L’immaginazione nel bambino. Uno studio

26 Settembre, 2016

Tutte le immagini di questo post sono tratte dalla mia edizione di Das Wunderhaus, Tom Seidmann Freud, Berlino, Herbert Stuffer 1927.

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Das Wunderhaus, Tom Seidmann Freud, Berlino, Herbert Stuffer 1927

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Sto leggendo un libro davvero interessante. L’immaginazione del bambino, dello psicologo statunitense Paul L. Harris.
Harris arriva a dimostrare una tesi completamente opposta a quella di Piaget e Freud, per i quali l’attività mentale del bambino in età prescolare sarebbe primitiva e disorganizzata, e arriverebbe solo poco a poco, dopo alcuni anni, all’acquisizione del principio di realtà.
Con esperimenti più moderni, Harris prova che i bambini di due anni sono già capaci di entrare e uscire a piacimento dal gioco di immaginazione. Sanno mettersi dal punto di vista dell’altro nel gioco di ruolo, e sanno immedesimarsi nei diversi personaggi di un racconto di finzione, adattando ogni volta il punto di vista.
Sconcertante scoperta che smentisce l’idea del bambino egocentrico. Non solo. A prestar fede agli esperimenti di Harris, i bambini in età prescolare sono perfettamente in grado di distinguere tra realtà e finzione. Se credono, a differenza di un adulto, a Babbo Natale, è perché la società fornisce loro molti indizi sulla sua esistenza reale.
Per tutte le altre credenze immaginarie, essi sono perfettamente in grado di distinguere cosa sia reale e cosa no.

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I bambini (ma anche gli adulti!) sono consapevoli che alcune cose sono impossibili, ma ciò non impedisce loro di averne paura, di desiderarle o di sperare che possano essere realizzabili.
L’unica capacità che dominano meno bene di un adulto (dipende dagli adulti) è quella di razionalizzare le emozioni che provengono dalle loro fantasie, e di porre una distanza emotiva. Un po’ come un adulto che, pur sapendo che un film è un film, o una fantasia una fantasia, si lascia coinvolgere in modo eccessivo.
Queste scoperte spezzano una lancia a favore di una continuità psicologica tra infanzia e età adulta e portano il gioco di finzione, di immaginazione e di esplorazione di realtà immaginarie (la lettura) in un ruolo di primo piano per la formazione di un pensiero critico e morale. Sia per i bambini che per gli adulti.

Non più immaginazione come parentesi di fuga ricreativa dalla realtà, quindi, ma esercizio fondatore della capacità dell’essere umano di esplorare mondi possibili e di entrare in empatia con i suoi simili mettendosi dal loro punto di vista.

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Non ho trovato immagini migliori per illustrare la tesi di Harris di queste illustrazioni pop-up di Tom Sedimann Freud, tratte dal libro Das Wunderhaus (La casa delle meraviglie). Negli anni ’20 del secolo scorso, la nipote di Freud, straordinaria autrice e illustratrice, aveva realizzato i suoi libri per dare al bambino la possibilità di costruire lui stesso le sue storie, stimolato da alcune possibilità di combinazioni di parole, immagini e finestre pop-up.
Il pensiero illuminista, che ha portato la società fuori da un medioevo di credenze superstiziose, nella sua foga di dominare scientificamente il reale, ha trascurato, a mio avviso, e trascura tutt’oggi, il fatto che l’immaginazione non è un’antitesi della realtà, ma uno dei suoi processi costitutivi e fondatori.

Anna Castagnoli

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L’immaginazione nel bambino
Paul L. Harris
Il ruolo dell’immaginazione nello sviluppo
22,10 Euro

6 Risposte per “L’immaginazione nel bambino. Uno studio”

  1. 1 Alma Cattleya
    26 Settembre, 2016 at 20:38

    Ti ringrazio tantissimo per questo post.
    Da bambina amavo inventare da me le storie e interpretarle mettendomi nel posto dei personaggi cambiando voce e modo di pormi.
    Scherzando adesso, dico che poteva essere un gioco che mi ha preannunciato il teatro senza essere consapevoli.
    Ma so che si tratta di più.
    E quanto ho amato I Quindici, soprattutto quelli che mi portavano ad esplorare altri popoli, altre usanze e leggere le somiglianze anche nelle diversità.

  2. 2 Alma Cattleya
    26 Settembre, 2016 at 23:43

    Spero di non essere andata fuori O.T. ma è ciò che mi ha suscitata la lettura del tuo post.
    Ancora grazie e credo proprio che se trovo questo libro di Paul L. Harris, lo prendo

  3. 3 cristina
    27 Settembre, 2016 at 14:05

    veramente un bel libro e molto interessante la teoria di Harris, da approfondire!
    grazie
    ciao

  4. 4 Alma Cattleya
    27 Settembre, 2016 at 15:44

    Volevo chiederti Anna se nel libro di Harris si parla anche dell’animismo del bambino.

  5. 5 simonetta
    13 Maggio, 2019 at 21:34

    veramente meraviglioso. Grazie di questa tua continua ricerca e condivisione… mi sono persa troppi tuoi articoli…ma ora pian piano recupero…. <3 sei unica in questo tuo modo generoso di condividere !!!! tvb <3

  6. 6 Anna Castagnoli
    19 Maggio, 2019 at 17:38

    Un abbraccio Simonetta :)