Scrivere per i bambini, alcuni errori da evitare

19 Febbraio, 2015

Pubblico un estratto di un lungo discorso, diviso in tre post, che avevo postato un paio di anni fa sul blog.
Qui sotto trovate i link per leggere la prima parte, il post completo e la terza parte di questa riflessione.

SCRIVERE PER BAMBINI. PARTE 1. ALCUNE SUGGESTIONI
SCRIVERE PER BAMBINI. PARTE 2. ATTENTI ALLA METAFORA
SCRIVERE PER BAMBINI. PARTE 3. IL SOGGETTO

Lorenzo Lippi, Allegoria della Simulazione (1642)

Continuo le mie riflessioni sullo scrivere per bambini e vi ricordo di non prenderle per oro colato. Sono solo un punto di vista personale. In questo post vorrei parlarvi delle principali forme retoriche e del loro uso nei libri per bambini. Spesso, soprattutto quando siamo scrittori alle prime armi, viene abbastanza naturale voler trasmettere messaggi ai bambini sui grandi temi dell’esistenza (la vita, la paura, l’amore, etc) usando immagini metaforiche. Per noi adulti è facile dire “vita” e capire la densità emotiva che si condensa in questa parola. Il problema è che i bambini non hanno una conoscenza del mondo e dei sentimenti tale da permettergli di comprendere parole o concetti troppo metaforici/simbolici. Vi faccio qualche esempio…

Sì alla SIMILITUDINE, no alla METAFORA, si all’ALLEGORIA

La similitudine: La similitudine è una figura retorica basata sulla somiglianza, fantastica o logica, di eventi, paesaggi o pensieri, e di solito è retta da “come”. I racconti per bambini sono ricchi di similitudini:

C’era una volta un vecchio volpone che volle vedere se la moglie gli era fedele. Si coricò sotto la panca e non si mosse più come se fosse bell’e morto. (Grimm, La signora volpe). Le grandi finestre d’ambra erano aperte, e i pesci entravano nuotando, proprio come fanno le rondini da noi, che volano dentro le finestre aperte. (Andersen, La sirenetta).

In entrambi i casi sopra citati la similitudine è una pennellata aggiuntiva, che rende più viva la scena descritta. Un volpone che sembra bell’e morto ma sappiamo che è vivo, e molto più divertente di un volpone che semplicemente si accuccia sotto una panca. In Andersen l’immagine delle rondini (più familiare a noi di quella dei pesci) dà aria alla scena e subito ci trasmette la sensazione di “volo” del branco di pesci. Le similitudini sono fatte per colorare, arricchire o spiegare meglio, e vanno bene nei testi per bambini quando sono “visibili”, quando, cioè, aiutano a raffigurarsi la scena. Non vanno bene quando sono troppo astratte. Esempio: La bambina piangeva e il suo pianto era come un silenzio finalmente liberato dal buio della notte. (??) La metafora: La metafora (cito il Devoto-Oli) è la sostituzione di un termine proprio per uno figurato, in seguito a una trasposizione simbolica di immagini. Esempio (mio): Da quando era stato abbandonato, era una nave senza più porti. Secondo me, le metafore vanno evitate il più possibile nei libri per bambini, perché il bambino non ha un repertorio di conoscenze adatto a cogliere il salto di significato offerto dalla metafora, e il suo contenuto “simbolico”. Di più: il bambino è sempre nel qui e ora, il rinvio improvviso verso un mondo altro, concettuale, non è qualcosa che può capire facilmente. Una trasformazione, in un libro per bambini, ha sempre bisogno di essere “spiegata”, o ha bisogno di un mago. Nel caso della metafora, il bambino non può capire che lo snodo della trasformazione, il suo incantesimo, è nascosto nella struttura del linguaggio. Attenzione, non sto dicendo che un bambino non può capire che un uomo abbandonato si sente perduto come una nave in mezzo al mare. Un bambino può capire tutto o quasi tutto. Sto solo dicendo che il messaggio va veicolato da un racconto che procede per immagini, senza usare concetti troppo astratti.
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3 Risposte per “Scrivere per i bambini, alcuni errori da evitare”

  1. 1 Luca
    19 Febbraio, 2015 at 21:27

    La Metafora Nel Bambino

    Ci sono studi contrastanti rispetto l’utilizzo della metafora.
    A me piace pensare invece il contrario. I bambini fanno continuamente uso di metafore (inconsapevolmente fra i 4-6 anni), non sanno padroneggiarle ma la Metafora è proprio questo, precede il significato e il riducibile (ciò che facciamo con il linguaggio). Anticipa o svela una realtà troppo complessa. In terapia ad esempio la utilizzo molto (nel senso che faccio mio il linguaggio del bambino) la porto al centro del dialogo e nell’emergenza del significato si connota e delinea anche altro. Per un bambino piccolo cos’altro sono gli occhi di una madre se non il mondo intero…
    Abituarsi alla metafora ci abitua a vivere in mondi intermedi plurimi altri

  2. 2 Anna Castagnoli
    19 Febbraio, 2015 at 22:23

    Luca, è interessante quello che dici, ma:
    ” Per un bambino piccolo cos’altro sono gli occhi di una madre se non il mondo intero…”
    è una metonimia, non una metafora :-) E hai ragione, il bambino e potentemente metonimico nel suo modo di pensare.

  3. 3 Luca
    22 Febbraio, 2015 at 17:05

    Ogni scolaretto sa…..
    Metonimici Metaforici Sineddochici ;)
    Abituarsi alla metafora, alla metonimia o alla sineddoche ci/li/mi abitua a vivere in mondi intermedi, plurimi, altri…