“La nuit du visiteur” di Benoît Jacques (parte II)

21 Gennaio, 2009

Nel post precedente abbiamo visto come nel libro La nuit du visiteur Benoît Jacques sceglie di fermare un momento della storia di Cappuccetto Rosso e di raccogliere in quel momento preciso tutta l’energia cinetica della fiaba.
ll libro inizia con una voce fuori dialogo che introduce la scena: E’ l’ora in cui il crepuscolo si stende dappertutto, Mère-Grand aspetta nella sua minuscola capanna Cappuccetto ritardatario che deve venire come tutti i venerdì.
Se nella fiaba originale Cappuccetto andava verso la nonna, qui c’è un contro-piano cinematografico: siamo in casa della nonna e aspettiamo Cappuccetto.
In francese nonna si scrive: Grand-Mère, già nel nome Mère-Grand c’è l’indizio di un ribaltamento, ma non è solo quello del cambio di prospettiva della fiaba, vediamo di cosa si tratta…

prima

Benoît Jacques, La nuit du visiteur, pag. 12,  ed. Benoît Jacques Books

Toc toc, hanno bussato alla porta. Mère-Grand chiede con la sua vocina Hanno bussato? e denuncia così la sua sordità e la sua tonteria (ha bisogno di farsi ripetere le cose? Il testo stesso dice che hanno bussato!).

2

Benoît Jacques, La nuit du visiteur, pag. 11, ed. Benoît Jacques Books

Il personaggio (il visitatore) in controluce fuori dalla porta si presenta: Sì buonasera, sono Désiré, aprite la porta ho qui la vostra cena (in rima nel testo originale). La nonna non capisce e chiede: chi? Da qui in avanti per decine di pagine il personaggio che bussa cambia forma e nome, ogni volta presentandosi con  giochi di parole o rime insensate. Ad ogni pagina il personaggio diventa più grande, più arrabbiato, prende forme sempre più strane e urla sempre più forte. Il testo a lato segue graficamente queste trasformazioni con caratteri via via più grandi.

E’ un testo da recitare, da leggere ad alta voce fino a gridare. Da dietro la porta fa eco nella pagina successiva la vocina della nonna, esile e completamente fuori tempo e ritmo rispetto alle cose che succedono fuori: “Cappuccetto Rosso sei tu?”, “Potete ripetere? Scusatemi non sento bene”, ” Sento come il mormorio di una misteriosa creatura”, “E’ strano, eppure avrei detto che c’è qualcuno là fuori”.

diavolo
Benoît Jacques, La nuit du visiteur, pag.64, ed. Benoît Jacques Books

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Benoît Jacques, La nuit du visiteur, pag.71, ed. Benoît Jacques Books

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Benoît Jacques, La nuit du visiteur, pag. 86, ed. Benoît Jacques Books

A un certo punto  la nonna un po’ spazientita di tutto questo trambusto dice risolutamente:
Veramente ai miei tempi i giovani conoscevano l’educazione… Far scendere la gente dal letto a quest’ora della notte senza presentarsi è veramente poco educato! Vogliate, ve ne prego, sillabare nome cognome e qualità. A voi la parola, vi ascolto!

La richiesta di Mère-Grand ha un effetto imprevisto: la creatura esausta esclama con voce tuonante: SONO IL LUPO CATTIVO! Ora sapete tutto. Sono qui per mangiarvi, allora siate ragionevole, apritemi e sistemiamo questo affare come persone civili.
E la nonna: Ohhh, ma bastava dirlo prima! E io che credevo che fosse Il lupo Cattivo. Per aprire la porta basta…

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Benoît Jacques, La nuit du visiteur, pag. 97,  ed. Benoît Jacques Books

Il lupo si è dichiarato per quello che è e la nonna pensa che sia Cappuccetto Rosso. E’ geniale… grazie alla sua confessione (nella tragedia greca era esattamente la confessione della verità che aveva il potere catartico di risolvere le cose), dicendo la verità su se stesso, il lupo riporta le cose in ordine: ma l’ordine non è quello della realtà, ogni cosa è al suo posto rispetto alla struttura originaria della fiaba: la nonna sordastra confonde il lupo con Cappuccetto e dà la chiave per entrare, chiave-parola-magica che nella versione di Perrault è: tira il saliscendi e la porta si aprirà!

Ma i colpi di scena non sono finiti, Mère-Grand oltre che sorda è smemorata e non si ricorda la frase che deve dire per permettere al visitatore di entrare, inizia allora a recitare per alcune pagine diversi scioglilingua, uno più buffo dell’altro, senza mai trovare quello corretto.
Alla fine  il povero lupo, esausto, si arrende e se ne va.


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Benoît Jacques, La nuit du visiteur, pag, 102, ed. Benoît Jacques Books

Da dentro la casa la nonna (che non sa niente di quello che accade fuori  e continua a cercare la frase giusta) a un tratto si ricorda che non c’è più bisogno della frase! Il saliscendi è stato sostituito con una serratura moderna. Basta prendere la chiave che sta sotto il tappetino e infilarla nella serratura. Come in un balletto dai tempi perfetti, proprio mentre pronuncia queste parole arriva Cappuccetto Rosso, e seguendo le istruzioni infila la chiave ed apre. Il libro finisce così.
Se nel racconto classico, nella tradizione millenaria della “porta”, bisogna riconoscere chi bussa, qui sembra che il tempo sia venuto di aprire (di aprirsi) in tutta semplicità quando ci si sente pronti. Non preoccupatevi, l’altro, il visitatore, sarà per forza l’amico: è la vostra apertura che l’ha evocato. (Le finezze in questo libro non si contano e vi invito a impossessarvene per scoprirle tutte: nell’ultima scena Cappuccetto lascia cadere il cappuccio, anche lei è uscita infine dalla fiaba?)

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Benoît Jacques, La nuit du visiteur, pag. 108, ed. Benoît Jacques Books

Perché penso che questo album sia un capolavoro per l’infanzia: perché la sordità e la smemoratezza della nonna, in passato condannate, in questa fiaba moderna, con una nuova serratura, sono vincitrici. Vincono balbettando, vincono ridendo di se stesse, vincono per  debolezza. La fragilità, senza sforzo, per la sola ragione della sua essenza, annienta le forze del male.
Chi è il più debole fra tutti? Il bambino!

Anche il bambino è dietro la porta, nel suo fragile mondo, e che visitatori siamo noi adulti?
Ho passato le vacanze di Natale a leggere e rileggere queste 108 pagine a mio nipote, che ha 4 anni. Voleva che gliele leggessi due volte la mattina e due la sera. Ascoltava teso e concentratissimo l’esito del duello tra nonna e lupo e in certe scene iniziava a ridere da non fermarsi più. Non sapevo che i bambini così piccoli potessero avere il senso del comico e ridere fino alle lacrime.
Non c’è stato dettaglio, sfumatura, ricchezza di questo libro che gli sia sfuggita.

Per comprare il libro: Benoît Jacques Books. (Benoît Jacques edita da solo i suoi libri).
Ritorna alla prima parte dell’analisi…



4 Risposte per ““La nuit du visiteur” di Benoît Jacques (parte II)”

  1. 1 Andrea
    23 Gennaio, 2009 at 9:56

    Complimenti Anna, davvero!
    La tua analisi è perfetta e rende onore alla grandiosità di questo libro.
    “La nuit du visiteur” è un piacere per gli adulti e i genitori, un divertimento per i bambini e uno stimolo incredibile per tutti gli autori e illustratori (ho dimenticato qualcuno?).
    Un saluto
    Andrea

  2. 2 Tullio
    23 Gennaio, 2009 at 10:47

    A me è venuta l’acquolina agli occhi.
    Spero che arrivi in Italia se no mi tocca trovare una scusa per andare a Roma alla libreria francese. Ma forse da Genova arrivo prima in Francia.
    Ho cominciato ad avere un certo interesse per le porte e mi sono ricordato che da qualche parte ho sentito di un bambino che dormiva con la porta aperta perchè se no i mostri l’averebbero svegliato se bussavano e sopratutto se erano già in camera potevano uscire.

  3. 3 beatrice alemagna
    23 Gennaio, 2009 at 12:16

    Anna i tuoi commenti sono sempre stupendi.Con stima, davvero

  4. 4 diletta
    27 Gennaio, 2009 at 10:25

    anna, dovresti andare a “che tempo che fa” ad affiancare la zucconi nella presentazione dei libri! aumenterebbero le vendite degli albi in italia!!
    anche io sono in viaggio e mi sono fiondata in una libreria di parigi a comprare questo libro che é un capolavoro linguistico, iconografico e di senso. è un invito a non avere paura e anche il titolo “la notte del visitatore” è molto significativo: chi ci viene “a far visita” vive tempi bui; ma l’immagine finale apre uno spiraglio di luce: bisogna trovare la chiave per aprire una serratura moderna (e forse non è un enigma cosi’ difficile da risolvere se puo’ riuscirci con naturalezza un bambino).