Andare alla Fiera di Francoforte: cosa mi è piaciuto. Parte 2/2
31 Ottobre, 2016Alla Fiera di Francoforte ho fatto una cosa che alla Fiera di Bologna, sempre costellata di appuntamenti vari, non facevo da tanti anni. Mi sono lasciata trasportare dall’istinto e ho bighellonato tra gli stand in modo del tutto casuale, alla ricerca di un filo conduttore da inventare o semplicemente di qualche fonte di ispirazione. Ho fatto tante piccole scoperte e le condivido con voi in modo altrettanto casuale.
Prima di perdermi tra gli stand, sono passata a salutare Carll Cneut al Forum, dove c’era il padiglione delle Fiandre, paese ospite. Carll e un gruppo di illustratori fiamminghi stavano dando spettacolo della loro maestria.
Una telecamera li riprendeva dall’alto e il pubblico poteva osservare i loro gesti su un grandissimo schermo. Idea da esportare! Qui sopra potete vedere Carll Cneut al lavoro su una lavagna luminosa Led sottilissima (marca Tattoosupplies).
Ho iniziato a girovagare. Sono stata colpita, girando tra gli stand, dalla quantità di proposte di esperienze di realtà virtuale. Alcune erano di supporto alla didattica, altre, a forme narrative vere e proprie.
Una l’ho voluta provare, e sono rimasta senza fiato, con gli occhi lucidi. Entro in una piccola cameretta buia attirata da alcune immagini dell’illustratore taiwanese Jimmy Liao, ormai conosciutissimo anche in Italia (questo post e questo) e vedo alcune persone in fila che aspettano il loro turno. Mi metto in fila e cerco di capire come funziona. Una gentilissima signora si avvicina e mi indica 4 immagini sulla parete, tratte da un libro di Jimmy Liao. Avrei dovuto scegliere in quale “entrare”. Mi viene in mente Mary Poppins, quando salta nei disegni a gessetto e sono già emozionata.
Mentre aspetto il mio turno, sfoglio il libro: stupendo. (La traduzione inglese del titolo coreano è All of my world is you, ma non è ancora stato tradotto, mi sembra).
È la storia di una bambina che perde di continuo il suo cagnolino nel grande e misterioso hotel in cui vive. Un hotel kubrikiano, se non fosse che nelle stanze non c’è nulla di orribile, ma solo meraviglie. Ogni porta si apre su una stanza; ogni stanza, appena varcata la soglia, si anima e diventa un mondo (come la piccola stanza di Max in Where the wild things are: una delle immagini in cui “entrare” ha come protagonista un mostro che ricorda molto quelli di Sendak. Un omaggio di Liao).
Arriva il mio turno e scelgo il viaggio sul fiume, mi ispira quella prospettiva lunghissima di ponti che già preannuncia un viaggio infinito.
Non posso che mostrarvi, di quello che ho visto/vissuto, alcune immagini del libro. Ma non rendono l’idea.
Mi hanno fatto sedere su una sedia e dato un aggeggio in mano che nel viaggio che facevo era una lampada a pila. Il viaggio è cominciato. Tutto era tridimensionale: potevo girare la testa come volevo, a 360 gradi, in su e in giù. Il paesaggio mutava a misura che io e la piccola protagonista avanzavamo sul fiume, alla ricerca del cagnolino perduto. Il suono, la musica, contribuivano a darmi una sensazione fortissima di realtà . Ma era soprattutto il fatto che, nel buio, potevo illuminare e scegliere di guardare quello che volevo, con i gesti della mia mano, che mi faceva sentire partecipe e attiva. Mi sono uscite le lacrime, davvero, senza retorica, è stata un’emozione indescrivibile, come se mi avessero fatto entrare nelle pagine di un libro. La bellezza malinconica delle scene e dei personaggi di Liao erano struggenti.
Era un libro? No, era un nuovo formato narrativo. Un nuovo linguaggio. Una rivoluzione pari a quella della prospettiva centrale. Il soggetto del racconto ero io. Mi è venuta nostalgia di un mondo narrativo nuovo, incredibile, che non conoscerò che in parte. Cosa darei per vedere come evolverà questo nuovo linguaggio narrativo tra cinquecento anni!
Qui sotto trovate le informazioni sull’azienda che ha adattato il libro di Liao.
Al piano di sopra, al padiglione dei libri antiquari, ho fotografato un vecchio “non so come si chiama”, uno di quegli strumenti che davano profondità alle fotografie. Niente di nuovo sotto il sole, avrebbe sentenziato Qoelet.
Da che mondo è mondo, l’uomo ha cercato di entrare nella “realtà ” della sua immaginazione. Questo mondo che tutti abbiamo dentro, vivido e reale come i sogni, ma che non possiamo oggettivare e condividere se non attraverso l’arte. Ogni forma d’arte ci inchioda, però, ai limiti della materia. E da quei limiti ripartiamo per un nuovo viaggio dentro la nostra immaginazione.
Qui sotto alcuni libri animati ottocenteschi che ho fotografato alla Fiera. Un giorno diranno che erano gli antenati degli Ipad, ma alla loro epoca erano all’avanguardia!
Gli orientali (cinesi, taiwanesi, sud coreani) avevano gli stand di libri per bambini più ricchi di bellezze. Eccone una. Granny of the Old House, di Shu-Nu Yen e Chia-Chi Yu (Cina).
Pare che i Cinesi volessero anche il primato del libro più lungo del mondo. C’è illustrata, sopra, la storia della Cina.
Un’altra bella scoperta. Una casa editrice che pubblica solo libri per bambini: Buchkinder di Leipzig. Ho chiesto come selezionavano i lavori, sperando di trovare un posto per il libro di mio nipote Martin (Le petit poisson), ma editano solo libri che nascono nei loro laboratori creativi per bambini. Sigh. Bellissima idea, comunque, e bellissimi libri.
Libri di bambini pubblicati da Buchkinder di Leipzig
Per caso, in uno stand scopro che hanno ri-editato un libro russo che avevo ammirato nel catalogo Inside the rainbow. Il nuovo titolo inglese è Where Am I di Tatiana Glebova (San Pietroburgo, 1900-1985). In ogni immagine bisogna cercare una figura nascosta. Davvero bello.
Per nostalgia italica e per vedere se trovavo qualche amica/o sono andata a visitare il padiglione italiano. Sono rimasta basita dalla mia ignoranza. Una quantità pullulante di piccole case editrici per adulti che non avevo mai sentito nominare. Il paese ospite era il Piemonte. Fate il test voi di quante case editrici conoscete…
Ma ecco che trovo di nuovo i miei cari album (foto qui sotto). Scopro che non è una casa editrice, ma un’Agente che sta cercando co-editori per una serie di album italiani. Anna Spadolini Agency. In bocca al lupo a questi bei libri!
Mi dirigo verso il padiglione tedesco. E resto di nuovo basita. Una quantità enorme di piccoli e grandi editori di libri per bambini e adolescenti di cui non sospettavo neppure l’esistenza. Noto code infinite che si formano per la dedica di autori dei generi letterari Dark romanticism e Gothicism.
Una casa editrice che mi è sembrata molto carina è la Jacoby and Stuart, anche se allo stand mi hanno sgridata in malomodo perché ho fotografato l’interno di un libro (quello qui sotto, molto bello: Worauf wartest du? di Britta Teckentrup). Ho spiegato che avrei pubblicato le foto su un blog con la corretta legenda, ma mi ha ripetuto che era lo proibito, che avrei dovuto scrivere per chiedere i permessi.
Siamo in Germania, non c’è dubbio, ho pensato.
lo stand di Jacoby and Stuart verlag
Worauf wartest du?, Britta Teckentrup, Jacoby and Stuart, Germania
Proseguo il viaggio. Trovo una copia originale della macchina da stampa di J. Gutenberg (metà del 1400, considerato l’inventore della stampa a caratteri mobili), con tanto di stampatore che stampa con l’antico metodo.
Camminando tra le migliaia di libri di tutti i tipi (e qualità ), mi sono chiesta se Gutenberg avesse una idea del potere che avrebbe avuto la sua invenzione nella storia della nostra cultura.
Sono davvero necessari tutti questi libri, oggi? Ci sono lettori per tutti questi libri? Non sarebbe bello fare un solo libro all’anno, in tutto il mondo, e parlarne per un anno intero?
Scherzo ovviamente, ma neppure troppo. Il secondo giorno di Fiera mi sono rifugiata tra i libri antiquari e lì mi sono fermata. Sono nata nel 1900, in un secolo silenzioso e lento. Quella è la mia cultura, e per quanto sia sinceramente impressionata e appassionata da tutto ciò che è nuovo, solo tra quelle pagine tranquille ritrovo me stessa.
Nei prossimi post vi mostrerò qualcuna delle meraviglie che ho trovato tra gli antiquari di libri per bambini.
Ill. di Paula Dehmel
Per finire la Fiera in bellezza, all’areoporto mi ritrovo per caso in coda alla dogana con Kveta Pacovska. Lei davvero ha attraversato un secolo. E ne ha plasmato lo stile. Ha più di 80 anni e se ne va ancora arzilla per le Fiere, da sola. La ammiro tanto. Mi sono permessa di rubarle una fotografia mentre passava.
Ciao Fiera di Francoforte, all’anno prossimo!
Anna Castagnoli
Kveta Pakovska
Rileggi la prima parte del post.
31 Ottobre, 2016 at 17:00
Ti ringrazio tantissimo per questo tuo resoconto. Grazie infinite
31 Ottobre, 2016 at 20:48
direi che ci hai mostrato la fiera delle meraviglie! Grazie, m.
1 Novembre, 2016 at 12:38
Anna, graziegrazie di questo post. Tu nous as emmené sur une promenade très intéressante et captivante, et tu nous as montré des différentes modes de transporter des images d’autrefois jusqu’aujourd’hui. Et pour ne se perdre on ne peut pas s’empêcher de la question: où est-ce que je suis chez-moi dans cette immense abondance? Tu étais une merveilleuse guide! Quelle formidable surprise ( et pour moi aussi sorte de réponse) à la fin: Kveta Pacovska – que j’adore, et qui est et reste toujours elle-même, mobile et alerte.
Scusate per questa volta – la proxima volta voglio provarci in italiano.
1 Novembre, 2016 at 12:41
Grazie Alma e Monica!
Merci Sibylle pour ton commentaire, ça me fait très plaisir de te lire ici.
Toi l’italien, moi, je veux apprendre l’allemand ! :)
1 Novembre, 2016 at 12:50
…e grandisssssssssssime congratulazioni per la “short list ” – que gioia e que successo !!!!
1 Novembre, 2016 at 15:08
Grazie Sibylla :)
3 Novembre, 2016 at 15:39
Come sempre leggerti è meraviglioso! Grazie per averci portato un pò con te alla scoperta di questa fiera e delle novità proposte.
Congratulazioni anche per la nomination.
Grazie Anna!!!