Illustrare ‘La metamorfosi’ di Kafka: Manuel Marsol
9 Marzo, 2016Lo studio di Manuel Marsol durante la realizzazione del libro
Non credo esista sfida più grande, per un illustratore, di quella di illustrare La metamorfosi di Kafka.
L’ha affrontata di recente l’illustratore spagnolo Manuel Marsol per AstroRey, una nuovissima casa editrice di letteratura illustrata per adulti: a mio parere con originalità e talento.
È nota la lettera che Kafka scrisse all’editore poco prima della stampa della seconda edizione del racconto, raccomandandosi con accalorata agitazione che l’illustratore Ottomar Starke, incaricato di illustrare la copertina, NON illustrasse l’insetto nel quale Gregor Samsa, il protagonista del racconto, si era trasformato.
La Metamorfosi, 1916, prima edizione. con la copertina illustrata da Ottomar Starke
“Egregio signore,
mi hanno comunicato recentemente che Ottomar Starke disegnerà la copertina per La metamorfosi. Questo mi ha procurato un piccolo sussulto, anche se il mio spavento è sicuramente esagerato e superfluo, dal momento che conosco questo artista solo per il ‘Napoleon’.
Mi è venuto in mente, dato che Sharke realmente illustra, l’idea che voglia disegnare proprio l’insetto. Questo no, per carità , per piacere! Non vorrei limitare il campo della sua competenza, ma rivolgere soltanto una preghiera perché, naturalmente, io conosco il racconto meglio di lui. L’insetto non può essere disegnato. Non lo si può far vedere neanche da lontano. Se questa intenzione non c’è, e quindi la mia preghiera diventa ridicola, tanto meglio.
Se ci deve essere un’illustrazione, allora forse sceglierei alcune scene come: il padre e il procuratore davanti alla porta chiusa o, ancora meglio, quella dei genitori e della sorella nella stanza mentre l’altra porta è leggermente aperta.
A Lei sarei grato se volesse trasmettere e ottenere il mio desiderio».
Franz Kafka, lettera a G.H. Meyer, che lavorava presso l’editore Kurt Wolff, Praga, 25 ottobre 1915 (Testo originale qui).
Il Napoleon illustrato da Ottomar Strake
La tensione tra parola scritta e immagine che emerge dalla lettera di Kafka è emblematica per definire la relazione tra testo e immagine in un libro illustrato.
La parola scritta, per la sua capacità metonimica (la parola non è mai l’oggetto, essa lo rappresenta), può accennare a oggetti e situazioni senza che questi siano realmente visibili nella mente e nell’immaginazione del lettore.
La parola indica, allude, accenna, rimanda a.
L’immagine, mostra.
La metamorfosi di Franz Kafka, Manuel Marsol, AstroRey, Spagna 2015
‘SCARAFAGGIO’
Un esempio. Avete appena letto qui sopra la parola ‘SCARAFAGGIO’. Per capire il senso della parola non avete avuto bisogno di vederlo, né di raffigurarvelo con precisione.
Possedete l’idea di scarafaggio. Potete persino immaginare uno scarafaggio in azione senza sapere quante zampe abbia esattamente un vero scarafaggio.
Ma se vedete la fotografia, o il disegno realistico, di uno scarafaggio, vedete (almeno in parte) lo scarafaggio.
Più il disegno è realista, più l’idea di ‘scarafaggio’ si incarna in uno scarafaggio particolare: diventando quello scarafaggio lì, a una data epoca della sua vita, con, forse, una cicatrice sulla seconda zampa destra.
‘UNGEZIEFER’
La parola Ungeziefer, l’animale nel quale si è trasformato Gregor Samsa, in tedesco indica genericamente gli insetti e i parassiti, ma anche i ratti e i topi: è difficilmente riconducibile a una bestia in particolare.
È risaputo che Kafka non voleva che si capisse che insetto fosse Gregor. L’alienazione della sua situazione fisica e emotiva doveva oltrepassare i limiti di una forma precisa.
Quando si dice che illustrare La metamorfosi di Kafka è difficile, si intende parlare di questo scarto fatale tra linguaggio, immaginazione e immagine.
(Qui sopra uno schizzo dell’immagine di Gregor Samsa realizzato da Vladimir Nabokov, qui sotto un’icona per un prodotto insetticida).
Manuel Marsol, studi per la copertina di La metamorfosis, AstroRey 2016
L’immagine ha, però, due via di scampo per ‘nascondere’ l’oggetto:
1) Lo stile (meno realista è, più si avvicina all’astrazione del linguaggio).
2) L’ellissi visiva (cosa c’è, cosa non c’è nell’immagine).
Meyer (o Wolff, non si sa chi dei due) trasmisero il desiderio di Kafka a Ottomar Strake, il quale lo rispettò.
Strake scelse di illustrare la disperazione di un uomo davanti alla porta della stanza da letto (il padre? Gregor?). Sulla copertina vediamo un uomo in vestaglia da notte, abbastanza realistico (realismo). Il suo viso, però, è nascosto dal gesto disperato delle mani (ellissi).
Questa ellissi fa che quell’uomo possa essere il padre, o Gregor stesso. È ‘l’Uomo’ (nel senso di essere umano) davanti all’abisso del buio (altra ellissi) intravisto oltre lo spiraglio della porta. È tutti noi. Come la K di molti romanzi di Kafka.
Dopo la morte di Kafka, nessun illustratore prestò più attenzione alla preoccupazione di Kafka, illustrando l’insetto in ogni posa possibile.
Ottomar Strake
Anche Manuel Marsol ha scelto di rispettare la volontà di Kafka: in nessuna tavola del libro vediamo l’insetto. Stilisticamente, si è orientato verso un universo grafico espressionista, non troppo realistico.
Ma Marsol ha fatto qualcosa di ancora più raffinato, ha scelto di ‘infondere’ la presenza dell’insetto mostruoso nello stile di tutto quello che lo circonda.
Manuel Marsol, La metamorfosis, AstroRey, Spagna 2016
Ascoltiamo le parole di Manuel:
“In questa versione de La metamorfosi tutto gira intorno a un insetto, o bestia, che è solo suggerito dalla forma degli inquilini del palazzo, dal mobilio della casa e dagli alberi della strada. La bestiola non la si vede mai, ma non si può dire che non ci sia: la sua presenza è suggerita in modo subliminale.
La copertina del libro funziona anch’essa a questo livello; così come la tipografia scelta, la composizione delle immagini e i colori dei tre inquilini dell’appartamento.
(…) L’idea di di vedere Gregor solo riflesso negli altri personaggi, di ‘insettizzare’ con la sua presenza tutto il libro, porta alla domanda su chi sia davvero il mostro: il povero Gregor o quelli che lo rifiutano con tanto disgusto?” Manuel Marsol (dal suo blog).La metamorfosi di Franz Kafka, Manuel Marsol, AstroRey, Spagna 2015
Non è terribilmente interessante l’idea di ‘insettizzare’ le immagini, attraverso il segno, i colori e la composizione? Non è la stessa cosa che fa Kafka attraverso il linguaggio? Una metamorfosi.
La trasformazione, in fondo, non è quella banale di Samsa in insetto, ma quella di un intero paradigma di realtà .Anna Castagnoli
Schizzi e idee preparatorie per La metamorfosi, dal quaderno di Manuel Marsol
PS: Imperdibili le 7 puntate di studio e analisi che dedica RadioTre alla Metamorfosi.
QUI potete vedere un intero video con tutte le pagine del quaderno di schizzi e idee di Manuel Marsol.
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9 Marzo, 2016 at 19:30
Grazie come sempre per questo tuo post. A dir la verità , non conoscevo la lettera di Franz Kafka e devo dire che è una scelta eccellente non mostrare in che cosa sia trasformato il protagonista e capisco perfettamente la difficile esecuzione.
Inoltre la scelta di non far vedere in quale animale si sia trasformato oltre a essere straniante, per me lo rende ancora più vicino all’essere umano. Non so, ho quest’impressione.
Leggendo poi questi tuoi post mi viene sempre di più la convinzione di quanto il teatro e l’illustrazione siano vicini. Per esempio nel teatro greco antico, le morti non erano mai palesati sulla scena. Si poteva intuire la gravità dalle reazioni degli attori.
Grazie ancora Anna per questi tuoi post che non mancano mai di luciditÃ
12 Marzo, 2016 at 16:20
La soluzione di Manuel Marsol mi sembra eccellente, del tutto adeguata a Kafka, che attraverso un linguaggio quanto mai preciso riesce a dare però una rappresentazione della realtà sfuggente a spiegazioni e definizioni univoche. anna, hai mai pensato di illustrare “der Bau” (“La tana”)?
14 Marzo, 2016 at 13:52
Maria, conosco bene quel racconto claustrofobico, e sarebbe interessante vederlo illustrato.
In realtà non ho mai sentito il desiderio di illustrare libri per adulti (con l’unica eccezione di Il giro di vite di H.James, che con quella casa dalle finestre abitate esercita sulla mia immaginazione un fascino ipnotico).