In diretta dal MiMaster di Milano

26 Maggio, 2011

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Ore 12:22, quarto giorno di lavoro al corso MiMaster di Milano tenuto dalla sottoscritta. Gli allievi più giovani (una media di età di 25 anni) utilizzano il computer per disegnare: alcuni direttamente, altri correggendo le scansioni di frammenti originali. Nessun caos di acrilici, macchie di colore, pennelli sparsi dappertutto…il computer è uno strumento pulito. Mi viene il sospetto che carta e colori scompariranno nel pugno di pochi decenni. Nessuna nostalgia: la tecnica è solo uno strumento. E forse, essendo il libro un oggetto stampato, il computer è effettivamente lo strumento più adeguato per disegnare libri.
Lavoriamo sul ritmo, sullo storyboard, su come far sì che ogni singola linea sia necessaria, indispensabile, viva. Gli allievi sono bravissimi!

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17 Risposte per “In diretta dal MiMaster di Milano”

  1. 1 Giulia Canevari
    26 Maggio, 2011 at 13:27

    che bellezza… la prossima volta DEVO esserci :)

  2. 2 simone rea
    26 Maggio, 2011 at 13:33

    Che bello! E brava Anna! però non credo che il computer sia lo strumento più adatto per creare libri illustrati, mi sembra un po un limite..
    Lo strumento più adeguato è quello che
    conosciamo meglio e che sentiamo più vicino alle nostre corde. Proprio perché: sia il colore acrilico, sia l’olio, sia il computer..sono solo strumenti.
    Il mio parere è che per prima cosa bisogna saper disegnare a matita, molto disegno dal vero (aggiungo,noiosissimo disegno dal vero)
    poi si può pensare di fare tutto il resto con gli strumenti che privilegiamo.
    Comunque,
    bravissima Anna;)

  3. 3 Rossana Taormina
    26 Maggio, 2011 at 14:33

    Cara Anna, penso anch’io che la tecnica sia solo uno strumento e, nei due casi in cui sono stata coinvolta nell’illustrazione di un libro, non riuscendo a decidermi se privilegiare il linguaggio digitale o quello tradizionale li ho combinati in una formula che mi ha consentito di non rinunciare a nessuno dei due. Me ne rendo conto solo adesso!
    Il tuo spazio ci consente un confronto continuo con le esperienze altrui e ci “costringe” ad una riflessione sulle nostre. A presto. Rossana

  4. 4 Chiara C.
    27 Maggio, 2011 at 6:57

    Bentornata Anna.
    Appassionante dibattito. Personalmente ritengo valida la tesi di Simone… la tecnica è solo uno strumento, quello che conta veramente sono le idee, la creatività, la personalità dell’illustratore, la sua capacità di essere unico… come riesca a farlo e con quali mezzi non mi sembra rilevante… neanche in considerazione degli anni che viviamo, saturi di tecnologia. Se così non fosse sarebbe come legittimare una tabella nella quale vi siano mezzi espressivi di serie A e di serie B. Mi sembrerebbe inaccettabile!

  5. 5 Anna Castagnoli
    27 Maggio, 2011 at 11:48

    Sì, sono d’accordo con Simone, però disegnare direttamente in digitale permette di saltare un passaggio che è sempre molto problematico in illustrazione, cioè quello della scansione o acquisizione delle immagini e dei colori. In questo senso dicevo che forse per il libro illustrato è uno strumento più adatto…

  6. 6 Lisa
    27 Maggio, 2011 at 15:13

    Condivido. Sono grafico editoriale e capisco benissimo cosa intende Anna. Disegno spesso in digitale (per lavoro o per diletto), a volte preparo gli schizzi disegnandoli a mano che scansiono e poi elaboro, ma nella maggior parte dei casi disegno direttamente al computer avendo bene in mente cosa voglio illustrare. Si evitano dei passaggi in più che facilitano decisamente il lavoro ed è anche molto molto divertente!

  7. 7 alicia
    27 Maggio, 2011 at 17:18

    Complimenti Anna, sempre generosa.
    E’ bene sapere che cosa non fare se c’è il rischio che poi in stampa non venga quel che si è fatto, ma a mio avviso la scelta del come fare un’illustrazione influisce non poco il risultato di un libro. O meglio, la scelta di un illustratore per un testo da parte di un editore fa di un libro un certo libro. Ogni mezzo da un risultato e anche le idee hanno una precisa estetica, non credo che le illustrazioni di Simone sarebbero le stesse se fossero fatte in vettoriale, o le figure di Anna Ventura colorate a sfumato di matita. Non conta solo l’idea, conta anche come si giunge a realizzarla e a comunicarla, che sapore ha quell’idea.
    Se si va in stampa, anche di un elaborato grafico si deve fare comunque il controllo delle prove di stampe, a meno che, non si abbiano i profili impostati come il vostro tipografo o non si abbiano particolari esigenze sul colore. Si risparmia solo la scansione.

  8. 8 Rossana B
    27 Maggio, 2011 at 19:17

    Mi butto anch’io nel dibattito. Mi trovo d’accordo con Alicia. Come grafica confermo che ci si risparmia solo la scansione perchè quel che si realizza a computer, con i colori che si vedono a video (ovviamente un video calibrato) non è poi detto che venga poi pari pari in stampa. Ci sono parecchi fattori che influiscono, primo il tipo di stampa, poi la carta, una carta usomano ad esempio assorbe molto i colori e li rende meno luminosi rispetto ad una carta patinata. Vanno sempre fatte delle prove di stampa e poi si discute: + cyan, meno magenta… è tutt’altro che un discorso semplice.
    Poi io credo veramente che il computer debba essere uno strumento utile che può affiancare le tecniche tradizionali o addirittura può essere usato per realizzare completamente le illustrazioni ma deve essere una scelta di ogni illustratore. Non che l’uso del computer debba andare a soppiantare completamente l’uso di altre tecniche. Altrimenti ho il timore che ci si omologherà e si finirà per ritrovarsi a fare tutti la stessa cosa.
    Poi sarò anche una nostalgica ma è così bello “sporcarsi” con i colori :)
    Grazie Anna, per queste discussioni inetressanti a cui dai il via.

  9. 9 Angela M.
    27 Maggio, 2011 at 21:22

    Mi piace molto questa discussione. Ho imparato ad usare la tavoletta grafica, poi mi sono resa conto che era un limite per me, perché se avessi dovuto fare la stessa cosa manualmente non avrei saputo da dove iniziare. E allora, ora che ho il piacere di utilizzare fusaggine, acrilici, acquarelli, e così via, non solo è aumentata la voglia di produrre, ma mi rendo conto soprattutto che i miei lavori hanno una vibrazione in più adesso. Non ci sono due segni uguali, ci sono sempre quelle imperfezioni che rendono tutto più speciale. Ho a che fare con la carta, con il cartone, non solo con lo schermo, provo i materiali ed i supporti e li scelgo anche in base alla sensazione tattile.. Insomma, non c’è solo la mente in quello che si fa con le tecniche manuali, c’è anche il corpo e questa differenza si percepisce subito.

  10. 10 alicia
    27 Maggio, 2011 at 21:24

    Dimenticavo, si risparmia carta, capita di dover rifare una tavola.
    Ci sono casi in cui lo stesso illustratore usa più tecniche e mezzi ma sono le forme e le linee a contraddistinguere il suo stile, o l’uso di certe tonalità sia al computer che con il pennello, penso per esempio a Camilla Engman.
    Al di là delle tecniche e del mezzo ci sono libri belli e libri brutti o inutili.

    Personalmente amo avere degli originali, ma questo non ha nulla a che fare con il libro.

  11. 11 Anna Castagnoli
    27 Maggio, 2011 at 22:11

    Bella discussione! Io personalmente lavoro ancora completamente su carta, e mi piace troppo l’elemento tattile/olfattivo, come scrive Angela, per passare al computer. Però per fare l’avvocato del diavolo spezzo un’altra lancia a favore del computer: la non tossicità: certi colori acrilici, ad esempio, sono tossici (la gamma dei rossi cadmio in particolare). Su certe marche, come la Golden, c’è persino scritto sul retro che sono cancerogeni. Dicitura resa obbligatoria in seguito a denunce, avvenute in America, di gente che si è ammalata e ha vinto la causa contro i produttori di quella marca…
    Io lavoro sempre con le finestre un pochino aperte.

  12. 12 mirella Parer
    28 Maggio, 2011 at 4:50

    Mi è piaciuto moltissimo questo post…
    Io e il computer siamo amicissimi, mi permette di ottenere delle trasparenze magiche!

  13. 13 alicia
    28 Maggio, 2011 at 11:25

    Faccio l’uccellaccio. Sull’inquinamento elettromagnetico ci sono già vari studi. Senza parlare dell’inquinamento ambientale, io adoro il mio mac, ma so che ci sono montagne di apparecchi che costituiscono un vero e proprio problema. :-(

  14. 14 Piero
    28 Maggio, 2011 at 11:30

    Tema interessante! Se si vuole controllare veramente il prodotto finale del proprio lavoro (che è un prodotto tipografico) credo sia indispensabile conoscere bene almeno i più usati software di ritocco fotografico e impaginazione, se non altro per interloquire con l’editore (o il grafico dell’editore) senza complessi di inferiorità dati dall’ignoranza.
    Per l’illustrazione il computer permette di ottenere senza eccessiva fatica una varietà di effetti e colorazioni pressoché infinita eppure, paradossalmente, forse il difetto risiede proprio nelle sue apparentemente infinite possibilità espressive. Sono d’accordo con chi pensa che la poesia fiorisca più facilmente nel limite che nell’abbondanza, e con il computer la tentazione di sfuggire ad ogni limitazione data dalla matericità degli strumenti è alta. Col computer tutto è controllabile o correggibile, con carta e colori no: una carta che assorbe troppo o troppo poco, un colore non ancora bene asciutto che si fonde involontariamente con un altro, una goccia che cade inaspettatamente e altrettanto inaspettatamente «è meglio così»…
    Flavio Caroli ci insegnava che nel 1910 Kandinsky, rovesciando casualmente un acquarello, scoprì di avere inventato la pittura astratta. Naturalmente scherzava, ma forse non tanto…

  15. 15 Anna Castagnoli
    28 Maggio, 2011 at 12:24

    Piero, grazie, credo che tu abbia centrato il vero vantaggio della creazione manuale: l’imprevedibilità, la relazione con l’errore incorreggibile…

  16. 16 Angela M.
    29 Maggio, 2011 at 9:23

    Si Piero, hai tradotto con parole comprensibili il mio pensiero :). Grazie

  17. 17 Paola
    29 Maggio, 2011 at 10:02

    …come se il computer non fosse ultratossico e cancerogeno per il pianetta tutto…