Susanne Janssen, Hansel e Gretel. Parte 5

21 Gennaio, 2008

(ritorna all’inizio…)

Hänsel, cosa stai a guardare, e perché rimani indietro? Su, muoviti!” “Ah, babbo,” disse Hansel, “guardo il mio gattino bianco, che è sul tetto e vuol dirmi addio”. La donna disse: “Sciocco, non è il tuo gatto; è il primo sole, che brilla sul comignolo”.
L’allucinazione di Hänsel ci dice che stiamo oltrepassando la porta del reale. Stiamo entrando nella foresta. In noi stessi. Nel mondo. Come non esserne confusi?
Ci sono nella quinta tavola la solennità di un momento iniziatico e la luce di un incubo.


Susanne Janssen “Hänsel e Gretel” Éditions Être 2007 (diritti riservati)

Il gruppo più che camminare in piano sembra salire verso l’alto, seguendo un falso piano invisibile (non hanno peso, sono fantasmi, sono la luce che brilla sul comignolo). Sono figure di un calvario lento, entrano nella foresta o stanno entrando nel regno dei morti? (Ingrandite l’immagine qui sopra, guardate lo sguardo da sonnambula di Gretel).

Simone Martini, Salita al Calvario, (1333) particolare

Gretel segue una figura che è ancora una volta il suo doppio, uno specchio che ingrandisce e deforma. Questo fa sì che visivamente noi riceviamo il movimento della “crescita”. I genitori che abbandonano i figli e la foresta, la porta iniziatica a destra, tutto qui ci dice che è del crescere che stiamo parlando (la porta sarà dunque per forza anche una porta verso il regno dei morti).

Opposto a questo camminare surreale, c’è l’occhio di traverso di Hänsel, che con la sola forza del suo sguardo riporta tutto il gruppo a terra. L’asse del suo occhio segue l’asse di fuga dei famigliari, ma per trattenerli. E’ su di lui ora tutta la responsabilità della loro salvezza, senza di lui (e la sua astuzia) si perderebbero. Crescere è perdrersi, è minaccia. Come ci ricorda Bettelheim nella sua analisi, l’avventura di Hänsel e Gretel è una lotta faticosa contro un imperante desiderio di regressione.

Nell’occhio di Hansel c’è questo e insieme la grande forza del figlio maschio che sopporta e sfida lo sguardo del padre e il suo desiderio di infanticidio, senza venirne annientato. Osservate come nella composizione l’ascia cade dritta sulla testa di Hansel.

Con che immensa forza l’occhio di questo bambino regge la scena. Non è forse la stessa forza che ogni bambino usa ogni giorno per reggere il mondo?

Immane fatica di essere bambini

Arthur Tress, Boy with Hockey Gloves, NY, 1970

(prosegui l’analisi…)

4 Risposte per “Susanne Janssen, Hansel e Gretel. Parte 5”

  1. 1 monica
    23 Gennaio, 2008 at 13:09

    Ciao Anna, complimenti per il lavorone che stai facendo, è meraviglioso!
    baci
    Monica

  2. 2 Anna
    23 Gennaio, 2008 at 13:13

    Grazie mille Monica. Mi incoragggi! Temo sempre che sia troppo specialistico quello che sto facendo. Un saluto caro!

  3. 3 laura
    20 Aprile, 2010 at 17:58

    È interessantissimo anche per la moltitudine di rimandi ad altri argomenti. Grazie per averlo postato!

  4. 4 stelladilaura
    25 Giugno, 2010 at 21:55

    leggere un tuo post è come giocare con le matrioska.
    è come aprire dentro una porta, altre porte più piccole e raccogliere pezzi di un puzzle più grande. non ti fermare, Anna!!!