto il mondo non hanno avuto bisogno di aspettare questi riconoscimenti per sapere che dietro la semplicità delle forme di Bruna c’era un dono di luce per loro.
Anna Castagnoli
Dick Bruna nel suo studio
Fonti e apprfondimenti:
Artsy.net
Central Museum, Utrecht
Iconofgraphics
Font in use
Medium.com
Wikipedia
Il catalogo della mostra di Amsterdam:
Dick Bruna Artist
Leggi anche: Dick Bruna, il padre di Miffy. Parte 1/1 (la biografia)
10 Marzo, 2017 at 11:09
è arrivato all’essenza delle cose!
11 Marzo, 2017 at 9:01
dietro la semplicità dell’astrazione, della linea pura ci può essere un misticismo non dichiarato e per questo ancora più potente..
Splendido post; grazie!:-)
11 Marzo, 2017 at 19:50
attendo con ansia il post su Werkman, una scoperta. E Bruna, che splendore! Grazie Anna, bellissimissimo articolo!
17 Marzo, 2017 at 12:59
bellissima lezione signora Castagnoli!
17 Marzo, 2017 at 13:35
Gran bel lavoro Anna, complimenti