Ciao papà dei Barbapapà, buon viaggio

3 Marzo, 2015

Il 19 febbraio scorso è morto a Parigi Talus Taylor, marito di Annette Tison. Talus e Annette, insieme, hanno dato natali e vita a una delle famiglie più belle della storia dell’illustrazione: I Barbapapà.
Per salutare Talus Taylor e rendergli un tardivo omaggio con un post, vorrei condividere con voi il ricordo di un suo libro.
Avevo sette anni circa quando mi regalarono Barbapapa’s ark. Non ricordo se fosse il primo libro o uno dei tanti con i Barbapapa come protagonisti, fatto è che diventò in fretta uno dei miei preferiti.

Barbapapa’s ark (L’arca dei Barbapapà) racconta di una fuga dei Barbapapà dalla terra.
Nelle prime scene, La famiglia vive felice in una terra simile a un paradiso terrestre: tutto è luce, colori, alberi da frutto e lieve brezza sulla loro nuca tonda. Nuotano, dipingono, leggono, fanno picnic. È la terra, ma come la si conosce quando si va in campagna, lontani dal caos della città.
Poi qualcosa accade: a poco a poco, il fiume su cui facevano gite si tinge di petrolio, le strade vengono affumicate dallo smog, gli esseri umani non pensano più che a sporcare, uccidere gli animali, sradicare foreste per costruire orrende città, cacciare.
Gli uccelli muoiono e i pesci soffocano. I Barbapapà improvvisano un ospedale veterinario: Il rifugio dei Barbapapà. Ma non basta. Il mondo è così sconvolto dallo smog e dall’odio, che non si riesce più a porvi rimedio. I Barbapapà decidono di partire per un altro pianeta, portandosi dietro alcuni amici.
Un esodo. Passa un po’ di tempo e sulla terra gli uomini si rendono conto del disastro fatto. A molti viene nostalgia dei Barbapapà. L’umanità inizia a cambiare. Bonifica, distrugge fabbriche, ripianta alberi…
Dal loro nuovo pianeta, con un grande cannocchiale, i Barbapapà vedono che la terra è di nuovo verde. Anche loro hanno nostalgia della terra, e decidono di tornare.

Ricordo con che attenzione al minimo dettaglio guardavo queste illustrazioni e provavo empatia per i poveri animali feriti, empatita per dolcezza dei Barbapapà (così naturale e giusta, scevra di moralismo). Ovvio che sapevo da che parte stare, chi erano i buoni, chi i cattivi. Come si può uccidere una zebra per farne un tappeto?
Credo sia tipico di tutti i bambini di quell’età avere un fortissimo senso morale, il mio era, a quell’epoca, iper sviluppato. Avevo persino adattato una radura tra gli alberi ad hangar per un piano di bonifica del mondo. Il mio piano era ‘semplice’: nascosta dalle fronde dei rami, avrei progettato e costruito un robot che avrebbe distrutto tutte le fabbriche del mondo (ossimoro).
Sapevo che il libro dei Barbapapà mi parlava del mondo così come era, e che non era finzione. Meno chiaro per me, a quell’epoca, era che fosse impossibile lasciare la terra con un razzo e poi ritornare e trovarla rinata. Mi sembrava così semplice essere come i Barbapapà, e non mi davo pace di quanto fossero stupidi gli uomini.
Il libro dei Barbapapà, sfogliato infinite volte, mi dava, ad ogni giro, una boccata di speranza.

Barbapapa’s ark
Talus Taylor, Annette Tison
I Barbapapà abbandonano la terra inquinata
26,06

2 Risposte per “Ciao papà dei Barbapapà, buon viaggio”

  1. 1 rossana taormina
    3 Marzo, 2015 at 16:28

    Bellissimo post.
    I Barbapapà: la mia infanzia.
    I colori della natura, l’avanzare grigio della città, la famiglia, gli amici, i sogni che possono diventare realtà … Io amavo (amo) Barbabarba perché leggermente diverso dagli altri nell’aspetto e poi il suo talento è la pittura.
    Nel mio studio abita un peluche Barbabarba e mi ricorda che, se si lavora con impegno ogni giorno, anche i sogni più audaci si avverano …

  2. 2 atelierstorytime
    4 Marzo, 2015 at 23:56

    Davvero un bell’omaggio al papà dei Barbapapà! Anche io sono cresciuta con le loro storie e le ho fatte poi conoscere ed amare ai miei bambini. I Barbapapà sono davvero dei personaggi che attraversano gli anni senza fare una piega!