In punta di piedi, di Natali Fortier: un libro sul tema della morte dei genitori

31 Agosto, 2008

Natali Fortier, che in Italia conosciamo come l’illustratrice di “Adoro…” mi è sempre piaciuta, ho sempre trovato la sua tecnica e il suo universo compositivo interessanti e originali. Qualcosa di molto grazioso nei suoi disegni però, non mi ha mai conquistata del tutto. Gusti miei. Non amo molto quello che è troppo femminile nell’arte. Ora però con “Sur la pointe des pieds“, album uscito da poco con L’atelier du poisson soluble, mi ha letteralmente stregata. La delicatezza del testo, insieme alla forza drammatica delle immagini, fanno di quest’album un piccolo capolavoro.

La storia è drammatica. Un bambina torna a casa da scuola e scopre che tutta la sua casa, con la sua famiglia dentro, è bruciata. La bambina viene affidata ad una coppia di zii poco sensibili (due moderni e cattivi matrigna e patrigno).

Prima di passare all’analisi di alcune tavole, due righe sul soggetto del libro: l’ansia o la fantasia che tutta la propria famiglia muoia è tipica dell’infanzia, il bambino si proietta in un mondo in cui resta solo per tastare la sua indipendenza, e per fugare la paura. Io, ad 8 anni, immaginavo spesso un incendio che avrebbe distrutto tutto e tutti lasciandomi sola al mondo, si sarebbe salvato soltanto il mio orso: Panda. Forse anche per questo il libro mi ha emozionata così tanto.

Quello che vorrei analizzare insieme a voi è il rapporto che Natali Fortier riesce a creare tra testo e immagini. Per nulla scontato, vivo.

Natali Fortier, Sur la point des pieds, Editions du Poisson Soluble 2008

La tavola qui sopra è la settima del libro. La pagina scarabocchiata di destra rappresenta l’incendio, ma anche il non vedere più nulla. Non c’è più nulla, tutto è bruciato. I tratti delle pennellate, rapide, dure, enfatizzano il dramma (è quasi il disegno di un bambino in preda alla rabbia). A sinistra solo i nomi dei famigliari della bambina. Scritti da una grafia tremante, che quasi scompare.

Notate come l’essenzialità della doppia pagina scava quei nomi nella pagina di destra. Li si legge piano, ad uno ad uno, è un elenco di morti, e dietro ogni nome c’è una persona intera. Leggendoli, sembra quasi di poter sentire tutto l’amore che la protagonista prova per loro. (Immaginate un altro modo di raccontare la scena: una illustrazione con una casa che brucia, ad esempio, e il testo che dice: tutto era bruciato, la casa e la mamma, il papà, Pierrot e Elise: i due fratelli. Niente a che vedere con la forza del taglio scelto dalla Fortier. E’ in queste scelte che si decide la forza di un illustratore).


Natali Fortier, Sur la point des pieds, Editions du Poisson Soluble 2008

La bambina entra a far parte della quotidianità dei due zii insensibili. Il testo recita (traduco): “Non avevano mai voluto bambini. E io sono là, tra loro. Si parlano.”
Già dal testo si capisce che lei è fuori posto. Lei è una bambina e la coppia non ha mai voluto bambini. In quel “si parlano” c’è tutta la solitudine dell’infanzia. I grandi si parlano ed è qualcosa che avviene tra loro. Guardate come questa sensazione di esclusione è rappresentata nell’illustrazione. E’ geniale: la bambina è in un mondo sotto-sopra (bouleversé), ma non è il mondo che si capovolge, è lei stessa. Questo mondo freddo in cui è capitata, in cui non c’è posto per lei, si allunga nel disegno fino all’infinito…la zia e le sue lunghe gambe lo occupano quasi per intero. Il corridoio, lungo quanto la prospettiva angosciante di restare per sempre con questi due zii antipatici, viene inghiottito dalla fessura creata dalle due pagine. Il tavolo è spoglio, la cena, una cena frugale: non c’è vita in questa casa.

Natali Fortier, Sur la point des pieds, Editions du Poisson Soluble 2008

Un altro momento della vita in casa degli zii. Il testo: ” Faccio del mio meglio per non farmi notare. Non dico una parola. E, soprattutto, non faccio domande. Non bisogna chiedere perché sono là.” (Nella storia la bambina non vuole ricordare l’incendio, vuole rimuovere tutto). Di nuovo la sensibilità incredibile dell’illustratrice colpisce nel segno: non farsi notare per un bambino è “chiudere gli occhi”. Se io ho gli occhi chiusi gli altri non mi vedono. I due zii e il cane (l’animalità?) stanno insieme in una posizione bizzarra. Un complotto di adulti, dagli equilibri orgiastici. La coppia di zii cattivi, come la matrigna e il patrigno nelle fiabe, può servire al bambino che legge a proiettare la sua ansia per la coppia di “genitori cattivi” che dentro di lui affianca sempre quella dei genitori buoni. Qui c’è (credo inconsapevole da parte dell’artista) un chiaro riferimento all’accoppiamento degli adulti, che dal bambino è vissuto spesso come un complotto da cui lui è ferocemente escluso.

Notate l’intensità rosso-arancio del vestito della zia insieme al viola, cacofonia violenta che si oppone alla delicatezza della zona azzurra, in cui è immersa la bambina.

Natali Fortier, Sur la point des pieds, Editions du Poisson Soluble 2008

Questo qui sopra è il momento più drammatico del libro, gli zii provano a dire alla bambina che tutta la sua famiglia è morta.
Qui non si tratta più di “chiudere gli occhi” (e conservare comunque un mondo interno). Qui tutto diventa diafano. Chiunque abbia provato il dolore della perdita di una persona cara può rendersi conto della bellezza espressiva della tavola. La zia imponente (come la verità che deve pronunciare) non ha più faccia, si confonde con la tappezzeria, con mille stelle di dolore. La bambina è più piccola della sedia, piccolissima, senza forze, completamente trasparente, come qualcuno di cui non resta più che un’esile traccia a separare il fuori dal dentro (la disgregazione dell’io, che tiene insieme le cose interne, e il caos che ne consegue, sono spesso un sistema di “sicurezza” usato della psiche in casi estremi per difendersi dall’accettazione della realtà, che può essere fatale).

Il finale della storia è una pagina di poesia pura (scritta e illustrata), ma ve lo lascio scoprire da soli. Troppo delicato e bello per essere messo su un blog. Ora parto alla caccia di Natali Fortier per strapparle un’intervista a proposito di questa perla dipinta.

Una risposta per “In punta di piedi, di Natali Fortier: un libro sul tema della morte dei genitori”

  1. 1 elena et
    1 Settembre, 2008 at 11:16

    Che forza! Che coraggio!

    Sarei curiosa di sapere le dimensione delle tavole originali…io trovo che lavorare su dimensioni piccole, come spesso viene richiesto, rende più difficile elaborare un linguaggio più astratto (come, appunto, quello di questo libro)..le dimensioni ridotte, mi sembra, tolgono forza al gesto e al segno…magari no, non so.

    Grazie per la segnalazione!

    Ciao,

    elena