Un jeu: applicazione per iPad di Hervé Tullet

29 Marzo, 2012

Una bella discussione sui libri digitali e le nuove applicazioni è nata nei commenti a questo post. Non potrò seguire il dibattito fino a martedì perché sono assente da Barcellona per qualche giorno, ma spero che continui. Discutete con passione ma senza litigare! :)
Lunedì andrà in onda la prima parte del video sul nostro incontro a Bologna.

Vi volevo postare anche questa applicazione di Hervé Tullet, uno dei più grandi illustratori francesi: sono tanti piccoli giochi che si possono fare, e trovo che il tutto abbia una bella poesia per la grazia degli accostamenti cromatici e delle forme semplici.

15 Risposte per “Un jeu: applicazione per iPad di Hervé Tullet”

  1. 1 Emiliana
    29 Marzo, 2012 at 21:27

    mi ha fatto pensare a “Piccolo Blu e piccolo Giallo” di Leo Lionni……;)

  2. 2 Manuela
    30 Marzo, 2012 at 0:30

    Eh…Speriamo non ne facciano una app!!! (di Piccolo Blu e Piccolo Giallo)

    Credo che il libro di Tullet (bellissimo) reso app, perda quasi tutto il suo valore e venga banalizzato a “giochino” uguale a molti altri.

    Il valore del libro, l’idea “geniale” del Tullet cartaceo credo stia proprio nel senso di meraviglia e di “potere magico” che il bambino sente di fronte ad un oggetto che non è nato per mutare al tocco, eppure….Toh, cosa accade nella pagina dopo? Sono stato io?!

    La magia non finisce all’ultima pagina, anzi! Il libro non si cancella, è sempre uguale, l’ho già visto ma sono bambino e riesco a rileggerlo provando nuovamente estrema gioia in ogni singola pagina, quasi nuova meraviglia, come se non sapessi che la pagina seguente è già colorata in un certo modo! Questa è l’idea geniale! Questo è il meccanismo prezioso!

    Da un computer (i-qualcosa o computer da tavolo) non posso trarre meraviglia per il comando che gli impongo: lui nasce per eseguire comandi…Inoltre, per disegnare, credo siano ancora meglio le tempere sporcose e i pastelli che lasciano bricole di cera, magari anche sul vestito preferito!

  3. 3 alicia
    30 Marzo, 2012 at 0:45

    Bene, c’è qualcuno che vuole il salame ed il vino, dunque nonostante la discussione nel precedente post, mi pare non siamo ancora pronti per il transumanesimo :)
    Comunque cercando di capire cosa fare su un supporto come l’ipad, faccio queste domande, se qualcuno mi vuole rispondere.
    Secondo voi, un libro (tradizionale) è un’ opera funzionale? Se non lo è, anzi è meglio evitarlo, perché invece sull’ipad lo diventa?L’interazione ha per forza la caratteristica di creare una funzione?

  4. 4 Anna Castagnoli
    30 Marzo, 2012 at 3:37

    Se qualcuno vuole vedere il libro di Tullet, qui:
    http://www.youtube.com/watch?v=Kj81KC-Gm64

    Belle domande Alicia e Manuela! Rilancio: la lettura ha una funzione? Perché il piacere estetico di un gioco interattivo dovrebbe avere un valore ontologico diverso da quello della lettura?

    E ancora più provocatorio: se la lettura delle parole fosse destinata a svanire ma se nascesse al suo posto una generazione capace di leggere i messaggi delle immagini? Se nuovi linguaggi (appunto) venissero inaugurati?
    Si pensi alla bellezza perfettamente parlante di un silent book.

  5. 5 paolo
    30 Marzo, 2012 at 8:18

    Ahi! qui si scivola sul terreno pericoloso della filosofia, e io non so se sono abbastanza intelligente per questo.
    @ Alicia: La questione della funzione è accessoria o, meglio facoltativa. Non è detto che un libro o una app o qualsiasi altra cosa debbano necessariamente avere una funzione specifica e predeterminata. Su questo sono d’accordo con Anna. E forse anche con McLuhan che, se è vero che diceva che il media è il messaggio, forse implicava che non si dovesse sovraccaricarlo di “altri sensi e funzioni” ma lasciare che venisse usato per quello che è. E non mi sembra che questo sia in alcun modo diminutivo.
    @ Manuela: mi perdoni, ma la questione delle “tempere sporcose” mi irrita quanto quella dell’odore della carta. Io, che in mezzo alla carta e agli inchiostri sono nato e cresciuto, e che riconosco dall’odore se l’inchiostro è al piombo e se la bagnatura della lastra è ad acqua, affermo e dichiaro qui e ora, coram populo, che la carta non ha odore alcuno, se non quando ammuffisce. E che, comunque, non è questo il punto. E che molte, troppe, delle vestali del “sapore del libro” non sanno riconoscerne uno “fatto ad arte” (è una citazione) da uno realizzato con un cinismo degno di peggior causa. (Questo, però, con la povera Manuela non c’entra niente e spero che non se la prenda). Colorare, nel momento in cui è gioco, è colorare: con le tempere, con il computer [ve la ricordate la meraviglia del primo programmino per Mac (quello con lo schermino da 12 pollici) per colorare: si chiamava KidPix e faceva arrivare i colori con un camioncino che suonava il clacson?] o con i Chiodini Quercetti.
    @Anna: non sono linguaggi nuovi, ma antichissimi. Partono dalle impronte delle mani sulle volte delle grotte australiane per approdare ad Altamira, a Lascaux, a Pompei, ai muri della chiesa di San Francesco ad Arezzo e alla fine anche ai mutus liber, dai quali agi albi senza parole.
    @ Manuela (ancora): trovo che questo libro di Tullet sia, diversamente dagli altri, molto adulto perché, invece di essere ironico, è sarcastico. Ti costringe a comportarti come se il libro fosse un iPad, ma invece è un libro. Come dicevo ad Anna ieri sera, secondo me questa è una della pochissime app interessanti e intelligenti: è come scrivere sulla sabbia, o con le vecchie lavagnette (quelle che sono tornate di moda adesso per via dello sconcio concorrente repubblicano italoamericano alla candidatura presidenziale USA). E poi, è esteticamente bella. Il che è molto di più di quanto ci dia normalmente un libro.
    Viva!

  6. 6 laura38
    30 Marzo, 2012 at 8:34

    A me questa app non dispiace. Il libro non si intitola “un gioco”? (Non conosco il francese).
    Se è così mi pare che se lo si trasferisce su ipad e ci si gioca non ci sia nulla di strano, ma probabilmente la sto facendo troppo semplice.

  7. 7 zoographico
    30 Marzo, 2012 at 9:16

    Questa evoluzione tecnologica è senza dubbio uno stimolo enorme sia per chi “progetta” immagini sia per chi ne fruisce.
    Io trovo meraviglioso questo “Piccolo Blu e Piccolo Giallo”, mi viene in mente la lavagna magnetica con la penna speciale per disegnare che usavo da bambina…
    Trovo che la tecnologia non debba per forza uccidere il piacere del contatto diretto con carte e colori; è semplicemente un canale diverso.
    La mia generazione (1978) ha visto i giochi del commodor 64 su buffe cassete e poi gli enormi floppy disc con grafiche super essenziali, poi ancora il “grillo parlante”, le lettere magnetiche dell’alfabeto e i giochi elettronici portatili.
    Nonostante questo non credo di aver perso occasione per aprire un barattolo di colore e dipingere direttamente con le mani.

  8. 8 alicia
    30 Marzo, 2012 at 10:39

    A beh Paolo se prendiamo McLuhan allora è inutile cercare il contenuto, inteso come quella sorta di nuova narrazione che ancora non vediamo (forse sta qui l’errore?), perché mi pare lui sostiene in ultimo, che nessun mezzo tecnologico è del tutto privo di contenuto, sulla base che qualsiasi effetto provoca una reazione e quest’ultima è il contenuto. Ma se ragioniamo “all’anticaâ€, si dice che il vero contenuto arriva quando possiedi perfettamente il mezzo, ed è un contenuto direzionato, scelto (topi, ci avete appena fatto un post….â€poi potete anche fare anche un tubo dritto su un foglio biancoâ€), nell’ipad la tecnica non è il problema dell’autore, a quello ci pensa il mezzo stesso o il programmatore,non è nemmeno come sugli attuali computer in cui c’è bisogno di conoscere il programma per scegliere di avere un risultato dunque…..chissà cosa esigiamo da questo mezzo oltre a quello che da, ma che ci fa dire che non è sufficiente.

    Mi trovo d’accordo con Zoographico, non c’è dubbio che libri e tecnologia sono cose completamente diverse. Credo che nessuno rinuncerebbe ad un antico artigianale pezzo da museo che profuma di falso profumo di carta, se si tratta di bellezza .
    Vado a cercarmi di corsa quello di Tullet, non basta guardarlo qui, bisogna esperimentarlo, non ho ben capito come funziona. Rispetto all’approccio primitivo, confermo, a mia mamma di 66 anni appena compiuti, le sono serviti solo 3 giorni touch per fare quello che in 3 mesi ha imparato a fare su una normale tastiera di pc.

  9. 9 Manuela
    30 Marzo, 2012 at 19:13

    Ciao, ho riportato la risposta tra i commenti dell’altro post, quello che ha già superato i 30 contribuiti. HO esposto le mie posizioni nel commento n. 34. Credo che i commenti a questo post e all’altro procedano sullo stesso binario, perciò sono tornata “di là”, così non si duplicano le discussioni.

    Grazie!

  10. 10 fran
    31 Marzo, 2012 at 6:35

    completamente d’accordo con manuela!!! ha già detto tutto quello che volevo dire…

  11. 11 caterina
    31 Marzo, 2012 at 10:25

    io credo che un grande artista come tullet, possa comunicare con la forza evocativa che gli appartiene sia attraverso l’ app che attraverso il libro, si tratta semplicemente di strumenti che cambiano come la storia dell’uomo ci insegna. Siamo noi che facciamo fatica ad abituarci, per i bambini è cosa veloce e non credo che la loro educazione alla lettura dipenderà dallo strumento che si troveranno ad utilizzare quanto dal valore estetico-artistico e letterario del contenuto!
    La discussione è molto interessante e crea sempre correnti di pensiero, perchè il cambiamento porta sempre un pò di disorientamento… io mi affaccio con curiosità nei confronti di nuovi, possibili linguaggi….

  12. 12 Francesca Ferri
    8 Aprile, 2012 at 17:54

    ho cercato di comprare l’applicazione che è pubblicata dal gruppo bayard junesse. sembra che l’APP sia disponibile solo per la Francia e che non si possa comprare dall’ Italia. Immagino che sia per una questione di diritti e probabilmente ogni paese avrà un editore che la distribuisce.
    Se davvero è così trovo questo un limite enorme alla diffusione del libro digitale.

  13. 13 Anna Castagnoli
    8 Aprile, 2012 at 20:18

    Apple mette a disposizione un apple store per ogni paese, sta poi all’autore o all’editore registrare sotto più domini la sua applicazione.
    Lo trovo anche io molto limitante, soprattutto perché per ignoranza o per contrasti sui diritti editoriali non tutti registrano sui diversi domini, e finisce che è ancora difficile raggiungere una app che ci interessa.

  14. 14 Francesca Ferri
    9 Aprile, 2012 at 12:38

    ho il catalogo di Bayard e i diritti di questa APP risultano venduti per USA e ITA. probabilmente la stanno traducendo. Mi piacerebbe capire se il limite geografico dell’accesso allo store sia determinato dalla posizione geografica dell’acquirente in quel momento oppure dai dati forniti durante la registrazione. Cioè se vado in vacanza in Francia posso comprare un libro in Francese. e se ci vado con l’pad, posso?
    questa politica non aiuta

  15. 15 Anna Castagnoli
    9 Aprile, 2012 at 13:14

    Francesca non so bene: qui spiegano nei dettagli un modo per riuscire ad accedere a contenuti di iTune store di altre nazioni:
    http://www.igeneration.fr/app-store/tutoriel-creer-un-compte-itunes-store-americain-8391

    da quanto ho capito tu devi attivare la tua registrazione sull’iTune del paese che ti interessa, mettendo però un indirizzo di quel paese al momento in cui ti chiedono dove abiti (non è importante chje sia vero, non gli interessa), poi devi comprare su ebay o farti copmprare da qualcuno che abita in quel paese una carta prepgata iTunes Store, poi con i crediti della carta puoi comprare l’applicazione che ti interessa.

    Concordo sul fatto che è insensato che non ci sia uno store internazionale o che non sia possibile fare semplicemente acquisti su un iTune di un altro paese…