Lo schizzo o l’arte dell’incertezza

18 Febbraio, 2013

Benoit Jacques

 

Stephan Schriber, Tratto dal manoscritto: Spätgotisches Musterbuch des Stephan Schriber, 1494

Usato come base per costruire un quadro o una scena, o come strumento per capire come sono fatti gli oggetti che ci circondano, le mani, un viso, un paesaggio… Lo schizzo ha attraversato la storia dell’arte come un’ombra fedele dietro ogni passo.
Che si debba dipingere la cappella Sistina, costruire un torre, modellare il torso di un imperatore, fare un ritratto, si deve passare da lì, da quel primo gesto veloce è impreciso che è lo schizzo. Lo schizzo è un’idea. Un’intuizione. Contiene l’opera ad uno stadio di bozza, larva, sogno, esperimento, possibilità, germe.
Ma è anche opera in sé compiuta. Quando il suo tratto viene elevato al rango di capolavoro dall’intercessione elegante di una punta secca, di una lastra di rame o di una stampa monografica. O quando ad osservarlo è uno spirito che non vuole essere definito, che trova nell’incertezza tremolante dello schizzo uno specchio capace di riflettere davvero: ogni forma definitiva è un’illusione.
Sua caratteristica fondamentale è l’incompiutezza.
Incompiuto, incerto, abbozzato è anche il bambino. Sarà per questo che l’illustrazione per bambini è più vicina di tutte le altre arti alla materia fragile e trasparente dello schizzo?

Beatrix Potter

 

Beatrix Potter

 

Beatrix Potter

 

Gustave Doré

 

Arthur Rackham

 


David Hockney

 

David Hockney

 

Edward Hopper

 

Quentin Blake

 

Bruno Schultz

 

Susanne Janssen, studi per Hansel e Gretel

 

Susanne Janssen, Hansel e Gretel

 

Saul Steimberg, 1948

 

Tomi Ungerer

 

Frédérique Bertrand

 

Joanna Concejo

Joanna Concejo

 

Chiara Carrer

 

Kaatje Vermeire, monotipia

 

Komako Sakai

 

Benoit Jacques
Isabelle Arsenault

 

Isabelle Arsenault

 

Anne Cortey

 

Violeta Lopiz

9 Risposte per “Lo schizzo o l’arte dell’incertezza”

  1. 1 lucia
    18 Febbraio, 2013 at 13:03

    Molto spesso preferisco gli schizzi progettuali al lavoro finito, più vivi ed espressivi nella loro pensierosa incompiutezza… sarebbero sempre da affiancare al definitivo.

  2. 2 maddalena sodo
    18 Febbraio, 2013 at 13:52

    davvero bellissimo articolo Anna.

  3. 3 Anna B.
    18 Febbraio, 2013 at 15:57

    Che belle definizioni hai pensato! Ombra fedele… Gesto… Un’idea… Un’intuizione… Sogno, esperimento, possibilità, germe… Uno spirito che non vuole essere definito…

    Spesso quando riguardo gli schizzi penso che siano il posto dove sta “l’anima” di quel che ne è nato. Ci sono degli appunti di cui si può dire “è SOLO uno schizzo” ma altri schizzi sono i gesti che creano l’essenza e le fondamenta di quel che verrà poi.

  4. 4 daniela tordi
    18 Febbraio, 2013 at 23:10

    “Incompiuto, incerto, abbozzato è anche il bambino. Sarà per questo che l’illustrazione per bambini è più vicina di tutte le altre arti alla materia fragile e trasparente dello schizzo?”… Lo pensi davvero Anna? Io non credo che si possa dire questo del bambino e nemmeno dell’illustrazione per l’infanzia. Sono convinta che i bambini abbiano molto carattere e siano ben definiti, anche quando sono “acerbi”. In nuce, fin dalla culla, i bambini esprimono una personalità dai tratti piuttosto decisi. D’altro canto, lo schizzo è sintesi. E la capacità di sintesi è molto evoluta… è uno stadio superiore, che precede temporalmente l’opera solo perchè le fa da apripista. Ma in sè è un condensato di senso molto maturo, non un accenno di senso. Non è vago, incerto, è solo incompiuto (anzi, paradossalmente, è più certo dell’opera che seguirà, perchè la suggerisce in un’economia di mezzi infallibile).
    Onestamente non direi che l’illustrazione per l’infanzia è vicina allo schizzo più di altre forme di arte. Si può avvalere di segni semplici, primitivi, ma in genere è abbastanza “ponderata”, non trovi? E’… mediata, non artefatta, ma calibrata… in un certo senso, per esigenze di copione. Perchè la narrazione rivolta ai piccoli generalmente non ammette grossi sbalzi, salti, avvitamenti… piuttosto richiede uno sforzo “di tenuta”. Illustrare non è lo stesso che dipingere o disegnare tout court, è accompagnare, suggerire nella continuità, data da un testo o, comunque, da una storia. Lo schizzo è un lampo. Illustrare è illuminare con costanza, segnare un percorso, coprire una distanza. Svolgere il filo, non avvolgerlo in un guizzo. Senza nulla togliere al genio, al talento, alla bellezza. naturalmente. E, anche, all’originalità…

  5. 5 Lorenzo M
    19 Febbraio, 2013 at 9:49

    adesso faccio psicologia da settimana enigmistica… ma la cosa interessante, mooooooooooooolto interessante, di schizzi e bozze è che spesso vengono fuori dal subconscio,
    mentre nei definitivi c’è molto lavoro della cura e dell’attenzione

    la differenza che c’è tra una chiaccherata spensierata tra due buoni amici e una conferenza davanti ad un vasto (si spera…) pubblico

  6. 6 Morena
    19 Agosto, 2015 at 19:07

    Che bella selezione!
    La cosa che mi colpisce è che tu parli di “incertezza” e io paradossalmente ci vedo tanta certezza nello schizzo.
    Tanta sicurezza, la freschezza libera del tratto e di un disegno imperfetto e vivo.
    Infatti gli schizzi che preferiscono sono proprio quelli meno perfetti ma in cui si nota che la mano viaggiava, danzava libera di esprimersi.
    Si vede tanto quando invece uno schizzo è rigido e senza vita, quello sì è davvero incerto, per me. :)

  7. 7 Jessica
    19 Agosto, 2015 at 19:17

    Bellissimo articolo! Io AMO la semplicità dello schizzo, la sua freschezza..credo che spesso sia davvero molto comunicativo.
    Anche secondo me lo schizzo si avvicina all’illustrazione per l’infanzia proprio per la sua immediatezza e semplicità, perchè è la prima forma che prende l’idea una volta uscita dalla nostra immaginazione!Ed è come i bambini, così come li vedi, senza abbellimenti, sicero. Secondo me lo schizzo è l’anima dell’illustrazione..

  8. 8 Anna Castagnoli
    19 Agosto, 2015 at 19:34

    Jessica: è vero che lo schizzo è più vicino all’illustrazione di un quadro finito, sono d’accordo.
    Morena: credo volessimo dire la stessa cosa. Per incretezza non intendo niente di negativo, è la libertà di affrancarsi dal perfezionismo e dalla forma definitva.

  9. 9 enrica pilot
    19 Marzo, 2017 at 17:44

    Vengo sempre conquistata da uno schizzo e in generale dalle immagini non finite o surreali.
    A me pare che uno schizzo sia vicino alle narrazioni per l’infanzia quando, come le storie, abbozza dei “sensi”, “apre” alla costruzione di significati, si propone come una comunicazione aperta. Così è un’immagine che gioca sui rimandi, le trasparenze, le somiglianze, le allusioni con tecniche e modalità ricercate e studiate proprio per questo. L’illustrazione per l’infanzia può (o forse dovrebbe) essere incompiuta in questo senso perché riconosce la “dignità esistenziale” del lettore. Non si preoccupa di stupirlo con il suo talento artistico né di inquadrarlo in una cornice definitiva, lascia che quel lettore completi la costruzione dei significati mentre precisa la definizione di una immagine aperta, come uno schizzo.