Il linguaggio segreto delle immagini: ‘How pictures work’ di Molly Bang

24 Novembre, 2014

Picture this, how pictures work è uno studio chiaro, esaustivo, illuminante su alcune delle principali leggi che governano la composizione del disegno, applicate al Picture Book.
L’illustratrice americana Molly Bang, dopo aver visto come gli studi teorici di Rudolf Arnheim potevano servire quotidianamente al suo lavoro di illustratrice, ha deciso di applicare alcune leggi studiate da Arnheim alla fiaba di Cappuccetto Rosso.

Come insegno sempre ai miei studenti con alcuni esercizi di collage, ogni forma, ogni linea, ogni punto, ogni colore ha una sua forza espressiva, capace di comunicare emozioni. Non solo. La pagina stessa, bianca, intonsa, ha campi di forza capaci di influenzare gli elementi che vi disegniamo sopra. Un punto messo al centro della pagina non comunica la stessa emozione allo spettatore di un punto messo in alto a destra, o in basso a sinistra, ad esempio. E stiamo parlando proprio di ‘emozioni’ (!).

Nell’immagine qui sotto, vediamo la mamma di Cappuccetto Rosso insieme a Cappuccetto Rosso all’inizio del racconto. Nella storia, la mamma sta per dare il cestino a Cappuccetto e le sta raccomandando di non passare per il bosco.
Anche senza conoscere la fiaba, istintivamente, sentiamo che l’immagine ha due personaggi, e che il primo personaggio è in relazione al secondo.
Ma il fatto che le due figure siano entrambe rosse fa che, nella percezione dello spettatore, protagonista dell’immagine sia la mamma, e non Cappuccetto: perché la sua forma è più grande. Come bambini, siamo molto primitivi nel nostro modo di percepire la filigrana segreta delle forme. Chi è più grande è più importante. Un errore di interpretazione del racconto, dunque, e una perdita di forza dell’incipit visivo della fiaba.

Cambiare il colore della mamma, scegliendone uno meno forte, permette di concentrare l’attenzione su Cappuccetto Rosso. Il colore rosso (o più scuro) vince sulla grandezza. La mamma ora è una co-protagonista. (Una cosa da ricordare quando scegliamo i colori con cui vestire i personaggi di un nostro libro!).

Un altro esempio, questa volta sulla forza degli equilibri compositivi: nell’immagine sotto, Cappuccetto è nel bosco. Guardando la scena chiedetevi: è una scena inquietante? Sentite che Cappuccetto ha paura, che il bosco è un luogo pericoloso?

Guardate ora la stessa scena con Cappuccetto più piccola. Ora sì, possiamo sentire la sua paura. Il bosco per contrasto è molto più grande, lei più perduta, sola e spaventata. Pazzesco, eh? È bastato ridurre di un po’ la dimensione del personaggio.

Un’altra legge: quando vediamo colori simili, tendiamo a sentirli in relazione tra loro.

Nella scena qui sotto, il lupo sta pensando che vuole mangiare Cappuccetto. (A questa scena Molly Bang ci è arrivata dopo varie pagine: spiegando passo a passo come fare un lupo che faccia paura, e dove mettere Cappuccetto nel bosco per dare la sensazione che sia in trappola – notate l’albero storto, che le chiude ogni via di uscita)

Guardate il solo fatto di colorare l’occhio di rosso come comunica in modo più chiaro che il lupo la desidera, che è in relazione a lei, che la sta guardando. Nell’immagine sopra, poteva non averla ancora vista.

Molti altre leggi visive vengono analizzate nel libro di Molly Bang. Ogni passaggio è corredato da un’immagine più che esaustiva sulla verità della legge in oggetto. Bellissimo.
Un libro indispensabile per capire come funzionano gli album illustrati, per imparare come creare emozioni quando illustriamo, ma soprattutto per avvicinarci in modo divertente al linguaggio dell’arte astratta.
Non vi lasciate scoraggiare dall’inglese: i testi sono semplici e chiari.

(Un grazie a Riccardo Falcinelli per il consiglio di questa lettura).

Picture This: How Pictures Work
Molly Bang
Segreti della composizione applicati all’album
6,70 Euro

12 Risposte per “Il linguaggio segreto delle immagini: ‘How pictures work’ di Molly Bang”

  1. 1 AlmaCattleya
    24 Novembre, 2014 at 11:23

    Già da queste poche immagini credo si possa capire che cosa si intende. Inoltre anche avere usato la fiaba di Cappuccetto Rosso, così iconica ed essenziale che può essere impastata e reimpastata in mille modi e rimanere riconoscibile. Mi viene in mente quello studio sul ritmo che avevi fatto su una versione a pixel della fiaba.

  2. 2 Nicky
    24 Novembre, 2014 at 14:07

    Anna…domani ho l orale di quel concorso..e stavo ripassando proprio la “composizione”… Questo post è fantastico!! Lo prendo come un “segno”!! E metto il libro nella lista per Babbo Natale!

  3. 3 Andrea Alemanno
    24 Novembre, 2014 at 14:23

    La composizione è sempre stata la cosa che mi affascina di più in una immagine. Il libro di Arnheim l’ho letto un sacco di volte e ogni volta c’è qualcosa di nuovo da scoprire.
    Grazie per questo post, non conoscevo questo libro e sicuramente entrerà a far parte della mia libreria!
    A.

  4. 4 Anna Castagnoli
    24 Novembre, 2014 at 16:59

    Per restare in soggetto: in bocca al lupo Nicky!
    Ti ho spedito altre immagini via mail.
    Grazie Alma e Andrea per i commenti.

  5. 5 Davide Bisi
    25 Novembre, 2014 at 10:04

    Mi unisco agli altri commenti! Questo libro non lo conoscevo quindi grazie ad Anna di questa preziosa segnalazione che metto subito in lista… come dice Leporello nel Don Giovanni!
    E crepi il lupo cara Niky, anche se non so di che concorso si tratta.
    Bsci a tutti
    Davide

  6. 6 maria
    25 Novembre, 2014 at 19:53

    genial!!! una imagen vale más que mil palabras! se entiende muy bien la composición :) muchas gracias!!!!!

  7. 7 AlmaCattleya
    25 Novembre, 2014 at 23:48

    E’ un piacere. Anzi, mi fa piacere che adesso io riesca a commentare visto che prima, per qualche motivo, non riuscivo a vedere il mio commento pubblicato.
    Grazie a te Anna

  8. 8 Nicky
    27 Novembre, 2014 at 14:35

    Grazie Davide!! Il mio lupo è crepato ;)

    Anna le immagini non le ho ricevute, ma se avrai tempo e quando ne avrai, le aspetto volentieri :)

  9. 9 Marta
    28 Novembre, 2014 at 14:55

    Ho un dubbio: per rappresentare la madre di Cappuccetto Rosso non sarebbe stato meglio usare anche nel suo caso un triangolo, per sottolineare il fatto che si tratta appunto di sua madre e che quindi ha un legame con lei, invece della forma un po’a patata?

  10. 10 Anna Castagnoli
    1 Dicembre, 2014 at 10:24

    Marta, un’ottima intuzione! Avevo avuto la stessa idea. Nel libro, l’autrice ci prova, ma con l’occhio a triangolo il lupo sembra tonto. Se non hai il libro, prova in photoshop. Non funziona.

  11. 11 Marcella
    10 Agosto, 2015 at 10:31

    Cara Anna, mi sono ritrovata, dopo diversi mesi di assenza, sul tuo blog. Il giorno in cui vidi la tua bibliografia sugli albi illustrati, era gennaio credo, era lo stesso giorno in cui ti stavo citando per alcune righe che avevi scritto in un post su Giorno di Neve, per un articolo su Liber. Ci rimasi un po’ male, sai, per la deliberata lacuna di non citare il primo saggio monografico in Italia sull’argomento degli Albi illustrati, edito da un editore importante come Carocci, che riportava molto del lavoro che era stato fatto in quel periodo germinale, prima del 2012, fra cui il tuo blog, i Catalogoni, le mostre, per esempio la prima in Italia su Rosellina Archinto e la Emme, i BolognaRagazzi Award, e la circolazione internazionale di libri e studi sull’argomento. Tu l’avevi gentilmente definito “una tesi compilativa”. A detta di tanti studenti, e lettori, una sua utilità sembra comunque averla avuta ed averla ancora, nella sua imperfezione, quantomeno per il fatto di essere stato il primo monografico sul tema, frutto di lavoro di ricerca nell’ambito di un dottorato, con tutti i limiti del caso. Nel saggio sei citata per la tua attività di blogger che mi sembra di essere stata una delle prime ad evidenziare (forse non ricordi l’invito al primo tavolo internazionale dedicato ai blogger, alla Fiera del LIbro, proposto e curato da me medesima, come dici tu, nel 2009 ?) Ma poi mi son detta che certo, come autrice e blogger hai tutto il diritto di citare libri che ti piacciono e tralasciare libri che, per qualsiasi ragione, non hai voglia di citare: è legittimo. E questa è la ragione per cui non ti ho scritto prima, nè ho risposto all’invito fatto ai tuoi lettori ad integrare la tua bibliografia, cosa che non sarebbe stata certo elegante da parte mia, nè soprattutto necessaria in alcun modo. Poi ora ricapito per caso dopo tanto tempo sul tuo blog e vedo questo antico post dedicato al singolare saggio di Molly Bang, di cui ho diffusamente parlato nel mio libro, e vedo che tu l’hai scoperto, almeno scrivi, su consiglio dell’ottimo Falcinelli nel 2014, e allora mi chiedo: semplicemente il mio libro non l’hai letto, forse, ti sembrava poco interessante, scontato, forse tu sapevi già tutto quello che c’era scritto? Mi dispiace sai, mi è dispiaciuto tutto questo soprattutto in quel momento che non era di per sè facile, ma anche più serenamente oggi, perchè la cultura è fatta prima di tutto di dialoghi, di relazioni e di umanità, ma soprattutto l’umanità è fatta di dialoghi e curiosità reciproche, anche a distanza, anche silenziose, anche non pubbliche nè sancite da patti di collaborazione o dichiarazioni di amicizia. Per me continua ad essere più importante di ogni altra cosa, comprese le prescrizioni di lettura e la visibilità personale. Questione di sguardi, come saprai bene. Con il tempo lento e l’atmosfera sospesa di agosto ho avuto voglia di scriverti. Buon lavoro e buone vacanze.

  12. 12 Anna Castagnoli
    17 Agosto, 2015 at 12:43

    Marcella cara, credo ci sia un equivoco:
    il post a cui ti rferisci era una bibliografia destinata agli illustratori dove citavo alcuni libri che aiutano a capire composizione e ritmo narrativo delle immagini per album, non una bibliografia esaustiva sull’album illustrato in generale! Avevo messo in primo piano i libri teorici sulla composizione e lo studio dell’immagine e linkato comunque gli altri, tra cui anche il tuo (link al post dove avevo parlato del tuo libro).
    Mi spiace un sacco che tu ci sia rimasta male, ti scrivo via mail.
    (Non mi ricordavo di Molly Bang citata nel tuo libro quando Riccardo mi ha passato il titolo, scusami).